domenica 27 febbraio 2011

Dalla politica italiana, alle rivolte nei Paesi islamici. Intervista del cardinale Bagnasco al Giornale (R.V.)

Dalla politica italiana, alle rivolte nei Paesi islamici. Intervista del cardinale Bagnasco al Giornale

La politica, l’educazione, la moralità, il ruolo delle donne, le preoccupazioni della Chiesa, la legge sul fine vita ma anche l’attualità internazionale, la rivolta in Libia, la Tunisia, l’Egitto. Sono i temi affrontanti dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nell’articolata intervista pubblicata oggi su "Il Giornale". In riferimento all’attuale situazione in Italia, il porporato ha ammonito: “Siamo di fronte ad una delegittimazione reciproca e se non si sta attenti potrebbe essere troppo tardi per tornare ad un maggior senso delle istituzioni”. “La fibrillazione politica ed istituzionale - ha aggiunto - non avvantaggia la società e rischia di creare un clima avvelenato che rende insicuri e alla lunga intolleranti”. Parlando di quelle che sono le principali preoccupazioni che attraversano la Chiesa in questo momento, il cardinale Bagnasco ha posto l’accento sulla visione edonista della vita che rischia di mortificare la dignità personale e corrompere le migliori energie del Paese. “Siamo tutti avvertiti del fatto che una certa cultura della seduzione abbia introdotto una mentalità e ancor prima una pratica di vita, dove sono state messe al bando parole come sacrificio, impegno, disinteresse”, ha sottolineato il presidente dei vescovi italiani. Quindi ha ribadito la necessità di far fronte alla crisi economica, riconoscendo che dietro di essa si cela una difficoltà più profonda: la mancanza di valori veri e condivisi che garantiscano la salvaguardia del bene comune. Interpellato sul caso Ruby, ha poi affermato che “il problema morale è fin troppo evidente perché venga piegato a beneficio dell’una o dell’altra fazione politica”. “La coerenza personale e il rispetto delle regole - ha aggiunto - sono la condizione necessaria per lo sviluppo di una democrazia”. A proposito delle recenti manifestazioni che hanno visto scendere in piazza le donne per difendere la loro dignità, il cardinale Bagnasco ha evidenziato come nel mondo occidentale, le donne si trovino a vivere una situazione inadeguata dovuta proprio al “ricorrente sfruttamento del corpo femminile, come di persistenti diseguaglianze sul piano sociale ed economico”. Riguardo la questione morale, il presidente della Cei ha auspicato che “l’istanza etica, come quella spirituale e religiosa che le sono intrinsecamente connesse, crescano in modo stabile nella coscienza collettiva”, dopo la deregulation morale, cui “abbiamo assistito per decenni, secondo la quale non esisterebbero vincoli da rispettare ma solo desideri da realizzare.” Un auspicio particolare è che i cattolici impegnati in politica riescano a trovare un insieme di valori incentrati sulla difesa della vita, della famiglia e della libertà di educazione. Il porporato si è soffermato poi sul disegno di legge del fine vita, in discussione alla Camera il 7 marzo. “Non è una legge cattolica”, ha detto, “ma rappresenta un modo concreto per governare la realtà e non lasciarla in balia di sentenze che possono a propria discrezione emettere un verdetto di vita o di morte.” “Precisare che l’alimentazione e l’idratazione non sono delle terapie, ma funzioni vitali per tutti, sani e malati, - ha aggiunto - corrisponde al buon senso dell’accudimento umano e pongono un limite invalicabile, superato il quale, tutto è possibile”. Interpellato ancora sul federalismo fiscale, il porporato si è detto convinto che la riforma “va vagliata attentamente e va realizzata tenendo a mente che non si dà sussidiarietà efficace senza una vera e continua solidarietà”. Riguardo le celebrazioni per i 150 anni d’Italia, il cardinale Bagnasco ha posto in luce il ruolo fondamentale della Chiesa “che ha sempre alimentato l’unità” del Paese “ben prima della sua unificazione statale”, sottolineando come “la sua evangelizzazione e la sua azione”, abbiano offerto “un codice culturale e una matrice perfino sociale ed economica”, fondamentale per l’unificazione. Infine interpellato sulle rivolte in atto nel mondo arabo e sul dramma in Libia, il porporato ha condannato l’enorme tributo di sangue, richiamando la comunità internazionale ad una forte assunzione di responsabilità anche rispetto alla questione migratoria. “Bisognerà vigilare perché tale questione - ha raccomandato - non abbia un impatto devastante sui fragili equilibri interni, e all’ospitalità doverosa faccia da contrappeso la necessaria legalità. L’Italia è la porta dell’Europa e l’Europa deve essere presente in modo adeguato, tempestivo ed efficace”. (A cura di Cecilia Seppia)

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