La Chiesa e i media deformanti
di Don Filippo Di Giacomo
In un'ottica puramente mediatica sembra che, durante il 2010, i dieci avvenimenti più seguiti nella vita della Chiesa, quelli che hanno meritato il maggior numero di servizi e articoli da parte della stampa internazionale, siano stati: ultimo in classifica al decimo posto, la creazione del neonato Consiglio per la Nuova Evangelizzazione come risposta al secolarismo imperante tra i cattolici d’ Europa e del Nord America; al nono posto, la creazione della commissione incaricata di investigare sulla veridicità delle apparizioni mariane di Medjugorie. La nomina del commissario pontificio per la rifondazione dei Legionari di Cristo, l’attuale cardinale Velasio De Paolis, all’ottavo posto, mentre il settimo è andato all’ostensione della Sindone a Torino. Due eventi importanti per la rappresentazione che il cattolicesimo moderno sta dando della sua presenza nel mondo e nella storia: il concistoro per la creazione di 24 nuovi cardinali e il sinodo dei vescovi del Medio Oriente, occupano solo sesto e quinto posto e sono comunque risultati meno interessanti della pubblicazione sia dell’esortazione post sinodale Verbum Domini sul ruolo della Bibbia nella vita della Chiesa, sia dell’intervista di Peter Sewald a Benedetto XVI (Luce del mondo) entrambi situati al quarto posto.
I piani alti della top ten ecclesiale secundum i massmedia sono stati occupati, al terzo posto dalla chiusura dell’anno sacerdotale, con la concelebrazione più partecipata della storia della Chiesa che ha visto 15.000 sacerdoti del mondo intero unirsi in preghiera con Benedetto XVI in Piazza San Pietro; al secondo posto si piazzano le numerose e incisive azioni tese a contrastare e reprimere gli abusi dei sacerdoti pedofili e al primo posto i media hanno privilegiato la visita pastorale del Papa in Inghilterra e in Scozia, con la sua conferenza a Westmister Hall (davanti a 1800 politici, uomini di cultura e imprenditori inglesi) e la beatificazione di John Henry Newman.
La scrupolosa lista è stata stilata – basandosi sulle coperture mediatiche a breve e lungo periodo – dai molto giovani, e molto bravi, giornalisti di Rome Reports, probabilmente la migliore agenzia multimediale della galassia vaticanista.
La classifica, quindi, ha una sua (per noi) scoraggiante evidenza. Se questo è “l’interesse” che il mondo dei media riserva a ciò che la Chiesa Cattolica dice e tenta di fare, il dilemma che si pone è davvero grande.
Perché, dal 10 gennaio dell’anno che sta ormai per concludersi, data in cui Benedetto XVI fu fraternamente accolto nella sinagoga di Roma, fino ai suoi discorsi per le recenti festività natalizie, il cattolicesimo di quest’anno è stato pieno di spunti importanti per il passaggio del cattolicesimo attraverso i reali fenomeni della modernizzazione politica della nostra epoca, con una attentissima distinzione dei ruoli delle comunità credenti da quelle secolari. Dopo la sua enciclica del 2009, la Caritas in veritate, quest’anno Benedetto XVI si è spesso soffermato su problemi relativi ai diritti individuali, alle libertà, ai principi della società aperta, perché l’applicazione di questi principi avvenga con uno sguardo più ampio, moderno e “progressista” di quello che – a livello globale – manifestano gli uomini della politica nazionale e sovranazionale.
Lo abbiamo poi sentito parlare del rapporto tra fede e ragione, il radicamento storico della fede, l'angoscia davanti alla scomparsa di Dio, o davanti alla disumanizzazione dell'umanità. E in molti hanno apprezzato sentire il Papa esprimersi con lucidissima onestà intellettuale, anche di fronte all’abisso più abietto, senza alcuna paura, coraggioso fino al punto di trovare in tutto un’opportunità per un nuovo inizio anche in Paesi, come l’Irlanda, dove la notte sembra essere solo agli inizi. E quanti segni ha dato, anche durante il 2010, per confermare che il dialogo con la cultura, la scienza, le altre confessioni e religioni, nella Chiesa Cattolica di oggi esistono veramente? Ma già che non di solo Papa vive la Chiesa, sono forse insignificanti quei cattolici che si chiedono (Oltralpe e altrove) perché la Chiesa Cattolica – anche nella sua porzione Occidentale – faccia così tanta fatica a dotarsi di un effettivo sistema di parità tra battezzati e battezzate? O non significano nulla coloro che, dappertutto nel mondo cattolico, sostengono che la nitida ecclesiologia di Papa Ratzinger, per coinvolgere non solo le élites ma anche la base, avrebbe bisogno per il futuro, di una diversa articolazione dell’attuale distinzione tra clero e laici?
Nella Chiesa, da quando esiste, i battezzati vengono educati a pensare. Non sempre indovinano le risposte ma, almeno, provano a darle. E quindi, delle due l’una: o sono i cattolici a sbagliare lingua, o sono i giornalisti a sbagliare Chiesa.
© Copyright L'Unità, 29 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
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