lunedì 25 luglio 2011

Dal Papa un "decalogo" per chi governa: riconoscere il bene e separarlo dal male (Gasparroni)

Dal Papa un "decalogo" per chi governa riconoscere il bene e separarlo dal male

Parole chiare in tempi dominati dal dibattito sulla moralità nella politica

Fausto Gasparroni

CASTEL GANDOLFO (ROMA)

Chi è chiamato «a compiti di governo» deve soprattutto saper «ascoltare la voce della Verità» ed «essere docile» alle sue indicazioni affidandosi all'«aiuto di Dio»: deve avere una «retta coscienza», con la capacità di «riconoscere il bene, separandolo dal male» e di «cercare pazientemente di attuarlo».
È quasi un decalogo per i governanti quello che è stato illustrato ieri da Benedetto XVI durante l'Angelus a Castel Gandolfo, in cui ha tratto le sue riflessioni dalla figura biblica del re Salomone, al centro della liturgia di ieri.
E le parole del Papa risuonano con un significato particolare in tempi dominati dal dibattito sulla moralità nella politica, e anche dagli auspici di rinnovamento provenienti proprio dalle file del mondo cattolico.
Ratzinger ha ricordato che re Salomone pregò Dio di concedergli «un cuore docile», cioè «una coscienza che sa ascoltare, che è sensibile alla voce della verità, e per questo è capace di discernere il bene dal male». E ha spiegato che tale richiesta chiaramente «è motivata dalla responsabilità di guidare una nazione, Israele, il popolo che Dio ha scelto per manifestare al mondo il suo disegno di salvezza».
«Il re d'Israele, pertanto, deve cercare di essere sempre in sintonia con Dio, in ascolto della sua Parola, per guidare il popolo nelle vie del Signore, la via della giustizia e della pace – ha proseguito il Pontefice –. Ma l'esempio di Salomone vale per ogni uomo. Ognuno di noi ha infatti una coscienza per essere in un certo senso "re", cioè per esercitare la grande dignità umana di agire secondo la retta coscienza operando il bene ed evitando il male».
Secondo Benedetto XVI, «la coscienza morale presuppone la capacità di ascoltare la voce della verità, di essere docili alle sue indicazioni». Inoltre, «le persone chiamate a compiti di governo hanno naturalmente una responsabilità ulteriore, e quindi – come insegna Salomone – hanno ancora più bisogno dell'aiuto di Dio.
«Ma ciascuno ha la propria parte da fare, nella concreta situazione in cui si trova – ha aggiunto il Pontefice –. Una mentalità sbagliata ci suggerisce di chiedere a Dio cose o condizioni di favore; in realtà, la vera qualità della nostra vita e della vita sociale dipende dalla retta coscienza di ognuno, dalla capacità di ciascuno e di tutti di riconoscere il bene, separandolo dal male, e di cercare poi pazientemente di attuarlo».
Sugli stessi temi si è soffermato ieri anche il segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, durante la messa celebrata a Les Combes, in Valle d'Aosta, località che ha ospitato negli anni passati le vacanze di Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI. Anche secondo Bertone gli uomini di potere devono prendere esempio da re Salomone. «Quando Salomone – ha ricordato nell'omelia – fu invitato dal Signore a chiedere ciò che desiderasse, non volle nulla per sé ma richiese invece la saggezza per ben governare il suo popolo.
«Ogni persona chiamata a governare – ha concluso Bertone – potrebbe ripetere le stesse parole».

© Copyright Gazzetta del sud, 25 luglio 2011

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