venerdì 15 aprile 2011

Benedetto, Bernadette e le valli oscure (Facciotto). Un articolo del 16 aprile 2010 che riproponiamo volentieri

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo il seguente articolo del 16 aprile 2010. Ovviamente risente delle circostanze particolari e del clima mediatico di quel periodo, ma e' un bellissimo omaggio dell'autore al Papa. Lo pubblichiamo con grande piacere alla vigilia del compleanno di Benedetto XVI.
R.

BENEDETTO, BERNADETTE E LE VALLI OSCURE

L'attacco al Papa e alcune coincidenze

di Paolo Facciotto

Il 16 aprile Benedetto XVI compie gli anni, ottantatre.
I vescovi italiani hanno indetto per il 19 aprile, quinto anniversario della sua elezione a papa, una giornata di speciale preghiera per lui.
E hanno fatto bene. Ma soffermiamoci sulla data della sua nascita. Era il giorno del sabato santo dell’anno 1927, il 17 sarebbe stata Pasqua, con la luna piena in cielo. Il paese è quello di Marktl am Inn, Bassa Baviera, dove il piccolo Joseph Alois, nato da Maria e Josef, discende da una antica famiglia di agricoltori. Se ne sarà ricordato, quando ebbe a salutare la città e il mondo dal balcone di San Pietro la sera di martedì 19 aprile 2005 dicendo: “Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie”. Difficile trovare al mondo parole più umili e persone più pure di lui. Un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Parole che - adesso capiamo - presagivano un lavoro difficile, duro, senza trionfi apparenti. Sta andando così.
Due mesi prima di essere eletto papa, il Card. Ratzinger inviato per volontà di Giovanni Paolo II a predicare al funerale di mons. Luigi Giussani, ricordò del fondatore di CL l’avere lui sofferto, perché “seguire Cristo è un cammino che attraversa anche la valle oscura”: “le valli oscure anche delle avversità, delle opposizioni, delle contrarietà ideologiche che arrivavano fino alle minacce di eliminare i suoi fisicamente”, inoltre “le difficoltà di collocazione all’interno della Chiesa”, ma Giussani “ha attraversato imperterrito queste valli oscure”, dove si sperimenta “l’ultimo buio della sofferenza di Cristo, della apparente assenza di Dio”.
Adesso lo stesso Benedetto XVI prova sulle sue spalle che cosa significa essere accusati dai potenti della terra, i liberal americani della Grande Mela: gettato in una valle oscura senza difese terrene.
Ma c’è altro cui voglio arrivare. Il compleanno del papa coincide con il giorno di santa Bernadette. La Soubirous nacque infatti al cielo un 16 aprile. L’anno era il 1879, il luogo Nevers, esattamente al centro della “dolce Francia”, molto lontano da Lourdes dove nel 1858 Maria, l’Immacolata Concezione, le era apparsa 18 volte.
Ha qualche senso parlare di coincidenze di date?
Sì. Per chi crede, il Signore del cielo e della terra parla agli uomini attraverso tanti dettagli dando loro la possibilità di intravedere nella storia una trama di significato.
Fra Benedetto e Bernadette, legati misteriosamente da questa data che condividono nel calendario, si trovano affinità sorprendenti, e anche grandi differenze, leggibili come specularità.
La ragazza era la figlia del mugnaio che per accuse false finì in carcere e in povertà. Lei per aiutare la famiglia dovette lavorare fin da giovanissima, fece anche la pastora nei campi. Aveva una fede semplice e dritta, ma di una profondità sorprendente come ebbero a constatare tutti coloro che l’interrogarono - non trovando in lei nessuna contraddizione, mai, nemmeno una parola fuori posto. E dire che non aveva potuto studiare, ciò che avrebbe desiderato.
Anche Joseph Alois era portato per lo studio, ma le condizioni della sua famiglia all’inizio non glielo permisero: fu il padre, commissario di gendarmeria, a preoccuparsi in persona della sua prima istruzione. Quando doveva spiegare come fosse possibile che la Madre di Dio avesse scelto proprio lei per apparirle, Bernadette diceva: “Se la santa Vergine ha scelto me, è perché ero la più ignorante. Se ne avesse trovata un’altra più ignorante, avrebbe scelto lei”. Perché Dio disperde i superbi nei pensieri del loro cuore e innalza gli umili, come sappiamo dalle parole stesse di Maria tramandateci dal Vangelo.
