giovedì 23 giugno 2011

Libera coscienza in libero Stato (Di Giacomo)

Libera coscienza in libero Stato

Filippo Di Giacomo

In Olanda, si discute di un ridimensionamento (per il momento, il primo) della libertà religiosa in nome del benessere degli animali. Nei Paesi Bassi, le macellazioni rituali per sgozzamento saranno vietate per legge. In altre parole, se vogliono mangiare carni macellate in Olanda, ebrei e musulmani dovranno accontentarsi di carni (per loro) impure. Negli Stati Uniti, ma non solo, viene agitata una campagna di opinione tesa a rendere illegale la circoncisione rituale praticata dagli islamici e dagli ebrei.
È facile trovare ogni giorno sui media tracce di questa pulsione profonda che la cultura “laica e democratica” dell’Occidente sta manifestando da anni verso la libertà di coscienza. I cattolici, in genere, pagano pegno a Natale e durante le altre feste comandate. Se poi mettono una crocetta alla catenina che portano al collo, vengono licenziati in Inghilterra e in altri Paesi “avanzati”.
L’Unione Europea, che anche in questi giorni sta distribuendo agli allevatori di bestiame contributi di cento, centocinquanta euro a capo per migliorare “la qualità di vita” di pecore e mucche, non ha ancora trovato tempo per spendere una parola contro quelle leggi che impediscono a un cattolico di essere capo di Stato, e spesso pure di governo, in Olanda, Regno Unito, Svezia, Norvegia, Danimarca e Grecia. Per gli “altri”, musulmani in testa, tra la disattenzione generale, la quotidiana e solo apparentemente “indolore” persecuzione avviene attraverso una miriade di provvedimenti che, con la scusa della proibizione dei minareti e la regolamentazione del loro vestiario, portano man mano a un “respingimento” culturale. E tutto questo, presto, potrebbe giustificare anche il respingimento fisico.
In teoria, con il passare degli anni anche le parole dovrebbero diventare più mature. Per questo, dovremmo tutti fare molta attenzione quando il pedissequo reiterare di alcune categorie del “politicamente corretto” tenta di farci considerare insignificanti e prive di interesse sociale le intrusioni che la politica opera nello spazio della libertà di coscienza. Perché questa, nella sua traduzione pratica, è solo il primo anello di una serie di altri diritti che, almeno per la nostra Costituzione, si traducono in altri anelli della stessa catena che portano il nome di composizione in spirito di pace delle controversie fra gli Stati, la rivendicazione delle radici umanistiche dell’identità europea, la preoccupazione di fronte ai problemi del mondo, l’abbattimento dell’indifferenza per le ingiustizie e per le disuguaglianze che contribuiscono a scatenare lutti e tragedie, rispetto dei principi morali e dei diritti di tutti, la giustizia, la pace, l'istruzione, la dignità della donna, la protezione dell'infanzia, il progresso civile ed economico, l'impegno per il consolidamento di un ordine internazionale, ancorato al rispetto della persona umana e al primato del diritto, dialogo intenso e costruttivo fra le culture e le religioni…
A Zagabria, Benedetto XVI ci ha ricordato ancora una volta che «le grandi conquiste dell’età moderna, cioè il riconoscimento e la garanzia della libertà di coscienza, dei diritti umani, della libertà della scienza e, quindi, di una società libera, sono da confermare e da sviluppare mantenendo però aperte la razionalità e la libertà al loro fondamento trascendente, per evitare che tali conquiste si auto-cancellino, come purtroppo dobbiamo constatare in non pochi casi». E a San Marino, ai sammarinesi «rimasti sempre fedeli ai valori della fede cristiana, ancorando saldamente ad essi la propria convivenza pacifica, secondo criteri di democrazia e di solidarietà», il Pontefice ha spiegato che “democrazia e solidarietà” devono diventare «società attenta al vero bene della persona umana, alla sua dignità e libertà, e capace di salvaguardare il diritto di ogni popolo a vivere nella pace. Sono questi i capisaldi della sana laicità, all’interno della quale devono agire le istituzioni civili, nel loro costante impegno a difesa del bene comune».
Dopo le elezioni amministrative (giocate anche a suon di teorie contro i Rom e contro gli islamici) e soprattutto dopo i recenti referendum, cattolici d’assalto hanno tacciato i credenti di questo Paese di «aver tradito la dottrina sociale della Chiesa» e di andare verso il «suicidio» proprio e dell’ethos pubblico. Naturalmente, che nessuno di loro abbia sospettato che l’assolutismo di uno stato concepito con le categorie di Hegel (e mascherato con i costumi del “Grande Fratello”) sia un idolo davanti al quale nessun credente né alcun cittadino degno di questo nome debba piegare il ginocchio, è solo un dettaglio.
Qualcuno ha annotato nel suo blog: «La cosa peggiore però è quando il sale diventa scipito, cioè quando sono i cattolici stessi a escludersi, a rinchiudersi nelle sacrestie o ad andare a ruota delle ideologie mondane più forti». E tanto peggio per la libertà di coscienza.

© Copyright L'Unità, 23 giugno 2011 consultabile online anche qui.

1 commento:

Fabiola ha detto...

Il solito Filippo Di Giacomo.
Fino a metà articolo trasecolavo: questa volta sono d'accordo.
Poi, i soliti "cristiani d'assalto" e il solito, voluto, equivoco che opporsi ad un governo in carica coincida con l'opporsi alla Stato, più o meno etico.
In realtà proprio quei cattolici che hanno votato "sì" ai referendum sull'acqua hanno riaffermato l'identificazione del pubblico con lo statale, stabilendo la bontà intrinseca di tutto ciò che allo Stato appartiene e la negatività di servizi pubblici resi da altri soggetti.
Ma tre l'acqua e la scuola non c'è poi troppo differenza...
Quindi chi ha portato acqua (sic!) allo statalismo sono stati proprio i cattolici del sì, con buona pace di Di Giacomo.
Se lo Stato è il solo ad essere abilitato a gestire l'acqua pubblica perchè non lo dovrebbe essere per gestire la pubblica istruzione e la pubblica morale, con annessi divieti che ledono la libertà di coscienza e di religione?