Carissimi amici dell blog, tanti, tantissimi, infiniti, auguri di BUON ANNO a tutti voi, ma proprio a tutti coloro che seguono questo spazio virtuale, intervenendo o semplicemente leggendo i tanti post che si accumulano :-)
Un augurio di tutto cuore affinche' l'anno nuovo ci porti pace e serenita'.
Un pensiero speciale a Papa Benedetto ringraziandolo per il suo luminoso esempio e per l'onore che concede a noi che abbiamo la fortuna di essere contemporanei di questo straordinario Pontefice.
AUGURI :-)
Raffaella
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Il "blog degli amici di Papa Ratzinger" vuole essere un omaggio a Benedetto XVI. Si tratta di una iniziativa personale che non ha alcun riconoscimento ufficiale. Non è un prodotto editoriale. Il materiale qui contenuto è a disposizione di chiunque. Questo spazio virtuale non ha scopo di lucro ed è consultabile gratuitamente. E' gradito tuttavia un piccolo contributo economico necessario al sostentamento del blog. Buona navigazione.
venerdì 31 dicembre 2010
Il 2010 di Papa Benedetto. Annus horribilis? No! Anno di riforma e purificazione (Raffaella)
Carissimi amici,
siamo al 31 dicembre ed e' tempo di bilanci.
Tanti autorevolissimi opinionisti e vaticanisti hanno tracciato interessanti ed articolati commenti sul 2010 di Papa Benedetto. Non aggiungo altro ma vi invito a leggere i sunti segnalati sul blog.
Da parte mia vorrei tracciare un bilancio personale su questo difficile ed intenso anno trascorso con Papa Benedetto.
Non sono stati mesi facili, anzi...
La prima meta' del 2010 e' stata particolarmente problematica ed anche, lasciatemelo dire, angosciante. Alcune mattine avevo persino paura di accendere il pc o di sfogliare il televideo, quasi terrorizzata dalla prospettiva di nuovi e sempre piu' improponibili scoop giornalistici.
Eppure, con l'aiuto del Papa, abbiamo superato le difficolta', siamo qui, piu' forti di quanto non lo fossimo l'ultimo giorno del 2009.
Perche' dobbiamo ringraziare il Papa?
Soprattutto per il suo esempio, per la sua freschezza e per la sua profonda coerenza.
Diciamoci la verita': i mass media ce l'hanno messa tutta per renderci la vita difficile :-)
Essi non hanno detto il falso. I preti pedofili, le truffe, il riciclaggio, l'allegra vita privata di alcuni prelati non sono un'invenzione dei media.
Sono una realta', triste ma assolutamente incontestabile.
Indubbio il contributo dei media nel portare alla luce gli scandali, ma essi hanno perso credibilita' quando hanno tentato, a tutti i costi, di coinvolgere Papa Benedetto.
In quel momento in tutti noi e' nato il sospetto che a certa carta stampata ed a certa tv non importasse nulla delle vittime, non importasse nulla nemmeno dei preti pedofili. Ad un certo punto sembrava che tutto ruotasse intorno ad un unico scopo: tentare di abbattere Papa Benedetto.
Troppo spesso i media hanno fatto i furbi fingendo di non sapere o di non ricordare che Ratzinger e' l'uomo che piu' si e' battuto per estirpare la piaga della pedofilia.
Nessuno aveva interesse a ricordare che gli abusi si sono verificati decenni fa e questo atteggiamento ci ha irrigiditi ancora di piu'.
Quante volte ci siamo arrabbiati per questo? Io centinaia di volte :-)
In me e' innato un senso di giustizia che mi porta a non accettare che una persona faccia il capro espiatorio di tutti e per tutti.
Sono del parere che la responsabilita' e' personale e che nessuno dovrebbe caricarsi di colpe non sue.
Ecco quindi la ragione di tanti sfoghi e di tante delusioni.
In tutto questo l'unico a mantenere la calma e' stato proprio Benedetto XVI.
Sarebbe stato per lui facilissimo dimostrare, carte alla mano, di avere combattuto il peccato nella Chiesa da decenni. Chi piu' di lui conosceva l'esistenza delle lettere del 1988 (da lui stesso scritte) che provano in modo assoluto la sua infinita coerenza?
Eppure il Papa non si e' difeso, non ha recriminato, non si e' lamentato.
Ha sopportato, ha pregato, ha chiesto penitenza ed ha agito emanando altre norme.
Chi di noi l'avrebbe fatto? Probabilmente io no :-)
Piaccia o non piaccia, io ho tirato un sospiro di sollievo quando l'arcivescovo di Vienna ha parlato. E' stata la prima spallata data al muro di gomma dei media e anche, spiace dirlo, di alcuni curiali e vescovi diocesani.
Anche in questa occasione, come nel caso della revoca della scomunica ai Lefebvriani, nessuno che abbia fatto un passo avanti per assumersi un briciolo di responsabilita' personale.
Si e' lasciato il Papa solo e forse e' stato meglio cosi'!
Certo...non vi nascondo che mi sarei aspettata un sussulto di coerenza e di buon senso da parte di qualcuno, ma nulla si e' mosso e sono tutti ancora li'.
Pazienza :-)
Per me e' stato molto difficile comprendere come mai il Papa non si difendesse. Molte volte mi sono arrabbiata. Ora pero', guardandomi indietro, capisco che forse davvero non c'era bisogno di interventi diretti. La Verita', alla fine, si e' imposta da sola e in tutta la sua potenza.
Perfetto coronamento del 2010 sono gli articoli, i commenti e gli editoriali di oggi: tutti positivi!
E ancora una volta sembra che i giornalisti (non tutti ovviamente) siano precipitati dal pero ed abbiano scoperto un Papa riformatore, aperto e dinamico.
Bastava chiedere a noi :-)
L'esempio che ci ha dato Benedetto XVI in questo anno e' difficile da commentare in poche parole.
La sua umilta' ed il suo coraggio non possono non toccare il cuore di ciascuno di noi.
Anche stasera lo osservavo davanti al Santissimo Sacramento.
Da lui tutti dobbiamo imparare l'abbandono totale e senza riserve a Dio.
Penso che la parte finale, "a braccio", della catechesi su Santa Caterina da Bologna sia una sorta di autobiografia del Santo Padre: abbandono totale alla Volonta' del Padre (anche quando va contro i nostri progetti) ed umilta'!
Un altro grande insegnamento del Papa e' la compassione: per i malati, per le vittime degli abusi, per i poveri ed i sofferenti.
La gioia che abbiamo letto negli occhi di tante persone che domenica hanno condiviso la tavola con il Pontefice non ha bisogno di alcun commento.
Quali sono i miei propositi per il 2011? Continuare a volere tanto bene al Santo Padre ed a tutti gli amici del blog :-)
Ma soprattutto: imparare dal Papa ad avere piu' fede :-)
Un abbraccio a tutti e buon anno!
Raffaella
siamo al 31 dicembre ed e' tempo di bilanci.
Tanti autorevolissimi opinionisti e vaticanisti hanno tracciato interessanti ed articolati commenti sul 2010 di Papa Benedetto. Non aggiungo altro ma vi invito a leggere i sunti segnalati sul blog.
Da parte mia vorrei tracciare un bilancio personale su questo difficile ed intenso anno trascorso con Papa Benedetto.
Non sono stati mesi facili, anzi...
La prima meta' del 2010 e' stata particolarmente problematica ed anche, lasciatemelo dire, angosciante. Alcune mattine avevo persino paura di accendere il pc o di sfogliare il televideo, quasi terrorizzata dalla prospettiva di nuovi e sempre piu' improponibili scoop giornalistici.
Eppure, con l'aiuto del Papa, abbiamo superato le difficolta', siamo qui, piu' forti di quanto non lo fossimo l'ultimo giorno del 2009.
Perche' dobbiamo ringraziare il Papa?
Soprattutto per il suo esempio, per la sua freschezza e per la sua profonda coerenza.
Diciamoci la verita': i mass media ce l'hanno messa tutta per renderci la vita difficile :-)
Essi non hanno detto il falso. I preti pedofili, le truffe, il riciclaggio, l'allegra vita privata di alcuni prelati non sono un'invenzione dei media.
Sono una realta', triste ma assolutamente incontestabile.
Indubbio il contributo dei media nel portare alla luce gli scandali, ma essi hanno perso credibilita' quando hanno tentato, a tutti i costi, di coinvolgere Papa Benedetto.
In quel momento in tutti noi e' nato il sospetto che a certa carta stampata ed a certa tv non importasse nulla delle vittime, non importasse nulla nemmeno dei preti pedofili. Ad un certo punto sembrava che tutto ruotasse intorno ad un unico scopo: tentare di abbattere Papa Benedetto.
Troppo spesso i media hanno fatto i furbi fingendo di non sapere o di non ricordare che Ratzinger e' l'uomo che piu' si e' battuto per estirpare la piaga della pedofilia.
Nessuno aveva interesse a ricordare che gli abusi si sono verificati decenni fa e questo atteggiamento ci ha irrigiditi ancora di piu'.
Quante volte ci siamo arrabbiati per questo? Io centinaia di volte :-)
In me e' innato un senso di giustizia che mi porta a non accettare che una persona faccia il capro espiatorio di tutti e per tutti.
Sono del parere che la responsabilita' e' personale e che nessuno dovrebbe caricarsi di colpe non sue.
Ecco quindi la ragione di tanti sfoghi e di tante delusioni.
In tutto questo l'unico a mantenere la calma e' stato proprio Benedetto XVI.
Sarebbe stato per lui facilissimo dimostrare, carte alla mano, di avere combattuto il peccato nella Chiesa da decenni. Chi piu' di lui conosceva l'esistenza delle lettere del 1988 (da lui stesso scritte) che provano in modo assoluto la sua infinita coerenza?
Eppure il Papa non si e' difeso, non ha recriminato, non si e' lamentato.
Ha sopportato, ha pregato, ha chiesto penitenza ed ha agito emanando altre norme.
Chi di noi l'avrebbe fatto? Probabilmente io no :-)
Piaccia o non piaccia, io ho tirato un sospiro di sollievo quando l'arcivescovo di Vienna ha parlato. E' stata la prima spallata data al muro di gomma dei media e anche, spiace dirlo, di alcuni curiali e vescovi diocesani.
Anche in questa occasione, come nel caso della revoca della scomunica ai Lefebvriani, nessuno che abbia fatto un passo avanti per assumersi un briciolo di responsabilita' personale.
Si e' lasciato il Papa solo e forse e' stato meglio cosi'!
Certo...non vi nascondo che mi sarei aspettata un sussulto di coerenza e di buon senso da parte di qualcuno, ma nulla si e' mosso e sono tutti ancora li'.
Pazienza :-)
Per me e' stato molto difficile comprendere come mai il Papa non si difendesse. Molte volte mi sono arrabbiata. Ora pero', guardandomi indietro, capisco che forse davvero non c'era bisogno di interventi diretti. La Verita', alla fine, si e' imposta da sola e in tutta la sua potenza.
Perfetto coronamento del 2010 sono gli articoli, i commenti e gli editoriali di oggi: tutti positivi!
E ancora una volta sembra che i giornalisti (non tutti ovviamente) siano precipitati dal pero ed abbiano scoperto un Papa riformatore, aperto e dinamico.
Bastava chiedere a noi :-)
L'esempio che ci ha dato Benedetto XVI in questo anno e' difficile da commentare in poche parole.
La sua umilta' ed il suo coraggio non possono non toccare il cuore di ciascuno di noi.
Anche stasera lo osservavo davanti al Santissimo Sacramento.
Da lui tutti dobbiamo imparare l'abbandono totale e senza riserve a Dio.
Penso che la parte finale, "a braccio", della catechesi su Santa Caterina da Bologna sia una sorta di autobiografia del Santo Padre: abbandono totale alla Volonta' del Padre (anche quando va contro i nostri progetti) ed umilta'!
Un altro grande insegnamento del Papa e' la compassione: per i malati, per le vittime degli abusi, per i poveri ed i sofferenti.
La gioia che abbiamo letto negli occhi di tante persone che domenica hanno condiviso la tavola con il Pontefice non ha bisogno di alcun commento.
Quali sono i miei propositi per il 2011? Continuare a volere tanto bene al Santo Padre ed a tutti gli amici del blog :-)
Ma soprattutto: imparare dal Papa ad avere piu' fede :-)
Un abbraccio a tutti e buon anno!
Raffaella
Si chiude il 2010 del riformatore Ratzinger. Il commento di TMNews
Papa/ Si chiude l'annus horribilis del 'riformatore' Ratzinger
In 2010 pedofilia, Ior, Propaganda fide e cristiani perseguitati
Su abusi Ratzinger ha tenuto linea ferma e giro di vite normativo
La pedofilia, gli scandali di Propaganda fide, i vertici dello Ior indagati dalla Procura di Roma. Gli scontri neppure tanto velati tra cardinali. E ancora, continue ondate di violenze contro i cristiani in Iraq, in Medio Oriente ed in altri paesi del mondo. E' stato denso di problemi il 2010 di Papa Benedetto XVI, che oggi conclude l'anno con il consueto 'Te Deum' di ringraziamento nella basilica di San Pietro. E Ratzinger, senza tradire l'aplomb del teologo posato che per oltre un ventennio ha guidato la congregazione per la Dottrina della fede, si è dimostrato determinato ad ammettere ogni errore del passato, invocare la penitenza per la Chiesa cattolica mondiale e avviare un nuovo corso. A partire dallo scandalo degli abusi sessuali. E' stata impressionante la serie di rivelazioni del 2010 sulle violenze compiute nei decenni passati dai preti di svariati paesi.
A gennaio sono emersi gli abusi avvenuti nel collegio Canisius dei gesuiti, a Berlino. Solo poche settimane prima, a novembre del 2009, in Irlanda era stato pubblicato il rapporto Murphy sulla pedofilia nella diocesi di Dublino. Era il secondo rapporto - dopo quello Ryan del maggio precedente sulle violenze negli istituti cattolici dell'isola - voluto dal Governo irlandese per fare luce su decenni di abusi rimasti impuniti. E' seguita una valanga di scandali in Belgio, Austria, Francia, Olanda, paesi scandinavi.
Anche Italia, dove, pur senza fornire numeri esatti, la Conferenza episcopale italiana ha ammesso l'esistenza del problema e il vescovo di Fiumicino rischia l'incriminazione per favoreggiamento in un processo che si sta svolgendo in questi mesi a Roma, la città del Papa. E le rivelazioni sulla pedofilia del clero non tendono a finire.
Non è solo con la pedofilia, tuttavia, che il Papa ha intrapreso profonde riforme delle normative e delle prassi invalse in Vaticano. E di ieri la pubblicazione di un 'motu proprio' che ridisegna le finanze vaticane dopo le indagini dei magistrati romani sullo Ior. Tra le novità, l'adozione di norme anti-riciclaggio in ottemperanza di un accordo monetario firmato con l'Unione europea, la creazione di una 'authority' di supervisione (l'Autorità di informazione finanziaria), un giro di vite della normativa penale in materia truffa e malversazione.
C'è stato poi un altro scandalo che ha investito quest'anno il Vaticano, quello della gestione del patrimonio immobiliare di Propaganda fide che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagari del cardinale Crescenzio Sepe e dell'ex ministro Pietro Lunardi. La vicenda, dal punto di vista giudiziario, non è ancora conclusa. Benedetto XVI, che in passato ha più volte criticato la gestione troppo disinvolta di grandi eventi come il Giubileo del 2000, ha chiesto ai suoi collaboratori di attuare una linea di trasparenza, che potrebbe portare ad alcune modifiche in Curia nel corso dell'anno.
Ci sono poi altre vicende, più complesse da governare, che hanno marcato l''annus horribilis' di Papa Ratzinger. A partire dalle persecuzioni dei cristiani in vari paesi del mondo, più volte denunciate da Benedetto XVI. Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace che cade domani, in particolare, il Papa ha denunciato il fatto che i cristiani sono diventati il gruppo religioso più perseguitato nel mondo. L'agenzia stampa vaticana 'Fides' ha calcolato oggi che sono 23 gli "operatori pastorali" uccisi nel 2010, quindici casi solo in America Latina; sei in Asia e due in Africa. Le vittime sono un vescovo, 15 sacerdoti, un religioso, una religiosa, 2 seminaristi, 3 laici. Quanto al Medio Oriente, l''Osservatore romano' di domani sottolinea che "il 2010 in Iraq termina con un'ondata di violenza anticristiana".
© Copyright TMNews
In 2010 pedofilia, Ior, Propaganda fide e cristiani perseguitati
Su abusi Ratzinger ha tenuto linea ferma e giro di vite normativo
La pedofilia, gli scandali di Propaganda fide, i vertici dello Ior indagati dalla Procura di Roma. Gli scontri neppure tanto velati tra cardinali. E ancora, continue ondate di violenze contro i cristiani in Iraq, in Medio Oriente ed in altri paesi del mondo. E' stato denso di problemi il 2010 di Papa Benedetto XVI, che oggi conclude l'anno con il consueto 'Te Deum' di ringraziamento nella basilica di San Pietro. E Ratzinger, senza tradire l'aplomb del teologo posato che per oltre un ventennio ha guidato la congregazione per la Dottrina della fede, si è dimostrato determinato ad ammettere ogni errore del passato, invocare la penitenza per la Chiesa cattolica mondiale e avviare un nuovo corso. A partire dallo scandalo degli abusi sessuali. E' stata impressionante la serie di rivelazioni del 2010 sulle violenze compiute nei decenni passati dai preti di svariati paesi.
A gennaio sono emersi gli abusi avvenuti nel collegio Canisius dei gesuiti, a Berlino. Solo poche settimane prima, a novembre del 2009, in Irlanda era stato pubblicato il rapporto Murphy sulla pedofilia nella diocesi di Dublino. Era il secondo rapporto - dopo quello Ryan del maggio precedente sulle violenze negli istituti cattolici dell'isola - voluto dal Governo irlandese per fare luce su decenni di abusi rimasti impuniti. E' seguita una valanga di scandali in Belgio, Austria, Francia, Olanda, paesi scandinavi.
Anche Italia, dove, pur senza fornire numeri esatti, la Conferenza episcopale italiana ha ammesso l'esistenza del problema e il vescovo di Fiumicino rischia l'incriminazione per favoreggiamento in un processo che si sta svolgendo in questi mesi a Roma, la città del Papa. E le rivelazioni sulla pedofilia del clero non tendono a finire.
Non è solo con la pedofilia, tuttavia, che il Papa ha intrapreso profonde riforme delle normative e delle prassi invalse in Vaticano. E di ieri la pubblicazione di un 'motu proprio' che ridisegna le finanze vaticane dopo le indagini dei magistrati romani sullo Ior. Tra le novità, l'adozione di norme anti-riciclaggio in ottemperanza di un accordo monetario firmato con l'Unione europea, la creazione di una 'authority' di supervisione (l'Autorità di informazione finanziaria), un giro di vite della normativa penale in materia truffa e malversazione.
C'è stato poi un altro scandalo che ha investito quest'anno il Vaticano, quello della gestione del patrimonio immobiliare di Propaganda fide che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagari del cardinale Crescenzio Sepe e dell'ex ministro Pietro Lunardi. La vicenda, dal punto di vista giudiziario, non è ancora conclusa. Benedetto XVI, che in passato ha più volte criticato la gestione troppo disinvolta di grandi eventi come il Giubileo del 2000, ha chiesto ai suoi collaboratori di attuare una linea di trasparenza, che potrebbe portare ad alcune modifiche in Curia nel corso dell'anno.