Bernadette dopo otto anni di testimonianza pubblica di ciò che aveva vissuto, scelse il nascondimento, lontano da Lourdes. Voleva dedicarsi a Gesù attraverso il servizio di infermiera per i più feriti, i più ammalati. Andò a Nevers in convento. Attraversò la valle oscura del silenzio, della privazione della “pubblicità”; non solo, anche dell’incomprensione, della gelosia e dell’invidia nei suoi confronti. Alcune non la sopportavano o non vedevano nulla in lei di particolare. Fu un lungo “sabato santo” durato tredici anni. Della sua valle oscura fecero parte anche le sofferenze fisiche, le patologie croniche che la consumarono portandola a una morte santa a soli 35 anni. Spirò dopo aver detto: “Ho sete”, come Gesù sulla croce. Dal suo metro e quaranta di altezza, Bernadette è un gigante della storia del cristianesimo. Chiunque la può ancora vedere, il suo corpo dorme ed è rimasto intatto a Saint-Gildard.
Invece Joseph Alois divenne studiando uno dei più brillanti teologi della Chiesa cattolica contemporanea, ed ebbe incarichi di vertice, sempre sotto il fuoco nemico - e anche amico - in una posizione pubblica particolarmente delicata e contrastata, come quella all’ex Sant’Uffizio. Non ha vissuto il suo servizio nel nascondimento, ma misteriosamente è nato un sabato santo: il giorno in cui “oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine”, come ha spiegato lunedì scorso a Torino il Card. Schönborn, ricordando le parole di un Padre della Chiesa. Un silenzio di “attesa di tutta la terra”, “quando tutto attende che Dio agisca con potenza”.
E’ appunto il giorno dell’attraversamento della valle oscura.
Per capire come e quanto Benedetto XVI abbia nel cuore questo nodo, bisogna andare a rileggere le pagine 290 e seguenti - particolarmente 297-304 - del suo libro “Gesù di Nazareth”, Rizzoli 2007, dove parla delle grandi immagini usate da Gesù, capitolo “La vite e il vino”. Da discendente di agricoltori il lavoratore nella vigna del Signore, Joseph Ratzinger, sa che cosa significhi la parabola dei vignaioli omicidi (Marco 12,1-12) legata alla profezia di Isaia della vigna abbandonata al saccheggio. Gesù che “parla sempre nel presente e in vista del futuro, sta parlando proprio
anche con noi e di noi” che nella nostra epoca attuale “dichiariamo Dio morto, così saremo noi stessi dio…” cercando di diventare padroni della vigna, cioè “soli padroni di noi stessi e proprietari del mondo”: ma “cominciamo ora a vedere che cosa ne sta derivando per l’uomo e per il mondo…”. Eppure l’uccisione del figlio del padrone della vigna - cioè del Figlio dell’Uomo - “non è l’ultima parola”. Lo vediamo, ci sono dei servi che dovrebbero aiutare nella cura della vigna, come certi sacerdoti, invece vanno in tv a dire che bisogna liberarsi di tutta la propria tradizione, sbaraccare tutto; che bisogna mettersi d’accordo col mondo per “trovare un’etica condivisa”.
Mettersi d’accordo coi vignaioli omicidi, quelli che vorrebbero Dio morto senza resurrezione, e intanto pretendono di dettare legge e giudicare gli altri. Non hanno capito che la Chiesa sta vivendo questo momento come un attraversamento, come una grande potatura: “solo attraverso tali processi di morte la fertilità persiste e si rinnova” (“Gesù di Nazareth”, pagina 303). Non hanno capito e non prevarranno. Come i vermi della terra, per ora bloccati a Nevers.

© Copyright La Voce di Romagna, 16 aprile 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

La vicenda di Lourdes mi ha sempre moltissimo coinvolto emotivamente.
Affermando "Io sono l'Immacolata Concezione" la Madonna, di fatto ribadiva alcune verità fondamentali:
1) di essere la Madre del Salvatore, del figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza attraverso la croce e la resurrezione;
2) di essere stata esentata dal peccato originale, mentre, per ovvia contrapposizione logica, tutti gli essere umani, di ogni tempo, ne erano portatori;
3) di essere "viva e vegeta", sia pure in forma diversa da quella ora da noi percepibile, dopo quasi due millenni dagli eventi terreni, che l'avevano vista protagonista terrena; questa è una prova lampante del fatto che esista una
"vita eterna" a cui una "terrena vissuta come Lei 2000 anni or sono è giunta; un'anticipazione della vita eterna che alla fine dei secoli, a Dio piacendo, arriderà anche a molti di noi comuni mortali;
4)di essere anche la madre celeste di tutti noi, suoi figli terreni, che Ella invita alla preghiera ed alla conversione, in comunione sacrificale con la morte in croce di suo figlio, nella certezza della vita eterna per i suoi figli che credono e vivono nella fede e nelle opere.
Cherokee.