venerdì 3 giugno 2011

Il nunzio in Croazia: Benedetto XVI porterà la speranza che viene dall'amicizia con Gesù (Radio Vaticana)

Il nunzio in Croazia: Benedetto XVI porterà la speranza che viene dall'amicizia con Gesù

Sulle attese di questo viaggio del Papa in Croazia, Giada Aquilino ha intervistato il nunzio apostolico a Zagabria, mons. Mario Roberto Cassari:

R. - La Chiesa croata e tutti i fedeli si sono veramente ben preparati a questo incontro, e le attese e le speranze sono grandi e – dalla percezione che si ha – si potrebbero sintetizzare in questo modo: si è certi che il Signore, attraverso la profondità, la chiarezza dei messaggi che Papa Benedetto ci lascerà, potrà seminare nei cuori di tante persone ricchi frutti spirituali. Ma quello che sarà sicuramente un elemento comune sarà il suscitare la speranza, la rinnovata speranza di cui Papa Benedetto è un grande testimone. Questa speranza – come ci dice il Santo Padre - non può darcela il mondo veramente tormentato di oggi, ma la può dare solamente l’amicizia con il Signore, con Cristo Gesù. Papa Benedetto ci infonderà certamente con forza tale speranza. Egli ci inviterà, ci incoraggerà ad accoglierla, a coltivarla in ogni ambiente, anche con la santità della nostra vita di tutti i giorni e con il coraggio della testimonianza fattiva del Vangelo. Senza dubbio Papa Benedetto ci ricorderà le figure dei numerosi Santi della Croazia, della Chiesa croata e ce li additerà con vigore: per esempio, il Beato Stepinac, il giovane Beato Ivan Merz. Ecco: i fedeli croati ( e non solo, ne sono certo), come tutti noi, abbisogniamo di questa “iniezione” di speranza cristiana che solo il Papa – Successore di Pietro – può infonderci. Gli uomini e le donne che hanno speranza – speranza cristiana – non temono nessun ostacolo.

D. - Quanto sulla storia della Chiesa in Croazia hanno influito le visite di Giovanni Paolo II? E ora, che Chiesa troverà Papa Benedetto?

R. - Quando venne Papa Giovanni Paolo II in Croazia, come ben si sa, i tempi e le situazioni storiche di questo Paese erano differenti da oggi. La Croazia aveva acquisito la propria indipendenza, aprendo cosi la strada ad una reale democrazia. La Santa Sede – come ben risaputo – diede allora un vigoroso sostegno alla Croazia, e tutti conoscono e riconoscono tale sostegno. Il ruolo, infatti, della Chiesa e della Santa Sede a sostegno dell’indipendenza del Paese continua ad essere motivo di riconoscenza da parte della gente e anche delle autorità pubbliche, e viene espresso in molteplici circostanze. Adesso viene Papa Benedetto che, da cardinale, visitò alcune volte questo Paese. E senza dubbio sarà motivo di soddisfazione per il Papa constatare ancora e di persona come questa Chiesa sia guidata da pastori zelanti, preparati, coraggiosi, con cui collaborano bravi sacerdoti, religiosi, religiose, laici impegnati. Il Papa saprà proporre con forza il ruolo centrale dei valori cristiani del popolo croato, nonché il rafforzamento di una società sempre più libera e giusta. Infatti, la Chiesa croata nel suo insieme non ha mai smesso e non smetterà mai di essere messaggera di riconciliazione, di dialogo, di giustizia e di solidarietà. Ma il Santo Padre ben conosce quanto siano profondi la fedeltà, il rispetto, l’ammirazione del popolo croato per il Papa e per la Chiesa cattolica universale, e come questi sentimenti si può cogliere, credo, in ogni ceto della popolazione, tali esperienze che la Croazia cristiana ha sempre vissuto. Personalmente potrei dire che negli oltre tre anni che mi trovo in questo Paese, ho sempre ammirato lo spirito di comunione esistente tra questi vescovi, come pure le decisioni che essi prendono a “voce unica” su tutte le questioni ecclesiali e, in definitiva, in vista di una “nuova e profonda evangelizzazione” della Croazia, nonostante tutte le difficoltà che pure in questo Paese esistono. Dicevo che anche i fratelli nel sacerdozio (siano essi secolari o religiosi), come pure le religiose, sono di esempio, e tutti ammiriamo la loro “passione” messa in campo – in sintonia con i vescovi - nello stare vicini al popolo di Dio. Essi sono presenti in tutti gli ambienti. Devo citare, ovviamente, i fedeli laici che sono il “cuore” della Chiesa croata e sono uomini e donne di fede profonda, di grande testimonianza cristiana, partecipi nella maggior parte alla vita della Chiesa nelle parrocchie, nell’insegnamento, nella catechesi, nei gruppi di preghiera e di volontariato, negli ospedali, nei mass media eccetera. I nostri fedeli sono fieri della loro identità cristiana e tutti ci auguriamo che restino sempre tali, magari con una partecipazione più attiva e convinta in tutti gli ambienti della società croata.

