domenica 30 gennaio 2011

Benedetto XVI all'Angelus: la Chiesa non teme le persecuzioni, il mondo si apra ai valori delle Beatitudini. Liberate le colombe della pace con i giovani dell'Acr (Radio Vaticana)

Benedetto XVI all'Angelus: la Chiesa non teme le persecuzioni, il mondo si apra ai valori delle Beatitudini. Liberate le colombe della pace con i giovani dell'Acr

La Chiesa non teme la persecuzione che contro di lei esercita una società troppo incline al benessere e poco ai valori dello spirito. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI, commentando all’Angelus il Vangelo delle Beatitudini proposto oggi dalla liturgia. Al termine della preghiera mariana, il Papa ha ricordato la Giornata mondiale di lotta alla lebbra e quella di intercessione per la pace in Terra Santa, per poi concludere con il lancio delle colombe dalla finestra del suo studio, attorniato da due giovani dell’Azione Cattolica. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Il giorno in cui Gesù trasformò la montagna in una “cattedra” non lo fece per lanciare una nuova ideologia, ma per insegnare all’umanità che i beni del cielo saziano davvero la fame e asciugano per intero le lacrime di chi soffre, molto più delle ricchezze e delle consolazioni terrene. E’ l’insegnamento desunto da Benedetto XVI, che si è soffermato con una breve riflessione sul “grande discorso” – come lo ha definito – delle Beatitudini, quasi un Vangelo nel Vangelo. Il messaggio che Cristo lancia dalla montagna, proclamando “Beati” i reietti, “è diretto a tutto il mondo nel presente e nel futuro – ha affermato il Papa – e può essere compreso e vissuto solo nella sequela di Gesù”:

“Non si tratta di una nuova ideologia, ma di un insegnamento che viene dall’alto e tocca la condizione umana, proprio quella che il Signore, incarnandosi, ha voluto assumere, per salvarla (...) Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli”.

Prendendo spunto dal suo libro "Gesù di Nazareth", Benedetto XVI ha osservato che “le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli”. Esse, ha soggiunto, “rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza”. Un atteggiamento che ha profondamente inciso sui duemila anni di storia della Chiesa:

“Il Vangelo delle Beatitudini si commenta con la storia stessa della Chiesa, la storia della santità cristiana, perché – come scrive San Paolo – ‘quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono’. Per questo la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo, la persecuzione in una società spesso attratta dal benessere materiale e dal potere mondano”.

Denso il post-Angelus, che ha visto il Papa entrare in dialogo diretto con le migliaia di giovanissimi dell’Azione Cattolica Ragazzi, circa cinquemila quelli in Piazza San Pietro, che hanno percorso le vie di Roma nella tradizionale “Carovana della pace”, per poi convergere nel colonnato del Bernini, guidati dal cardinale vicario, Agostino Vallini. Benedetto XVI li ha salutati con calore e poi ha ceduto il microfono a una giovane, che assieme a un bambino lo ha affiancato alla finestra. La ragazzina, dopo aver citato alcuni progetti di solidarietà promossi dall’Azione Cattolica Ragazzi, ha lanciato un appello alla pace:

“Ultimamente abbiamo ascoltato tante brutte notizie. Troppe persone decidono di usare la violenza per imporre le proprie idee politiche e religiose. Tutte le volte che litighiamo con i compagni, i grandi ci dicono sempre che dobbiamo fare la pace, che dobbiamo parlare tra di noi e andare d’accordo. E noi oggi vorremmo dire la stessa cosa a tutti: dobbiamo volerci bene come fratelli, a qualsiasi religione o cultura apparteniamo!”.

Poco prima, il Papa si era soffermato sulla Giornata mondiale dei malati di lebbra, salutando l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau, che proprio nel 2011 compie 50 anni di attività, e ha aggiunto una preghiera per chi ancora oggi è vittima della malattia:

“La lebbra, pur essendo in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria. A tutti i malati assicuro una speciale preghiera, che estendo a quanti li assistono e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere il morbo di Hansen”.

Benedetto XVI ha augurato “serenità e prosperità” ai Paesi dell’Estremo Oriente che nei prossimi giorni celebreranno il capodanno lunare, quindi, in lingua francese, ha invitato i giovani a partecipare numerosi alla prossima Gmg di Madrid.