Ci sono poi altre vicende, più complesse da governare, che hanno marcato l''annus horribilis' di Papa Ratzinger. A partire dalle persecuzioni dei cristiani in vari paesi del mondo, più volte denunciate da Benedetto XVI. Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace che cade domani, in particolare, il Papa ha denunciato il fatto che i cristiani sono diventati il gruppo religioso più perseguitato nel mondo. L'agenzia stampa vaticana 'Fides' ha calcolato oggi che sono 23 gli "operatori pastorali" uccisi nel 2010, quindici casi solo in America Latina; sei in Asia e due in Africa. Le vittime sono un vescovo, 15 sacerdoti, un religioso, una religiosa, 2 seminaristi, 3 laici. Quanto al Medio Oriente, l''Osservatore romano' di domani sottolinea che "il 2010 in Iraq termina con un'ondata di violenza anticristiana".
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Il Papa vara un'autentica rivoluzione nei modi di maneggiare i soldi in Vaticano. Il commento di Marco Politi
Ratzinger pulisce il Vaticano (e lo Ior)
di Marco Politi
Via libera alla legge contro le attività finanziarie sospette. La mossa dopo le ultime inchieste dei pm italiani: la Santa Sede si adegua agli standard europei.
Nasce il Sant’Uffizio finanziario.
Benedetto XVI ha firmato una legge per reprimere ogni attività finanziaria illegale degli enti vaticani. Finisce l’era dello “zio monsignore” e dell’amico cardinale per parcheggiare soldi strani allo Ior o usarlo per operazioni oscure, tangenti comprese.
Ci voleva un pontefice tedesco come Ratzinger, un banchiere come Gotti Tedeschi, un salutare scossone della magistratura italiana insospettita da movimenti di dubbia tracciabilità per realizzare un’autentica rivoluzione nei modi di maneggiare i soldi in Vaticano.
Con Motu proprio, affermando che la pace nell’età della globalizzazione è anche minacciata dall’ “uso improprio del mercato e dell’economia” oltre che dal terrorismo, Benedetto XVI istituisce un’Autorità di controllo indipendente, che risponde solo al Papa e ha un potere di verifica sulle attività finanziarie non solo dello Ior, ma di tutti dicasteri della Curia romana e di tutti gli organismi e gli enti dipendenti dalla Santa Sede. Segreteria di Stato inclusa.
Ben tre documenti testimoniano la serietà del progetto.
Il Motu proprio del Papa, lo statuto dell’ “Autorità di informazione finanziaria” (Aif), la legge concernente la “prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo”.
L’ampiezza della materia regolamentata – sebbene sia difficile immaginare i giardini vaticani o l’Obolo di san Pietro utilizzati per addestramento di unità terroriste – corrisponde all’obiettivo di adeguare la normativa vaticana agli standard internazionali dell’Ocse e dell’Unione europea, consentendo al Vaticano di ottenere l’ingresso nella White List, l’elenco degli stati affidabili e puliti dal punto di vista finanziario. Perciò nella legge si parla anche di droga, esplosivi, tratta delle persone, attività terroristiche, pene pecuniarie e detentive, confisca di beni frutto di gravi reati.
L’importanza della svolta risiede nell’intento di creare strumenti che realizzino “trasparenza, onestà e responsabilità”: categorie che padre Lombardi ha rivendicato per la linea di papa Ratzinger. L’Autorità di controllo ha un presidente e un consiglio direttivo nominati dal Papa ed opera “in piena autonomia e indipendenza” svolgendo le sue funzioni nei confronti di tutte le strutture vaticane, con la facoltà di accedere direttamente agli archivi finanziari ed amministrativi dei vari uffici. In pratica è un diritto di ispezione. Una novità assoluta nell’organizzazione della Chiesa, ha precisato Lombardi. Una volta l’anno l’Autorità trasmette una relazione alla Segreteria di Stato.
Qualsiasi dipendente vaticano – come un tempo avveniva per i fedeli in caso di denunce di eresia – è libero dagli “obblighi di segretezza” del proprio ufficio, quando si tratta di segnalare “in buona fede” operazioni sospette.
Gotti Tedeschi ha predisposto una griglia precisissima. “Ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente o organismo giuridico di qualsivoglia natura (in Vaticano)… è tenuto a osservare gli obblighi di adeguata verifica, dei registrazione dei rapporti e delle operazioni, di conservazione delle informazioni” di tutte le attività finanziarie. Il riciclaggio si punisce con la reclusione da quattro a dodici anni. E’ colpito chi “sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da un reato grave”. E qui Gotti Tedeschi ha fatto inserire nella legge un elenco dettagliato, che comprende corruzione, frode, falsificazione della moneta, rapina, estorsione, ricatto, ricettazione. Riguardo ai partner finanziari si punta il dito contro le “banche di comodo”, che fanno capo a istituti non regolamentati.
Finisce per il personale e gli enti del Vaticano la filosofia del “non potevo sapere…”. Al contrario, tutti sono tenuti ad attrezzarsi nei loro uffici, a fare le verifiche di legge, ad astenersi da operazioni sospette e, se non si sentono adeguati, a chiamare in soccorso l’Autorità. Non si potranno nemmeno trasportare fisicamente dentro o fuori del Vaticano somme superiori all’importo stabilito in sede europea senza informare l’Autorità.
L’Autorità elabora “indicatori di anomalia” per agevolare l’individuazione di operazioni sospette e può sospendere per un massimo di cinque giorni lavorativi operazioni poco chiare. In prigione va anche chi usa a fini impropri somme vaticane destinate a “opere di pubblico interesse”. Insomma è un codice preciso e draconiano, che colpisce persino il monsignore che sul suo terrazzino volesse far crescere la cannabis per uno spinello. La legge entrerà in vigore il 1 aprile 2011. Richiederà soprattutto una rivoluzione mentale nella macchina vaticana abituata alla segretezza in materia di soldi e alla gelosa difesa del proprio orticello. Il fatto che le nuove misure non riguardino soltanto la banca vaticana, come si pensava, ma l’intera struttura amministrativa della Santa Sede testimonia della volontà di Ratzinger di cogliere l’occasione per una grande operazione di trasparenza in linea con gli standard nordici. “Si eviteranno errori motivo di scandalo”, commenta Lombardi.
L’unico rischio è che la “struttura italiana” riesca lentamente a smosciare il rigore delle norme. I precedenti non mancano. In Germania – ad esempio – per ottenere fondi pubblici le diocesi devono pubblicare il loro bilancio. In Italia il Vaticano ha ottenuto con il nuovo concordato che le diocesi pubblicassero soltanto l’uso dei fondi dell’8 per mille, ma non l’inventario dei propri beni e delle loro attività economiche. Non è una differenza da poco.
da Il fatto quotidiano del 31 dicembre 2010
© Copyright Il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
di Marco Politi
Via libera alla legge contro le attività finanziarie sospette. La mossa dopo le ultime inchieste dei pm italiani: la Santa Sede si adegua agli standard europei.
Nasce il Sant’Uffizio finanziario.
Benedetto XVI ha firmato una legge per reprimere ogni attività finanziaria illegale degli enti vaticani. Finisce l’era dello “zio monsignore” e dell’amico cardinale per parcheggiare soldi strani allo Ior o usarlo per operazioni oscure, tangenti comprese.
Ci voleva un pontefice tedesco come Ratzinger, un banchiere come Gotti Tedeschi, un salutare scossone della magistratura italiana insospettita da movimenti di dubbia tracciabilità per realizzare un’autentica rivoluzione nei modi di maneggiare i soldi in Vaticano.
Con Motu proprio, affermando che la pace nell’età della globalizzazione è anche minacciata dall’ “uso improprio del mercato e dell’economia” oltre che dal terrorismo, Benedetto XVI istituisce un’Autorità di controllo indipendente, che risponde solo al Papa e ha un potere di verifica sulle attività finanziarie non solo dello Ior, ma di tutti dicasteri della Curia romana e di tutti gli organismi e gli enti dipendenti dalla Santa Sede. Segreteria di Stato inclusa.
Ben tre documenti testimoniano la serietà del progetto.
Il Motu proprio del Papa, lo statuto dell’ “Autorità di informazione finanziaria” (Aif), la legge concernente la “prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo”.
L’ampiezza della materia regolamentata – sebbene sia difficile immaginare i giardini vaticani o l’Obolo di san Pietro utilizzati per addestramento di unità terroriste – corrisponde all’obiettivo di adeguare la normativa vaticana agli standard internazionali dell’Ocse e dell’Unione europea, consentendo al Vaticano di ottenere l’ingresso nella White List, l’elenco degli stati affidabili e puliti dal punto di vista finanziario. Perciò nella legge si parla anche di droga, esplosivi, tratta delle persone, attività terroristiche, pene pecuniarie e detentive, confisca di beni frutto di gravi reati.
L’importanza della svolta risiede nell’intento di creare strumenti che realizzino “trasparenza, onestà e responsabilità”: categorie che padre Lombardi ha rivendicato per la linea di papa Ratzinger. L’Autorità di controllo ha un presidente e un consiglio direttivo nominati dal Papa ed opera “in piena autonomia e indipendenza” svolgendo le sue funzioni nei confronti di tutte le strutture vaticane, con la facoltà di accedere direttamente agli archivi finanziari ed amministrativi dei vari uffici. In pratica è un diritto di ispezione. Una novità assoluta nell’organizzazione della Chiesa, ha precisato Lombardi. Una volta l’anno l’Autorità trasmette una relazione alla Segreteria di Stato.
Qualsiasi dipendente vaticano – come un tempo avveniva per i fedeli in caso di denunce di eresia – è libero dagli “obblighi di segretezza” del proprio ufficio, quando si tratta di segnalare “in buona fede” operazioni sospette.
Gotti Tedeschi ha predisposto una griglia precisissima. “Ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente o organismo giuridico di qualsivoglia natura (in Vaticano)… è tenuto a osservare gli obblighi di adeguata verifica, dei registrazione dei rapporti e delle operazioni, di conservazione delle informazioni” di tutte le attività finanziarie. Il riciclaggio si punisce con la reclusione da quattro a dodici anni. E’ colpito chi “sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da un reato grave”. E qui Gotti Tedeschi ha fatto inserire nella legge un elenco dettagliato, che comprende corruzione, frode, falsificazione della moneta, rapina, estorsione, ricatto, ricettazione. Riguardo ai partner finanziari si punta il dito contro le “banche di comodo”, che fanno capo a istituti non regolamentati.
Finisce per il personale e gli enti del Vaticano la filosofia del “non potevo sapere…”. Al contrario, tutti sono tenuti ad attrezzarsi nei loro uffici, a fare le verifiche di legge, ad astenersi da operazioni sospette e, se non si sentono adeguati, a chiamare in soccorso l’Autorità. Non si potranno nemmeno trasportare fisicamente dentro o fuori del Vaticano somme superiori all’importo stabilito in sede europea senza informare l’Autorità.
L’Autorità elabora “indicatori di anomalia” per agevolare l’individuazione di operazioni sospette e può sospendere per un massimo di cinque giorni lavorativi operazioni poco chiare. In prigione va anche chi usa a fini impropri somme vaticane destinate a “opere di pubblico interesse”. Insomma è un codice preciso e draconiano, che colpisce persino il monsignore che sul suo terrazzino volesse far crescere la cannabis per uno spinello. La legge entrerà in vigore il 1 aprile 2011. Richiederà soprattutto una rivoluzione mentale nella macchina vaticana abituata alla segretezza in materia di soldi e alla gelosa difesa del proprio orticello. Il fatto che le nuove misure non riguardino soltanto la banca vaticana, come si pensava, ma l’intera struttura amministrativa della Santa Sede testimonia della volontà di Ratzinger di cogliere l’occasione per una grande operazione di trasparenza in linea con gli standard nordici. “Si eviteranno errori motivo di scandalo”, commenta Lombardi.
L’unico rischio è che la “struttura italiana” riesca lentamente a smosciare il rigore delle norme. I precedenti non mancano. In Germania – ad esempio – per ottenere fondi pubblici le diocesi devono pubblicare il loro bilancio. In Italia il Vaticano ha ottenuto con il nuovo concordato che le diocesi pubblicassero soltanto l’uso dei fondi dell’8 per mille, ma non l’inventario dei propri beni e delle loro attività economiche. Non è una differenza da poco.
da Il fatto quotidiano del 31 dicembre 2010
© Copyright Il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
L'anno di grazia di Papa Ratzinger. Il commento di Andrea Tornielli
Clicca qui per leggere il bel commento di Andrea Tornielli per "La Bussola".
Il Papa: I pellegrini che si recano a Santiago de Compostela riportino nei loro luoghi la luce della presenza di Cristo, così da rafforzare le radici cristiane dell'Europa (Izzo)
UE: PAPA, A COMPOSTELA PER RAFFORZARE RADICI CRISTIANE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 31 dic.
"I pellegrini che si recano a Santiago de Compostela riportino nei loro luoghi la luce della presenza di Cristo, così da rafforzare le radici cristiane dell'Europa".
Lo chiede Benedetto XVI in un messaggio indirizzato all'arcivescovo mons. Julian Barrio Barrio, che lo accolse lo scorso 6 novembre quando il Papa volle farsi egli stesso pellegrino in occasione del 119esimo Anno Santo Compostelano che si conclude oggi pomeriggio.
La luce di Santiago de Compostela, auspica Ratzinger, "venga percepita in Europa come un costante invito a rinvigorire le proprie radici cristiane, e quindi ad aumentare l'impegno per la solidarieta' e per una forte difesa della dignita' dell'uomo".
Per il Pontefice, a diffondere questa luce devono essere i pellegrini che ogni anno – 270 mila solo nel 2010 – si recano presso la tomba dell'Apostolo Giacomo.
Il "cammino" sia per loro, come quello dei discepoli che incontrarono Cristo sulla via di Emmaus. Un incontro, scrive il Papa teologo, che "non puo' lasciare indifferenti. I pellegrini devono tornare alle loro case, come fecero ritorno a Gerusalemme, i discepoli di Emmaus, con gioia e gratitudine, per comunicare a tutti che Cristo era risuscitato ed era apparso loro vivo", divenendo cosi' "messaggeri gioiosi e fiduciosi del Cristo vivente, che e' un balsamo per le nostre pene e il fondamento della nostra speranza".
Da questa rinnovata professione di fede, secondo il Papa, deve scaturire "il proposito di rafforzare la nostra fede ogni giorno, partecipando regolarmente ai misteri della grazia, affidati alla Chiesa, e dando un esempio efficace e concreto di carita'".
Come cristiani, ragiona Benedetto XVI, "non saremo credibili testimoni di Dio, se non siamo fedeli collaboratori e servitori degli uomini", tesi a quella "profonda comprensione e a una strenua difesa dell'uomo" che rappresenta "una esigenza del Vangelo e un contributo essenziale alla societa' della nostra condizione di cristiani".
Definendo "indimenticabili" i momenti vissuti al Santuario il 6 novembre scorso, Benedetto XVI dedica una parte del Messaggio ai giovani, molti dei quali, ricorda, incontrera' durante la Gmg del prossimo agosto a Madrid.
"Li invito a lasciarsi interpellare da Cristo, impegnandosi con Lui in un dialogo franco e calmo" al quale aderire con "generosita' nella risposta".
© Copyright (AGI)
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 31 dic.
"I pellegrini che si recano a Santiago de Compostela riportino nei loro luoghi la luce della presenza di Cristo, così da rafforzare le radici cristiane dell'Europa".
Lo chiede Benedetto XVI in un messaggio indirizzato all'arcivescovo mons. Julian Barrio Barrio, che lo accolse lo scorso 6 novembre quando il Papa volle farsi egli stesso pellegrino in occasione del 119esimo Anno Santo Compostelano che si conclude oggi pomeriggio.
La luce di Santiago de Compostela, auspica Ratzinger, "venga percepita in Europa come un costante invito a rinvigorire le proprie radici cristiane, e quindi ad aumentare l'impegno per la solidarieta' e per una forte difesa della dignita' dell'uomo".
Per il Pontefice, a diffondere questa luce devono essere i pellegrini che ogni anno – 270 mila solo nel 2010 – si recano presso la tomba dell'Apostolo Giacomo.
Il "cammino" sia per loro, come quello dei discepoli che incontrarono Cristo sulla via di Emmaus. Un incontro, scrive il Papa teologo, che "non puo' lasciare indifferenti. I pellegrini devono tornare alle loro case, come fecero ritorno a Gerusalemme, i discepoli di Emmaus, con gioia e gratitudine, per comunicare a tutti che Cristo era risuscitato ed era apparso loro vivo", divenendo cosi' "messaggeri gioiosi e fiduciosi del Cristo vivente, che e' un balsamo per le nostre pene e il fondamento della nostra speranza".
Da questa rinnovata professione di fede, secondo il Papa, deve scaturire "il proposito di rafforzare la nostra fede ogni giorno, partecipando regolarmente ai misteri della grazia, affidati alla Chiesa, e dando un esempio efficace e concreto di carita'".
Come cristiani, ragiona Benedetto XVI, "non saremo credibili testimoni di Dio, se non siamo fedeli collaboratori e servitori degli uomini", tesi a quella "profonda comprensione e a una strenua difesa dell'uomo" che rappresenta "una esigenza del Vangelo e un contributo essenziale alla societa' della nostra condizione di cristiani".
Definendo "indimenticabili" i momenti vissuti al Santuario il 6 novembre scorso, Benedetto XVI dedica una parte del Messaggio ai giovani, molti dei quali, ricorda, incontrera' durante la Gmg del prossimo agosto a Madrid.
"Li invito a lasciarsi interpellare da Cristo, impegnandosi con Lui in un dialogo franco e calmo" al quale aderire con "generosita' nella risposta".
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Libertà religiosa: il «Wall Street Journal» loda Papa Ratzinger (Molinari)
Libertà religiosa: il «Wsj» loda Ratzinger
Henninger, editorialista del quotidiano americano: l’impegno del Pontefice per le minoranze cristiane è lotta per la dignità e i diritti di tutti
Elena Molinari
NEW YORK. La missione del Papa è la missione del mondo civilizzato.
In questi termini un commento del «Wall Street Journal» definiva ieri l’impegno di Benedetto XVI in difesa delle minoranze cristiane perseguitate da regimi assolutisti o nei Paesi islamici. E invitava governi e organizzazioni secolari a unirsi alla lotta del Papa, riconoscendo che è un lotta per la libertà e la dignità umana.
