domenica 5 giugno 2011

Il Papa arriva in Croazia: «Vengo in mezzo a voi come pellegrino nel nome di Cristo. La diversità è la nostra ricchezza» (Galeazzi)

Il Papa: “Senza fede l’Europa crolla”

Benedetto XVI a Zagabria: la Croazia entri nella Ue e porti i suoi valori cristiani

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A ZAGABRIA

«Vengo in mezzo a voi come pellegrino nel nome di Cristo. La diversità è la nostra ricchezza». I viaggi di Joseph Ratzinger sono spesso pastorali e geopolitici.
Un anno fa è volato a Malta in piena battaglia sul divorzio, stavolta dà slancio all'ingresso della Croazia in Europa e stigmatizza dell'Ue il «burocratismo che può far paura», i «razionalismi astratti» in una «cultura odierna permeata dall'individualismo». Nella «Polonia del Sud» (90% di cattolici) prega con i giovani, dialoga con il mondo della cultura, affida alla religione, che è «parte della società», il ruolo di «forza di pace» perché «senza una coscienza la crisi occidentale è irrimediabile».
Il Papa lascia Roma raccomandando all'Italia di «sostenere sempre la famiglia» e il capo dello Stato Giorgio Napolitano fa auguri alla sua missione a Zagabria («la Croazia nell'Ue servirà a dare stabilità ai Balcani»). Prima di atterrare in quello che diventerà presto il 28˚paese membro dell'Unione Europea, Benedetto XVI ha parlato in volo ai giornalisti del futuro del Vecchio continente e dell'importanza dell'integrazione di una piccola nazione che ha un rapporto con la Santa Sede antico di tredici secoli. Il processo verso l'unità è «logico, giusto, necessario» però va arricchito sul piano culturale e spirituale attraverso l'umanesimo cristiano e la forza di una storicità capace di contrapporsi al razionalismo astratto. È questo, nella visione del Papa, l'antidoto allo scetticismo di fronte al volto più burocratico dell'Ue in una terra che «si sente mitteleuropea più che balcanica» grazie anche alla memoria del beato Alojzije Stepinac, testimone della fede contro le dittature tra loro opposte degli ustascia e dei comunisti, protettore («al di là di radicati stereotipi frutto della propaganda totalitaria», evidenzia l'Osservatore Romano) di zingari, ebrei e ortodossi perseguitati. «Un esempio per l'Europa di oggi».
Il tema della coscienza «è fondamentale per una società libera e giusta, sia a livello nazionale che sovrannazionale». Entrando nell'Ue 20 anni dopo la proclamazione dell'indipendenza, la Croazia «contribuisca alla difesa dei valori». L'Occidente e l'Europa hanno bisogno di una «coscienza» o sarà «crisi senza rimedio». E la coscienza è quella base comune e riconoscibile di valori, «forza contro ogni dittatura» e base da cui dipende «la qualità della democrazia». Così «una comunità, nazionale o sovrannazionale esce dalla sfera del soggettivo, porta in superficie il proprio tessuto morale e religioso». I valori, appunto. Come quello della famiglia, che va sempre sostenuta. L'afflato cristiano si coglie ovunque nella capitale, dove insieme a tante bandiere nazionali sventolano vessilli vaticani. Il tema dell'Europa ha un posto fondamentale nella «due giorni» a Zagabria avviata dai colloqui col presidente Josipovic e la premier Kosor, l'incontro con la società civile al Teatro Nazionale e il contatto con i 70 mila Papa-boys che già dal pomeriggio hanno inondato di feste e canti la piazza centrale.
L'invito rivolto all'Unione è quello a mettere da parte i «razionalismi astratti», a riscoprire «le diverse culture che sono la sua vera identità», a deporre quel «burocratismo centralista» che «a volte può far paura». Specie a Paesi piccoli come la Croazia dove non mancano scetticismi rispetto all'appuntamento con l'Europa. Ma questo processo non va messo in discussione, raccomanda il Papa, rivolgendosi a una nazione che descrive simile per devozione alla sua Baviera e pensando a quelle radici cristiane di cui tante volte ha richiamato la necessità. Sullo sfondo, la polemica per la decisione della Conferenza episcopale croata di non invitare l'ex presidente della Repubblica Stipe Mesic all'incontro tra il Papa e gli esponenti della vita politica e culturale. «È stata una porcheria», si è lamentato senza mezzi termini lo stesso Mesic. «L'invito - si sono giustificati i vescovi non è stato mandato a nessun ex dirigente politico».

© Copyright La Stampa, 5 giugno 2011

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