martedì 29 marzo 2011

La commozione del Papa alle Fosse Ardeatine (La Rocca)

Ratzinger: L' eccidio un' offesa grave a Dio

ORAZIO LA ROCCA

"CIÒ che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell' uomo sull' uomo.
E' l' effetto più esecrabile della guerra, di ogni guerra, mentre Dio è vita, pace, comunione' ' . Benedetto XVI non nasconde la commozione quando pronuncia queste parole durante la visita di ieri mattina alle Fosse Ardeatine, il sacrario romano dove nel ' 44 i nazisti dopo l' attentato di via Rasella per rappresaglia trucidarono 335 uomini innocenti - dai 14 ai 75 anni- trai quali 76 ebrei.
E' la prima visita di Ratzinger ai martiri delle Ardeatine, la terza di un papa dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II. Benedetto XVI è stato invitato per i 150 anni dell' unità d' Italia dalla presidente dell' Anfim, l' associazione delle Famiglie dei martiri per la libertà della Patria, Rosina Stame, figlia di Nicola Ugo Stame, una delle vittime delle Ardeatine. Il papa tedesco è accolto dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal sottosegretario Gianni Letta. Di grande significato, i due personaggi che lo accompagnano, il rabbino Alberto Funaro - che alle Fosse ha perso due familiari (e una ventina a Auschwitz) -, e il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del colonnello Giuseppe, comandante della resistenza militare a Roma anch' egli trucidato alle Ardeatine, dopo essere stato torturato a via Tasso. Due testimoni diretti dell' eccidio, affiancati dal calore dei tanti familiari dei 335 caduti che salutano il pontefice ed il rabbino capo dicendo che "oggi è un grande giorno per cattolici ed ebrei". Nella prima parte della visita, Ratzinger si sofferma presso i cunicoli di pozzolana dove furono gettati i corpi ancora agonizzanti dei giustiziati, e dove ora ci sono le tombe, alcune delle quali ancora anonime. Si ferma, in particolare, davanti al sepolcro di Giuseppe Montezemolo, di don Pietro Pappagallo, il prete romano incarcerato a via Tasso per aver fornito passaporti falsi e per aver nascosto perseguitati politici e ebrei, di Alberto Funaro, lo zio del rabbino Funaro. Poi si inginocchia e prega in silenzio. Subito dopo, intona in italiano il Salmo 23, seguito dal rabbino capo che recita il Salmo 129 De Profundis. "Come i miei predecessori - spiega infine, Ratzinger, alla conclusione della visita - sono venuto qui a pregare e a rinnovare la memoria. Sono venuto ad invocare la divina Misericordia, che sola può colmare i vuoti, le voragini aperte dagli uomini quando, spinti dalla cieca violenza, rinnegano la propria dignità di figli di Dio e fratelli tra loro". Completa la sua breve, ma intensa, prolusione, leggendo le parole incise da "una mano anonima" sulla parete di una cella di tortura di via Tasso e un foglio volante, testamento di un martire delle Ardeatine, nelle quali l' autore si affida a Dio "chiedendo, significativamente- ricorda il Papa - di salvare il popolo ebraico".

© Copyright Repubblica (Roma), 28 marzo 2011 consultabile online anche qui.

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