lunedì 21 novembre 2011

Il Papa celebra la Messa nello stato di Cotonou gremito. Benedetto XVI: la Chiesa dalla parte dei malati di AIDS, con rispetto e cure. Dio ci giudicherà sull'accoglienza (Izzo)

PAPA: CELEBRA MESSA AFRICANA NELLO STADIO DI COTONOU GREMITO

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Insieme ai vescovi del Benin e ai presidenti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, Benedetto XVI celebra una grande messa nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, gremito sul prato e negli spalti da 50 mila persone, mentre le centinaia di migliaia che non hanno trovato posto sono rimaste all'esterno.
Il Pontefice e' pero' passato tra loro con la Papamobile. La Liturgia e' celebrata in latino e francese, ma le preghiere e le letture sono nelle principali lingue che si parlano in Benin (dove in tutto ce ne sono 300).

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PAPA: CHIESA DALLA PARTE MALATI DI AIDS, CON RISPETTO E CURE

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

La Chiesa e' mobilitata contro il dramma dell'Aids, che sta falcidiando la popolazione dell'Africa. Una presenza che e' stata evocata dal Papa nell'omelia pronunciata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' a Cotonou, con parole molto sentite e assicurando da parte sua vicinanza solidarieta', vicinanza e appoggio. "Gesu', il Re dell'universo - ha detto - s'e' fatto vicinissimo a noi, servo dei piu' piccoli e dei piu' umili.
E io vorrei rivolgermi con affetto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall'Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della societa'". "Abbiate coraggio! Il Papa - ha aggiunto - vi e' vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesu' ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza". "Ogni malato, ogni povero - ha concluso - merita il nostro rispetto e il nostro amore, perche' attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo".
Nell'Esortazione Apostolica "Africae munus", firmata ieri a Ouidah e che al termine della messa di oggi a Cotonou sara' consegnata ufficialmente ai rappresentanti delle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar, Papa Ratzinger lancia un forte appello all'intera comunita' internazionale: occorre "trovare soluzioni e rendere accessibili a tutti i trattamenti e le medicine, considerando le situazioni di precarieta'". "La Chiesa - ricorda il testo - sostiene da molto tempo la causa di un trattamento medico di alta qualita' e a minore costo per tutte le persone coinvolte". In unione con i vescovi africani, scrive inoltre Ratzinger, "rinnovo il mio sostegno e mi rivolgo a tutte le istituzioni e a tutti i movimenti della Chiesa che operano nel settore della sanita' e specialmente dell'Aids: realizzate un lavoro meraviglioso e importante. Chiedo alle agenzie internazionali di riconoscervi e di aiutarvi nel rispetto della vostra specificita' e in spirito di collaborazione. Incoraggio vivamente ancora una volta". Nel testo il Papa tedesco si preoccupa anche delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa e chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali -precisa il Pontefice - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".
Per il Papa la lotta all'Aids come l'intero futuro dell'Africa passa moltissimo per l'impegno educativo. "I giovani - scrive il Pontefice nel documento - costituiscono in Africa la maggioranza della popolazione: un dono e un tesoro di Dio, di cui tutta la Chiesa e' riconoscente al Signore della vita. Occorre amare questa gioventu', stimarla e rispettarla, perche' esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguita', verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza". Cosi' anche il problema dell'Aids che, afferma il testo papale, "esige certamente una risposta medica e farmaceutica", in realta' "e' piu' profondo, e' anzitutto etico". Dunque le altre soluzioni, pure utili e da non abbandonare, si rivelano "insufficienti" da sole. Per sconfiggere questa epidemia, serve invece "un cambio di comportamento che esige l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuita' sessuale, la fedelta' coniugale" e cio' "in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa". Infatti, "per essere efficace, la prevenzione dell'Aids deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".Infine un altro nemico dell'Africa che occorre sconfiggere e' l'analfabetismo. "La difesa della vita - osserva il Papa nella Africae munus - comporta ugualmente lo sradicamento dell'ignoranza attraverso l'alfabetizzazione delle popolazioni ed una educazione qualificata che inglobi tutta la persona. Lungo il corso della propria storia, la Chiesa cattolica ha prestato particolare attenzione all'educazione. Ha sempre sensibilizzato, incoraggiato e aiutato i genitori a vivere la loro responsabilita' di primi educatori della vita e della fede dei propri figli". "In Africa, le sue strutture, come le scuole, i collegi, i licei, le scuole professionali, le universita', mettono a disposizione della popolazione strumenti per accedere al sapere, senza discriminazione di origine, di possibilita' economiche o di religione". "La Chiesa - assicura il Pontefice - da' il proprio contributo per permettere di valorizzare e portare a frutto i talenti che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo. Numerose Congregazioni religiose sono nate a questo scopo. Innumerevoli Santi e Sante hanno capito che santificare l'uomo significava prima di tutto promuoverne la dignita' mediante l'educazione".