L’autore, Daniel Henninger, uno dei vicedirettori del quotidiano finanziario americano, sottolineava così l’importanza «strategica» di una politica estera vaticana che non si accontenta dello status quo. «È stato strano, negli ultimi anni, vedere atei di rilievo fare tanti sforzi per sminuire il credo giudeo-cristiano – si legge nel commento –. Nel mondo moderno, e sicuramente negli Usa, la pratica religiosa è stata coniugata con il principio della libertà individuale. Ma non penso che la difesa secolare della libertà individuale di per sé sia abbastanza forte per sostenere gli attacchi che sta subendo. La lotta di Benedetto e quella del recente vincitore del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo sono la stessa, e hanno tale forza. Wojtyla e Walesa lo hanno dimostrato». Henninger fa poi notare come le parole del Papa abbiano già provocato allarme in Cina. Ricorda come, il giorno di Natale, Benedetto XVI abbia invitato «i fedeli della Chiesa cinese a non perdere coraggio a causa dei limiti imposti alla loro libertà di religione e di coscienza». Poi cita la risposta arrivata pochi giorni dopo da Pechino, sotto forma di un articolo su un quotidiano statale: «Il Vaticano deve ammettere il fatto che tutti i credi religiosi sono liberi in Cina, se non trasgrediscono le leggi del Paese». Una risposta che, scommette l’editorialista, il Vaticano non accetterà. «La Cina deve ammettere – conclude Henninger – che Giovanni Paolo II disse no. E che Benedetto dice ancora no».
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
Henninger, editorialista del quotidiano americano: l’impegno del Pontefice per le minoranze cristiane è lotta per la dignità e i diritti di tutti
Elena Molinari
NEW YORK. La missione del Papa è la missione del mondo civilizzato.
In questi termini un commento del «Wall Street Journal» definiva ieri l’impegno di Benedetto XVI in difesa delle minoranze cristiane perseguitate da regimi assolutisti o nei Paesi islamici. E invitava governi e organizzazioni secolari a unirsi alla lotta del Papa, riconoscendo che è un lotta per la libertà e la dignità umana.
L’autore, Daniel Henninger, uno dei vicedirettori del quotidiano finanziario americano, sottolineava così l’importanza «strategica» di una politica estera vaticana che non si accontenta dello status quo. «È stato strano, negli ultimi anni, vedere atei di rilievo fare tanti sforzi per sminuire il credo giudeo-cristiano – si legge nel commento –. Nel mondo moderno, e sicuramente negli Usa, la pratica religiosa è stata coniugata con il principio della libertà individuale. Ma non penso che la difesa secolare della libertà individuale di per sé sia abbastanza forte per sostenere gli attacchi che sta subendo. La lotta di Benedetto e quella del recente vincitore del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo sono la stessa, e hanno tale forza. Wojtyla e Walesa lo hanno dimostrato». Henninger fa poi notare come le parole del Papa abbiano già provocato allarme in Cina. Ricorda come, il giorno di Natale, Benedetto XVI abbia invitato «i fedeli della Chiesa cinese a non perdere coraggio a causa dei limiti imposti alla loro libertà di religione e di coscienza». Poi cita la risposta arrivata pochi giorni dopo da Pechino, sotto forma di un articolo su un quotidiano statale: «Il Vaticano deve ammettere il fatto che tutti i credi religiosi sono liberi in Cina, se non trasgrediscono le leggi del Paese». Una risposta che, scommette l’editorialista, il Vaticano non accetterà. «La Cina deve ammettere – conclude Henninger – che Giovanni Paolo II disse no. E che Benedetto dice ancora no».
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
Vaticano e finanza, la trasparenza detta legge. Con le norme emanate dal Papa, la Santa Sede fa sue le regole della comunità internazionale (Cardinale e Bonini)
Vaticano e finanza, la trasparenza detta legge
Con le norme emanate dal Papa, la Santa Sede fa sue le regole della comunità internazionale
Quattro nuovi testi contro riciclaggio, finanziamento del terrorismo e in materia monetaria. Nel «Motu Proprio» del Pontefice anche l’istituzione dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria
DA ROMA GIANNI CARDINALE
Con una serie di provvedimenti emanati ieri la Santa Sede si mette all’avanguardia nella legislazione atta a prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. Una parte di questi provvedimenti derivano da un impegno preso nella Convenzione monetaria tra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione europea del 17 dicembre 2009. E si tratta di quattro leggi emanate, con l’approvazione del Papa, dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano: una contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo; una sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro; due in materia di banconote e monete in euro.
Come spiega un apposito comunicato della Segreteria di Stato, «il processo di elaborazione delle citate leggi è stato condotto con l’assistenza del Comitato misto», previsto dalla Convenzione monetaria, «composto da rappresentanti dello Stato della Città del Vaticano e dall’Unione europea», costituita, quest’ultima, «da rappresentanti della Commissione e delle Repubblica italiana, nonché da rappresentanti della Banca centrale europea». Questo nuovo impianto normativo non rimane però limitato allo Stato della Città del Vaticano. Un motu proprio firmato e pubblicato ieri da Benedetto XVI estende l’applicazione della Legge anti-riciclaggio a tutta la Santa Sede, che è un ordinamento distinto dallo Stato della Città del Vaticano. In pratica esplicita il Comunicato della Segreteria di Stato, la legge in questione e le sue future modificazioni avranno «vigenza per i dicasteri della Curia romana e per tutti gli organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede, tra i quali l’Istituto per le Opere di Religione (Ior), riconfermando l’impegno del medesimo ad operare secondo i principi e i criteri internazionalmente riconosciuti ». Sempre col motu proprio il Papa costituisce l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), come organismo autonomo e indipendente che ha «incisivi compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio » nei confronti «di ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente ed organismo di qualsivoglia natura » dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede, Ior ovviamente compreso. Benedetto XVI ha inoltre approvato lo Statuto della Aif, che è stato pubblicato unitamente al motu proprio. In esso si legge che l’Autorità avrà a capo un Presidente che guiderà un Consiglio direttivo composto da altri quattro membri, tutti nominati dal pontefice «tra persone di provata affidabilità, competenza e professionalità ». Ieri non sono stati annunciate nomine a riguardo, ma non sembra possibile – come paventato da alcuni giornali – che la carica del presidente possa essere affidata a chi – come il cardinale presidente dell’Apsa Attilio Nicora – si troverebbe ad essere allo stesso tempo controllato e controllore. Sarà comunque l’Aif a emanare – come ha precisato la Segreteria di Stato – «complesse e delicate disposizioni di attuazione, indispensabili per assicurare che i soggetti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano rispettino i nuovi ed importanti obblighi di anti-riciclaggio e di anti-terrorismo a partire dal 1° aprile 2011, data di entrata in vigore della Legge». Nel motu proprio infine il Papa delega ai tribunali 'civili' della Città del Vaticano di esercitare la giurisdizione penale, «limitatamente alle ipotesi delittuose» configurate nella Legge anti-riciclaggio, anche nei confronti dei Dicasteri delle Curia Romana e degli organismi e enti dipendenti dalla Santa Sede. Così potrebbe capitare che, nel caso ecclesiastici anche di rango contravvengano alla legge anti-riciclaggio e anti-terrorismo, questi incorrano in sanzioni non spirituali ma anche 'materiali', cioè detentive e pecuniarie. Infatti una buona metà della Legge anti-riciclaggio dello Stato della Città del Vaticano emanata ieri (21 dei 43 articoli complessivi) è costituito in una serie di articoli tesi ad integrare il Codice penale Zanardelli del 1889, quello recepito in occasione dei Patti Lateranensi del 1929 e ancora in vigore, con nuove fattispecie di reato e relative pene, ricalcate però sulla normativa attualmente vigente in Italia.
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
I criteri stabiliti dall’Ocse
DI ALESSANDRO BONINI
Una lista nera, una grigia e una bianca: così l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) seleziona i 'buoni' e i 'cattivi' sulla base del rispetto degli standard internazionali antiriciclaggio. Il Vaticano non rientra attualmente in alcuno di questi elenchi, ma è in trattative con l’Ocse e con il Gafi per accedere alla white list.
In base ai criteri stabiliti nel 1998 dall’organizzazione dei Paesi industrializzati una nazione è definita 'paradiso fiscale' se ha una tassazione nulla o solo nominale, se manca la trasparenza nelle transazioni e se le leggi o le pratiche amministrative ostacolano lo scambio di informazioni fiscali con altri governi.
Dopo il G20 del 2009 l’Ocse ha provveduto a pubblicare la lista nera degli Stati, territori o giurisdizioni che non si sono impegnati a rispettare gli standard internazionali. Nella lista grigia rientrano invece le giurisdizioni che si sono impegnate a rispettare gli standard ma che, ad oggi, hanno siglato meno di dodici accordi bilaterali per lo scambio d’informazioni. Sulla lista bianca compaiono le giurisdizioni che hanno seguito le regole internazionali, stipulando almeno 12 accordi conformi agli standard. Su questo fronte l’attività dell’Ocse è affiancata dal Gafi, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali. Il Gafi ha pubblicato 40 raccomandazioni sulla lotta contro il riciclaggio di denaro, riviste in maniera approfondita nel giugno 2003 e 9 raccomandazioni speciali sulla lotta contro il finanziamento del terrorismo adottate in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001. La Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu le hanno riconosciute ufficialmente come standard internazionali e circa 150 Paesi si sono impegnati a rispettarle.
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
Con le norme emanate dal Papa, la Santa Sede fa sue le regole della comunità internazionale
Quattro nuovi testi contro riciclaggio, finanziamento del terrorismo e in materia monetaria. Nel «Motu Proprio» del Pontefice anche l’istituzione dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria
DA ROMA GIANNI CARDINALE
Con una serie di provvedimenti emanati ieri la Santa Sede si mette all’avanguardia nella legislazione atta a prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. Una parte di questi provvedimenti derivano da un impegno preso nella Convenzione monetaria tra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione europea del 17 dicembre 2009. E si tratta di quattro leggi emanate, con l’approvazione del Papa, dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano: una contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo; una sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro; due in materia di banconote e monete in euro.
Come spiega un apposito comunicato della Segreteria di Stato, «il processo di elaborazione delle citate leggi è stato condotto con l’assistenza del Comitato misto», previsto dalla Convenzione monetaria, «composto da rappresentanti dello Stato della Città del Vaticano e dall’Unione europea», costituita, quest’ultima, «da rappresentanti della Commissione e delle Repubblica italiana, nonché da rappresentanti della Banca centrale europea». Questo nuovo impianto normativo non rimane però limitato allo Stato della Città del Vaticano. Un motu proprio firmato e pubblicato ieri da Benedetto XVI estende l’applicazione della Legge anti-riciclaggio a tutta la Santa Sede, che è un ordinamento distinto dallo Stato della Città del Vaticano. In pratica esplicita il Comunicato della Segreteria di Stato, la legge in questione e le sue future modificazioni avranno «vigenza per i dicasteri della Curia romana e per tutti gli organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede, tra i quali l’Istituto per le Opere di Religione (Ior), riconfermando l’impegno del medesimo ad operare secondo i principi e i criteri internazionalmente riconosciuti ». Sempre col motu proprio il Papa costituisce l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), come organismo autonomo e indipendente che ha «incisivi compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio » nei confronti «di ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente ed organismo di qualsivoglia natura » dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede, Ior ovviamente compreso. Benedetto XVI ha inoltre approvato lo Statuto della Aif, che è stato pubblicato unitamente al motu proprio. In esso si legge che l’Autorità avrà a capo un Presidente che guiderà un Consiglio direttivo composto da altri quattro membri, tutti nominati dal pontefice «tra persone di provata affidabilità, competenza e professionalità ». Ieri non sono stati annunciate nomine a riguardo, ma non sembra possibile – come paventato da alcuni giornali – che la carica del presidente possa essere affidata a chi – come il cardinale presidente dell’Apsa Attilio Nicora – si troverebbe ad essere allo stesso tempo controllato e controllore. Sarà comunque l’Aif a emanare – come ha precisato la Segreteria di Stato – «complesse e delicate disposizioni di attuazione, indispensabili per assicurare che i soggetti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano rispettino i nuovi ed importanti obblighi di anti-riciclaggio e di anti-terrorismo a partire dal 1° aprile 2011, data di entrata in vigore della Legge». Nel motu proprio infine il Papa delega ai tribunali 'civili' della Città del Vaticano di esercitare la giurisdizione penale, «limitatamente alle ipotesi delittuose» configurate nella Legge anti-riciclaggio, anche nei confronti dei Dicasteri delle Curia Romana e degli organismi e enti dipendenti dalla Santa Sede. Così potrebbe capitare che, nel caso ecclesiastici anche di rango contravvengano alla legge anti-riciclaggio e anti-terrorismo, questi incorrano in sanzioni non spirituali ma anche 'materiali', cioè detentive e pecuniarie. Infatti una buona metà della Legge anti-riciclaggio dello Stato della Città del Vaticano emanata ieri (21 dei 43 articoli complessivi) è costituito in una serie di articoli tesi ad integrare il Codice penale Zanardelli del 1889, quello recepito in occasione dei Patti Lateranensi del 1929 e ancora in vigore, con nuove fattispecie di reato e relative pene, ricalcate però sulla normativa attualmente vigente in Italia.
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
I criteri stabiliti dall’Ocse
DI ALESSANDRO BONINI
Una lista nera, una grigia e una bianca: così l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) seleziona i 'buoni' e i 'cattivi' sulla base del rispetto degli standard internazionali antiriciclaggio. Il Vaticano non rientra attualmente in alcuno di questi elenchi, ma è in trattative con l’Ocse e con il Gafi per accedere alla white list.
In base ai criteri stabiliti nel 1998 dall’organizzazione dei Paesi industrializzati una nazione è definita 'paradiso fiscale' se ha una tassazione nulla o solo nominale, se manca la trasparenza nelle transazioni e se le leggi o le pratiche amministrative ostacolano lo scambio di informazioni fiscali con altri governi.
Dopo il G20 del 2009 l’Ocse ha provveduto a pubblicare la lista nera degli Stati, territori o giurisdizioni che non si sono impegnati a rispettare gli standard internazionali. Nella lista grigia rientrano invece le giurisdizioni che si sono impegnate a rispettare gli standard ma che, ad oggi, hanno siglato meno di dodici accordi bilaterali per lo scambio d’informazioni. Sulla lista bianca compaiono le giurisdizioni che hanno seguito le regole internazionali, stipulando almeno 12 accordi conformi agli standard. Su questo fronte l’attività dell’Ocse è affiancata dal Gafi, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali. Il Gafi ha pubblicato 40 raccomandazioni sulla lotta contro il riciclaggio di denaro, riviste in maniera approfondita nel giugno 2003 e 9 raccomandazioni speciali sulla lotta contro il finanziamento del terrorismo adottate in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001. La Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu le hanno riconosciute ufficialmente come standard internazionali e circa 150 Paesi si sono impegnati a rispettarle.
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
Alle radici dell'altare cristiano. Il commento di don Enrico Finotti
Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Fabio.
La glasnost di Benedetto. Cambio di rotta per la finanza vaticana. La spirito riformatore del Papa compie un passo concreto nella direzione della trasparenza. Con atti giuridici molto chiari (Galluzzo)
Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
La glasnost di Benedetto
di Maria Galluzzo
Il papa vara una riforma delle finanze della Santa Sede all’insegna della trasparenza.
Cambio di rotta per la finanza vaticana. La spirito riformatore di Benedetto XVI compie un passo concreto nella direzione della trasparenza. Con atti giuridici molto chiari.
Ieri infatti è stata pubblicata la lettera apostolica in forma di motu proprio con la quale il papa adegua lo stato della Città del Vaticano ma anche la Santa Sede – organo del governo della chiesa cattolica universale – alle norme europee sulla trasparenza finanziaria e all’antiriciclaggio.
Il motu proprio sancisce l’applicazione delle norme della Convenzione monetaria che è stata firmata il 17 dicembre del 2009 a Bruxelles dall’Unione europea e dal Vaticano ed emana in proposito un impianto legislativo molto articolato di contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario.
Il provvedimento ha vigenza immediata per tutti i dicasteri della curia e per tutti gli enti e gli organismi dipendenti dalla Santa Sede, compreso quindi anche l’Istituto per le opere religiose (Ior), presieduto da Ettore Gotti-Tedeschi, da mesi sotto i riflettori della legge antiriciclaggio.
Il motu proprio di Benedetto XVI contiene molte novità in campo finanziario e monetario: lo stato della Città del Vaticano utilizzerà l’euro come moneta ufficiale (il conio pontificio della moneta europea non sarà solo più per la numismatica); viene istituita l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), che in sintesi ricalca la funzione che da noi svolge la Vigilanza di Bankitalia.
Ci sono novità anche sul fronte dei reati, con pene pecuniarie e detentive: ad esempio, reclusione fino a 12 anni per riciclaggio, 15 anni per reati legati al terrorismo e all’eversione.
In una sintesi molto spicciola, d’ora in poi tutte le somme che escono ed entrano dal Vaticano saranno controllate. Con questa nuova legge, spiega direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il Vaticano in sostanza entra nella white list, cioè nell’elenco dei paesi virtuosi in fatto di trasparenza finanziaria deciso dal Gafi, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio dei capitali che fa riferimento all’Ocse.
Una rivoluzione? Certamente la normativa pubblicata ieri rappresenta un atto dovuto da parte del Vaticano. Non attuare la convenzione monetaria europea avrebbe relegato lo stato del papa nella black list, dove si iscrivono stati come le Cayman. Ma anche una grande riforma se si pensa che il piccolo stato Oltretevere è sempre stato considerato un “paradiso fiscale”. Un cambiamento di tale portata deve avere trovato più di un oppositore proprio all’interno della stessa curia.
A sostenere papa Ratzinger nella sua volontà di rinnovamento in questo settore non secondario della vita della Chiesa – come scrive nell’incipit del motu proprio – è stata la consapevolezza che la pace ai tempi della globalizzazione è «minacciata» anche dall’uso «improprio del mercato e dell’economia». Nella cordata che in questi mesi lo ha aiutato a cercare di scrollare dalle spalle della Chiesa il peso degli scandali finanziari c’è il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) – al quale è possibile immaginare che affiderà la guida nel neonato Aif.
Nel gruppo “riformatore” c’è anche il segretario di stato Tarcisio Bertone e Gotti-Tedeschi, che, dopo il sequestro dei 23 milioni allo Ior da parte della procura di Roma, ha spinto sull’acceleratore del processo di trasparenza già in atto.
Ma su tutto c’è un papa etichettato come “arciconservatore”, che sta dando importanti lezioni da “riformatore”.
© Copyright Europa, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
La glasnost di Benedetto
di Maria Galluzzo
Il papa vara una riforma delle finanze della Santa Sede all’insegna della trasparenza.
Cambio di rotta per la finanza vaticana. La spirito riformatore di Benedetto XVI compie un passo concreto nella direzione della trasparenza. Con atti giuridici molto chiari.
Ieri infatti è stata pubblicata la lettera apostolica in forma di motu proprio con la quale il papa adegua lo stato della Città del Vaticano ma anche la Santa Sede – organo del governo della chiesa cattolica universale – alle norme europee sulla trasparenza finanziaria e all’antiriciclaggio.
Il motu proprio sancisce l’applicazione delle norme della Convenzione monetaria che è stata firmata il 17 dicembre del 2009 a Bruxelles dall’Unione europea e dal Vaticano ed emana in proposito un impianto legislativo molto articolato di contrasto delle attività illegali in campo finanziario e monetario.
Il provvedimento ha vigenza immediata per tutti i dicasteri della curia e per tutti gli enti e gli organismi dipendenti dalla Santa Sede, compreso quindi anche l’Istituto per le opere religiose (Ior), presieduto da Ettore Gotti-Tedeschi, da mesi sotto i riflettori della legge antiriciclaggio.
