mercoledì 8 giugno 2011

Sbatti il Papa in prima pagina. Non dovrebbe essere particolarmente faticoso per i vaticanisti ricordare che, quando parla di temi eticamente sensibili, Benedetto XVI si distingue per la delicatezza del suo argomentare (Di Giacomo)

Sbatti il Papa in prima pagina

Filippo Di Giacomo

Il Papa è rientrato da Zagabria e la sentenza del solito ben informato non si è fatta attendere: «Il viaggio lascerà il segno soprattutto per l’altolà alle convivenze». Strano destino quello di Papa Ratzinger, come “cifra” comunicativa, ormai è certo (forse, per personale scelta ascetica), concentra il suo ministero sulla nuda Parola: le sue omelie, gli Angelus, le catechesi, i discorsi e, finora, le sue quattro encicliche lo dimostrano.
«Che Dio salvi Ratzinger dai ratzingeriani», scriveva l’anno scorso Lucio Brunelli, commentando un’altra puntata del solito schema polemico che vede coinvolti sempre, in prima battuta, almeno un papista di complemento (forgiato alla mollacciona e non disinteressata scuola dei vaticanisti “todos caballeros”) attribuire al Papa cose non dette, e in seconda battuta la solita sequela di analisi, commenti, insulti.
Eppure letto, o ascoltato senza tappi alle orecchie, domenica nell’ippodromo di Zagabria il Papa ha fatto un discorso alto, piacevole, facilmente comprensibile, indicando quella che (oltre che per altri intellettuali europei) per lui è la radice della crisi profonda di questa non esaltante epoca continentale: un’umanità ripiegata su se stessa e sui propri desideri materiali, società europee individualmente e collettivamente orientate verso ideali di un successo declinato con valenze edonistiche, teso ad alimentare la voglia di quei consumi (smodati anche per coloro che, senza essere cattolici, si pongono il problema di un modello di «sviluppo sostenibile») che ci rendono incapaci di guardare il prossimo come parte essenziale della nostra vita.
«Chi siamo senza gli altri?», si è di nuovo chiesto il Papa davanti ai fedeli croati, indicando la formidabile (nella sua semplicità) «via cristiana» alla coesistenza tra individui e società: collocare sempre al centro della propria vita «la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani più profondi». Come è stato notato in Europa (dopo le sue conferenze nella sala dei Bernardins a Parigi e nella hall di Westminster a Londra) al «carisma» di Benedetto XVI appartiene anche la capacità di parlare di «valori umani» con parole che prescindono da una specifica cultura confessionale.
Ma che invitano ad una chiara interiorizzazione di valori fondamentali in una società civile in cui il dialogo, l’altruismo, la sincerità, l’assunzione di responsabilità sociali, politiche, economiche, l’onestà, l’autentico spirito di democrazia, la serenità dei rapporti sociali possono incarnare precetti evangelici fondamentali. Poi, coerentemente con il suo essere pastore, ricorda ai fedeli che la declinazione cattolica di questa visione comporta una certa concezione del ruolo tra individuo e società, di quello tra politica e attività legislativa, tra economia e lavoro, fino al fondamentale rapporto tra uomo e donna, alla sessualità umana, al ruolo della famiglia e della difesa del matrimonio. Dov’è la notizia? A Zagabria il Papa non ha attaccato, né condannato, le coppie di fatto: ha, più semplicemente, invitato i fedeli cattolici a non scegliere la convivenza come modello per la realizzazione cristiana della propria vita affettiva.
Quando parla ai cattolici, Joseph Ratzinger sarà libero di dire loro cose cattoliche? Si può forse contestargli il diritto di indicare quale sia la strada da seguire per uniformare la propria vita ai precetti evangelici? Una cosa è certa, a Zagabria il Pontefice non ha scomunicato nessuno, non ha lanciato anatemi, non ha pronunciato condanne. Non dovrebbe essere particolarmente faticoso per i vaticanisti ricordare che, quando parla di temi eticamente sensibili, Benedetto XVI si distingue per la delicatezza del suo argomentare.
In occasioni simili (in Brasile, negli Usa) Giovanni Paolo II batteva il pugno e lanciava ammonimenti. Forse, quelli sì, erano anni in cui la Chiesa condannava.
Oggi, con Papa Ratzinger, la Chiesa vuole persuadere.
Lo ha notato Sergio Criscuoli nel suo servizio per il Tg Tre delle 19 domenica scorsa: l’espressione più forte usata dal Papa è stata l’invito, rivolto ai fedeli, di «combattere una mentalità». Un’attitudine, ha commentato Criscuoli, che un laico chiamerebbe «battaglia culturale». E che comunque non confligge, anzi esprime grande rispetto, per tutti coloro che non sono cattolici ma hanno anche loro messo al primo posto, come il Pontefice, «la qualità delle relazioni umane».
Pier Paolo Pasolini nel settembre del 1974, scriveva: «In una prospettiva radicale, forse utopistica o, è il caso di dirlo, millenaristica è chiaro ciò che la Chiesa dovrebbe fare per evitare una fine ingloriosa. La Chiesa potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso». Lo scriveva, però, in anni in cui anche i laici ragionavano di più e urlavano di meno.