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PAPA: DIO CI GIUDICHERA' SU ACCOGLIENZA AGLI STRANIERI E CARCERI

Salvatore Izzo

(AGI) - Cotonou, 20 nov.

Nel Vangelo "Gesu', il Figlio dell'uomo, il giudice ultimo delle nostre vite, ha voluto prendere il volto di quanti hanno fame e sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri, insomma di tutte le persone che soffrono o sono messe da parte". Lo ha ricordato oggi Benedetto XVI nell'omelia della messa celebrata questa mattina nello Stadio de l'Amitie' di Cotonou, da dove ha lanciato un forte monito: "il comportamento che noi abbiamo nei loro confronti sara' considerato - ha scandito - come il comportamento che abbiamo nei confronti di Gesu' stesso". "Non vediamo in questo - ha avvertito il Papa - una semplice formula letteraria, una semplice immagine". Infatti, "tutta l'esistenza di Gesu' ne e' una dimostrazione". "Il Figlio di Dio - ha ricordato - e' diventato uomo, ha condiviso la nostra esistenza, sino nei dettagli piu' concreti, facendosi il servo del piu' piccolo dei suoi fratelli. Lui che non aveva dove posare il capo, sara' condannato a morire su una croce". "Questo - ha commentato Ratzinger - e' il Re che celebriamo", anche se "indubbiamente ci puo' sembrare sconcertante". "Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalita' nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica - ha osservato il Pontefice teologo - ad accettare un simile Re, un Re che si fa servo dei piu' piccoli, dei piu' umili, un re il cui trono e' una croce. E tuttavia, ci dicono le Scritture, e' cosi' che si manifesta la gloria di Cristo: e' nell'umilta' della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo". Nell'ottica del Vangelo, dunque, "regnare e' servire ed e' cio' che ci chiede e' di seguirlo su questa via, di servire, di essere attenti al grido del povero, del debole, dell'emarginato".
Nell'Esortazione Apostolica "Africae Munus" che ha consegnato alle 40 Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar al termine della messa di oggi, accanto alle forti denunce per i maltrattamenti inflitti a donne e bambini, il Papa individua proprio nei profughi e nei carcerati le vittime di una violenza intollerabile. "In milioni - scrive citando esplicitamente sia migranti che rifugiati - cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti" ma "incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte".
"Alcuni Stati - lamenta Ratzinger - hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarieta' di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarieta' generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansieta'". Assistiamo "a reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarieta' della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti". "La coscienza umana - allora - non puo' che indignarsi di fronte a queste situazioni".
"La migrazione all'interno e all'esterno del Continente diventa cosi' - conclude il Pontefice - un dramma pluridimensionale, che colpisce seriamente il capitale umano dell'Africa, provocando la destabilizzazione o la distruzione delle famiglie". Nell'Esortazione e' fortissima anche la denuncia delle condizioni difficilissime dei detenuti in molti paesi dell'Africa. Il Papa chiede che "la dignita' umana del carcerato sia rispettata". "Agli operatori pastorali - ricorda - e' affidato il compito di studiare e proporre la giustizia restitutiva come mezzo e procedimento per favorire la riconciliazione, la giustizia e la pace e il reinserimento delle vittime e dei trasgressori nelle comunita'".

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

bentornata, Raffa.
La visita è stata vergognosamente snobbata dai media, con l'eccezione dell'Osservatore e Avvenire. Certo questa volta non hanno potuto confezionare una bella polemica internazionale e parlare di Africa non conviene, specie se si ha la coscienza pesante. Fare articoli sul woodoo costa poco, parlare dello sfruttamento di un intero continente è scomodo. Meglio quindi tacere o lanciarsi in anlisi alla John Allen.
Alessia

Anonimo ha detto...

OT
L'espresso, con il libello di un suo giornalista, fa ripartire la cortina fumogena sull'8x1000 con la solita comoda confusione tra CEI e Vaticano. Il fatto dà manforte. Avvenire e testate diocesane sono già scesi in campo.
Alessia