lunedì 25 luglio 2011

Il caos mediatico di questi giorni (Irlanda, caso Orlandi e San Raffaele) nel commento di Salvatore Izzo

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questa ampia riflessione di Salvatore Izzo che ci aiuta a comprendere meglio le vicende di questi giorni.
Grazie ancora per l'opportunita'.

R.

Cara Raffaella,

Le chiedo ancora ospitalita' per qualche breve (e modesta) considerazione sul caos mediatico di questi giorni intorno alla figura del nostro amato Papa (e dei suoi piu' stretti collaboratori).
Sono tre i fronti di questi giorni: il caso dell'Irlanda con le accuse del premier alla Chiesa e le sue proposte massimaliste, le "rivelazioni" sui casi Calvi e Orlandi e sull'attentato a Giovanni Paolo II e infine le vicende del Toniolo e del San Raffaele con gli attacchi al segretario di Stato.
Questioni evidentemente distinte ma che nonostante i contesti del tutto diversi hanno in comune una caratteristica inquietante: la rilevante distanza tra i fatti reali (e dunque verificabili) e il loro racconto mediatico, che appare spesso basato semplicemente su affermazioni di qualcuno (la cui attendibilita' i media non si preoccupano di verificare). Mi sembra in sostanza che sia saltata la distinzione tra i fatti, le ipotesi e i commenti, quel discrimine cioe' che dovrebbe garantire dalle manipolazioni. E salvaguardare l'onorabilita' delle persone, che invece in questi casi appare spesso gravemente lesa.
Questo in una certa misura e' sempre accaduto, almeno negli ultimi decenni. Ma oggi ad aumentare la confusione e' il fatto che la stessa leggerezza e superficialita' caratterizza anche le dichiarazioni di persone che dovrebbero essere autorevoli per definizione, come il premier irlandese che lancia accuse gravissime e infondate alla Santa Sede, quando e' evidente che almeno da un decennio la responsabilita' di una inadeguata risposta ai crimini dei preti pedofili e' totalmente dei vescovi locali che non hanno applicato le nuove norme.
Accuse irresponsabili perche' ignorano il grande cambiamento portato da Joseph Ratzinger a difesa dei piu' deboli e contro l'omerta' che purtroppo era diffusa, che gli e' costato uno sforzo coraggioso e controcorrente prima da cardinale della Dottrina della Fede e poi da Papa. Accuse che sono pure incomprensibili, allo stato dei fatti, anche se secondo me c'e' un elemento che puo' in parte spiegarle: il tentativo in atto di cancellare il messaggio cristiano anche dalla societa' irlandese, che pure ne e' stata fortemente permeata.
Personalmente, ad esempio, vedo un collegamente tra questa infuocata vicenda, le polemiche italiane sulle Dat (presentate dagli oppositori come una legge cattolica e quindi oscurantista) e le accuse (mosse due anni fa finanche da governi e parlamenti) alla Santa Sede sul tema della prevenzione dell'Aids (totalmente sganciate dalla realta' che vede invece gli enti cattolici in prima linea) e infine quelle di omofobia scagliate alla Chiesa Cattolica (in organismi internazionali come nei gay pride che tanti sindaci votati dai cattolici si affrettano a sponsorizzare) per la sua strenua difesa del matrimonio e della famiglia (cioe' del futuro dell'umanita').
Ma mettere insieme questa sfilza di situazioni diverse e non completamente assimilabili e' - lo ammetto - solo una mia provocazione intellettuale: non sarebbe lecito (ne' logico) trasformarla in un teorema per accusare qualcuno in concreto. Che e' invece proprio quello che fanno in Italia i media con l'aiuto di alcuni ex giudici che pur non essendo riusciti a portare alla luce la verita' nelle inchieste sul fallimento dell'Ambrosiano, la scomparsa di Emanuela e il ferimento di Papa Wojtyla in piazza San Pietro, accreditano tesi basate in realta' su congetture e dichiarazioni deliranti di personaggi screditati come Ali' Agca e la Minardi, cui si aggiungono ora altri testimoni dell'ultima ora.