Il motu proprio di Benedetto XVI contiene molte novità in campo finanziario e monetario: lo stato della Città del Vaticano utilizzerà l’euro come moneta ufficiale (il conio pontificio della moneta europea non sarà solo più per la numismatica); viene istituita l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), che in sintesi ricalca la funzione che da noi svolge la Vigilanza di Bankitalia.
Ci sono novità anche sul fronte dei reati, con pene pecuniarie e detentive: ad esempio, reclusione fino a 12 anni per riciclaggio, 15 anni per reati legati al terrorismo e all’eversione.
In una sintesi molto spicciola, d’ora in poi tutte le somme che escono ed entrano dal Vaticano saranno controllate. Con questa nuova legge, spiega direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, il Vaticano in sostanza entra nella white list, cioè nell’elenco dei paesi virtuosi in fatto di trasparenza finanziaria deciso dal Gafi, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio dei capitali che fa riferimento all’Ocse.
Una rivoluzione? Certamente la normativa pubblicata ieri rappresenta un atto dovuto da parte del Vaticano. Non attuare la convenzione monetaria europea avrebbe relegato lo stato del papa nella black list, dove si iscrivono stati come le Cayman. Ma anche una grande riforma se si pensa che il piccolo stato Oltretevere è sempre stato considerato un “paradiso fiscale”. Un cambiamento di tale portata deve avere trovato più di un oppositore proprio all’interno della stessa curia.
A sostenere papa Ratzinger nella sua volontà di rinnovamento in questo settore non secondario della vita della Chiesa – come scrive nell’incipit del motu proprio – è stata la consapevolezza che la pace ai tempi della globalizzazione è «minacciata» anche dall’uso «improprio del mercato e dell’economia». Nella cordata che in questi mesi lo ha aiutato a cercare di scrollare dalle spalle della Chiesa il peso degli scandali finanziari c’è il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Santa Sede) – al quale è possibile immaginare che affiderà la guida nel neonato Aif.
Nel gruppo “riformatore” c’è anche il segretario di stato Tarcisio Bertone e Gotti-Tedeschi, che, dopo il sequestro dei 23 milioni allo Ior da parte della procura di Roma, ha spinto sull’acceleratore del processo di trasparenza già in atto.
Ma su tutto c’è un papa etichettato come “arciconservatore”, che sta dando importanti lezioni da “riformatore”.
© Copyright Europa, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
In sei incontri l'abbraccio del Papa a Roma: dalle visite alle parrocchie ed alla Caritas fino all'incontro in Sinagoga (Gagliarducci)
Su segnalazione di Sonny leggiamo:
In sei incontri l'abbraccio del papa tedesco
Le visite alle parrocchie e alla Caritas fino allo storico appuntamento in Sinagoga
di ANDREA GAGLIARDUCCI
Comincia con la visita alla Sinagoga di Roma e termina con la visita alla parrocchia periferica di San Massimiliano Kolbe l'anno romano del Papa. Joseph Ratzinger, a Roma da 29 anni, Papa da cinque, si può dire a tutti gli effetti cittadino di Roma.
A Roma è legato dagli anni Sessanta, quando vi sbarcò come giovane teologo del Concilio. A Roma ha vissuto come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. L'amore per Roma si è potuto toccare con mano nei sei appuntamenti «romani» di Benedetto XVI nel 2010.
L'anno inizia con un momento storico, la visita del Papa alla sinagoga di Roma. Vi arriva dopo aver percorso la via Catalana, dove si ricordano i mille ebrei romani deportati ad Auschwitz nell'ottobre del '43, e vi resta oltre un'ora.
Applaudito da tutti, nonostante il dibattito provocato nei giorni precedenti la visita riguardo la beatificazione di Pio XII, il Papa risponde al rammarico del mondo ebraico affermando che «la Sede Apostolica agì in modo discreto e nascosto», e ricorda che la visita «si inserisce nel cammino tracciato» per rafforzare i rapporti tra le due grandi religioni.
Il 14 febbraio, Benedetto XVI fa visita alla Caritas di Roma.
Il Papa visita i locali, si informa su tutte le attività, ascolta tutto con grande attenzione, ringrazia gli operatori Caritas per l'impegno.
«Il vostro servizio - dice loro - è molto importante, anche se non è facile. Senza volontari non si fa niente». Il Papa mantiene nel cuore quell'incontro. Così, quando a fine anno riceve in dono un tartufo bianco, lo dona proprio alla Caritas.
Per un giorno i poveri mangiano riso con tartufo bianco, un piatto «da ricchi».
Il pensiero per gli ultimi della città di Roma non è mai venuto meno.
In cinque discorsi (dal 2006 al 2010) ai responsabili della cosa pubblica di Roma (comune e provincia, più i responsabili del Lazio), Benedetto XVI ha tratteggiato l'identikit del buon amministratore, con un approccio alle questioni molto diretto, che va dal problema del rincaro degli alloggi alla centralità della persona umana e alla famiglia. Il 7 marzo, Benedetto XVI dice Messa nella parrocchia di San Giovanni della Croce, a Colle Salario. Lo attendono in centinaia, dalla primissima mattina, e a tutti arriva l'esortazione del Papa: «Non aspettate altri messaggi, fatevi voi stessi missionari di Cristo».
La settimana dopo, il 14 marzo, il Papa è dalla Comunità Luterana di Roma, e con loro prega per l'unità dei cristiani.
Ma il legame di Benedetto XVI con la comunità di Roma si fa ancora più saldo il 24 giugno: la Madonnina del don Orione è stata restaurata, e il Papa va personalmente a dare la sua benedizione, donando a tutti una preghiera alla Madonna da lui composta per l'occasione.
Il 12 dicembre quando il Papa torna nella periferia romana, nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe, nel Prenestino. «Sono venuti - dice ai fedeli - tanti falsi profeti, ideologi, dittatori. Dalle loro promesse, è venuto solo un grande vuoto e distruzione. E oggi sappiamo che "non erano loro"».
© Copyright Il Tempo, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
In sei incontri l'abbraccio del papa tedesco
Le visite alle parrocchie e alla Caritas fino allo storico appuntamento in Sinagoga
di ANDREA GAGLIARDUCCI
Comincia con la visita alla Sinagoga di Roma e termina con la visita alla parrocchia periferica di San Massimiliano Kolbe l'anno romano del Papa. Joseph Ratzinger, a Roma da 29 anni, Papa da cinque, si può dire a tutti gli effetti cittadino di Roma.
A Roma è legato dagli anni Sessanta, quando vi sbarcò come giovane teologo del Concilio. A Roma ha vissuto come prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. L'amore per Roma si è potuto toccare con mano nei sei appuntamenti «romani» di Benedetto XVI nel 2010.
L'anno inizia con un momento storico, la visita del Papa alla sinagoga di Roma. Vi arriva dopo aver percorso la via Catalana, dove si ricordano i mille ebrei romani deportati ad Auschwitz nell'ottobre del '43, e vi resta oltre un'ora.
Applaudito da tutti, nonostante il dibattito provocato nei giorni precedenti la visita riguardo la beatificazione di Pio XII, il Papa risponde al rammarico del mondo ebraico affermando che «la Sede Apostolica agì in modo discreto e nascosto», e ricorda che la visita «si inserisce nel cammino tracciato» per rafforzare i rapporti tra le due grandi religioni.
Il 14 febbraio, Benedetto XVI fa visita alla Caritas di Roma.
Il Papa visita i locali, si informa su tutte le attività, ascolta tutto con grande attenzione, ringrazia gli operatori Caritas per l'impegno.
«Il vostro servizio - dice loro - è molto importante, anche se non è facile. Senza volontari non si fa niente». Il Papa mantiene nel cuore quell'incontro. Così, quando a fine anno riceve in dono un tartufo bianco, lo dona proprio alla Caritas.
Per un giorno i poveri mangiano riso con tartufo bianco, un piatto «da ricchi».
Il pensiero per gli ultimi della città di Roma non è mai venuto meno.
In cinque discorsi (dal 2006 al 2010) ai responsabili della cosa pubblica di Roma (comune e provincia, più i responsabili del Lazio), Benedetto XVI ha tratteggiato l'identikit del buon amministratore, con un approccio alle questioni molto diretto, che va dal problema del rincaro degli alloggi alla centralità della persona umana e alla famiglia. Il 7 marzo, Benedetto XVI dice Messa nella parrocchia di San Giovanni della Croce, a Colle Salario. Lo attendono in centinaia, dalla primissima mattina, e a tutti arriva l'esortazione del Papa: «Non aspettate altri messaggi, fatevi voi stessi missionari di Cristo».
La settimana dopo, il 14 marzo, il Papa è dalla Comunità Luterana di Roma, e con loro prega per l'unità dei cristiani.
Ma il legame di Benedetto XVI con la comunità di Roma si fa ancora più saldo il 24 giugno: la Madonnina del don Orione è stata restaurata, e il Papa va personalmente a dare la sua benedizione, donando a tutti una preghiera alla Madonna da lui composta per l'occasione.
Il 12 dicembre quando il Papa torna nella periferia romana, nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe, nel Prenestino. «Sono venuti - dice ai fedeli - tanti falsi profeti, ideologi, dittatori. Dalle loro promesse, è venuto solo un grande vuoto e distruzione. E oggi sappiamo che "non erano loro"».
© Copyright Il Tempo, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Il “cortile dei gentili” (Padre Giovanni Scalese)
Clicca qui per leggere il commento di Padre Scalese segnalatoci da Alberto.
Lievito dell'umanità: editoriale di padre Lombardi
Lievito dell'umanità: editoriale di padre Lombardi
Domani, 1° gennaio, Benedetto XVI presiederà alle 10.00, nella Basilica Vaticana, la Messa per la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e in occasione della 44.ma Giornata mondiale della pace, che quest'anno si svolge sul tema della libertà religiosa. Per la Chiesa è tempo di bilanci ma soprattutto di prospettive per rilanciare la propria missione al servizio del Vangelo e dell'umanità. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Il Regno di Dio "è come il lievito dell'umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni".
Queste parole del Papa nel suo messaggio natalizio illuminano il passaggio dal vecchio al nuovo anno, tempo di bilanci e di prospettive, con lo sguardo al passato e al futuro. Così è anche per i credenti, che vivono con i piedi ben piantati sulla terra ma con gli occhi aperti allo stesso tempo verso il cielo.
Sia il messaggio del giorno di Natale, sia quello per la Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio, sulla libertà religiosa, dicono l'attenzione intensa della Chiesa per quanto avviene attorno a noi, in ogni continente. Ma va notato soprattutto come la lettura della storia alla luce della fede coglie in profondità il rapporto fra le dimensioni che appaiono più materiali e terrene della vicenda umana e quelle morali e spirituali. In questa prospettiva la libertà religiosa, indissolubilmente connessa alla dignità della persona, è necessaria come "via alla pace". In questa prospettiva, come diceva Papa Benedetto nello storico discorso di Westminster Hall, la religione non è "un problema da risolvere" nella vita della società, ma è parte essenziale della soluzione. Solo nell'alleanza fra ragione e fede, e non nel loro scontro, possiamo guardare con fiducia alle sfide del futuro.
© Copyright Radio Vaticana
Domani, 1° gennaio, Benedetto XVI presiederà alle 10.00, nella Basilica Vaticana, la Messa per la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e in occasione della 44.ma Giornata mondiale della pace, che quest'anno si svolge sul tema della libertà religiosa. Per la Chiesa è tempo di bilanci ma soprattutto di prospettive per rilanciare la propria missione al servizio del Vangelo e dell'umanità. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Il Regno di Dio "è come il lievito dell'umanità: se mancasse, verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo: la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, alla lotta pacifica per la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa, anche in mezzo alle sue contraddizioni".
Queste parole del Papa nel suo messaggio natalizio illuminano il passaggio dal vecchio al nuovo anno, tempo di bilanci e di prospettive, con lo sguardo al passato e al futuro. Così è anche per i credenti, che vivono con i piedi ben piantati sulla terra ma con gli occhi aperti allo stesso tempo verso il cielo.
Sia il messaggio del giorno di Natale, sia quello per la Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio, sulla libertà religiosa, dicono l'attenzione intensa della Chiesa per quanto avviene attorno a noi, in ogni continente. Ma va notato soprattutto come la lettura della storia alla luce della fede coglie in profondità il rapporto fra le dimensioni che appaiono più materiali e terrene della vicenda umana e quelle morali e spirituali. In questa prospettiva la libertà religiosa, indissolubilmente connessa alla dignità della persona, è necessaria come "via alla pace". In questa prospettiva, come diceva Papa Benedetto nello storico discorso di Westminster Hall, la religione non è "un problema da risolvere" nella vita della società, ma è parte essenziale della soluzione. Solo nell'alleanza fra ragione e fede, e non nel loro scontro, possiamo guardare con fiducia alle sfide del futuro.
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Circa 2 milioni e 300 mila le persone che hanno partecipato nel 2010 agli incontri con il Papa in Vaticano (R.V.). Finalmente si è imparato come fornire i dati anche se la stima è molto al ribasso :-)
Su segnalazione di Alessia leggiamo la notizia.
Finalmente possiamo prendere atto, con soddisfazione, della maggiore precisione e della spiegazione dei dati diffusi dalla Prefettura.
Aspettiamo i dati analitici. Per adesso si conferma la sensazione del blog: i fedeli sono ulteriormente aumentati nel 2010 :-)
R.
Circa 2 milioni e 300 mila le persone che hanno partecipato nel 2010 agli incontri con il Papa in Vaticano
Le persone che hanno preso parte, nel corso del 2010, ai diversi tipi di udienze e incontri con Benedetto XVI in Vaticano o a Castel Gandolfo sono stati circa 2 milioni e 300 mila, in aumento di circa 30 mila presenze rispetto al 2009. Il dato presenta un ovvio margine di approssimazione, in quanto se per alcuni appuntamenti, come le udienze generali del mercoledì in Aula Paolo VI o le udienze particolari nel Palazzo Apostolico, la stima può basarsi su una cifra abbastanza precisa di partecipanti (che diventa sempre per difetto quando le udienze si svolgono in Piazza San Pietro), per altri momenti – come l’Angelus o il Regina Coeli domenicale, oppure cerimonie di ampio respiro come quelle legate a canonizzazioni o, ad esempio la chiusura dell’Anno Sacerdotale – il dato è necessariamente più sommario. Nel dettaglio, le presenze alle udienze generali del 2010 si possono quantificare attorno alle 493 mila, in poco più di 178 mila quelle alle udienze particolari, in 381 mila quelle alle celebrazioni liturgiche e in oltre un milione e 200 mila quelle all’Angelus/Regina Coeli.
Queste cifre non tengono in conto le folle che abitualmente si raccolgono attorno al Pontefice in occasione dei suoi viaggi apostolici all’estero, come accaduto nel corso di quest’anno a Malta, in Portogallo, a Cipro, nel Regno Unito e a Santiago de Compostela e Barcellona. In modo analogo, non vengono conteggiate le presenze, quasi sempre superiori alle aspettative, che fanno da cornice alle visite pastorali del Papa in Italia (quest’anno a Torino, Sulmona, Carpineto Romano e Palermo), né le presenze durante le visite del Pontefice nelle parrocchie romane. (A cura di Alessandro De Carolis)
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Finalmente possiamo prendere atto, con soddisfazione, della maggiore precisione e della spiegazione dei dati diffusi dalla Prefettura.
Aspettiamo i dati analitici. Per adesso si conferma la sensazione del blog: i fedeli sono ulteriormente aumentati nel 2010 :-)
R.
Circa 2 milioni e 300 mila le persone che hanno partecipato nel 2010 agli incontri con il Papa in Vaticano
Le persone che hanno preso parte, nel corso del 2010, ai diversi tipi di udienze e incontri con Benedetto XVI in Vaticano o a Castel Gandolfo sono stati circa 2 milioni e 300 mila, in aumento di circa 30 mila presenze rispetto al 2009. Il dato presenta un ovvio margine di approssimazione, in quanto se per alcuni appuntamenti, come le udienze generali del mercoledì in Aula Paolo VI o le udienze particolari nel Palazzo Apostolico, la stima può basarsi su una cifra abbastanza precisa di partecipanti (che diventa sempre per difetto quando le udienze si svolgono in Piazza San Pietro), per altri momenti – come l’Angelus o il Regina Coeli domenicale, oppure cerimonie di ampio respiro come quelle legate a canonizzazioni o, ad esempio la chiusura dell’Anno Sacerdotale – il dato è necessariamente più sommario. Nel dettaglio, le presenze alle udienze generali del 2010 si possono quantificare attorno alle 493 mila, in poco più di 178 mila quelle alle udienze particolari, in 381 mila quelle alle celebrazioni liturgiche e in oltre un milione e 200 mila quelle all’Angelus/Regina Coeli.
Queste cifre non tengono in conto le folle che abitualmente si raccolgono attorno al Pontefice in occasione dei suoi viaggi apostolici all’estero, come accaduto nel corso di quest’anno a Malta, in Portogallo, a Cipro, nel Regno Unito e a Santiago de Compostela e Barcellona. In modo analogo, non vengono conteggiate le presenze, quasi sempre superiori alle aspettative, che fanno da cornice alle visite pastorali del Papa in Italia (quest’anno a Torino, Sulmona, Carpineto Romano e Palermo), né le presenze durante le visite del Pontefice nelle parrocchie romane. (A cura di Alessandro De Carolis)
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Ecco gli "007" della finanza di Papa Ratzinger (Peloso)
Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Ecco gli 007 della finanza di Ratzinger
di Francesco Peloso
Cardinale Nicora. Sarà lui a guidare l’Authority per la trasparenza voluta da Papa Ratzinger. Lo affiancano Marcello Condemi (ex Bankitalia), monsignor Antonio Guido Filipazzi e Giuseppe Dalla Torre (rettore della Lumsa).
Anche il Vaticano avrà d’ora in avanti la sua “authority”.
Benedetto XVI ha infatti dato il suo placet allo statuto che regola la nascita e le funzioni della nuova Autorità d’informazione finanziaria (Aif), cioè dell’organismo che presiederà al controllo delle attività di tutti i dicasteri e gli enti della Santa Sede. Un’unica istituzione centralizzata per scrutare i conti e i movimenti di denaro di ogni settore e ufficio del Vaticano. È questo il cuore della riforma finanziaria voluta, in nome della trasparenza, dal Papa e imposta dall’Unione europea e dalla comunità internazionale impegnate da tempo in una difficile battaglia contro i movimenti di denaro provenienti da traffici illeciti.
Si comincia intanto già a delineare il gruppo di personalità ecclesiali e laiche che avranno un ruolo chiave nella gestione e nella strutturazione dell’organismo.
Si tratta di una bella responsabilità, anche perché l’Aif sarà il referente unico dei vari soggetti che, a livello internazionale, si occupano di trasparenza finanziaria. D’altro canto, spiegano nei sacri palazzi nel giorno della grande svolta, con le nuove leggi il Vaticano «ha accettato tacitamente lo scambio d’informazioni in materia finanziaria con le altre istituzioni». A guidare l’Autorità sarà quasi certamente il cardinale Attilio Nicora, uomo esperto di finanze e di diritto, già ora a capo dell’Apsa, cioè l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, uno dei dicasteri chiave delle finanze vaticane. Nicora è poi membro della commissione cardinalizia di controllo dello Ior, l’Istituto opere religiose, al centro di complesse vicende giudiziarie.
