sabato 2 luglio 2011

I sessant'anni di sacerdozio di Benedetto XVI. Un servizio all'unità della Chiesa. Riflessioni del card. Antonio Cañizares (O.R.)

I sessant'anni di sacerdozio di Benedetto XVI

Un servizio all'unità della Chiesa

Sul quotidiano spagnolo «La Razón» di mercoledì 29 giugno è uscito l'articolo del cardinale prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che pubblichiamo di seguito in una nostra traduzione italiana.

di Antonio Cañizares

Oggi è la festa dei santi Pietro e Paolo. La Chiesa associa a questa festività la «giornata del Papa», del successore di Pietro, vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale -- oggi Benedetto XVI -- perché gli restiamo vicini e lo teniamo molto presente nel nostro affetto, nella nostra azione di grazie e nella nostra adesione personale e comunitaria; e perché ravviviamo in noi, fedeli alla Chiesa, «una, santa, cattolica e apostolica», il senso della nostra comunione fedele e incrollabile con colui che ci conferma nella fede, presiede il Collegio apostolico e la Chiesa universale nella carità ed è vincolo di unità.
Quest'anno c'è un altro motivo per rafforzare la venerazione e l'obbedienza al Papa -- all'attuale Papa -- e l'amore filiale verso la sua persona che ha sempre contraddistinto i cattolici, soprattutto quelli spagnoli: in questo giorno il nostro carissimo Papa Benedetto XVI celebra sessant'anni di sacerdozio.
Gli facciamo gli auguri gioiosi di tutto cuore; e, con lui e per lui, eleviamo la nostra azione di grazie a Dio perché in tutta la sua lunga ed esemplare vita sacerdotale la misericordia divina verso di lui, verso il nostro caro Papa, e verso tutta la Chiesa, si è mostrata così grande.
Non è una questione di «onore», di grandezza e di gloria umane, occupare la sede di Pietro, essere suo successore. Come ha detto lo stesso Benedetto XVI nel suo discorso al Collegio cardinalizio pochi mesi dopo essere stato eletto: «Non si tratta qui di onori, bensì di servizio da svolgere con semplicità e disponibilità, imitando il nostro Maestro e Signore, che non venne per essere servito ma per servire, e nell'Ultima Cena lavò i piedi degli Apostoli, comandando loro di fare altrettanto». Così si sta dimostrando il nostro Papa: servitore, semplice e umile.
Il Papa è un dono della Chiesa, segno e manifestazione dell'amore e della misericordia con cui Dio guida e si occupa della Chiesa. «Al Successore di Pietro compete uno speciale compito. Fu Pietro che espresse per primo, a nome degli apostoli, la professione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Questo è il compito di tutti i Successori di Pietro: essere la guida nella professione di fede in Cristo, il Figlio del Dio vivente. La cattedra di Roma è anzitutto cattedra di questo credo... La cattedra di Pietro obbliga coloro che ne sono i titolari a dire -- come già fece Pietro in un momento di crisi dei discepoli -- quando tanti volevano andarsene: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”» (Benedetto XVI).
Il Papa è un chiaro segno della priorità di Dio, del fatto che Lui presiede e guida la Chiesa. Per questo in uno dei suoi viaggi apostolici ha detto ai giornalisti: «Ecco, io vorrei semplicemente confermare la gente nella fede, perché proprio anche oggi abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di un orientamento che dia una direzione alla nostra vita. Si vede che una vita senza orientamenti, senza Dio, non riesce: rimane vuota. Il relativismo relativizza tutto e alla fine, bene e male non sono più distinguibili. Quindi, vorrei semplicemente confermare in questa convinzione, che diventa sempre più evidente, del nostro avere bisogno di Dio, di Cristo e della grande comunione della Chiesa che unisce i popoli e li riconcilia».
E Benedetto XVI sta facendo questo costantemente, in ogni tempo e occasione: confermarci tutti nella fede, nel bisogno di Dio. Indirizzando una lettera a tutti i vescovi della Chiesa, ha scritto: «Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo. Da qui deriva come logica conseguenza che dobbiamo avere a cuore l'unità dei credenti. La loro discordia, infatti, la loro contrapposizione interna mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio».
Queste parole di Benedetto XVI ricordano che «la sfida della nuova evangelizzazione interpella la Chiesa universale, e ci chiede anche di proseguire con impegno la ricerca della piena unità tra i cristiani». Per questo stesso motivo, la missione di Pietro e dei suoi successori consiste proprio nel servire questa unità dell'unica Chiesa di Dio formata da tutti i popoli. La sua missione è servire l'unità che proviene dall'amore e dalla pace di Dio, l'unità di quanti in Gesù Cristo sono divenuti fratelli e sorelle che si riconoscono in Lui, l'Unigenito di Dio, il «volto umano» del Dio vivente che è Amore, vincolo dell'unità compiuta, e riconciliazione.
Come non rendere grazie a Dio per questo immenso dono del Papa, oggi Benedetto XVI, che è garante e vincolo di questa comunione, dell'unità della stessa fede sulla quale si fonda la Chiesa, che ci consente di partecipare ai doni della salvezza, della vita nuova, di un Amore smisurato verso di noi, e ci rende capaci di amarci gli uni gli altri con lo stesso amore con cui Egli ci ama?
Al nostro augurio al Papa in questa sua giornata e per i sessant'anni della sua ordinazione sacerdotale, uniamo la nostra preghiera fiduciosa affinché, come egli stesso ha chiesto all'inizio del suo pontificato, attraverso di lui si compia la volontà divina ed egli sia fedele al volere di Dio. Che Dio gli conceda una lunga vita e il suo aiuto affinché, avendo accettato dalla Provvidenza il volere o volontà di Dio, questa si compia sempre in lui; e affinché tutti noi, uniti, lo aiutiamo a portare a termine la sua indispensabile missione realizzando, ognuno, i nostri rispettivi compiti al servizio della Chiesa.

(©L'Osservatore Romano 3 luglio 2011)

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