Io ho seguito nel tempo le diverse inchieste e mi sembra acclarato che il tentativo ripetuto di collegarle senza che vi siano prove certe di questo collegamento non sia servito a dipanare la matassa ma semmai a aggrovigliarla. Cio' detto, mi soffermo solo sull'aspetto deontologico del problema: si puo' tirare in ballo personalita' illustri come quella del cardinale Agostino Casaroli e dipingerle come conniventi a reati gravissimi solo perche' un teste ne cita il nome in un'interrogatorio? I meriti di questo porporato riempiono tanti capitoli nei libri di storia, forse i nostri colleghi non li hanno letti... E comunque l'onorabilita' di qualunque persona andrebbe salvaguardata e non distrutta irresponsabilmente sulla base di affermazioni non provate. In proposito mi duole dovermi dissociare anche da illustri vaticanisti che hanno indirettamente avallato in queste settimane le folli dichiarazioni di Agca a Marco Ansaldo sul cardinale Re. Cosi' come e' stato sgradevole per me assistere alla diffusione delle accuse della Mainardi al pur discutibile arcivescovo Marcinkus, che se ha mancato di prudenza nella gestione dello Ior non per questo puo' essere consegnato all'opinione pubblica come se fosse complice di rapimenti e omicidi. Mi sembra che la nostra professione sia umiliata in questo modo forse piu' delle stesse personalita' ingiustamente infilate nel tritacarne mediatico.
Non troppo dissimile e' infine il trattamento che purtroppo si sta riservando all'attuale segretario di Stato, facendolo passare come promotore di operazioni "di potere" riguardo alle vicende del Toniolo e del San Raffaele. Ancora una volta, infatti, si costruiscono sui media teoremi che non hanno riscontro nella realta' dei fatti. In particolare si dimentica che il Toniolo (ente promotore e solo in piccola parte finanziatore dell'Universita' Cattilica) e' stato affidato da Giovanni Paolo II al cardinale Tettamanzi dopo la lunghissima presidenza del senatore Emilio Colombo che - seppure omonimo di un grande successore di Sant'Ambrogio - non e' mai stato arcivescovo di Milano. E infatti lo statuto non prevede l'identificazione tra le due responsabilita', il che evidentemente sfugge ai commentatori di oggi. Cosi' come si dimentica che il segretario di Stato e l'arcivescovo di Milano sono entrambi nominati dal Papa e da questa stessa Autorita' traggono entrambi la loro legittimazione. E sono ben chiare le competenze di ciascuno: il segretario di Stato e' "strumento" di governo del Pontefice in tutti gli ambiti che lo stesso gli affida attraverso le leggi e le disposizioni che emana o lascia in vigore, l'arcivescovo di Milano e' il pastore della comunita' locale, della cui salute spirituale e' responabile. Tutto questo rende insensato ipotizzare contrapposizioni che vadano al di la' dei punti di vista personali che ovviamente possono essere diversi. Infine solo una domanda sulla vicenda del San Raffaele. Per garantire la continuita' del suo servizio alle chiese locali e all'umanita', e' meglio che la Santa Sede investa in borsa o in immobili i fondi che deve amministrare, oppure che lo faccia in un'impresa che ha lo scopo di salvare vite e migliorarne la qualita'? Cioe': dove sarebbe il male per la Chiesa se diventassero finalmente pienamente cattoliche due realta' importanti come l'ospedale San Raffaele e l'Universita' Vita-Salute che ne e' nata, e che oltre ad essere gestite quanto meno in modo avventuroso (e dunque da correggere) erano solo genericamente di ispirazione cristiana? Penso che sia questo il punto. Invece leggo ipotesi piuttosto astruse.
Grazie per l'ospitalita'.
Salvatore Izzo

3 commenti:

Fabiola ha detto...

Totalmente d'accordo con Izzo, salvo un punto: San Raffaele e, soprattutto, Università Vita e Salute non meritano neppure di essere designati come "genericamente di ispirazione cristiana". Basta osservare i nomi delle star intellettuali che ne costituiscono l'ossatura, i vari Cacciari, Severino, De Monticelli, Mancuso, Boncinelli...della serie se non sono "eretici" o proprio nullisti non li vogliamo.

Titta ha detto...

solo una precisazione: Severino è stato il docente di Scola, per il quale ha espresso la massima stima... niente non è :)

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_giugno_28/20110628NAZ23_17-190967155855.shtml

Fabiola ha detto...

Severino è stato docente di Scola. In Cattolica anni '60.
Da lì ci separano 50 anni.
Severino dalla Cattolica è stato allontanato proprio per le sue posizioni filosofiche, raffinatissime ma del tutto incompatibili con l'ortodossia cattolica.
Certo di fronte a Mancuso è un gigante!!!
Se non spiace a Manuela Scola non è quello che è principalmente per aver studiato con Severino.