Ma il cardinale non sarà solo. Con lui dovrebbe avere un ruolo importante nel processo di adeguamento del Vaticano alla normativa europea, Marcello Condemi, che già ieri interveniva sull’Osservatore romano per spiegare la portata delle novità introdotte dal Papa. Condemi viene dalla Banca d’Italia dove si occupava già di riciclaggio, inoltre fa parte della delegazione italiana al Gafi, il gruppo d’azione finanziaria internazionale impegnato in prima fila nell’antiriciclaggio e collocato presso l’Ocse di Parigi, il cui scopo è appunto combattere paradisi fiscali e lavaggio del denaro sporco. È il Gafi a definire quali Paesi possono entrare nella “white list” dei Paesi virtuosi in materia di trasparenza finanziaria. Ancora ci sarà monsignor Antonio Guido Filipazzi, funzionario della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Filipazzi è un diplomatico e ha preso parte ai negoziati fra Vaticano e Gafi degli ultimi mesi. U ruolo importante avrà anche Giuseppe Dalla Torre, giurista e rettore dell’università cattolica Lumsa ma con rilevanti incarichi Oltretevere, Dalla Torre è infatti presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Insieme a loro collaborerà strettamente, sia pure dalla sua posizione di presidente dello Ior, il banchiere Ettore Gotti Tedeschi.
Come si vede si tratta di un misto di competenze giuridico, economiche e diplomatiche per un compito che si annuncia tutt’altro che semplice. I tempi d’altro canto sono stretti: la normativa promulgata ieri, infatti, entrerà in vigore a partire dal primo aprile, poi si apre uno spazio di tempo per la sperimentazione e l’aggiornamento di quanto stabilito in base all’esperienza diretta. Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, intanto, ha sottolineato la caratteristica della «indipendenza» dell’Autorità da tutti gli altri organismi della Santa Sede. Si tenga conto, del resto, che in materia di riciclaggio e trasparenza, viene introdotta un’altra novità importante: le notizie in possesso di funzionari vaticani, infatti, sono coperte da segreto d’ufficio «nei confronti di chiunque ad eccezione dell’Autorità di Informazione Finanziaria e dell’Autorità Giudiziaria, inquirente e giudicante, quando, per quest’ultima, le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o per i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente».
© Copyright Il Riformista, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Ecco gli 007 della finanza di Ratzinger
di Francesco Peloso
Cardinale Nicora. Sarà lui a guidare l’Authority per la trasparenza voluta da Papa Ratzinger. Lo affiancano Marcello Condemi (ex Bankitalia), monsignor Antonio Guido Filipazzi e Giuseppe Dalla Torre (rettore della Lumsa).
Anche il Vaticano avrà d’ora in avanti la sua “authority”.
Benedetto XVI ha infatti dato il suo placet allo statuto che regola la nascita e le funzioni della nuova Autorità d’informazione finanziaria (Aif), cioè dell’organismo che presiederà al controllo delle attività di tutti i dicasteri e gli enti della Santa Sede. Un’unica istituzione centralizzata per scrutare i conti e i movimenti di denaro di ogni settore e ufficio del Vaticano. È questo il cuore della riforma finanziaria voluta, in nome della trasparenza, dal Papa e imposta dall’Unione europea e dalla comunità internazionale impegnate da tempo in una difficile battaglia contro i movimenti di denaro provenienti da traffici illeciti.
Si comincia intanto già a delineare il gruppo di personalità ecclesiali e laiche che avranno un ruolo chiave nella gestione e nella strutturazione dell’organismo.
Si tratta di una bella responsabilità, anche perché l’Aif sarà il referente unico dei vari soggetti che, a livello internazionale, si occupano di trasparenza finanziaria. D’altro canto, spiegano nei sacri palazzi nel giorno della grande svolta, con le nuove leggi il Vaticano «ha accettato tacitamente lo scambio d’informazioni in materia finanziaria con le altre istituzioni». A guidare l’Autorità sarà quasi certamente il cardinale Attilio Nicora, uomo esperto di finanze e di diritto, già ora a capo dell’Apsa, cioè l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, uno dei dicasteri chiave delle finanze vaticane. Nicora è poi membro della commissione cardinalizia di controllo dello Ior, l’Istituto opere religiose, al centro di complesse vicende giudiziarie.
Ma il cardinale non sarà solo. Con lui dovrebbe avere un ruolo importante nel processo di adeguamento del Vaticano alla normativa europea, Marcello Condemi, che già ieri interveniva sull’Osservatore romano per spiegare la portata delle novità introdotte dal Papa. Condemi viene dalla Banca d’Italia dove si occupava già di riciclaggio, inoltre fa parte della delegazione italiana al Gafi, il gruppo d’azione finanziaria internazionale impegnato in prima fila nell’antiriciclaggio e collocato presso l’Ocse di Parigi, il cui scopo è appunto combattere paradisi fiscali e lavaggio del denaro sporco. È il Gafi a definire quali Paesi possono entrare nella “white list” dei Paesi virtuosi in materia di trasparenza finanziaria. Ancora ci sarà monsignor Antonio Guido Filipazzi, funzionario della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Filipazzi è un diplomatico e ha preso parte ai negoziati fra Vaticano e Gafi degli ultimi mesi. U ruolo importante avrà anche Giuseppe Dalla Torre, giurista e rettore dell’università cattolica Lumsa ma con rilevanti incarichi Oltretevere, Dalla Torre è infatti presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Insieme a loro collaborerà strettamente, sia pure dalla sua posizione di presidente dello Ior, il banchiere Ettore Gotti Tedeschi.
Come si vede si tratta di un misto di competenze giuridico, economiche e diplomatiche per un compito che si annuncia tutt’altro che semplice. I tempi d’altro canto sono stretti: la normativa promulgata ieri, infatti, entrerà in vigore a partire dal primo aprile, poi si apre uno spazio di tempo per la sperimentazione e l’aggiornamento di quanto stabilito in base all’esperienza diretta. Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, intanto, ha sottolineato la caratteristica della «indipendenza» dell’Autorità da tutti gli altri organismi della Santa Sede. Si tenga conto, del resto, che in materia di riciclaggio e trasparenza, viene introdotta un’altra novità importante: le notizie in possesso di funzionari vaticani, infatti, sono coperte da segreto d’ufficio «nei confronti di chiunque ad eccezione dell’Autorità di Informazione Finanziaria e dell’Autorità Giudiziaria, inquirente e giudicante, quando, per quest’ultima, le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o per i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente».
© Copyright Il Riformista, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Benedetto XVI chiude l’epoca degli scandali finanziari e vara le nuove norme vaticane contro il riciclaggio e il terrorismo (Galeazzi)
BENEDETTO XVI OPERAZIONE TRASPARENZA
Il Papa: stop al riciclaggio
Finanza vaticana, si cambia: la Santa Sede si adegua alle regole internazionali
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Legge 127: sacro business, si cambia.
Benedetto XVI chiude l’epoca degli scandali finanziari (Sindona, Marcinkus, crack Ambrosiano, maxitangente Enimont, gestione immobiliare di Propaganda Fide) e vara le nuove norme vaticane contro il riciclaggio e il terrorismo. La pace, evidenzia Joseph Ratzinger, «è minacciata dall’uso improprio del mercato e dell’economia e dalla violenza terribile e distruttrice che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale».
E se «la comunità internazionale si sta dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo», La Santa Sede approva e «fa proprie le regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione».
Per il reato di riciclaggio sono previsti da 4 a 12 anni di carcere con 15 mila euro di ammenda, e fino a 15 anni per quello di terrorismo. «Un’operazione di trasparenza, onestà e responsabilità voluta dal Pontefice», spiega il portavoce papale padre Federico Lombardi. La legge 127 (preparata dai cardinali Bertone e Nicora) impone a tutti i dicasteri vaticani, gli enti e gli organismi dipendenti dalla Santa Sede, incluso lo Ior, di «operare secondo i principi e i criteri internazionalmente riconosciuti». Per vigilare è stata istituita l’Autorità d’informazione finanziaria (Aif), cioè «un organismo autonomo e indipendente con incisivi compiti di prevenzione».
Sui reati saranno competenti gli «organi giudiziari» d’Oltretevere. Carcere anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni), abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni). «Si eviteranno in futuro gli errori divenuti motivo di scandalo per l’opinione pubblica e i fedeli - precisa Lombardi -. La Chiesa sarà più credibile. Ciò è di importanza vitale per la sua missione». Sotto osservazione soprattutto lo Ior, che ora dovrà sottastare alle nuove regole e ai controlli dell’Aif. Alla presidenza della vigilanza vaticana dovrebbe andare il cardianell Attilio Nicora, mentre per i consiglieri (cinque posti) circolano per ora i nomi di tre professori: Condemi, Dalla Torre e Mirabelli. «Sarebbe ingenuo pensare - sottolinea Lombardi - che l’intelligenza perversa che guida le attività illegali non cerchi di approfittare dei punti deboli e fragili nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalità per insinuarsi al suo interno e violarlo». Il giro di vite sulle transazioni finanziarie ha «motivazioni etiche» e arriva in un momento delicatissimo per la Curia. Su segnalazione di Bankitalia e proprio per violazione della normativa internazionale anti-riciclaggio, la Procura di Roma tiene ancora sequestrati i 23 milioni di euro (depositati al Credito Artigiano) per i quali rischiano di essere rinviati a giudizio il presidente dello Ior Gotti Tedeschi e il dg Cipriani. Per i pm romani, «ignorando i criteri di trasparenza delle operazioni bancarie, lo Ior non rispetta le procedure di tracciabilità e non dice di chi sono i soldi bloccati». Sullo sfondo l’ombra inquietante dei movimenti di denaro della «cricca» coinvolta negli appalti del G8 e di Propaganda Fide (da «don Bancomat» Evaldo Biasini al discusso imprenditore Diego Anemone).
La Segreteria di Stato sta monitorando i conti allo Ior di laici esterni, ma a fugare le nubi giudiziarie non sono bastati gli interrogatori di Gotti Tedeschi e Cipriani, che, a differenza di Marcinkus nel crack Ambrosiano, hanno rinunciato allo scudo della Santa Sede per rispondere alle domande dei magistrati.
Senza però convincerli che si sia trattato di un «equivoco formale». Poiché Ior «non ha comunicato per chi intendesse eseguire le operazioni, né la loro natura e scopo», è stato negato il dissequestro dei fondi. Intanto esce dal Consiglio di sovrintendenza il banchiere Giovanni De Censi, presidente del Credito Valtellinese, ufficialmente per motivi di salute ma in realtà entrato in rotta di collisione con la commissione cardinalizia di vigilanza proprio sui controlli di Bankitalia nel «caso Credito Artigiano». Sono in corso nei Sacri Palazzi le consultazioni per trovare un sostituto di De Censi mentre si lavora per ottenere dall’Ocse l’inserimento nella white list. La parola d’ordine è «voltare pagina» rispetto a vecchie operazioni da «lavanderia» off shore e ai conti segreti di tangentisti e mafiosi. Nessuno «smacco d’immagine» è più ammesso soprattutto alla luce delle bufere sul «sacro mattone». Nell’operazione di pulizia, infatti, il nuovo Ior di Gotti Tedeschi era diventato il modello da seguire anche negli altri uffici economici della Santa Sede. Lo schiaffo dell’indagine di Roma e l’incubo dei vertici sotto processo destabilizzano il «cambio di passo», proiettando l’ombra di un «passato che non passa», quasi che «tutto sia mutato (in apparenza), perché nulla cambi (in sostanza)».
Quasi che si continui ad agire «come si è sempre fatto», secondo un copione ultradecennale che prescinde dalla glasnost di Benedetto XVI. Con il Motu proprio è il Papa in persona a imporre l’altolà.
“PADRE LOMBARDI «Così saremo più credibili: una condizione irrinunciabile per il nostro ministero»”
“LO IOR Dovrà sottostare ai controlli del nuovo organismo di vigilanza del Pontefice”
“LA PROCURA DI ROMA Ha ancora sotto sequestro i 23 milioni depositati dallo Ior al Credito Artigiano”
“ASPETTANDO L’OCSE Partita la richiesta di entrare nella lista dei Paesi trasparenti Ma ci vorrà tempo”
© Copyright La Stampa, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Il Papa: stop al riciclaggio
Finanza vaticana, si cambia: la Santa Sede si adegua alle regole internazionali
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Legge 127: sacro business, si cambia.
Benedetto XVI chiude l’epoca degli scandali finanziari (Sindona, Marcinkus, crack Ambrosiano, maxitangente Enimont, gestione immobiliare di Propaganda Fide) e vara le nuove norme vaticane contro il riciclaggio e il terrorismo. La pace, evidenzia Joseph Ratzinger, «è minacciata dall’uso improprio del mercato e dell’economia e dalla violenza terribile e distruttrice che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale».
E se «la comunità internazionale si sta dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo», La Santa Sede approva e «fa proprie le regole nell’utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione».
Per il reato di riciclaggio sono previsti da 4 a 12 anni di carcere con 15 mila euro di ammenda, e fino a 15 anni per quello di terrorismo. «Un’operazione di trasparenza, onestà e responsabilità voluta dal Pontefice», spiega il portavoce papale padre Federico Lombardi. La legge 127 (preparata dai cardinali Bertone e Nicora) impone a tutti i dicasteri vaticani, gli enti e gli organismi dipendenti dalla Santa Sede, incluso lo Ior, di «operare secondo i principi e i criteri internazionalmente riconosciuti». Per vigilare è stata istituita l’Autorità d’informazione finanziaria (Aif), cioè «un organismo autonomo e indipendente con incisivi compiti di prevenzione».
Sui reati saranno competenti gli «organi giudiziari» d’Oltretevere. Carcere anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni), abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni). «Si eviteranno in futuro gli errori divenuti motivo di scandalo per l’opinione pubblica e i fedeli - precisa Lombardi -. La Chiesa sarà più credibile. Ciò è di importanza vitale per la sua missione». Sotto osservazione soprattutto lo Ior, che ora dovrà sottastare alle nuove regole e ai controlli dell’Aif. Alla presidenza della vigilanza vaticana dovrebbe andare il cardianell Attilio Nicora, mentre per i consiglieri (cinque posti) circolano per ora i nomi di tre professori: Condemi, Dalla Torre e Mirabelli. «Sarebbe ingenuo pensare - sottolinea Lombardi - che l’intelligenza perversa che guida le attività illegali non cerchi di approfittare dei punti deboli e fragili nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalità per insinuarsi al suo interno e violarlo». Il giro di vite sulle transazioni finanziarie ha «motivazioni etiche» e arriva in un momento delicatissimo per la Curia. Su segnalazione di Bankitalia e proprio per violazione della normativa internazionale anti-riciclaggio, la Procura di Roma tiene ancora sequestrati i 23 milioni di euro (depositati al Credito Artigiano) per i quali rischiano di essere rinviati a giudizio il presidente dello Ior Gotti Tedeschi e il dg Cipriani. Per i pm romani, «ignorando i criteri di trasparenza delle operazioni bancarie, lo Ior non rispetta le procedure di tracciabilità e non dice di chi sono i soldi bloccati». Sullo sfondo l’ombra inquietante dei movimenti di denaro della «cricca» coinvolta negli appalti del G8 e di Propaganda Fide (da «don Bancomat» Evaldo Biasini al discusso imprenditore Diego Anemone).
La Segreteria di Stato sta monitorando i conti allo Ior di laici esterni, ma a fugare le nubi giudiziarie non sono bastati gli interrogatori di Gotti Tedeschi e Cipriani, che, a differenza di Marcinkus nel crack Ambrosiano, hanno rinunciato allo scudo della Santa Sede per rispondere alle domande dei magistrati.
Senza però convincerli che si sia trattato di un «equivoco formale». Poiché Ior «non ha comunicato per chi intendesse eseguire le operazioni, né la loro natura e scopo», è stato negato il dissequestro dei fondi. Intanto esce dal Consiglio di sovrintendenza il banchiere Giovanni De Censi, presidente del Credito Valtellinese, ufficialmente per motivi di salute ma in realtà entrato in rotta di collisione con la commissione cardinalizia di vigilanza proprio sui controlli di Bankitalia nel «caso Credito Artigiano». Sono in corso nei Sacri Palazzi le consultazioni per trovare un sostituto di De Censi mentre si lavora per ottenere dall’Ocse l’inserimento nella white list. La parola d’ordine è «voltare pagina» rispetto a vecchie operazioni da «lavanderia» off shore e ai conti segreti di tangentisti e mafiosi. Nessuno «smacco d’immagine» è più ammesso soprattutto alla luce delle bufere sul «sacro mattone». Nell’operazione di pulizia, infatti, il nuovo Ior di Gotti Tedeschi era diventato il modello da seguire anche negli altri uffici economici della Santa Sede. Lo schiaffo dell’indagine di Roma e l’incubo dei vertici sotto processo destabilizzano il «cambio di passo», proiettando l’ombra di un «passato che non passa», quasi che «tutto sia mutato (in apparenza), perché nulla cambi (in sostanza)».
Quasi che si continui ad agire «come si è sempre fatto», secondo un copione ultradecennale che prescinde dalla glasnost di Benedetto XVI. Con il Motu proprio è il Papa in persona a imporre l’altolà.
“PADRE LOMBARDI «Così saremo più credibili: una condizione irrinunciabile per il nostro ministero»”
“LO IOR Dovrà sottostare ai controlli del nuovo organismo di vigilanza del Pontefice”
“LA PROCURA DI ROMA Ha ancora sotto sequestro i 23 milioni depositati dallo Ior al Credito Artigiano”
“ASPETTANDO L’OCSE Partita la richiesta di entrare nella lista dei Paesi trasparenti Ma ci vorrà tempo”
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Il 30 dicembre 2010 diventa una data memorabile nella storia della Chiesa (Zizola)
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Il 2010 di Benedetto XVI, pastore mite e fermo che annuncia Cristo, luce del mondo, tra persecuzioni, penitenza e rinnovamento (Radio Vaticana)
Il 2010 di Benedetto XVI, pastore mite e fermo che annuncia Cristo, luce del mondo, tra persecuzioni, penitenza e rinnovamento
Stasera alle ore 18, nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiede i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, con il tradizionale Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno. Quindi, il Papa visiterà il Presepe in Piazza San Pietro. Saranno questi gli ultimi atti del 2010 di Benedetto XVI. Un anno intenso, che ripercorriamo nel servizio di Alessandro Gisotti:
Il mare è stato spesso agitato nel 2010, ma Benedetto XVI, Pastore mite e fermo, ha tenuto saldamente il timone della Barca di Pietro. Fin dall’inizio dell’anno, con l’udienza di metà febbraio ai vescovi dell’Irlanda, il Papa traccia la via della penitenza e del rinnovamento per affrontare lo scandalo degli abusi sui minori da parte di membri del clero. Un “crimine abominevole”, lo definisce, e “un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a Sua immagine”.
Il 20 marzo viene pubblicata la Lettera ai cattolici irlandesi, documento in cui il Papa scrive che tali abusi “hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione”. Toccanti le parole di Benedetto XVI a conclusione dell’Anno Sacerdotale, celebrato l’11 giugno in Piazza San Pietro, davanti a 15 mila sacerdoti provenienti da 97 nazioni:
“Era da aspettarsi che al ‘nemico’ questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo (applausi). E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. (Messa per i sacerdoti, 11 giugno 2010)
Il Papa assicura l’impegno della Chiesa a intraprendere la strada della purificazione ed esprime la sua profonda solidarietà alle vittime:
“Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”. (Messa per i sacerdoti, 11 giugno 2010)
Nel corso dell’anno, come già accaduto precedentemente in Australia e Stati Uniti, il Papa incontra un gruppo di vittime degli abusi a Malta e poi a Londra.
