martedì 29 marzo 2011

Il Papa alle Fosse Ardeatine, la presidente dell’Associazione delle famiglie delle vittime commossa per la visita. «Chiaro messaggio di pace e di dialogo» (Badaracchi)

Stame: consegnare la memoria ai giovani

La presidente dell’Associazione delle famiglie delle vittime commossa per la visita. «Chiaro messaggio di pace e di dialogo»

DA ROMA LAURA BADARACCHI

Era presente quando Paolo VI, il 12 settembre 1965, visitò primo Pontefice a farlo - il Sacrario delle Fosse Ardeatine. C’era anche il 21 marzo 1982, quando Giovanni Paolo II volle recarsi nel luogo dell’eccidio nazista. Domenica Rosina Stame, dal 2007 presidente dell’Anfim (Associazione nazionale famiglie italiane dei martiri caduti per la libertà della patria), ha accolto papa Ratzinger presso il Mausoleo, dopo averlo invitato circa un anno fa. «La sua risposta ci ha riempito di commozione; pensiamo che la sua presenza abbia lanciato un chiaro messaggio di pace e di un dialogo rinnovato».
Pochi giorni dopo il 67° anniversario della strage, l’Anfim - che conta 5mila soci e deve le sue radici all’iniziativa presa nel luglio ’44 da alcune vedove delle vittime, tra cui la madre di Rosina, Lucia Zauli Stame - era presente con una delegazione di parenti e «tanti bambini», per sottolineare l’importanza della consegna della memoria alle nuove generazioni. Perché i ricordi restano vivissimi: «Papà mi chiamava 'Rosettina' ed era affettuosissimo », testimonia la presidente dell’Anfim, insegnante in pensione, rimasta orfana a soli 6 anni del padre Nicola Ugo, tenore, sergente maggiore motorista dell’Aeronautica e partigiano; prigioniero prima nelle prigioni tedesche di via Tasso e poi nel carcere di Regina Coeli, venne giustiziato con un colpo alla nuca e le mani legate dietro la schiena, a soli 36 anni.
Stame è una delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine - tra cui «75 ebrei, 77 militari, contadini e avvocati, ambasciatori e un sacerdote, don Pietro Pappagallo» - a cui domenica è stato reso omaggio con la preghiera e il raccoglimento. «Il loro sangue è prezioso; siamo loro eredi diretti e alcuni tra noi non riescono a elaborare la sofferenza del lutto. Ma sentiamo come dovere e missione trasmettere l’esempio dei nostri martiri ai giovani», riferisce Rosina. Diversi i membri dell’Associazione che accompagnano visitatori e alunni all’interno del Sacrario, rispondendo alle loro domande: «I giovani si mostrano attenti, meravigliati e incuriositi».

© Copyright Avvenire, 29 marzo 2011

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