D. - La Santa Sede fu uno dei primi Stati a riconoscere la Croazia indipendente. Oggi il Paese punta a divenire membro a pieno titolo dell’Unione Europea. Qualcuno ha cercato perciò di dare al viaggio del Papa un significato “diplomatico”. Eppure Benedetto XVI viene da voi in visita pastorale…

R. - Dopo la Slovenia, è la Croazia, tra i Paesi candidati dell’Europa Centro-Orientale, il più vicino all’entrata nell’Unione Europea. Come si sa, vi è ancora qualche ostacolo, ma si suppone che il tutto possa concludersi positivamente. E’ sotto gli occhi di tutti come la Croazia stia mettendo vigoroso impegno - sebbene in un non facile contesto socio-economico-politico – nel portare avanti programmi di riforme ben precisi e indispensabili. Papa Benedetto segue con attenzione il cammino della Croazia che si appresta a breve ad essere Stato membro dell’Unione Europea. E in tal senso la Santa Sede e la Chiesa croata hanno dato e danno il loro contributo positivo. Tuttavia è fuor di dubbio che la Croazia dovrà affrontare “le molteplici sfide dell’Europa”, di questa nostra Europa che si allontana dalle sue radici cristiane. Sono le sfide che tutti noi conosciamo e che provengono da una martellante mentalità che tenta di inculcare elementi non positivi che hanno nomi ben precisi: il secolarismo, il consumismo, il relativismo, il permissivismo, pericolose concezioni sulla famiglia e sulla vita, e cosi via. Tutto ciò mina o può minare o rendere più vulnerabile anche la società croata nel suo insieme, con effetti deleteri soprattutto tra i giovani e le famiglie. Papa Benedetto ben conosce queste “sfide” e si è certi che Egli, oltre all’invito a risvegliare la fede e la testimonianza cristiana, saprà toccare il cuore di tutti e saprà indicare metodi e strade giuste per un rinnovamento spirituale e un risveglio delle coscienze. L’auspicio più grande sarebbe che la Croazia possa entrare a far parte dell’’Unione Europea senza “svendere” o “sacrificare” le sue secolari radici cristiane, la propria identità che è prettamente cristiana. Di fatti, il Santo Padre ben conosce le radici secolari delle tradizioni culturali e cristiane della Croazia che si sono accresciuti negli ultimi decenni anche grazie all’azione della Chiesa a favore del popolo e delle vittime del confronto con il regime comunista, nonché a sollievo delle sofferenze causate dal tragico recente conflitto per l’indipendenza nazionale. In definitiva, il viaggio del Santo Padre è, e sarà, una visita pastorale ed è da escludere il dare un “significato diplomatico” o politico alla presenza in Croazia di Papa Benedetto.

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