Vengono, inoltre, rese più efficaci le norme per affrontare “i delitti più gravi” compiuti dai sacerdoti e, nel segno della trasparenza, viene pubblicata sul sito web del Vaticano una pagina sulla risposta della Chiesa agli abusi sui minori.
In questo sforzo di purificazione, va annoverata anche la visita apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo che condanna la vita “priva di scrupoli” del fondatore padre Maciel Degollado.
Nel discorso per gli auguri natalizi alla Curia Romana, il Papa torna a parlare dello scandalo degli abusi e a ribadire l’impegno della Chiesa:
“Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio”. (Discorso alla Curia, 20 dicembre 2010)
Se lo scandalo della pedofilia segna profondamente la vita interna della Chiesa, il 2010 è anche contraddistinto da violenti attacchi esterni, con la recrudescenza delle persecuzioni anticristiane. Il Papa dedica proprio al tema della libertà religiosa il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace dove definisce i cristiani il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Nel discorso alla Curia Romana, inoltre, usa per la prima volta il termine “cristianofobia”. Accorato l’appello a fermare le violenze anticristiane dopo la terribile strage alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad, del 31 ottobre:
“Prego per le vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione. Esprimo inoltre la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, nuovamente colpita, e incoraggio pastori e fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza”. (Angelus, 1 novembre 2010)
Ai cristiani discriminati, il Pontefice si rivolge con parole di incoraggiamento nel Messaggio “Urbi et Orbi” di Natale, con un pensiero speciale ai cristiani in Cina:
“...affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del ‘Dio con noi’ doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti”. (Messaggio Natale, 25 dicembre 2010)
Del resto, in più occasioni, il Papa mette in guardia dal tentativo che si va rafforzando nelle società secolarizzate dell’Occidente di escludere la fede dalla dimensione pubblica, in particolare cancellando i segni visibili del Cristianesimo. C’è bisogno di una “Nuova evangelizzazione”, ne è convinto Benedetto XVI, che per questa impegnativa e inedita missione istituisce un nuovo dicastero:
“Ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di 'Pontificio Consiglio', con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di 'eclissi del senso di Dio', che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. (Primi Vespri, 28 giugno 2010)
Proprio l’accento sul ruolo e il contributo che la fede può dare ad una società moderna è la chiave di lettura dello storico viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, culminato nella Beatificazione del cardinale Newman, testimone convincente del dialogo possibile tra fede e ragione. Memorabile resta il discorso del Pontefice a Westminster Hall:
“In quel luogo così prestigioso ho sottolineato che la religione, per i legislatori, non deve rappresentare un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al cammino storico e al dibattito pubblico della nazione, in particolare nel richiamare l’importanza essenziale del fondamento etico per le scelte nei vari settori della vita sociale”. (Udienza generale, 22 settembre 2010)
Quello nel Regno Unito è uno dei cinque viaggi apostolici internazionali di Benedetto XVI, che nel 2010 visiterà anche Malta sulle orme di San Paolo, Fatima dove si farà pellegrino ai piedi della Vergine, Santiago de Compostela, nell’Anno Santo giacobeo, e Barcellona nel segno di Gaudì. Storica la visita di giugno a Cipro, la prima volta di un Pontefice nell’isola divisa del Mediterraneo e che avviene all’indomani della barbara uccisione in Turchia del vescovo Luigi Padovese. A Nicosia, il Papa consegna l’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si tiene in ottobre in Vaticano. Un evento, è l’auspicio del Papa, che possa aiutare a costruire ponti di pace in Terra Santa:
“La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente. (…) Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo per la pace nel Medio Oriente, impegnandoci affinché tale dono di Dio offerto agli uomini di buona volontà si diffonda nel mondo intero”. (Messa conclusione Sinodo, 24 ottobre 2010)
Nel 2010, il Papa compie anche quattro visite pastorali in Italia: a Carpineto Romano, Sulmona e Palermo, dove invita i giovani a “non cedere alle suggestioni della mafia”.
Intensa la visita del Papa a Torino dove si raccoglie in preghiera dinnanzi alla Santa Sindone, che definisce “icona del Sabato Santo”. Quel telo sepolcrale, è la meditazione del Papa, ci fa comprendere che Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso il nostro rimanere nella morte:
“Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui”. (Venerazione della Santa Sindone, 2 maggio 2010)
Numerose anche le visite nella sua diocesi di Roma: dalle parrocchie al Seminario Romano Maggiore, dalla Madonna di Montemario all’Ostello Caritas. Di valore ecumenico, la visita alla chiesa evangelica luterana; storica quella d’inizio anno alla sinagoga di Roma. Il Papa auspica che cristiani ed ebrei possano testimoniare assieme la fede nell’unico Dio. E non manca di rievocare il dramma sconvolgente della Shoah:
“La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!” (Discorso alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010)
Due i documenti di Benedetto XVI che hanno destato particolare attenzione quest’anno: il libro intervista “Luce del Mondo” e l’Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini”. Il Papa ribadisce, con questo documento, la necessità di rimettere la Parola di Dio al centro della vita dei cristiani:
“…tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo (n. 96). I problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente”. (Discorso alla Plenaria della Cultura, 13 novembre 2010)
Il 2010 di Benedetto XVI è fatto anche di appuntamenti tradizionali come gli Angelus domenicali e le udienze generali.
In particolare, le 45 catechesi del mercoledì rappresentano uno scrigno di meditazioni su figure universalmente note come San Francesco e San Domenico ma anche su mistiche meno conosciute che, grazie al Papa, tornano a parlare ai fedeli di oggi. Da settembre, in particolare, il Papa ha intrapreso un ciclo di catechesi sulle figure femminili nella Chiesa. Quest’anno, Benedetto XVI ha inoltre ricevuto in visita ad Limina i presuli di oltre 15 Stati, tra cui spicca il Brasile che annovera la più grande Conferenza episcopale del mondo. Ed ha celebrato il suo terzo Concistoro, nel quale ha creato 24 cardinali.
Sei i nuovi Santi, canonizzati il 17 ottobre in Piazza San Pietro, tra cui Mary MacKillop, prima australiana elevata all’onore degli altari. Tra le decisioni importanti del Papa anche l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle apparizioni mariane di Medjugorje, e la pubblicazione di un motu proprio sulla prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario nello Stato vaticano. “La Chiesa è giovane”, aveva affermato Benedetto XVI nella Messa d’inizio Pontificato. Una convinzione colma di speranza che il Papa ha ripetuto anche in quest’anno vissuto intensamente:
“Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia". (Discorso alla Bayerischer Rundfunk, Castel Gandolfo, 29 luglio 2010)
© Copyright Radio Vaticana
Stasera alle ore 18, nella Basilica Vaticana, Benedetto XVI presiede i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, con il tradizionale Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno. Quindi, il Papa visiterà il Presepe in Piazza San Pietro. Saranno questi gli ultimi atti del 2010 di Benedetto XVI. Un anno intenso, che ripercorriamo nel servizio di Alessandro Gisotti:
Il mare è stato spesso agitato nel 2010, ma Benedetto XVI, Pastore mite e fermo, ha tenuto saldamente il timone della Barca di Pietro. Fin dall’inizio dell’anno, con l’udienza di metà febbraio ai vescovi dell’Irlanda, il Papa traccia la via della penitenza e del rinnovamento per affrontare lo scandalo degli abusi sui minori da parte di membri del clero. Un “crimine abominevole”, lo definisce, e “un grave peccato che offende Dio e ferisce la dignità della persona umana creata a Sua immagine”.
Il 20 marzo viene pubblicata la Lettera ai cattolici irlandesi, documento in cui il Papa scrive che tali abusi “hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione”. Toccanti le parole di Benedetto XVI a conclusione dell’Anno Sacerdotale, celebrato l’11 giugno in Piazza San Pietro, davanti a 15 mila sacerdoti provenienti da 97 nazioni:
“Era da aspettarsi che al ‘nemico’ questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo (applausi). E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. (Messa per i sacerdoti, 11 giugno 2010)
Il Papa assicura l’impegno della Chiesa a intraprendere la strada della purificazione ed esprime la sua profonda solidarietà alle vittime:
“Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”. (Messa per i sacerdoti, 11 giugno 2010)
Nel corso dell’anno, come già accaduto precedentemente in Australia e Stati Uniti, il Papa incontra un gruppo di vittime degli abusi a Malta e poi a Londra.
Vengono, inoltre, rese più efficaci le norme per affrontare “i delitti più gravi” compiuti dai sacerdoti e, nel segno della trasparenza, viene pubblicata sul sito web del Vaticano una pagina sulla risposta della Chiesa agli abusi sui minori.
In questo sforzo di purificazione, va annoverata anche la visita apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo che condanna la vita “priva di scrupoli” del fondatore padre Maciel Degollado.
Nel discorso per gli auguri natalizi alla Curia Romana, il Papa torna a parlare dello scandalo degli abusi e a ribadire l’impegno della Chiesa:
“Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio”. (Discorso alla Curia, 20 dicembre 2010)
Se lo scandalo della pedofilia segna profondamente la vita interna della Chiesa, il 2010 è anche contraddistinto da violenti attacchi esterni, con la recrudescenza delle persecuzioni anticristiane. Il Papa dedica proprio al tema della libertà religiosa il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace dove definisce i cristiani il gruppo religioso più perseguitato al mondo. Nel discorso alla Curia Romana, inoltre, usa per la prima volta il termine “cristianofobia”. Accorato l’appello a fermare le violenze anticristiane dopo la terribile strage alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad, del 31 ottobre:
“Prego per le vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione. Esprimo inoltre la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, nuovamente colpita, e incoraggio pastori e fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza”. (Angelus, 1 novembre 2010)
Ai cristiani discriminati, il Pontefice si rivolge con parole di incoraggiamento nel Messaggio “Urbi et Orbi” di Natale, con un pensiero speciale ai cristiani in Cina:
“...affinché non si perdano d’animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza. L’amore del ‘Dio con noi’ doni perseveranza a tutte le comunità cristiane che soffrono discriminazione e persecuzione, ed ispiri i leader politici e religiosi ad impegnarsi per il pieno rispetto della libertà religiosa di tutti”. (Messaggio Natale, 25 dicembre 2010)
Del resto, in più occasioni, il Papa mette in guardia dal tentativo che si va rafforzando nelle società secolarizzate dell’Occidente di escludere la fede dalla dimensione pubblica, in particolare cancellando i segni visibili del Cristianesimo. C’è bisogno di una “Nuova evangelizzazione”, ne è convinto Benedetto XVI, che per questa impegnativa e inedita missione istituisce un nuovo dicastero:
“Ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di 'Pontificio Consiglio', con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di 'eclissi del senso di Dio', che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. (Primi Vespri, 28 giugno 2010)
Proprio l’accento sul ruolo e il contributo che la fede può dare ad una società moderna è la chiave di lettura dello storico viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, culminato nella Beatificazione del cardinale Newman, testimone convincente del dialogo possibile tra fede e ragione. Memorabile resta il discorso del Pontefice a Westminster Hall:
“In quel luogo così prestigioso ho sottolineato che la religione, per i legislatori, non deve rappresentare un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al cammino storico e al dibattito pubblico della nazione, in particolare nel richiamare l’importanza essenziale del fondamento etico per le scelte nei vari settori della vita sociale”. (Udienza generale, 22 settembre 2010)
Quello nel Regno Unito è uno dei cinque viaggi apostolici internazionali di Benedetto XVI, che nel 2010 visiterà anche Malta sulle orme di San Paolo, Fatima dove si farà pellegrino ai piedi della Vergine, Santiago de Compostela, nell’Anno Santo giacobeo, e Barcellona nel segno di Gaudì. Storica la visita di giugno a Cipro, la prima volta di un Pontefice nell’isola divisa del Mediterraneo e che avviene all’indomani della barbara uccisione in Turchia del vescovo Luigi Padovese. A Nicosia, il Papa consegna l’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si tiene in ottobre in Vaticano. Un evento, è l’auspicio del Papa, che possa aiutare a costruire ponti di pace in Terra Santa:
“La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente. (…) Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo per la pace nel Medio Oriente, impegnandoci affinché tale dono di Dio offerto agli uomini di buona volontà si diffonda nel mondo intero”. (Messa conclusione Sinodo, 24 ottobre 2010)
Nel 2010, il Papa compie anche quattro visite pastorali in Italia: a Carpineto Romano, Sulmona e Palermo, dove invita i giovani a “non cedere alle suggestioni della mafia”.
Intensa la visita del Papa a Torino dove si raccoglie in preghiera dinnanzi alla Santa Sindone, che definisce “icona del Sabato Santo”. Quel telo sepolcrale, è la meditazione del Papa, ci fa comprendere che Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso il nostro rimanere nella morte:
“Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui”. (Venerazione della Santa Sindone, 2 maggio 2010)
Numerose anche le visite nella sua diocesi di Roma: dalle parrocchie al Seminario Romano Maggiore, dalla Madonna di Montemario all’Ostello Caritas. Di valore ecumenico, la visita alla chiesa evangelica luterana; storica quella d’inizio anno alla sinagoga di Roma. Il Papa auspica che cristiani ed ebrei possano testimoniare assieme la fede nell’unico Dio. E non manca di rievocare il dramma sconvolgente della Shoah:
“La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!” (Discorso alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010)
Due i documenti di Benedetto XVI che hanno destato particolare attenzione quest’anno: il libro intervista “Luce del Mondo” e l’Esortazione apostolica post-sinodale “Verbum Domini”. Il Papa ribadisce, con questo documento, la necessità di rimettere la Parola di Dio al centro della vita dei cristiani:
“…tanti cristiani hanno bisogno che sia loro riannunciata in modo persuasivo la Parola di Dio, così da poter sperimentare concretamente la forza del Vangelo (n. 96). I problemi sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente”. (Discorso alla Plenaria della Cultura, 13 novembre 2010)
Il 2010 di Benedetto XVI è fatto anche di appuntamenti tradizionali come gli Angelus domenicali e le udienze generali.
In particolare, le 45 catechesi del mercoledì rappresentano uno scrigno di meditazioni su figure universalmente note come San Francesco e San Domenico ma anche su mistiche meno conosciute che, grazie al Papa, tornano a parlare ai fedeli di oggi. Da settembre, in particolare, il Papa ha intrapreso un ciclo di catechesi sulle figure femminili nella Chiesa. Quest’anno, Benedetto XVI ha inoltre ricevuto in visita ad Limina i presuli di oltre 15 Stati, tra cui spicca il Brasile che annovera la più grande Conferenza episcopale del mondo. Ed ha celebrato il suo terzo Concistoro, nel quale ha creato 24 cardinali.
Sei i nuovi Santi, canonizzati il 17 ottobre in Piazza San Pietro, tra cui Mary MacKillop, prima australiana elevata all’onore degli altari. Tra le decisioni importanti del Papa anche l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sulle apparizioni mariane di Medjugorje, e la pubblicazione di un motu proprio sulla prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario nello Stato vaticano. “La Chiesa è giovane”, aveva affermato Benedetto XVI nella Messa d’inizio Pontificato. Una convinzione colma di speranza che il Papa ha ripetuto anche in quest’anno vissuto intensamente:
“Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia". (Discorso alla Bayerischer Rundfunk, Castel Gandolfo, 29 luglio 2010)
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Il Papa esalta i Pueri Cantores: il vostro ruolo è importante (Izzo)
PAPA: ESALTA PUERI CANTORES, VOSTRO RUOLO E' IMPORTANTE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 dic.
"Ricordate sempre che il vostro canto e' un servizio: a Dio, anzitutto, ai propri compagni di fede, perche' rafforza nel cuore e nella mente la preghiera a Cristo, ed e' un servizio a tutta la Chiesa, che offre un anticipo della liturgia celeste che e' l'obiettivo di tutto il culto vero, quando i cori di angeli e santi si uniscono in una canzone senza fine di amore e di lode". Lo ha detto il Papa nel discorso rivolto ai circa 5mila ragazzi e ragazze appartenenti a numerosi cori di varia provenienza mondiale, che hanno partecipato in questi giorni, a Roma e in Vaticano, al 36esimo Congresso della Federazione internazionale dei Pueri Cantores. A loro Benedetto XVI ha espresso la propria gratitudine in otto lingue, dall'inglese al russo, con un medesimo pensiero: esaltare nel mondo di oggi, dispersivo e in apparenza lontano dalla fede, "l'apostolato del canto corale nella liturgia". "Date voce - ha detto ai ragazzi - al desiderio naturale di ogni essere umano di glorificarlo, con canti d'amore". Per il Pontefice, "e' difficile trovare le parole per esprimere la gioia dell'incontro amoroso dell'anima con Dio". Eppure, ha aggiunto, "la bella musica e' in grado di esprimere qualcosa del mistero dell'amore di Dio per noi e del nostro per Lui". Erano presenti oggi nell'Aula Nervi un centinaio di cori
di 14 Paesi di quattro continenti, con tremila voci di ragazzi e ragazze dai 7 ai 17 anni. Tra gli altri, c'erano gruppi arrivati da Stati Uniti, Svezia, Irlanda, Lettonia, Sud Corea, Ucraina, e dalle nazioni di lingua spagnola e portoghese. "Cercare le parole e le note giuste per cantare a Dio vuol dire - ha detto loro il Papa - portare l'anima di chi ascolta il canto a far suo in qualche modo un pezzetto di cielo, a toccare con le corde del cuore l'amore di Dio". "Da sempre - ha concluso - i cristiani hanno compreso queste parole come un canto e ne hanno preso spunto a loro volta per rendere onore a Dio attraverso la musica. Anche voi, con il vostro canto, partecipate a questo compito, perche' Dio sia magnificato e gli uomini abbiano grande gioia".
© Copyright (AGI)
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 dic.
"Ricordate sempre che il vostro canto e' un servizio: a Dio, anzitutto, ai propri compagni di fede, perche' rafforza nel cuore e nella mente la preghiera a Cristo, ed e' un servizio a tutta la Chiesa, che offre un anticipo della liturgia celeste che e' l'obiettivo di tutto il culto vero, quando i cori di angeli e santi si uniscono in una canzone senza fine di amore e di lode". Lo ha detto il Papa nel discorso rivolto ai circa 5mila ragazzi e ragazze appartenenti a numerosi cori di varia provenienza mondiale, che hanno partecipato in questi giorni, a Roma e in Vaticano, al 36esimo Congresso della Federazione internazionale dei Pueri Cantores. A loro Benedetto XVI ha espresso la propria gratitudine in otto lingue, dall'inglese al russo, con un medesimo pensiero: esaltare nel mondo di oggi, dispersivo e in apparenza lontano dalla fede, "l'apostolato del canto corale nella liturgia". "Date voce - ha detto ai ragazzi - al desiderio naturale di ogni essere umano di glorificarlo, con canti d'amore". Per il Pontefice, "e' difficile trovare le parole per esprimere la gioia dell'incontro amoroso dell'anima con Dio". Eppure, ha aggiunto, "la bella musica e' in grado di esprimere qualcosa del mistero dell'amore di Dio per noi e del nostro per Lui". Erano presenti oggi nell'Aula Nervi un centinaio di cori
di 14 Paesi di quattro continenti, con tremila voci di ragazzi e ragazze dai 7 ai 17 anni. Tra gli altri, c'erano gruppi arrivati da Stati Uniti, Svezia, Irlanda, Lettonia, Sud Corea, Ucraina, e dalle nazioni di lingua spagnola e portoghese. "Cercare le parole e le note giuste per cantare a Dio vuol dire - ha detto loro il Papa - portare l'anima di chi ascolta il canto a far suo in qualche modo un pezzetto di cielo, a toccare con le corde del cuore l'amore di Dio". "Da sempre - ha concluso - i cristiani hanno compreso queste parole come un canto e ne hanno preso spunto a loro volta per rendere onore a Dio attraverso la musica. Anche voi, con il vostro canto, partecipate a questo compito, perche' Dio sia magnificato e gli uomini abbiano grande gioia".
