giovedì 2 giugno 2011

La procura di Roma revoca il sequestro di 23 mln dello Ior (Tamburro)

La procura di Roma revoca il sequestro di 23 mln dello Ior

Francesco Tamburro

ROMA

Dopo un anno lo Ior, l'Istituto per le opere di religione, la banca del Vaticano, torna in possesso di 23 milioni di euro sequestrati dalla procura di Roma per presunte omissioni legate all'applicazioni delle norme antiriciclaggio. La decisione è del procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Stefano Rocco Fava. La vicenda prese spunto dalla movimentazione di milioni di euro su due conti aperti presso il Credito Artigiano (20 milioni destinati alla tedesca J.P. Morgan Frankfurt) ed alla Banca del Fucino (tre milioni). Alla richiesta degli organi di vigilanza su motivazioni e promotori delle iniziative, la banca del Vaticano aveva dato risposte ritenute inadeguate rispetto alla normativa vigente.
Da qui l'iscrizione nel registro degli indagati del presidente dell'istituto di credito Ettore Gotti Tedeschi e del direttore generale Paolo Cipriani. Le loro posizioni processuali rimangono in piedi e saranno, a breve, definite dagli inquirenti. Alla base del decreto di dissequestro, sollecitato dai difensori degli indagati, i «rilevanti mutamenti sul piano normativo ed istituzionale che hanno ridisegnato il contesto in cui occorre valutare – è detto nel provvedimento di quattro pagine – la permanenza o meno delle ragioni poste a base del decreto di sequestro preventivo». In primo luogo l'emanazione, da parte dell'autorità Vaticana di una legge, la cui efficacia decorre dal 1/o aprile scorso, concernente «la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose». In secondo luogo l'istituzione, sempre da parte della Santa Sede, dell'Autorità di informazione finanziaria (Aif), con compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio e di scambio «a condizione di reciprocità» di informazioni in materia di operazioni sospette. Nel provvedimento si sottolinea che l'Aif ha già cominciato una collaborazione con l'Uif, omologo organo di controllo italiano «fornendo – si legge nel decreto di dissequestro – informazioni adeguate su di un'operazione intercorsa tra lo Ior ed istituti bancari italiani che è stata oggetto di attenzione e di analisi per la sua potenziale illiceità». Per gli inquirenti di piazzale Clodio, in sostanza, il Vaticano ha regolamentato i rapporti tra lo Ior, che per Bankitalia è a tutti gli effetti una banca estera extracomunitaria, e le autorità di controllo italiane. «Questo significativo insieme di innovazioni normative – prosegue la procura – consente oggi di ritenere che nello stato straniero si sia instaurato un regime giuridico improntato a criteri e regole tali da scongiurare il ripetersi di comportamenti dello Ior omissivi».
Soddisfazione in Vaticano per il dissequestro dei fondi. Una misura – ha fatto sapere il portavoce, padre Federico Lombardi – che «conferma la correttezza con cui vuole operare lo Ior e la serietà dell'impegno con cui la Santa Sede, nell'aderire pienamente agli standard internazionali per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo finanziario, ha costituito tra l'altro l'Aif».

© Copyright Gazzetta del sud, 2 giugno 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma questi soldi dove stavano?
Come han fatto i giudici italiani a sequestrarli se sono dello Stato Pontificio?
Stavano in qualche banca italiana?

Raffaella ha detto...

I fondi erano presso il Credito artigiano (20 milioni) e la Banca del Fucino (3 milioni), entrambe banche italiane.
R.