Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo bellissimo commento scritto da Salvatore Izzo per l'ultimo numero di "Editoria Vaticana" la rivista bimestrale della Lev.
Grazie per la bellissima opportunita' :-)
R.
PAPA BENEDETTO LO VEDO COME UN MAESTRO BUONO
di Salvatore Izzo
Lo scorso 25 marzo, in un incontro con i giovani della diocesi di Roma in piazza San Pietro, una ragazza ha rivolto al Papa la domanda del giovane ricco a Gesù: "maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?".
Come cronista, ero lì ad ascoltare e, quella sera, ho dovuto riportare sull'Agenzia Italia la risposta di Benedetto XVI - peraltro bellissima e coinvolgente - che iniziava con il successivo versetto del Vangelo "osserva i comandamenti" e proseguiva con un'altra Parola di Gesù, per la quale essi sono riassunti in quest'unico: "amare Dio con tutto il cuore, con tutta la ragione, con tutta l'esistenza e amare il prossimo come se stesso".
"Amare Dio - spiegò Ratzinger parlando a braccio - suppone conoscere Dio, riconoscere Dio. E questo è il primo passo che dobbiamo fare: cercare di conoscere Dio. E così sappiamo che la nostra vita non esiste per caso, non è un caso.
La mia vita è voluta da Dio dall'eternità. Io sono amato, sono necessario. Dio ha un progetto con me nella totalità della storia; ha un progetto proprio per me. La mia vita è importante e anche necessaria". Sono centinaia ormai i discorsi del Pontefice tedesco che dal maggio 2005 ho dovuto riassumere in take di agenzia, ma quel dialogo mi è rimasto dentro.
Così domanda e risposta mi sono tornate in mente quando mi è stato chiesto questo articolo.
La domanda, perchè seguendolo in tutte le sue attività pubbliche mi sono convinto che proprio a Benedetto XVI può ben applicarsi quell'appellativo "maestro buono" (sul quale gli esegeti hanno
versato molto inchiostro perchè i sinottici non sono concordi, Matteo infatti sposta l'aggettivo buono dal soggetto al quale era posto il quesito all'oggetto dell'interrogativo, "maestro, cosa di buono posso fare per avere la vita eterna?", affinchè non vi fosse nessuna contrapposizione tra la persona di Gesù e quella di Dio).
Con il Vangelo mi sono detto infatti che sì, "solo Dio è buono", ma raccontando Joseph Ratzinger da tanto tempo prima che fosse eletto Papa, noi vaticanisti abbiamo sempre constatato e sperimentato la sua bontà di uomo, la sua bontà di sacerdote, il suo tatto squisito, la sua signorilità di spirito nel trattare con gli altri, la sua saggezza nel consiglio, la sua prudenza nel prendere decisioni e l'immensa sua generosità nello spendersi per l'apostolato. E siamo sicuri di non fare un torto a Dio dicendo che, anche lui, è buono, è il maestro buono come Gesù, proprio perché, intimamente, partecipa della stessa bontà di Dio, che gli ha donato questa saggezza e lo ha voluto sempre illuminare di questa luce soprannaturale.
Come Gesù, inoltre, è umile, questo grande Papa che in realtà è oggi anche il maggiore teologo vivente, autore - è stato detto nei giorni dell'elezione - di più libri di quanti mediamente ne avessero letti gli altri cardinali di Santa Romana Chiesa.
"Umile lavoratore della vigna del Signore", volle definirsi affacciandosi per la prima volta da Papa (con le maniche di un maglione nero da professore che spuntavano sotto l'abito bianco appena indossato, a riprova che, seppure per molti di noi era il favorito, lui mai si sarebbe aspettato di essere eletto). Un lavoro intellettuale, quello svolto fino ad allora.
E al quale da vescovo di Roma non ha rinunciato, offrendo alla guida della Chiesa, da lui esercitata coniugando dolcezza e fermezza, il valore aggiunto della sua elaborazione culturale: se il predecessore, l'altrettanto grande Giovanni Paolo II, ha caratterizzato il suo Pontificato con i gesti compiuti nei viaggi, facendo dei piloti e delle compagnie aeree i suoi collaboratori più preziosi, aiutanti principali di Benedetto XVI sono forse i tipografi e gli editori, a cominciare dal personale della Libreria Editrice Vaticana.
Nella decisione di non abbandonare il suo lavoro di teologo emerge poi la sua grande apertura. Nella prefazione al primo volume del suo "Gesù di Nazaret" scrive un'altra frase che mi è rimasta impressa: "questo libro non è assolutamente un atto magisteriale, ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del 'volto del Signorè.
Perciò ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo alle lettrici e ai lettori quell'anticipo di simpatia senza la quale non c'è alcuna comprensione".
Forse nessun Papa aveva mai parlato in questi termini.
Il libro-intervista scritto con Peter Seewald e intitolato "Luce del mondo.
Il Papa, la chiesa e i segni dei tempi", che sarà disponibile a breve in tutte le librerie proprio grazie alla Lev, conferma questo atteggiamento di Ratzinger, come lo stasso coautore disse in ottobre alla Fiera del libro di Francoforte: "sono rimasto sconvolto dalla bontà e dalla disponibilità del Papa".
"Soltanto un Pontefice buono e disponibile - ha commentato Paolo Rodari su Il Foglio - può accettare di parlare a ruota libera di temi che, per la Chiesa Cattolica, sono tra i più difficili e scottanti. Temi che hanno attraversato, non senza polemiche e sovente critiche durissime, questi cinque anni e mezzo".
Quella sera in piazza San Pietro, mi colpì però anche la risposta di Benedetto XVI, per il suo contenuto evangelico ma anche per l'essenzialità e chiarezza con la quale aveva indicato alla ragazza e alle migliaia di ragazzi presenti nella piazza un percorso che tutti possiamo e dobbiamo seguire.