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Vaticano e capitali, la stretta del Papa (Alberto Melloni)
Clicca qui per leggere il commento.
Domanda: tutte queste richieste di trasparenza e coerenza al Papa sullo Ior venivano fatte anche nei decenni passati oppure vengono avanzate solo ora, sotto l'attuale Pontificato?
Domanda: tutte queste richieste di trasparenza e coerenza al Papa sullo Ior venivano fatte anche nei decenni passati oppure vengono avanzate solo ora, sotto l'attuale Pontificato?
Il motu proprio del Papa è visto dal New York Times come una vittoria della trasparenza di Benedetto su una parte della gerarchia
Clicca qui per leggere l'articolo di Rachel Donadio.
Per aver reso trasparente lo Ior Benedetto XVI ha dato ancora una volta prova della profondità del suo pensiero e di quanto sia capace di incidere sulla società contemporanea (Sole 24 Ore)
Leggiamo questo bel corsivo non firmato e, quindi, probabilmente attribuibile al direttore Riotta.
R.
Commenti e idee
Joseph Ratzinger / Un'anima per il mercato
Per i suoi continui richiami alla comunità economica e finanziaria contro l'eogismo e lo sfruttamento selvaggio delle risorse.
Per aver reso trasparente lo Ior
Il Papa teologo ha dato ancora una volta prova della profondità del suo pensiero e di quanto sia capace di incidere sulla società contemporanea.
I suoi continui richiami al mondo dell'economia e della finanza, originati dall'enciclica Caritas in veritate, contro gli egoismi e il nichilismo della società contemporanea non sono passati inosservati. Come deve far riflettere il monito sullo sfruttamento delle risorse, prima di tutto quelle agricole, a danno dei paesi più poveri.
In ultimo il motu proprio rilasciato proprio ieri sulla trasparenza della finanza del Vaticano che chiude nel migliore dei modi una lunga parentesi di opacità della banca vaticana.
© Copyright Il Sole 24 Ore, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
R.
Commenti e idee
Joseph Ratzinger / Un'anima per il mercato
Per i suoi continui richiami alla comunità economica e finanziaria contro l'eogismo e lo sfruttamento selvaggio delle risorse.
Per aver reso trasparente lo Ior
Il Papa teologo ha dato ancora una volta prova della profondità del suo pensiero e di quanto sia capace di incidere sulla società contemporanea.
I suoi continui richiami al mondo dell'economia e della finanza, originati dall'enciclica Caritas in veritate, contro gli egoismi e il nichilismo della società contemporanea non sono passati inosservati. Come deve far riflettere il monito sullo sfruttamento delle risorse, prima di tutto quelle agricole, a danno dei paesi più poveri.
In ultimo il motu proprio rilasciato proprio ieri sulla trasparenza della finanza del Vaticano che chiude nel migliore dei modi una lunga parentesi di opacità della banca vaticana.
© Copyright Il Sole 24 Ore, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Benedetto XVI è mite, umile, ma sa essere al contempo deciso. Lo dimostrano il "Motu proprio" contro le frodi ed il riciclaggio e le severissime norme antipedofilia (Tornielli)
Finanza vaticana, le Mani pulite del Papa
di Andrea Tornielli
La decisione di Benedetto XVI di applicare a tutti gli enti della Santa Sede le norme internazionali contro le frodi e il riciclaggio, e di istituire un’autorità di controllo (Aif) chiamata a vigilare sulla loro applicazione, rappresenta una tappa storica, perfettamente in linea con il suo stile. Ratzinger è, e appare, un vescovo di Roma mite, umile, che non ha avuto remore a parlare delle sue stesse fragilità nel recente libro intervista Luce del mondo. Ma che sa essere al contempo deciso.
Il «Motu proprio» pubblicato ieri lo dimostra, come lo dimostrano le nuove severissime norme promulgate lo scorso luglio per combattere il fenomeno dei preti pedofili.
Certo, non sarà per le direttive antiriclaggio che Papa Ratzinger verrà ricordato. Un pontificato è infatti definito da altri elementi, a cominciare dai documenti magisteriali.
Eppure la parola «fine» all’epoca troppo lunga di opacità che ha riguardato l’Istituto per le Opere di religione – lo Ior – finito nel mirino di varie inchieste giudiziarie, è destinata a lasciare un segno.
Ora non sarà più possibile usare quella che impropriamente viene definita «la banca del Vaticano» per strani movimenti di denaro. Sarà più difficile che qualche ingenuo o compiacente prelato prestanome (i maneggioni si trovano dappertutto) si renda disponibile a operazioni finanziarie poco pulite.
Le nuove norme antifrode e antiriciclaggio sono una necessità. Senza questo adeguamento tecnico e giuridico, lo Ior non avrebbe più potuto operare.
Ma è interessante notare come Benedetto XVI, nel documento che ieri ha reso possibile la svolta, abbia ribadito quel dovere morale della trasparenza, dell’onestà e della responsabilità, già richiamato nell’enciclica sociale Caritas in veritate, dato che l’uso «improprio» dell’economia rappresenta una minaccia alla «pace giusta e duratura in ogni parte del mondo»
L’istituzione di un organismo di controllo autonomo, chiamato a sorvegliare l’applicazione e il rispetto delle direttive presso tutti gli enti della Santa Sede, rappresenta la vera novità, perché se l’accoglimento delle norme antiriciclaggio era un traguardo ormai improcrastinabile, l’istituzione di una sorta di «Bankitalia» vaticana non era affatto scontata. Con la nascita dell’Aif (Autorità di informazione finanziaria) si compie così quel tentativo di riforma già ideato nel 1965 da Paolo VI, il quale aveva deciso di riunire tutte le amministrazioni in un unico organismo ma dovette recedere dall’intento ventiquattr’ore prima dell’annuncio previsto a causa dell’insormontabile opposizione dei cardinali che allora presiedevano l’Apsa, lo Ior e il Governatorato.
Si chiude definitivamente – c’è da augurarselo – l’epoca degli scandali come quello che vide coinvolto l’arcivescovo Marcinkus nel crack dell’Ambrosiano. L’epoca dei conti con i titolari «coperti». L’epoca del mancato rispetto delle regole di trasparenza per la movimentazione di grosse somme di denaro, tema ancora attualissimo, dato che nei mesi scorsi, mentre il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi stava lavorando su mandato del Papa e del cardinale Bertone per arrivare al traguardo odierno, la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta a seguito di una segnalazione di Bankitalia. E ha ordinato il sequestro di 23 milioni di euro dello Ior che da una banca italiana dovevano essere trasferiti a un istituto tedesco. «Si eviteranno in futuro quegli errori che così facilmente diventano motivo di scandalo per l’opinione pubblica e per i fedeli - ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi –. La Chiesa sarà più credibile davanti alla comunità internazionale e ai suoi membri».
È presto per sapere chi presiederà la nuova autorità di controllo, le nomine arriveranno dopo l’Epifania. Il candidato più probabile è il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Apsa, anche se in queste ore nei sacri palazzi si discute su come risolvere un problema: Nicora sarebbe al contempo controllore (in quanto capo dell’Aif) e controllato (in quanto presidente dell’Amministrazione del patrimonio). Ad affiancarlo come consiglieri potrebbero arrivare Marcello Condemi - ex Bankitalia, consulente dello Ior per l’anticiclaggio - e il giurista Giuseppe Dalla Torre.
© Copyright Il Giornale, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
di Andrea Tornielli
La decisione di Benedetto XVI di applicare a tutti gli enti della Santa Sede le norme internazionali contro le frodi e il riciclaggio, e di istituire un’autorità di controllo (Aif) chiamata a vigilare sulla loro applicazione, rappresenta una tappa storica, perfettamente in linea con il suo stile. Ratzinger è, e appare, un vescovo di Roma mite, umile, che non ha avuto remore a parlare delle sue stesse fragilità nel recente libro intervista Luce del mondo. Ma che sa essere al contempo deciso.
Il «Motu proprio» pubblicato ieri lo dimostra, come lo dimostrano le nuove severissime norme promulgate lo scorso luglio per combattere il fenomeno dei preti pedofili.
Certo, non sarà per le direttive antiriclaggio che Papa Ratzinger verrà ricordato. Un pontificato è infatti definito da altri elementi, a cominciare dai documenti magisteriali.
Eppure la parola «fine» all’epoca troppo lunga di opacità che ha riguardato l’Istituto per le Opere di religione – lo Ior – finito nel mirino di varie inchieste giudiziarie, è destinata a lasciare un segno.
Ora non sarà più possibile usare quella che impropriamente viene definita «la banca del Vaticano» per strani movimenti di denaro. Sarà più difficile che qualche ingenuo o compiacente prelato prestanome (i maneggioni si trovano dappertutto) si renda disponibile a operazioni finanziarie poco pulite.
Le nuove norme antifrode e antiriciclaggio sono una necessità. Senza questo adeguamento tecnico e giuridico, lo Ior non avrebbe più potuto operare.
Ma è interessante notare come Benedetto XVI, nel documento che ieri ha reso possibile la svolta, abbia ribadito quel dovere morale della trasparenza, dell’onestà e della responsabilità, già richiamato nell’enciclica sociale Caritas in veritate, dato che l’uso «improprio» dell’economia rappresenta una minaccia alla «pace giusta e duratura in ogni parte del mondo»
L’istituzione di un organismo di controllo autonomo, chiamato a sorvegliare l’applicazione e il rispetto delle direttive presso tutti gli enti della Santa Sede, rappresenta la vera novità, perché se l’accoglimento delle norme antiriciclaggio era un traguardo ormai improcrastinabile, l’istituzione di una sorta di «Bankitalia» vaticana non era affatto scontata. Con la nascita dell’Aif (Autorità di informazione finanziaria) si compie così quel tentativo di riforma già ideato nel 1965 da Paolo VI, il quale aveva deciso di riunire tutte le amministrazioni in un unico organismo ma dovette recedere dall’intento ventiquattr’ore prima dell’annuncio previsto a causa dell’insormontabile opposizione dei cardinali che allora presiedevano l’Apsa, lo Ior e il Governatorato.
Si chiude definitivamente – c’è da augurarselo – l’epoca degli scandali come quello che vide coinvolto l’arcivescovo Marcinkus nel crack dell’Ambrosiano. L’epoca dei conti con i titolari «coperti». L’epoca del mancato rispetto delle regole di trasparenza per la movimentazione di grosse somme di denaro, tema ancora attualissimo, dato che nei mesi scorsi, mentre il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi stava lavorando su mandato del Papa e del cardinale Bertone per arrivare al traguardo odierno, la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta a seguito di una segnalazione di Bankitalia. E ha ordinato il sequestro di 23 milioni di euro dello Ior che da una banca italiana dovevano essere trasferiti a un istituto tedesco. «Si eviteranno in futuro quegli errori che così facilmente diventano motivo di scandalo per l’opinione pubblica e per i fedeli - ha detto il portavoce vaticano padre Federico Lombardi –. La Chiesa sarà più credibile davanti alla comunità internazionale e ai suoi membri».
È presto per sapere chi presiederà la nuova autorità di controllo, le nomine arriveranno dopo l’Epifania. Il candidato più probabile è il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Apsa, anche se in queste ore nei sacri palazzi si discute su come risolvere un problema: Nicora sarebbe al contempo controllore (in quanto capo dell’Aif) e controllato (in quanto presidente dell’Amministrazione del patrimonio). Ad affiancarlo come consiglieri potrebbero arrivare Marcello Condemi - ex Bankitalia, consulente dello Ior per l’anticiclaggio - e il giurista Giuseppe Dalla Torre.
© Copyright Il Giornale, 31 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Ior, la linea di rottura con il passato di Papa Ratzinger e del card. Bertone alla fine è passata ma in curia non tutti volevano il cambiamento (Monteforte)
Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Ma nella Curia non tutti volevano il cambiamento
di Roberto Monteforte
La decisione di Papa Benedetto XVI di adeguare la normativa della Stato della Città del Vaticano a quelle internazionali «sulla prevenzione e il contrasto delle attività finanziarie e monetarie illegali » è giunta sul filo, visto che l’accordo monetario tra Santa Sede e la Ue prevedeva che l’adeguamento sarebbe dovuto avvenire entro il 31 dicembre 2010. Alla fine il passo verso la trasparenza è arrivato.
La linea di rottura con il passato di Papa Ratzinger e del suo segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone alla fine è passata.
Che questa fosse la via prescelta, anche per recuperare credibilità, era stato già preannunciato lo scorso 23 settembre dalla segreteria di Stato con una nota pubblicata dall’Osservatore Romano, proprio quando è esplosa la polemica con la magistratura italiana e con la Banca d’Italia per il sequestro di 23 milioni di euro sui conti dello Ior. Da qui l’accusa di riciclaggio i cui movimenti sono risultati non chiari.
Un colpo pesante questo alla credibilità dell’Istituto, già segnata negli anni passati dalla gestione Marcinkus.
Molte erano, infatti, le “zone opache” e lo spazio lasciato aperto a gestioni disinvolte di conti “coperti” di soggetti, come nel caso di Balducci e della “cricca” dei suoi amici, oggetto di procedimenti della magistratura italiana.
Come pure forti sono state le resistenze al cambiamento di settori della curia romana. Secondo indiscrezioni giornalistiche sarebbero ben 120 i conti Ior “sotto verifica” e già una decina quelli “non graditi”. Visto che non solo prelati e religiosi, diocesi, enti religiosi o dipendenti del Vaticano sarebbero titolari di conti, ma anche laici “amici”, parenti o eredi di religiosi e monsignori.
Complessa la figura giuridica dello Ior ed anche per questo, difficile l’operazione di bonifica. L’istituto, infatti, «non è propriamente una banca o un istituto di credito», ma un soggetto che «amministra i beni di istituzioni cattoliche a livello internazionale ed, essendo ubicato nello Stato della Città del Vaticano, è al di fuori della giurisdizione delle diverse banche nazionali».
Ancora più significativo, quindi, che lo Ior, anche se formalmente non organismo dello Stato della Città del Vaticano, venga fatto rientrare nel dispositivo della nuova legge.
È questa la novità che si attende dal “Motu proprio” di Benedetto XVI che oggi verrà presentato in Vaticano. Vi sarà la definizione di precise norme “antiriciclaggio” per tutti gli enti finanziari della Santa Sede, indispensabili per dare seguito ai negoziati avviati da tempo con l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi) e con il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali). Solo così il Vaticano potrà far parte della cosiddetta “white list” (lista bianca) dei paesi che applicano gli standard internazionali anti-riciclaggio.
Si preannuncia quindi una svolta radicale. Per verificarne l’efficacia occorrerà vedere quanto i nuovi organismi di controllo e le nuove norme avranno davvero presa nel più piccolo e potente stato del Mondo.
© Copyright L'Unità, 30 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Ma nella Curia non tutti volevano il cambiamento
di Roberto Monteforte
La decisione di Papa Benedetto XVI di adeguare la normativa della Stato della Città del Vaticano a quelle internazionali «sulla prevenzione e il contrasto delle attività finanziarie e monetarie illegali » è giunta sul filo, visto che l’accordo monetario tra Santa Sede e la Ue prevedeva che l’adeguamento sarebbe dovuto avvenire entro il 31 dicembre 2010. Alla fine il passo verso la trasparenza è arrivato.
La linea di rottura con il passato di Papa Ratzinger e del suo segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone alla fine è passata.
Che questa fosse la via prescelta, anche per recuperare credibilità, era stato già preannunciato lo scorso 23 settembre dalla segreteria di Stato con una nota pubblicata dall’Osservatore Romano, proprio quando è esplosa la polemica con la magistratura italiana e con la Banca d’Italia per il sequestro di 23 milioni di euro sui conti dello Ior. Da qui l’accusa di riciclaggio i cui movimenti sono risultati non chiari.
Un colpo pesante questo alla credibilità dell’Istituto, già segnata negli anni passati dalla gestione Marcinkus.
Molte erano, infatti, le “zone opache” e lo spazio lasciato aperto a gestioni disinvolte di conti “coperti” di soggetti, come nel caso di Balducci e della “cricca” dei suoi amici, oggetto di procedimenti della magistratura italiana.
Come pure forti sono state le resistenze al cambiamento di settori della curia romana. Secondo indiscrezioni giornalistiche sarebbero ben 120 i conti Ior “sotto verifica” e già una decina quelli “non graditi”. Visto che non solo prelati e religiosi, diocesi, enti religiosi o dipendenti del Vaticano sarebbero titolari di conti, ma anche laici “amici”, parenti o eredi di religiosi e monsignori.
Complessa la figura giuridica dello Ior ed anche per questo, difficile l’operazione di bonifica. L’istituto, infatti, «non è propriamente una banca o un istituto di credito», ma un soggetto che «amministra i beni di istituzioni cattoliche a livello internazionale ed, essendo ubicato nello Stato della Città del Vaticano, è al di fuori della giurisdizione delle diverse banche nazionali».
Ancora più significativo, quindi, che lo Ior, anche se formalmente non organismo dello Stato della Città del Vaticano, venga fatto rientrare nel dispositivo della nuova legge.
È questa la novità che si attende dal “Motu proprio” di Benedetto XVI che oggi verrà presentato in Vaticano. Vi sarà la definizione di precise norme “antiriciclaggio” per tutti gli enti finanziari della Santa Sede, indispensabili per dare seguito ai negoziati avviati da tempo con l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Parigi) e con il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali). Solo così il Vaticano potrà far parte della cosiddetta “white list” (lista bianca) dei paesi che applicano gli standard internazionali anti-riciclaggio.
Si preannuncia quindi una svolta radicale. Per verificarne l’efficacia occorrerà vedere quanto i nuovi organismi di controllo e le nuove norme avranno davvero presa nel più piccolo e potente stato del Mondo.
© Copyright L'Unità, 30 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
Norme antiriciclaggio, un gesto non solo dovuto dalla necessità di entrare nella "white list" ma anche fortemente voluto (Vannucchi)
Leggi trasparenza in Vaticano Padre Lombardi: lotta contro l'intelligenza perversa che guida le attività legali
Gianluca Vannucchi
ROMA
Il Vaticano non vuole essere certo considerato un «paradiso fiscale» e per questo ha varato una nuova normativa, ampia e innovativa, contro il riciclaggio del denaro sporco e contro il finanziamento al terrorismo.
