Benedetto XVI e le sue parole sulla Shoah: mai più la violenza umili la dignità dell’uomo
Ricorre oggi la Giornata internazionale in memoria delle vittime della Shoah, adottata nel 2005 dalle Nazioni Unite. Benedetto XVI è intervenuto più volte su questa tragedia che ha segnato la storia del XX secolo. Storiche e commoventi, inoltre, le visite del Papa al campo di sterminio di Auschwitz nel 2006 e al Memoriale dello Yad Vashem a Gerusalemme, nel 2009. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“La Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo”: è uno dei tanti pensieri che Benedetto XVI ha dedicato allo sterminio degli ebrei per mano dei nazisti. Intensa e memorabile la visita del Papa ad Auschwitz, al culmine del suo viaggio apostolico in Polonia, nel maggio del 2006:
“Prendere la parola in questo luogo di orrore, di accumulo di crimini contro Dio e contro l'uomo che non ha confronti nella storia, è quasi impossibile – ed è particolarmente difficile e opprimente per un cristiano, per un Papa che proviene dalla Germania. In un luogo come questo vengono meno le parole, in fondo può restare soltanto uno sbigottito silenzio: un silenzio che è un interiore grido verso Dio: Perché, Signore, hai taciuto?” (Visita ad Auschwitz-Birkenau, 28 maggio 2006)
“Non potevo non venire qui”, afferma il Papa commosso. “Era – soggiunge – ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco”. Il Pontefice sottolinea quindi che con la distruzione degli ebrei, i nazisti volevano edificare un mondo senza Dio:
“I potentati del Terzo Reich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall'elenco dei popoli della terra. Allora le parole del Salmo: ‘Siamo messi a morte, stimati come pecore da macello’ si verificarono in modo terribile. In fondo, quei criminali violenti, con l'annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamò Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell'umanità che restano validi in eterno”. (Visita ad Auschwitz-Birkenau, 28 maggio 2006)
Della Giornata della Memoria, Benedetto XVI parla specificamente all’udienza generale del 28 gennaio 2009. Il Papa ribadisce che la Shoah è “un monito contro l’oblio, contra la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti”:
"La Shoah insegna specialmente, sia alle vecchie sia alle nuove generazioni, che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo!” (Udienza generale, 28 gennaio 2009)
Una violenza che Joseph Ratzinger ha visto con i suoi occhi. Il Papa ricorda l’inizio della furia nazista contro gli ebrei nella cosiddetta “Notte dei Cristalli” tra il 9 e il 10 novembre 1938:
“Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione, educando soprattutto le giovani generazioni al rispetto e all’accoglienza reciproca”. (Angelus, 9 novembre 2008)
Negli ultimi due anni, Benedetto XVI compie due visite storiche in cui commemora i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah e ancora una volta rivolge un accorato appello a non dimenticare la tragedia dell’Olocausto. Nel maggio del 2009, durante il viaggio in Terra Santa, il Papa si reca allo Yad Vashem di Gerusalemme. I nomi di coloro che persero la vita nella Shoah, afferma al Memoriale dell’Olocausto, “sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità”.
Quindi, il 17 gennaio dell’anno scorso, Benedetto XVI visita la Sinagoga di Roma e riconosce con rammarico che molti cattolici rimasero indifferenti al dramma della Shoah. Il Pontefice ribadisce l’irrevocabilità del cammino di amicizia tra ebrei e cattolici intrapreso col Concilio Vaticano II e chiede perdono per le sofferenze inflitte dai cristiani al popolo ebraico:
“La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo. Possano queste piaghe essere sanate per sempre!” (Visita alla Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010)
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6 commenti:
Credo che il Papa, seppure indirettamente, abbia sofferto moltissimo per questa tragedia e, anche per Lui, rimanga un mistero di male incomprensibile.
quell'arcobaleno dimenticato..fosse successo con protagonista qualcun'altro sarebbe stato interpretato come un colpo di scenografia divina subito trasformato in miracolo, con gigantografie ovunque e immagini rimandate fino alla nausea. Scusate, ma l'autocensura mi riesce male
Eh, cara Gemma!
Come vedi nemmeno io mi sono autocensurata e ho ritrovato la foto!
R.
no, no gemma, hai completamente ragione ...
Antonio
Quanto hai ragione, Gemma. Anche a me costa l'autocensura. Ricordo che nei commenti del giorno dopo, strapieni di critiche, solo Gad Lerner (sì, proprio lui!) ne fece menzione dell'arcobaleno come segro di riconciliazione.
Alessia
E' vero, il Papa stesso riprese l'episodio di quell'arcobaleno come una risposta di Dio al suo grido di dolore nell'intervento di fine anno ai Vescovi.
Io lo ritengo uno dei fatti più straordinari di questo papato, meraviglioso e bistrattato.
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