Prima da teologo, poi da cardinale e ora da Papa, Joseph Ratzinger ha sempre scelto "un linguaggio moderno, molto netto, che arriva immediatamente al cuore delle cose.
Un linguaggio che - sottolinea Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea a La Sapienza e editorialista dell'Osservatore Romano - non è mai difficile, ma cerca di comunicare nel modo più facile possibile quello che vuole dire.
Un linguaggio che non è mai autoreferenziale, non indulge mai a quel gergo che invece è purtroppo così diffuso nella cultura cattolica contemporanea, separandola completamente da quella laica, e che soprattutto non suscita riflessione e quindi vero coinvolgimento personale". "Nelle parole di Ratzinger e di Benedetto XVI - osserva la professoressa Scaraffia, relatrice con il card. Bertone e Gianni Letta alla presentazione del primo volume dell''Opera Omnia' del teologo e Papa all'ambasciata d'Italia presso al Santa Sede - non ci sono mai cadute in questo senso, non ci sono banalità, concetti
scontati e privi ormai di valore per essere stati ripetuti troppe volte. E la questione del linguaggio è un problema fondamentale per toccare il cuore dei credenti e soprattutto per farsi ascoltare dal resto del mondo, un problema che la Chiesa di oggi può risolvere seguendo l'esempio del Papa".
Questo stesso tema, Benedetto XVI lo ha affrontato il 13 novembre nel discorso sulle potenzialità dei nuovi media rivolto al Pontificio Consiglio per la Cultura, chiedendo alla Chiesa di "mettersi in ascolto degli uomini e delle donne del nostro tempo, per promuovere nuove occasioni di annuncio del Vangelo" in un clima di "profonda trasformazione culturale" caratterizzato da "nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione", e rilevando che "in questo contesto, i Pastori e i fedeli avvertono con preoccupazione alcune difficoltà nella comunicazione del messaggio evangelico e nella trasmissione della fede, all'interno della stessa comunità ecclesiale", problemi che "sembrano talora aumentare quando la Chiesa si rivolge agli uomini e alle donne lontani o indifferenti ad una esperienza di fede, ai quali il messaggio evangelico giunge in maniera poco efficace e coinvolgente".
"In un mondo che fa della comunicazione la strategia vincente, la Chiesa - afferma il Papa - non rimane indifferente" ma cerca "di avvalersi con rinnovato impegno creativo" e "con senso critico e attento discernimento" delle nuove modalità comunicative.
"L'incapacità del linguaggio di comunicare il senso profondo e la bellezza dell'esperienza di fede può contribuire all'indifferenza di tanti, soprattutto giovani; può diventare motivo di allontanamento, come affermava già la Costituzione Gaudium et spes, rilevando che una presentazione inadeguata del messaggio nasconde più che manifestare il genuino volto di Dio e della religione".
Da parte sua, Benedetto XVI questo sforzo di "traduzione" delle verità della fede lo compie ogni giorno, seguendo l'esempio del suo maestro Romano Guardini, il grande filosofo e teologo italo-tedesco del quale fu allievo all'Università di Monaco.
Per Guardini, ha ricordato Ratzinger nei giorni scorsi, "a contare di più non era la questione di cosa qualcuno avesse detto sulla verità cristiana, ma quella di cosa sia vero".
"Era questa impostazione del suo insegnamento - ha confidato ai membri della Fondazione Guardini ricevuti recentemente in Vaticano - che colpì noi giovani, perchè noi non volevamo conoscere uno 'spettacolo pirotecnico' delle opinioni esistenti dentro o fuori della cristianità: noi volevamo conoscere ciò che è. E lì c'era uno che senza timore e, al tempo stesso, con tutta la serietà del pensiero critico, poneva questa questione e ci aiutava a pensare insieme".
"Questa - ha confidato l'ex allievo di Guardini divenuto Papa - era la novità rispetto alla retorica dei vecchi tempi: che egli non cercasse affatto alcuna retorica, bensì parlasse in modo del tutto semplice con noi e, insieme a ciò, parlasse con la verità e ci inducesse al dialogo con la verità. E questo è un ampio spettro di 'dialoghi' con autori come Socrate, Sant'Agostino o Pascal, con Dante, Holderlin, Morike, Rilke e Dostojevskij. Egli vedeva in loro dei mediatori viventi, che scoprono in una parola del passato il presente, permettendo di vederlo e viverlo in modo nuovo. Essi ci donano una forza, che può condurci di nuovo a noi stessi".
Ed è precisamente questo quello che Papa Ratzinger fa ad esempio ogni mercoledì con le catechesi delle Udienze Generali, che la Lev poi raccoglie in preziosi volumi.
© Copyright Editoria Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
5 commenti:
il commento della Croix
http://www.la-croix.com/Benoit-XVI-demande-au-Pakistan-d-abroger-la-loi-sur-le-blasp/article/2451615/4078
lo vedete da soli che le furie mestruali dei giornali italiani NON sono presenti
ahiahiahi (per i media italiani), l'ambasciatore americano apprezza il discorso del Papa http://www.radiovaticana.org/EN1/Articolo.asp?c=453124
così magari si rimedia un po' alla figura di popo' di wikileaks, ma sapete cosa vi dico? a caval donato...
Anche a Striscia la Notizia ...... immancabile la battutaccia di Greggio dalla trasmissione di Canale 5! Lo stesso canale televisivo che ha definitivamente sdoganato la bestemmia !!!!!!!!!!!!!!!
Commento davvero bellissimo che ha compreso pienamente lo Spirito di questo straordinario Papa
bellissimo commento di Izzo. Grazie :)
Posta un commento