Vaticano-Croazia, scoppia un caso diplomatico
Fausto Gasparroni
CITTÀ DEL VATICANO
La questione del risarcimento a un monastero benedettino nel Padovano per i suoi beni confiscati in Croazia dopo la seconda guerra mondiale ha fatto scoppiare un caso diplomatico fra la Repubblica ex-jugoslava e il Vaticano. Dopo che il Papa ha di fatto commissariato la diocesi di Parenzo e Pola solo per il tempo della firma sull'accordo per risarcire i benedettini – rifiutata dal vescovo locale Ivan Milovan – un moto di ribellione si è sollevato dalla Chiesa croata, mentre le autorità statali hanno gridato alla violazione del Trattato di Osimo. Ma ieri la Santa Sede ha risposto, altrettanto duramente, che la questione è tutta interna alla Chiesa, senza nessuna «volontà di danneggiare» il Paese, e che essa non dev'essere quindi «strumentalizzata» a fini «politici e demagogici».
La polemica in Croazia è divampata dopo che Benedetto XVI ha sospeso temporaneamente, pare il tempo di un minuto, il vescovo Ivan Milovan, incaricando un vescovo da Roma, il vice-camerlengo Santos Abril y Castellò di firmare al suo posto l'intesa per l'indennizzo ai benedettini, che prevede il pagamento di sei milioni di euro e la restituzione dei beni. Fin dal 2002 i benedettini di Praglia, in provincia di Padova, hanno fatto domanda allo Stato croato per essere risarciti dei loro averi a Dajla, in Istria, dove nel 18. secolo avevano fondato un piccolo monastero. Nel 1948, dopo che l'Istria passò alla Jugoslavia comunista di Tito, la proprietà fu confiscata dallo Stato, mentre con la nascita della Croazia e con le leggi sulla restituzione dei beni confiscati, la parrocchia di Dajla ottenne la restituzione dell'immobile. La domanda dei benedettini fu invece respinta, anche perchè un indennizzo di 1,7 miliardi di lire era stato già disposto dallo Stato italiano in base al Trattato di Osimo del 1975 tra Roma e Belgrado.
Tra l'altro, nel frattempo la diocesi di Parenzo e Pola ha venduto l'annesso terreno di circa 400 ettari vista mare (proprietà donata dal nobile italiano Francesco Grisoni), dove secondo i progetti dovrebbe nascere un campo di golf e un resort turistico. Nel 2006 i benedettini italiani hanno fatto ricorso ai tribunali, chiedendo 30 milioni di euro, e per evitare un lungo contenzioso giudiziario nel 2008 ha costituito una Commissione (con i cardinali Attilio Nicora, Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, e Urbano Navarrete, poi deceduto) che ha deciso a favore del monastero, formulando un accordo per il pagamento di sei milioni di euro e la restituzione dei beni.
Il vescovo Ivan Milovan, però, nei mesi scorsi si è rifiutato di firmarlo: da qui il commissariamento «ad actum» ordinato dal Papa il 6 luglio scorso. La decisione ha provocato in Croazia un vero moto di proteste. La premier Jadranka Kosor ha annunciato che userà tutti i mezzi diplomatici per aiutare il vescovo "ribelle", sostenendo di capire che mons. Milovan «senta lesa la propria dignità». La premier ha detto che scriverà sia a Benedetto XVI che al segretario di Stato Tarcisio Bertone e ha richiamato in tutta fretta dalla vacanze l'ambasciatore presso la Santa Sede, Filip Vucjak. Per i giuristi croati la decisione della Commissione cardinalizia lede il Trattato di Osimo poichè i benedettini italiani sono stati già risarciti e non si può farlo due volte. «Nessun atto giuridico o legale può violare gli accordi di Osimo», ha avvertito il presidente della Croazia Ivo Josipovic, invitando la magistratura a intervenire. Sulla stessa linea l'ex presidente Stipe Mesic.
Nella Chiesa croata, quasi tutta in appoggio al vescovo disobbediente (Bozanic invece da giorni non si fa sentire), c'è chi dice che «il Papa non è stato informato bene».
Ieri comunque la Santa Sede ha risposto con una nota ufficiale della sala stampa in cui la controversia viene definita una questione «di natura propriamente ecclesiastica».
© Copyright Gazzetta del sud, 3 agosto 2011
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6 commenti:
Ma la segreteria di Stato non potrebbe rispondere: "Scusate, ma dove si trova esattamente la Croazia?"
Ma perché questi toni i nostri coraggiosissimi croati non li usano che so con la Russia o gli Stati Uniti?
Ma che i politici socialisti croati usino questi toni è quasi comprensibile, ma che la gerarchia cattolica si schieri contro il Papa è vergognoso.
Viva le riforme che hanno trasformato la Chiesa cattolica (universale) in unione delle conferenze episcopali cattoliche!
jacu
quello che mi meraviglia è la richiesta dei benedettini....hanno già fiorenti aziende nell'abbazzia,con cui sostengono diverse ottime realtà,avevano bisogno di spolpare una diocesi croata?a un certo punto occorre rimettersi al giudizio dell'Eterno non scomodare il Papa.
