L'EDITORIALE
Il traghettatore e il Nordest
Giandomenico Cortese
«Conoscere per amare ». E «amare per conoscere ». Si rifà alla regola di Sant’Agostino per indicare un metodo di relazione.
Papa Ratzinger sta per raggiungere il Nordest e definisce il suo progetto di comunicazione, in cerca di quella «veneta serenità» che ci distingue. Parte da Aquileia e attraverso Altino raggiunge le isole di Venezia, intrecciate dai ponti ma soprattutto dall’ombra delle sue chiese e dei suoi campanili, con un dichiarato obiettivo: una nuova evangelizzazione.
Il cristianesimo per Joseph Ratzinger, il teologo divenuto pontefice, da molti un tempo considerato quale «Grande Inquisitore», è soprattutto «Fede, Verità, Tolleranza» (come detta uno dei suoi ultimi saggi prima di essere eletto al soglio di Pietro), qualità, forse virtù, praticate nella loro lunga storia dalle comunità venete, fatte ricche di esperienza quotidianità.
Il cardinal Scola, con gli altri vescovi della Conferenza triveneta, sta mettendo a punto l’organizzazione della visita, con puntigliosa meticolosità, con impegni gravosi, anche finanziari, per i quali fa appello alla generosità di quanti possono intervenire, ma soprattutto tiene a curare gli aspetti più educativi e formativi, quelli che, al di là dei segni esteriori, propongono un cammino da riprendere, oltre la visita papale.
Quale sarà la risposta a papa Benedetto da parte dei Veneti, fedeli e non? E’ difficile prevederlo. I tempi paradossali che stiamo vivendo fanno auspicare a padre Bartolomeo Sorge, intellettuale gesuita nativo di Castelfranco Veneto (papa Luciani, nel lontano 1978, lo avrebbe voluto suo sostituto al Patriarcato di San Marco), che da qui nascano altri generosi «traghettatori» a condurre la «traversata» dei cattolici italiani che ripartirà da Aquileia. Papa Ratzinger conta sugli uomini, e le donne di questa regione, generosa di santi della carità, di pontefici illuminati (da Pio X a Giovanni XXIII, al Papa del Sorriso, Albino Luciani, soltanto nel secolo scorso), sui profeti del solidarismo e della cooperazione, sui volontari che esperimentano, di generazione in generazione, i segni della fede e della fedeltà, della autentica e faticosa ricerca e proclamazione della verità e della giustizia, soprattutto, ora, della tolleranza che non teme confini. La visita e l’incontro con Venezia e le sue genti sarà una ulteriore occasione per il pontefice tedesco di saggiare, di prima mano, il gusto e l’accoglienza di cui siamo capaci. Proprio conoscendo meglio, in tutte le sue sfumature, una terra e i suoi abitanti, si può cogliere appieno il grande entusiasmo e la partecipazione convinta che li animano e la testimonianza che producono. Suggeriva don Primo Mazzolari, un prete che da queste parti ha molto influito con i suoi pensieri: «il cuore indurisce alla svelta, se non si dispone a dare». Un vecchio proverbio (che non vorremmo adattare ai veneti d’oggi) ricorda: «Non è che manchi spazio nella casa, sono i cuori a essere stretti».
© Copyright Corriere del Veneto, 29 aprile 2011 consultabile online anche qui.
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