mercoledì 9 novembre 2011

Formazione del cuore. In un discorso dell'arcivescovo di Westminster, monsignor Vincent Nichols (O.R.)

In un discorso dell'arcivescovo di Westminster, monsignor Vincent Nichols

Formazione del cuore

Londra, 8. «La formazione del cuore» è il titolo del discorso pronunciato nei giorni scorsi dall'arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, Vincent Nichols, presso la Cathedral Hall di Westminster, in ricordo del primo anniversario della visita di Papa Benedetto XVI in Inghilterra. Nel suo discorso, l'arcivescovo ha invitato i fedeli a riflettere su due cose inseparabili: la chiamata alla santità e la sfida della nuova evangelizzazione, ricordando il recente messaggio della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles nel quale vengono presentati tre obiettivi strategici incentrati sulla missione, l'insegnamento e la testimonianza. «Mi riferisco -- ha detto monsignor Nichols -- alla proclamazione della chiamata universale alla santità in Cristo, come priorità nella missione; l'annuncio di Cristo e del suo Vangelo come verità salvifica, fino alla cultura del dialogo e della solidarietà, e l'annuncio della venuta del Regno al servizio e testimonianza di tutta la comunità».
Il presule ha spiegato che «la chiamata alla santità in Cristo» è stato un tema costante nei discorsi del Santo Padre durante la visita nel Regno Unito. «Sia che Egli si rivolgesse ai giovani di Twickenham, ai giovani adulti di Westminster, o alle grandi folle di Hyde Park e di Cofton Park, il Papa ha chiarito che la crescita nella fede è una questione di cuore, che riflette direttamente il motto di tutta la visita: “il cuore parla al cuore”. Ma qual è il percorso da intraprendere per arrivare alla santità se non attraverso la fede e la preghiera?». Nel tentativo di rispondere a questa domanda, l'arcivescovo ha fatto riferimento a una fonte, da lui definita «insolita»: l'olandese Etty Hillesum, cresciuta senza una fede religiosa, nonostante le sue radici ebraiche. «Etty nacque ad Amsterdam, visse in una famiglia disfunzionale e condusse una vita sessuale e sociale abbastanza caotica. Tuttavia -- ha sottolineato monsignor Nichols -- due anni e mezzo prima della sua morte, pervenne a una considerevole libertà interiore e di fede, grazie alla scoperta della pratica di contemplazione silenziosa. Di fronte al mistero silenzioso della sua vita interiore giunse a riconoscere Dio».
Nel suo discorso l'arcivescovo ha spiegato quanto sia importante avvicinarsi a Dio. «Se riusciamo a creare i tempi e gli spazi per coltivare e scoprire il divino -- ha detto -- sentiremo la voce di Dio che vuole comunicare se stesso in modo più completo. Allora il cuore saprà ben prepararsi a ricevere il dono della Rivelazione, quel dono che ci concede la consapevolezza di Dio che non solo trascende le capacità della nostra natura umana vulnerabile, non solo soddisfa i nostri più profondi desideri umani al di là della nostra immaginazione, ma lo fa aprendo per noi in Gesù Cristo il personale rapporto in cui possiamo trovare la pienezza di fede autentica e sorprendente. Le nostre ricerche spirituali e di formazione -- ha proseguito -- devono essere modellati dal nostro rapporto con Gesù, rapporto formato e sigillato nel nostro Battesimo e rinforzato dai Sacramenti». Il presule, quindi, ha esortato tutti ad avere fede e fiducia in Dio. «Quando nella fede ci arrendiamo allo Spirito Santo e permettiamo a Cristo di entrare dentro di noi siamo trasformati, ricreati in Cristo. Diventiamo -- senza che nulla della nostra natura umana venga distrutto -- partecipi della natura divina. È per questo che Cristo fu concepito dallo Spirito Santo, perché Dio si è fatto uomo affinché fossimo deificati. Questa è la santità a cui siamo chiamati: niente di meno che i nostri cuori vengano formati nel cuore stesso di Dio. Questo nutrimento o trasformazione del cuore umano dobbiamo perseguirlo attraverso un approfondimento della nostra vita di preghiera. Solo la preghiera ci radica in Cristo. Solo la preghiera sostiene l'equilibrio e lo scopo nella vita che si addice a un testimone della realtà della presenza divina. La nostra preghiera produce riverenza per tutte le cose sante. La preghiera sostiene lo spazio e il silenzio di cui ha bisogno il nostro spirito. Ognuno di noi -- ha spiegato l'arcivescovo -- è chiamato a rinnovare la nostra vita nella pratica della preghiera quotidiana. La preghiera deve essere centrale nella vita di ogni famiglia».
Monsignor Nichols ha anche ricordato quando da bambino, insieme alla sua famiglia, recitava quotidianamente il rosario e, come molti bambini, faceva il segno della croce prima di andare a letto. Il presule ha anche sottolineato l'importanza del progetto a sostegno della vita familiare promosso dalla Conferenza episcopale dal titolo «La casa è un luogo santo»: quel luogo dove tutti in famiglia pregano e ringraziano Dio per l'amore e la generosità nei loro confronti. Infine, si è rallegrato per l'intenso lavoro svolto dagli insegnanti delle scuole cattoliche. «Ringrazio i nostri professori -- ha concluso -- per tutto quello che fanno per i nostri bambini. È bello vedere intere classi pregare tutte le mattine prima dell'inizio delle lezioni e partecipare con entusiasmo alle attività liturgiche».

(©L'Osservatore Romano 9 novembre 2011)

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