© Copyright L'Unità, 8 giugno 2011 consultabile online anche qui.

9 commenti:

mariateresa ha detto...

mi venisse un colpo. E' un buon articolo.

Anonimo ha detto...

Raffaella,
qui il mondo si sta' rovesciando: leggere su L'Unita' una frase come questa

"Eppure letto, o ascoltato senza tappi alle orecchie, domenica nell’ippodromo di Zagabria il Papa ha fatto un discorso alto, piacevole, facilmente comprensibile,"

veramente... sorprende. Finalmente qualcuno sta' iniziando a capire B16.

Ed e' ancora piu spiazzante il seguito:

"In occasioni simili (in Brasile, negli Usa) Giovanni Paolo II batteva il pugno e lanciava ammonimenti. Forse, quelli sì, erano anni in cui la Chiesa condannava.
Oggi, con Papa Ratzinger, la Chiesa vuole persuadere. "

Sono sorpreso, e ammirato. Veramente sorpreso.

sonny ha detto...

A prescindere da tutto, c'è da dire che questo è un buon pezzo, perchè dice cose molto vere.
Consiglio la lettura al caro Politi ( uno di quelli con i tappi nelle orecchie.)

Anonimo ha detto...

CONOSCENDO L'AUTORE, OVVERO PADRE FILIPPO DI GIACOMO, NON SONO AFFATTO SORPRESO... HA PROPRIO RAGIONE: "DIO SALVI RATZINGER DAI RATZINGERIANI"...

Anonimo ha detto...

porca miseria ! il Papa sta convertendo l'Unità !
massimo da B.

Fabiola ha detto...

Non so.
"Oggi, con papa Ratzinger, la Chiesa vuole persuadere". Bene. Purchè, sotto traccia non passi l'idea che, con altri, volesse costringere. Io, più ratzingeriana che mai, non condivido affatto la frecciata a Giovanni Paolo II, e, comunque mi si dovrebbe spiegare che cosa c'è di diverso tra "persuadere" ed "ammonire",se non il tono che, evidentemente, dipende da caratteristiche temperamentali.
Non mi piace neppure la distinzione tra un Papa che parla talora in modo non confessionale con conseguente sottolineatura della sua libertà di dire al gregge ciò che solo al gregge sembra destinato.
Non mi sembra che Benedetto abbia mai fatto questa distinzione: parla per tutti coloro che lo vogliano ascoltare.
Se non mi sbaglio poi Di Giacomo ha sempre visto come il fumo negli occhi qualsiasi posizione che sottolineasse la valenza culturale di certi principi di ragione naturale di tipo antropologico, spesso condivisi da non credenti come Giuliano Ferrara.
Qui fa sua la citazione pasoliniana di una Chiesa guida di tutti coloro che rifiutano "il nuovo potere consumistico". Se così fosse anche questa posizione piegherebbe la Chiesa a servire uno scopo che la renderebbe strumentale ad altro che non sia rendere presente Cristo nella storia. Ma, in questo caso, sembra che gli vada bene.
Forse sono eccessivamente critica ma non bastano i complimenti a Benedetto perchè Di Giacomo mi persuada.

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo Fabiola in toto. Comunque, è proprio vero che non ci sono più i Comunisti di una volta: quelli che... mangiavano i bambini! ;-) Luca

Anonimo ha detto...

QUATTRO Encicliche? Mi sono perso qualcosa?

Andrea ha detto...

Lo schema dei "valori umani" che prescindono da una specifica cultura confessionale è, né più né meno, lo schema fondamentale della Massoneria: non dedichiamoci alle bazzeccole delle diverse denominazioni religiose (cristiane), concentriamoci sui "valori" che tutti abbiamo in comune!
Ma l'unico "valore" che tutti abbiamo in comune è il Peccato Originale; tutti gli altri ci vengono assegnati da Dio (Talenti), per vedere se li apprezziamo o li calpestiamo.