Un gesto non solo dovuto, vista la necessità di entrare nella "white list" dei paesi finanziariamente ed economicamente virtuosi, ma fortemente voluto, sia per sgombrare il campo da sospetti e scandali, sia per ribadire le ragioni di un'etica mondiale più volte sollecitate da Benedetto XVI.
E proprio il Papa ha voluto ribadire l'importanza della promulgazione delle nuove leggi (sono quattro, più la creazione dell'Autorità di informazione finanziaria, Aif, tutte sul sito www.vaticanstate.va) con un "Motu Proprio" che allarga le competenze della legge dello Stato della Città del Vaticano anche a tutti i soggetti collegati con la Santa Sede (altra entità di peso internazionale) compresi quelli più "chiacchierati", come l'Istituto opere di religione (al centro di un'inchiesta della procura di Roma e di un sequestro di 23 milioni di euro in Italia) o di dicasteri come Propaganda Fide, entrata nelle cronache giudiziarie negli ultimi anni. Nessuno, dal primo aprile 2011, data di entrata in vigore della legge, potrà più "giocare" con i soldi del Vaticano, neanche chi lavora ai Musei o all'Annona, il supermercato tanto ambito dai romani.
E le pene per i reati (non solo riciclaggio e terrorismo, ma la novità dell'auto-riciclaggio, tratta, droga, rifiuti tossici inseriti per colmare una lacuna giuridica) vanno dai vent'anni per tentato omicidio, ai quindici per terrorismo ai dodici per riciclaggio (ma da scontare in un paese terzo, visto che in Vaticano ci sono soltanto alcune celle di sicurezza). D'altra parte, ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, il mondo, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, è cambiato e anche quella particolare parte di mondo che è il Vaticano si deve adeguare alla lotta contro «l'intelligenza perversa che guida le attività illegali» che certo cerca di «approfittare proprio dei punti deboli e fragili». Ed è proprio la «pace purtroppo» a essere «minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell'economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale», come scrive Benedetto XVI nel "Motu Proprio".
«Molto opportunamente – scrive il Pontefice – la comunità internazionale si sta sempre più dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. La Santa Sede approva questo impegno e intende far proprie queste regole nell'utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Città del Vaticano».
Anche dalla Segreteria di Stato (proprio il cardinal Tarcisio Bertone è in prima linea per la nuova linea di trasparenza) si spiega che la «nuova normativa si iscrive nell'impegno della Sede Apostolica per l'edificazione di una convivenza civile giusta e onesta. In nessun momento si possono perciò trascurare o attenuare i grandi principi dell'etica sociale, quali la trasparenza, l'onestà e la responsabilità».
Certo, ora il Vaticano avrà più facilità a ottenere dal Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali) quel via libera per l'ingresso nella "lista bianca" che tanti problemi potrebbe risolvere anche per lo Ior, che da una parte dovrà rispettare le nuove norme (già da tempo è stata avviata una nuova politica di controllo e verifica dell'ingresso e dell'uscita dei capitali), ma dall'altra non verrà più visto come una figura «sospetta».
E una prima risposta dall'Europa è venuta dal vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani: «È molto positivo che il Vaticano abbia deciso di far proprie le norme europee in materia di antiriciclaggi Si tratta di un segnale fortemente positivo che contribuirà alla trasparenza dei mercati nelle transazioni finanziarie».
© Copyright Gazzetta del sud, 31 dicembre 2010
Gianluca Vannucchi
ROMA
Il Vaticano non vuole essere certo considerato un «paradiso fiscale» e per questo ha varato una nuova normativa, ampia e innovativa, contro il riciclaggio del denaro sporco e contro il finanziamento al terrorismo.
Un gesto non solo dovuto, vista la necessità di entrare nella "white list" dei paesi finanziariamente ed economicamente virtuosi, ma fortemente voluto, sia per sgombrare il campo da sospetti e scandali, sia per ribadire le ragioni di un'etica mondiale più volte sollecitate da Benedetto XVI.
E proprio il Papa ha voluto ribadire l'importanza della promulgazione delle nuove leggi (sono quattro, più la creazione dell'Autorità di informazione finanziaria, Aif, tutte sul sito www.vaticanstate.va) con un "Motu Proprio" che allarga le competenze della legge dello Stato della Città del Vaticano anche a tutti i soggetti collegati con la Santa Sede (altra entità di peso internazionale) compresi quelli più "chiacchierati", come l'Istituto opere di religione (al centro di un'inchiesta della procura di Roma e di un sequestro di 23 milioni di euro in Italia) o di dicasteri come Propaganda Fide, entrata nelle cronache giudiziarie negli ultimi anni. Nessuno, dal primo aprile 2011, data di entrata in vigore della legge, potrà più "giocare" con i soldi del Vaticano, neanche chi lavora ai Musei o all'Annona, il supermercato tanto ambito dai romani.
E le pene per i reati (non solo riciclaggio e terrorismo, ma la novità dell'auto-riciclaggio, tratta, droga, rifiuti tossici inseriti per colmare una lacuna giuridica) vanno dai vent'anni per tentato omicidio, ai quindici per terrorismo ai dodici per riciclaggio (ma da scontare in un paese terzo, visto che in Vaticano ci sono soltanto alcune celle di sicurezza). D'altra parte, ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, il mondo, soprattutto dopo l'11 settembre 2001, è cambiato e anche quella particolare parte di mondo che è il Vaticano si deve adeguare alla lotta contro «l'intelligenza perversa che guida le attività illegali» che certo cerca di «approfittare proprio dei punti deboli e fragili». Ed è proprio la «pace purtroppo» a essere «minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell'economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale», come scrive Benedetto XVI nel "Motu Proprio".
«Molto opportunamente – scrive il Pontefice – la comunità internazionale si sta sempre più dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. La Santa Sede approva questo impegno e intende far proprie queste regole nell'utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Città del Vaticano».
Anche dalla Segreteria di Stato (proprio il cardinal Tarcisio Bertone è in prima linea per la nuova linea di trasparenza) si spiega che la «nuova normativa si iscrive nell'impegno della Sede Apostolica per l'edificazione di una convivenza civile giusta e onesta. In nessun momento si possono perciò trascurare o attenuare i grandi principi dell'etica sociale, quali la trasparenza, l'onestà e la responsabilità».
Certo, ora il Vaticano avrà più facilità a ottenere dal Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali) quel via libera per l'ingresso nella "lista bianca" che tanti problemi potrebbe risolvere anche per lo Ior, che da una parte dovrà rispettare le nuove norme (già da tempo è stata avviata una nuova politica di controllo e verifica dell'ingresso e dell'uscita dei capitali), ma dall'altra non verrà più visto come una figura «sospetta».
E una prima risposta dall'Europa è venuta dal vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani: «È molto positivo che il Vaticano abbia deciso di far proprie le norme europee in materia di antiriciclaggi Si tratta di un segnale fortemente positivo che contribuirà alla trasparenza dei mercati nelle transazioni finanziarie».
© Copyright Gazzetta del sud, 31 dicembre 2010
Al via l'operazione trasparenza nello Ior (Peloso)
Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Eufemia.
Dalla pedofilia allo Ior: le grandi pulizie del Pastore Ratzinger (Santambrogio)
Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Eufemia.
Il mondo cattolico non è una lobby (D'Andrea)
Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Eufemia ed Alessia.
giovedì 30 dicembre 2010
Motu proprio del Papa: nessuna sponda a riciclaggio ed eversione. Il commento di Salvatore Izzo
PAPA: NESSUNA SPONDA A RICICLAGGIO E EVERSIONE
(AGI) - CdV, 30 dic.
(di Salvatore Izzo)
Nel passato la Santa Sede ha forse peccato di ingenuita' fidando nella correttezza dei suoi interlocutori in campo finanziario.
E cosi' si e' trovata coinvolta in casi come quello Ior-Ambrosiano che purtroppo e' stato solo il primo di una serie che nemmeno il rinnovamento della dirigenza della Banca Vaticana deciso l'anno scorso e' riuscito a interrompere. Ma quel tempo e' finito.
Benedetto XVI ha infatti emanato oggi una nuova "Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attivita' criminose e del finanziamento del terrorismo" firmando un Motu Proprio che estende le norme dell'Unione Europea non solo allo Stato della Citta' del Vaticano ma anche a tutti i Dicasteri della Curia Romana e a tutti gli Organismi ed Enti dipendenti dalla Santa Sede compreso lo Ior, sul quale d'ora innanzi vigileranno "l'Autorita' di Informazione Finanziaria" e "limitatamente alle ipotesi delittuose" previste dalla legge anche i competenti Organi giudiziari dello Stato della Citta' del Vaticano, pronti "ad esercitare la giurisdizione penale".
"Sarebbe ingenuo - ha spiegato in una nota il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - pensare che l'intelligenza perversa che guida le attivita' illegali non cerchi di approfittare proprio dei punti deboli e fragili, talvolta esistenti nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalita', per insinuarsi al suo interno e violarlo".
"La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una societa' sempre piu' globalizzata, e' minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell'economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilita' sociale", ha scritto il Pontefice nella sua Lettera Apostolica, rilevando che "molto opportunamente la Comunita' Internazionale si sta sempre piu' dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo".
Con il Motu Proprio firmato oggi da Papa Ratzinger, "la Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole nell'utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Citta' del Vaticano" dando dunque - con le norme promulgate oggi e l'istituzione dell'organismo centrale di controllo da esse previsto - immediata e concreta esecuzione alla Convenzione Monetaria fra lo Stato della Citta' del Vaticano e l'Unione Europea del 17 dicembre 2009.
In attuazione di tale accordo, la Santa Sede ha varato oggi anche altri tre provvedimenti: la "Legge sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro"; la "Legge relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro e sull'applicazione dei provvedimenti diretti a contrastare le riproduzioni irregolari di banconote in euro e alla sostituzione e al ritiro di banconote in euro"; e la "Legge riguardante la faccia, i valori unitari e le specificazioni tecniche, nonche' la titolarita' dei diritti d'autore sulle facce nazionali delle monete in euro destinate alla circolazione".
Le pene previste sono molto severe: i cittadini dello Stato Citta' del Vaticano e i dipendenti della Santa Sede che incorressero nel reato di riciclaggio sarebbero condannati a reclusione fino a 12 anni. E a 15 anni per i reati legati al terrorismo e all'eversione. La legislazione vaticana prevede ora pene specifiche anche per manipolazione del mercato (da uno a sei anni), per la tratta di persone (da otto fino a vent'anni), vendita di prodotti con segni mendaci, contrabbando, tutela ambiente, traffico illecito di rifiuti (da uno a sei anni).
Il carcere, infine, e' previsto anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni) e abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni).
Lo scopo dell'insieme di queste norme e' prioritariamente la prevenzione "delle condotte che, per loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonche' le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalita' di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per lo Stato".
Tra i nuovi reati ci sono ad esempio il possesso di "dispositivi esplosivi o comunque micidiali, cioe' armi da sparo e tutte le altre, la cui destinazione naturale e' l'offesa alla persona, tutti gli strumenti atti ad offendere, i gas asfissianti o accecanti, le sostanze corrosive". Ed e' punita anche l'"emissione di qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell'atmosfera che possa causare inquinamento atmosferico", intendendo con tale espressione "ogni modificazione dell'aria atmosferica, dovuta all'emissione e alla conseguente introduzione nella stessa di una o piu' sostanze in quantita'e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualita' dell'ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell'ambiente".
Un'altra norma punisce chiunque "induce una persona mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorita' o approfittamento di una situazione di inferiorita' fisica o psichica o di una situazione di necessita', o mediante promessa o dazione di somme di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorita', a fare ingresso o a soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato o a trasferirsi al suo interno".
"La pena - stabilisce la nuova legge vaticana - e' aumentata da un terzo alla meta' se i fatti di cui al primo comma sono commessi in danno diminore degli anni diciotto o sono diretti alla sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi".
Un comma che fa venire alla mente il "caso Orlandi", anche se si tratta in realta' del recepimento di norme che tutti gli altri Stati gia' prevedono.
Analoga considerazione riguarda il previsto perseguimento di eventuali promotori di una "banca di comodo", cioe' di "un ente creditizio, o un ente che svolge attivita' equivalenti, costituito in uno Stato in cui non ha alcuna presenza fisica, che consenta di esercitare una direzione ed una gestione reale e che non sia collegato ad alcun gruppo finanziario regolamentato".
La normativa approvata oggi da Benedetto XVI appare tanto "ampia ed articolata" che si puo' ritenere "consenta sicuramente alla Citta' del Vaticano di avere un apparato normativo di livello pari a quello che e' presente in altri ordinamenti avanzati, molto avanzati e quindi di poter iniziare il percorso per l'inserimento nella cosiddetta 'White List'", ha commentato ai microfoni della Radio Vaticana il giurista Marcello Condemi, professore associato di Diritto dell'Economia nell'Universita' G. Marconi di Roma, gia' esperto in materia di riciclaggio presso la Banca d'Italia e componente della delegazione italiana al 'Gafi'.
"A questo punto - sottolinea Condemi - si e' nelle condizioni di poter iniziare il percorso per essere inseriti nella lista e, quindi, percorrere questa ulteriore tappa verso l'inserimento nell'elenco dei Paesi equivalenti, essendo in possesso di un adeguato apparato normativo ed ordinamentale".
© Copyright (AGI)
(AGI) - CdV, 30 dic.
(di Salvatore Izzo)
Nel passato la Santa Sede ha forse peccato di ingenuita' fidando nella correttezza dei suoi interlocutori in campo finanziario.
E cosi' si e' trovata coinvolta in casi come quello Ior-Ambrosiano che purtroppo e' stato solo il primo di una serie che nemmeno il rinnovamento della dirigenza della Banca Vaticana deciso l'anno scorso e' riuscito a interrompere. Ma quel tempo e' finito.
Benedetto XVI ha infatti emanato oggi una nuova "Legge concernente la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attivita' criminose e del finanziamento del terrorismo" firmando un Motu Proprio che estende le norme dell'Unione Europea non solo allo Stato della Citta' del Vaticano ma anche a tutti i Dicasteri della Curia Romana e a tutti gli Organismi ed Enti dipendenti dalla Santa Sede compreso lo Ior, sul quale d'ora innanzi vigileranno "l'Autorita' di Informazione Finanziaria" e "limitatamente alle ipotesi delittuose" previste dalla legge anche i competenti Organi giudiziari dello Stato della Citta' del Vaticano, pronti "ad esercitare la giurisdizione penale".
"Sarebbe ingenuo - ha spiegato in una nota il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - pensare che l'intelligenza perversa che guida le attivita' illegali non cerchi di approfittare proprio dei punti deboli e fragili, talvolta esistenti nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalita', per insinuarsi al suo interno e violarlo".
"La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una societa' sempre piu' globalizzata, e' minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell'economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilita' sociale", ha scritto il Pontefice nella sua Lettera Apostolica, rilevando che "molto opportunamente la Comunita' Internazionale si sta sempre piu' dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo".
Con il Motu Proprio firmato oggi da Papa Ratzinger, "la Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole nell'utilizzo delle risorse materiali che servono allo svolgimento della propria missione e dei compiti dello Stato della Citta' del Vaticano" dando dunque - con le norme promulgate oggi e l'istituzione dell'organismo centrale di controllo da esse previsto - immediata e concreta esecuzione alla Convenzione Monetaria fra lo Stato della Citta' del Vaticano e l'Unione Europea del 17 dicembre 2009.
In attuazione di tale accordo, la Santa Sede ha varato oggi anche altri tre provvedimenti: la "Legge sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro"; la "Legge relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro e sull'applicazione dei provvedimenti diretti a contrastare le riproduzioni irregolari di banconote in euro e alla sostituzione e al ritiro di banconote in euro"; e la "Legge riguardante la faccia, i valori unitari e le specificazioni tecniche, nonche' la titolarita' dei diritti d'autore sulle facce nazionali delle monete in euro destinate alla circolazione".
Le pene previste sono molto severe: i cittadini dello Stato Citta' del Vaticano e i dipendenti della Santa Sede che incorressero nel reato di riciclaggio sarebbero condannati a reclusione fino a 12 anni. E a 15 anni per i reati legati al terrorismo e all'eversione. La legislazione vaticana prevede ora pene specifiche anche per manipolazione del mercato (da uno a sei anni), per la tratta di persone (da otto fino a vent'anni), vendita di prodotti con segni mendaci, contrabbando, tutela ambiente, traffico illecito di rifiuti (da uno a sei anni).
Il carcere, infine, e' previsto anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni) e abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni).
Lo scopo dell'insieme di queste norme e' prioritariamente la prevenzione "delle condotte che, per loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un'organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un'organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un'organizzazione internazionale, nonche' le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalita' di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per lo Stato".
Tra i nuovi reati ci sono ad esempio il possesso di "dispositivi esplosivi o comunque micidiali, cioe' armi da sparo e tutte le altre, la cui destinazione naturale e' l'offesa alla persona, tutti gli strumenti atti ad offendere, i gas asfissianti o accecanti, le sostanze corrosive". Ed e' punita anche l'"emissione di qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell'atmosfera che possa causare inquinamento atmosferico", intendendo con tale espressione "ogni modificazione dell'aria atmosferica, dovuta all'emissione e alla conseguente introduzione nella stessa di una o piu' sostanze in quantita'e con caratteristiche tali da ledere o da costituire un pericolo per la salute umana o per la qualita' dell'ambiente oppure tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell'ambiente".
Un'altra norma punisce chiunque "induce una persona mediante inganno o la costringe mediante violenza, minaccia, abuso di autorita' o approfittamento di una situazione di inferiorita' fisica o psichica o di una situazione di necessita', o mediante promessa o dazione di somme di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorita', a fare ingresso o a soggiornare o a uscire dal territorio dello Stato o a trasferirsi al suo interno".
"La pena - stabilisce la nuova legge vaticana - e' aumentata da un terzo alla meta' se i fatti di cui al primo comma sono commessi in danno diminore degli anni diciotto o sono diretti alla sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi".
Un comma che fa venire alla mente il "caso Orlandi", anche se si tratta in realta' del recepimento di norme che tutti gli altri Stati gia' prevedono.
Analoga considerazione riguarda il previsto perseguimento di eventuali promotori di una "banca di comodo", cioe' di "un ente creditizio, o un ente che svolge attivita' equivalenti, costituito in uno Stato in cui non ha alcuna presenza fisica, che consenta di esercitare una direzione ed una gestione reale e che non sia collegato ad alcun gruppo finanziario regolamentato".
La normativa approvata oggi da Benedetto XVI appare tanto "ampia ed articolata" che si puo' ritenere "consenta sicuramente alla Citta' del Vaticano di avere un apparato normativo di livello pari a quello che e' presente in altri ordinamenti avanzati, molto avanzati e quindi di poter iniziare il percorso per l'inserimento nella cosiddetta 'White List'", ha commentato ai microfoni della Radio Vaticana il giurista Marcello Condemi, professore associato di Diritto dell'Economia nell'Universita' G. Marconi di Roma, gia' esperto in materia di riciclaggio presso la Banca d'Italia e componente della delegazione italiana al 'Gafi'.
"A questo punto - sottolinea Condemi - si e' nelle condizioni di poter iniziare il percorso per essere inseriti nella lista e, quindi, percorrere questa ulteriore tappa verso l'inserimento nell'elenco dei Paesi equivalenti, essendo in possesso di un adeguato apparato normativo ed ordinamentale".
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