Ed erano molto numerosi, dunque, i bambini e gli adolescenti dell’Azione cattolica ragazzi (Acr) presenti stamani in Piazza San Pietro per assistere all’Angelus del Papa e salutare con un applauso le colombe della pace. I ragazzi hanno concluso, così, la “Carovana della Pace”, partita in mattinata da Piazza Navona. Isabella Piro ne ha parlato con don Giuseppe Forlai, assistente dell’ACR diocesana romana:

R. – La Carovana della pace è un’iniziativa annuale dell’Azione Cattolica, riservata ai ragazzi di Azione Cattolica, aperta alle loro famiglie, per chiudere il “Mese della pace” che si vive a gennaio e che è costellato da varie iniziative dei diversi settori di Azione Cattolica. Quindi, è un’iniziativa che chiude un mese fatto di incontri, di approfondimenti e anche di momenti di preghiera. L’Azione Cattolica, a Roma, ha vissuto già il 13 gennaio, presso la Basilica del Sacro Cuore, la preghiera per i copti, vittime dell’attentato ad Alessandria d’Egitto, e il 16 gennaio ha vissuto un momento di testimonianza e di incontro nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Infine, il 22 gennaio, i settori Giovani e Adulti hanno vissuto a San Carlo al Corso una veglia di preghiera.

D. – Quindi, anche il tema di quest’anno, scelto per la "Carovana", si ispira al messaggio del Papa per la Giornata mondiale della Pace?

R. – Sì, il tema della libertà religiosa è stato molto presente nella preparazione. I ragazzi di Azione Cattolica, comunque, si sono preparati a questo avvenimento con il sussidio per il mese della pace, che quest’anno aveva per titolo “Voi siete la luce del mondo”, dove sono descritte varie iniziative e vari momenti educativi, di approfondimento e di celebrazione, che preparano a vivere il mese della pace, naturalmente commisurato alla loro età. È ovvio, però, che il mese è sempre modulato sul tema del messaggio del Santo Padre.

D. – Ogni anno la "Carovana della pace" viene legata ad un progetto solidale: cosa si è scelto per il 2011?

R. – Quest’anno la Carovana è legata a due iniziative: la prima, a favore di un orfanotrofio gestito dalle Suore Ancelle dell’Immacolata Concezione, in Siberia, nella diocesi cattolica di San Giusepp, e la seconda iniziativa è a sostegno del Centro di crisi per i bambini di strada di San Pietroburgo. In questo centro lavorano insieme sacerdoti cattolici e ortodossi.

D. – Cosa possono fare realmente i ragazzi, i bambini per costruire la pace?

R. – Quello che possono fare i bambini è molto se lo fanno insieme alle famiglie. Sì, si possono educare i ragazzi all’interno dell’Azione Cattolica: per esempio, educazione alla pace nel gruppo significa avere un comportamento corretto, non arrivista, significa educare al perdono e così via. È chiaro, però, che poi l’educazione alla socialità e quindi anche alla pace è un’educazione che vede protagonista soprattutto la famiglia e quindi la scuola. Non possiamo pensare ad un’azione educativa isolata: è necessario che ci sia un patto educativo con la famiglia e con la scuola.

D. – Qual è l’emozione dei bambini e dei ragazzi, secondo lei, nell’incontrare il Santo Padre?

R. – L’emozione forte è sicuramente quella di incontrare il Santo Padre da vicino, ma soprattutto di rappresentare tutti i ragazzi di Azione Cattolica che sono lì. Per un ragazzo, per un bambino, comunque è una cosa da ricordare. La sostanza dell’iniziativa, al di là del gesto, che sicuramente è molto, molto importante, è che attraverso questi momenti si lanci un messaggio e si dia a questi ragazzi punti di riferimento di valore. Quindi, la parola del Santo Padre e anche questo gesto sono ordinati alla crescita di un’interiorità. La sostanza, insomma, è nel cuore. (ap)

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2 commenti:

  1. Cara Raffaella,
    leggo sul Corriere e su Dagospia: Licio Gelli afferma che esisteva ed esiste una loggia di alti prelati che fan parte del Grande Oriente...
    Facci sapere qualcosa,l'indignazione è tanta.
    I fedeli portati al macello dai falsi pastori?

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  2. Ciao Elio, non so perche' ma la notizia non mi sorprende affatto.
    C'e' molto su cui riflettere, su cui interrogarsi e c'e' molta spazzatura da eliminare dalla Chiesa.
    R.

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