Praglia e la vita monastica non hanno bisogno di quei soldi e in questo modo.
sarebbe bello ora che hanno otteuto un gesto di giustizia terrena,rinunciare a tutta la cifra per il bene e la vita della diocesi croata.nel nome di quel brano evangelico che recita:"25 Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? 27 E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? 28 E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. 29 Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro."(mt 6-24...)
la chiesa croata è una chiesa giovane,non dimentichiamo il suo recente passato.
i manaci vivano con maggiore distacco le regole del mondo e si affidino REALMENTE alla provvidenza.massimo da bologna.
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-dallistria-un-siluro-al-papa-2634.htm
"La diocesi ha denunciato il Papa e la Santa Sede alla Procura Generale in quanto, come già detto in precedenza, essa ritiene che la decisione in favore dei benedettini contravvenga alle leggi dello Stato e ai trattati di Osimo e Roma. Il vescovo di Pola-Parenzo si è inoltre incontrato con la premier Jadranka Kosor e il Presidente della Repubblica Ivo Josipovic per chiedere loro di intervenire in favore della diocesi presso la Santa Sede. Che un vescovo cattolico denunci il Papa e la Santa Sede alla magistratura e chieda protezione alle autorità dello Stato contro il Papa stesso è un fatto a dir poco inaudito."
Quello che penso anche io, indipendentemente da chi abbia torto o ragione, che un vescovo denunci il Papa alla magistratura è un fatto che il Vaticano non può assolutamente ignorare e spero che si prendano al più presto provvedimenti.
Jacu
@anonimo
e che ne facciamo del vescovo che denuncia il Papa alla magistratura?
Solo il più laico ateo cattofobo e per motivi ben più gravi (dramma della pedofilia) ha pensato di fare ciò.
Chissà, magari i benedettini rinunceranno (su richiesta del Vaticano), ma la denuncia del vescovo, appoggiato dagli altri vescovi croati, è di una gravità immane.
jacu
jacu
massimo ha ragione. I benedettini siano spiritualmente superiori, rinuncino, ci guadagneranno sicuramente in beni non terreni. E vedrai Jacu che così il vescovo resterà solo col suo pezzo di carta (figura di m...)
Che la società fittizia si chiami Benedikt, sembra unouna presa in giro, Eufemia
CROAZIA-VATICANO: CLERO ISTRIANO DISOBBEDISCE ALL'UNANIMITA'
L'IMMOBILE CONTESO E' REGISTRATO PER ATTIVITA' TURISTICHE
(ANSA) - ZAGABRIA, 4 AGO - Il clero istriano, una settantina
di sacerdoti, riunito oggi a Pisino, in Istria, ha
all'unanimita' appoggiato il proprio vescovo, mons. Ivan
Milovan, ponendo si apertamente contro le conclusioni della
Conferenza episcopale croata, il primate della Croazia,
cardinale Josip Bozanic, e lo stesso Vaticano in merito alla
controversia sulla proprieta' su di un monastero in disuso e i
terreni circostanti, nell'Istria nordoccidentale.
''Il clero istriano ha dato il suo pieno appoggio al vescovo
Milovan, e all'idea di restituire l'immobile allo Stato
croato'', ha dichiarato alla stampa il cancelliere della diocesi
di Pola e Parenzo, Ivan Jakovljevic. ''Speriamo ora che non
verra' di nuovo istituita qualche commissione cardinalizia per
prendere decisioni sulla nostra diocesi, perche' la proprieta'
non sara' piu' della Chiesa, non vogliamo ulteriori
discussioni'', ha spiegato. ''Allo Stato daremo anche
l'indennizzo per i terreni che sono stati nel frattempo
venduti'', ha detto concludendo ''lo Stato croato ne ha diritto,
e anche se non ne ha, noi comunque gli ridaremo l'immobile''.
In questo modo la diocesi vuole evitare che l'immobile venga
dato all'Abbazia benedettina di Praglia, vicino a Padova, che ne
era proprietaria fino al 1948 quando le fu confiscata dallo
Stato comunista jugoslavo. La decisione che i legittimi
proprietari sono i monaci benedettini italiani e' stata presa da
una commissione cardinalizia, poi confermata da Benedetto XVI.
Ma il vescovo locale si e' apertamente opposto ai suoi
superiori, rifiutato di firmare gli atti notarili, ragione per
la quale due settimane fa era stato sospeso, pare per il tempo
di un minuto, per far firmare i documenti a un vescovo da Roma,
nominato ''ad actum''.
Intanto la stampa croata ha scoperto che l'immobile - il
complesso del monastero di Daila con svariati ettari di terreni,
tutto con vista mare - al catasto risulta intestato alla
societa' Benedikt s.r.l., di proprieta' della diocesi, della
parrocchia e di un istituto finanziario ecclesiastico con sede
in Austria, a Linz. La societa' e' registrata per ''attivita'
turistiche e alberghiere'', e nel 2010 non ha avrebbe avuto
nessun fatturato. (ANSA).
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