Il Papa: c'è una grave crisi di valori più preoccupante di quella economica
Sì ai cattolici in politica purché la fede rimanga sempre solida
Fausto Gasparroni
Roma
Va bene l'impegno dei cattolici in politica, ma il presupposto fondamentale dev'essere «la solidità della loro fede». Questo non può essere «un dato acquisito una volta per tutte». È suonato come un monito, anche di fronte al dibattito sul ruolo del laicato cristiano nella vita pubblica, e alla stessa nascita di un governo con la presenza diretta di autorevoli personalità cattoliche, quello del Papa ieri nell'udienza al Pontificio Consiglio per i Laici, riunito in assembla plenaria su "La questione di Dio oggi".
Benedetto XVI ha avvertito che in politica e in economia «con Dio o senza Dio tutto cambia». E per far sì che l'azione dei cattolici nella vita pubblica sia «incisiva», occorre riportare la «questione di Dio» assolutamente anche e davvero «al centro» della vita della Chiesa.
«A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell'economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte», ha ammonito il Pontefice. «La sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio», ha quindi spiegato, sottolineando che «in realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle "malattie" del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo». Perciò «non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale».
«Quante volte – ha lamentato Ratzinger –, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita». «La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo – ha aggiunto – sta allora nella profonda conversione del nostro cuore».
Per il Pontefice, tra l'altro, la «crisi che viviamo oggi» è «crisi di significato e di valori, prima che economica e sociale»: «l'uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato». Inoltre, «una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l'umano». In questo quadro, «la questione di Dio è, in un certo senso, "la questione delle questioni" – ha osservato Ratzinger –. Essa ci riporta alle domande di fondo dell'uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione».
E in tutti gli aspetti della vita, «nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell'economia», l'uomo contemporaneo «ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia».
Per questo, ai partecipanti alla plenaria del "dicastero per i Laici" Benedetto XVI ha rivolto l'esortazione «a offrire una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell'agire». Inoltre, ricordando le varie iniziative promosse dal Pontificio Consiglio, il Papa non ha mancato di rivolgere l'attenzione all'ultima Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi nell'agosto scorso a Madrid.
«Una straordinaria cascata di luce, di gioia e di speranza ha illuminato Madrid, ma anche la vecchia Europa e il mondo intero – ha detto –, riproponendo in modo chiaro l'attualità della ricerca di Dio. Nessuno – ha aggiunto – è potuto rimanere indifferente, nessuno ha potuto pensare che la questione di Dio sia irrilevante per l'uomo di oggi».
© Copyright Gazzetta del sud, 26 novembre 2011
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