Ad Ivrea, in Piemonte, la Beatificazione di suor Antonia Maria Verna, presieduta dal cardinale Bertone
Come ricordato dal Papa all'Angelus, oggi pomeriggio il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a nome del Santo Padre, presiederà ad Ivrea la cerimonia di Beatificazione della venerabile Antonia Maria Verna, fondatrice dell’Istituto delle Suore della carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea. La nuova Beata nasce il 12 giugno 1773 a Pasquaro, in provincia di Torino, in una povera famiglia di contadini, e muore il giorno di Natale del 1838, lasciando tante sue consorelle in “piena disponibilità all’opera della salvezza a immagine di Maria Immacolata”, come recita la Regola della Congregazione. Una Congregazione pensata per la carità, l’istruzione e l’educazione cristiana, in un’epoca storica in cui protestantesimo, filosofia laicista, massoneria penetravano nella civiltà europea. Nell’intervista di Fausta Speranza, il postulatore della Causa di Beatificazione, padre Giovangiuseppe Califano, dell’Ordine dei Frati minori francescani, spiega su cosa si concentrava di più l’attenzione e l’azione della nuova Beata Antonia Maria Verna:
R. - Soprattutto sulla mancanza d’istruzione, sull’ignoranza ed anche sul soccorrere le povertà emergenti della sua diocesi. Quest’ansia di carità si è poi diffusa ed ha contagiato tante suore che, attraverso gli anni, hanno portato questo carisma un po’ in tutto il mondo.
D. - C’è una vicenda particolare legata alla vocazione di Antonia Maria Verna: i genitori pensavano per lei la strada del matrimonio ma lei, invece, difese la sua scelta di seguire la vocazione religiosa. Di fronte a questa scelta - che a volte appare un po’ di “abbandono della vita” e che invece è una scelta “alta” di vita - che cosa può significare, in particolare per le famiglie di oggi, rileggersi la vicenda di Antonia Maria Verna?
R. – Lei ha desiderato consacrare tutta se stessa al servizio e alla donazione nella gratuità. Questa scelta l’ha resa madre sia delle persone che ha soccorso, sia di tante sorelle e suore che hanno voluto seguire il suo esempio. La sua è quindi una vita feconda, ricca di bene. La vita di una donna che si è realizzata pienamente.
D. – Leggiamo, nella prima biografia di don Francesco Vallosio, che “sorse in lei il generoso pensiero d’opporsi al rovinoso torrente, a fare argine al vizio imperversante nella società”. Dato che anche noi nel nostro tempo osserviamo la perdita di alcuni punti di riferimento etici, che cosa può insegnarci questa figura?
R. - I tempi di Antonia Maria Verna erano tempi difficili per via delle idee illuministiche e per le tante persone che non sapevano più compiere un discernimento dei valori della morale. Quindi un’analogia con i nostri tempi forse esiste. Certamente in ogni tempo i dettami e la verità del Vangelo sono elementi indispensabili per far luce nelle scelte di vita. E questa Beata ci insegna che ascoltando la Parola del Signore si può compiere veramente un discernimento, una scelta di vita, e quindi soccorrere le emergenze della nostra società.
D. - Ci aiuta a capire che cosa ha portato questa suora - una suora come tante che, in nome dell’incontro con Cristo, spendono la loro vita al suo servizio -, al riconoscimento di Beata?
R. - Antonia Maria Verna ha dovuto affrontare una vita di sofferenza e di umiliazione per poter mantenere viva la sua opera. Ha dovuto affrontare tante contrarietà, dovute a particolari fattori del tempo, anche giuridici. Di fronte a tutte le calunnie che ha subìto, ha seguito il Signore per la via dell’umiliazione e si è fidata sempre della Provvidenza di Dio. Ha lasciato l’ultima parola alla Provvidenza di Dio ed è questo ad averla resa una donna forte.
D. - Possiamo dire, dunque, che ha unito l’obbedienza al progetto che Dio aveva su di lei con una forte grinta per difenderlo?
R. – Certamente. E’ una donna evangelicamente forte! La fortezza è una delle virtù cardinali e si basa sul discernimento della volontà di Dio. Antonia Maria Verna era consapevole di avere una missione, di avere un dono di Dio da difendere ed è stato proprio questo ad averla resa forte nella Verità. Direi che questi segnali provenienti dalla Chiesa nel proporre nuove figure al culto sono un segno di speranza per tutti noi. Anche se a volte siamo tentati di fare dei bilanci negativi o pessimistici, i Santi ci invitano a guardare in alto. (vv)
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