lunedì 28 novembre 2011

Benedetto XVI porta avanti il suo impegno costante da Pontefice. Che è quello di riportare i fedeli, la Chiesa e il mondo a Dio. Un impegno evangelico, prima di tutto (Gagliarducci)

L'uomo è colpevole dell'eclissi di Dio

Benedetto XVI ammonisce l'Europa
La crisi è più morale che economica


Andrea Gagliarducci

"Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità".

Comincia da queste parole del profeta Isaia il grido di dolore di Benedetto XVI per quello che è il mondo di oggi, fatto di città "anonime" dove "Dio sembra assente, e l'uomo l'unico padrone, come se fosse lui l'artefice e il regista di tutto".
Ed è lì che si sperimenta il senso dell'abbandono da parte di Dio. Perché in questo mondo "che appare quasi perfetto", poi "accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi. In realtà, il vero 'padrone' del mondo non è l'uomo, ma Dio. Il Vangelo dice: 'Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati'". È l'inizio dell'Anno Liturgico, prima domenica di Avvento. Fino a Natale, i paramenti dei sacerdoti saranno viola.
E Benedetto XVI porta avanti il suo impegno costante da Pontefice. Che è quello di riportare i fedeli, la Chiesa e il mondo a Dio. Un impegno evangelico, prima di tutto. Un impegno che cozza con la sofferenza del mondo. Una sofferenza che per Benedetto XVI viene direttamente dall'eclissi di Dio, messa in atto dall'uomo stesso. Lo aveva sostenuto quando ancora non era Papa. Nucleo centrale della sua riflessione è l'Europa, che ha messo da parte la sua identità, la sua fede. E che oggi deve fare i conti con una crisi che è morale, prima che economica, come ha affermato più volte il Papa.
Lo ha ribadito sabato, all'incontro con la plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici. "A volte - aveva detto - ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell'economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede".
Servono cristiani autentici.
Per questo in Germania a settembre, e il mese dopo ad Assisi, aveva elogiato gli "agnostici" che "a motivo della questione su Dio non trovano pace" e "sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli di routine". Serve, insomma, una Chiesa più libera per credere in Dio.
Una crisi che si ritrova anche nella preghiera di Isaia. La quale - dice Benedetto XVI - "sembra rispecchiare certi panorami del mondo postmoderno: le città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l'uomo l'unico padrone, come se fosse lui l'artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l'economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall'uomo". È da questo mettere l'uomo al centro, e Dio da parte, che accadono le cose sconvolgenti, che fanno sperimentare "il senso dell'abbandono da parte di Dio". Non è la prima volta che Benedetto XVI fa questa riflessione. In Polonia, in visita ad Auschwitz, nel 2006 aveva chiesto: "Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?". Ed anche lì, la risposta si trovava alla radice: "Volevano uccidere Dio".

© Copyright Il Tempo, 28 ottobre 2011 consultabile online anche qui.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Repubblica di oggi, Eufemia
LINEA DI CONFINE
La presenza ecclesiale nel governo Monti

MARIO PIRANI


Il governo tecnico del professor Monti ha in sé una dimensione che più politica non potrebbe essere, una presenza cattolico-democratica, che segna, per certi aspetti, una novità assoluta, l´emergere di una adesione ecclesiale diretta, rappresentata non tanto dal numero di ministri credenti ma dalla presenza di alcune personalità che trovano Oltretevere una fonte personale di legittimazione. Due, tra gli altri, appaiono di maggiore spicco: il fondatore della Comunità di Sant´Egidio, professor Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l´Integrazione, e il ministro dei Beni culturali, professor Lorenzo Ornaghi, rettore dell´Università cattolica. Due posizioni collocabili in quell´organigramma di un cattolicesimo democratico che sembra vorrebbe collegare e rappresentare le angosce di Paolo VI ai dilemmi che incombono su Benedetto XVI. Dilemmi che nel secolo scorso parvero risolti attraverso due tappe di diversissimo segno e in una opposta condizione politica: i patti Lateransi nel 1929 e il trionfo della Dc nel 1948. Non è, quindi, casuale che il tema si ripresenti oggi non solo in rapporto ad un evento pubblico, il convegno di Todi, organizzato da associazioni e movimenti cattolici animati dall´intenzione di rappresentare una svolta di fronte a una dialettica che aveva finito per restringersi al contrasto tra Segreteria di Stato e Conferenza episcopale, ma altresì in conseguenza di un altro fatto, non pubblico ma non per questo meno incisivo. Intendo riferirmi alla decisione, presa individualmente e personalmente dal Papa, di liberare la Santa Sede da ogni relazione che potesse essere intesa come ambiguo appoggio al degrado berlusconiano. La notizia mi è stata data da un alto prelato di grande prestigio, molto introdotto in Vaticano, di cui non mi è consentito rivelare l´identità.
Queste premesse mi hanno indotto a seguire con attenzione alcuni recenti documenti di parte cattolica fra cui il discorso di Andrea Riccardi ad un convegno sulla Dc, la Chiesa e il mondo cattolico (Roma, 19 novembre), tutto inteso a ripercorrere la strada per allargare l´orizzonte del partito cattolico e non ridurlo solo alla lotta al comunismo, «preoccupazione centrale di Pio XII che lo leggeva come un nuovo islam conquistatore e sradicatore della religione» … contro il quale bisognava «recuperare le destre e legarle alla Dc in uno schieramento anticomunista che si giocasse sulla bipolarità». Per contro, «la lotta al comunismo non era priorità assoluta per De Gasperi ... per il quale la Dc non deve essere solo un partito cattolico, schiacciato nel bipolarismo comunismo-anticomunismo», capace per contro di inanellare invece «varie legittimazioni, cattolica, americana, dell´economia, elettorale, dei lavoratori. Un partito degli italiani al centro del sistema, capace di mediare, unire, sintetizzare … La politica per la Dc deve fuggire la solitudine e la contrapposizione bipolare, anche se questa può dare successo per un momento».
Il discorso di Riccardi tocca molti altri punti, riannodando fino ad oggi il percorso politico del cattolicesimo democratico e merita di esser letto nella sua interezza e approfondito. È, comunque, di grande significato che in un governo di salvezza nazionale, accanto all´impegno tecnico degli economisti, riaffiori un afflato politico che tanto ha contribuito alla storia d´Italia nell´ultimo secolo.

Anonimo ha detto...

D'un sol botto qui si inneggia al gran ritorno dei catto-adulti, si intruppa Papa Benedetto nelle loro fila e si dà l'ennesima pedata a Bertone.
Mi scappa da ridere, tzè!
Alessia

Anonimo ha detto...

E meno male che in Curia abbondano i prelati d'alto prestigio, altrimenti i poveri giornalisti certe cose come farebbero a saperle.Eufemia

Anonimo ha detto...

prelati di alto prestigio o rane dalla bocca larga?