venerdì 8 aprile 2011

Card. Ravasi: il Cortile dei Gentili anche a Bucarest e Tirana (Izzo)

VATICANO: RAVASI, CORTILE DEI GENTILI ANCHE A BUCAREST E TIRANA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 apr.

Nella sua prima "uscita" a Parigi il "Cortile dei gentili", cioe' la nuova iniziativa di dialogo con i non credenti voluta da Papa Ratzinger sul modello del vestibolo del Tempio di Gerusalemme dove i sacerdoti dialogavano con i non ebrei, e' stato accolto da "una atmosfera difficile da immaginare.
E la qualita' del discorso e' stata tenuta a livello alto, come si sperava, con figure di grande rilievo". Lo afferma il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura e organizzatore di questo primo incontro internazionale, che e' stato ospitato lo scorso marzo nella capitale francese dall'Unesco e dalla Sorbona, per concludersi poi sul sagrato della Cattedrale di Notre Dame con un memorabile intervento di Benedetto XVI in diretta tv".
"Ora - spiega Ravasi - il dialogo iniziato va avanti e la prospettiva e' quella di allargare. Le prossime tappe saranno Bucarest, Tirana, Stoccolma, Praga e Barcellona". Ai giornalisti che lamentano pero' la difficolta' di seguire i lavori del "Cortile dei gentili" in quanto non vengono prontamente diffusi dal dicastero i testi degli interventi, Ravasi ricorda che la Santa Sede ha mezzi limitati: "i miei colleghi ministri della cultura - osserva - hanno ben altri mezzi a disposizione. Inoltre, non abbiamo chiesto i testi prima, per lasciare la massima liberta'".
D'altra parte, aggiunge, "quello di Giuliano Amato e' stato l'intervento piu' bello in assoluto, di una qualita' eccezionale, ma ha parlato a braccio e il teso non lo abbiamo ancora". Ravasi anticipa poi un fatto "emblematico", il filosofo francese Jean Marc Ferry, che ha incontrato a Parigi in occasione del "Cortile", gli ha chiesto di fare un libro insieme sul Vangelo di Giovanni. "Con l'ateismo piu' colto ed elevato - conclude - riusciamo a intraprendere un dialogo, preoccupa invece l'ateismo pratico di chi rifiuta di porsi il problema di Dio o lo banalizza".

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