Due anni fa, il sisma in Abruzzo. Risuona l’esortazione del Papa a non dimenticare la popolazione. Con noi, l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari
Sono passati due anni dal terribile terremoto che, nella notte tra il 5 e 6 aprile del 2009, colpì l’Abruzzo provocando la morte di oltre 300 persone e la devastazione del centro storico dell’Aquila. Tre settimane dopo il sisma, il 28 aprile, Benedetto XVI si recava nelle aree terremotate e in particolare ad Onna, uno dei luoghi maggiormente colpiti. A due anni di distanza, risuonano ancora le parole del Papa, il suo incoraggiamento ai terremotati e l’esortazione alle istituzioni a non lasciare solo l’Abruzzo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Non resterete soli”: le parole di Benedetto XVI pronunciate due anni fa ad Onna riecheggiano oggi con forza, mentre la popolazione abruzzese prosegue non senza difficoltà nell’impegno della ricostruzione. Tra le vittime del terremoto, il Papa aveva pronunciato parole di coraggio e di impegno, innanzitutto per la Chiesa:
“La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”.
La visita in terra abruzzese avvenne pochi giorni dopo Pasqua. Il Papa confortò dunque gli aquilani affranti dal dolore, rammentando che il Signore è risorto e non li abbandonerà:
“Non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo”.
In quella breve, ma commovente visita, il Papa incontrò anche i tantissimi volontari che fin dalle prime ore dopo il terremoto, fecero fronte all’emergenza senza risparmio di energie. Benedetto XVI sottolineò il valore straordinario della solidarietà che, disse, “è come un fuoco nascosto sotto la cenere”:
“La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio”.
Sulla ricostruzione dopo il terremoto e l'impegno della Chiesa per far rinascere l'Abruzzo, Alessandro Gisotti ha intervistato l'arcivescovo dell'Aquila, mons. Giuseppe Molinari:
R. – Noi abbiamo cercato con semplicità, con umiltà, di rimettere in piedi le nostre comunità, perché quelle del centro storico hanno perduto le chiese, hanno perduto gli abitanti … Abbiamo cercato di rimettere in piedi, di far rivivere nel miglior modo possibile queste comunità. Certo, abbiamo ancora il problema che soprattutto qui, a L’Aquila e in periferia, mancano i luoghi di culto, di aggregazione … L’ultima lettera pastorale l’ho scritta proprio sulla speranza, per invitare tutti – almeno i cristiani – a non perdere la speranza, ad essere portatori di speranza anche per gli altri, perché questo pericolo di una tentazione forte contro la speranza, il pericolo di scoraggiamento, di arrendersi, di bloccarsi c’è, purtroppo!
D. – Questa è proprio la parola-chiave: speranza. Anche per rimuovere le “macerie del cuore”, lei ha scritto …
R. – Sì. Per me è un aspetto fondamentale. Tanti disaccordi, tanti contrasti, tanti ritardi, tanta burocrazia assurda, soprattutto tante divisioni politiche … io ho scritto anche “odio politico”, perché purtroppo a volte si tocca con mano che si tratta anche di questo: ecco, tutte queste cose – come diceva Gesù – vengono dal cuore, dal cuore dell’uomo e quindi è lì che bisogna portare la cura decisiva, radicale, fondamentale. Bisognerebbe cominciare dai cristiani a creare questo clima nuovo di rapporto pieno di fiducia, di dialogo, questo clima costruttivo, questo cercare insieme di conoscere ed affrontare i problemi. Nessuno può negare che la situazione sia complessa, nessuno pretende gesti miracolosi, nemmeno dagli amministratori, dalla politica, dalle autorità … Sappiamo che i problemi sono tanti, sono grandi, sono complessi; però, ecco, dare almeno un segnale che questa ricostruzione si sta iniziando! Io ho detto sempre che il periodo dell’emergenza è stato gestito abbastanza bene, mentre quest’altra fase della ricostruzione tarda a partire, a riprendere: si dovrebbe ripartire! Speriamo che si incominci, anche perché la gente ha bisogno di questi segni concreti di speranza!
D. – Il terremoto avvenne a pochi giorni dalla Pasqua. Anche adesso siamo a pochi giorni dalla Pasqua: qual è il suo augurio per il suo popolo, per gli aquilani, per gli abruzzesi?
R. – Il cristiano, proprio grazie al Mistero della Pasqua, riesce a dare un senso anche alla sofferenza più grande, anche al dolore più grande, anche a questi fatti che, umanamente parlando, sembrano incomprensibili. Proprio è la Pasqua di Gesù, con il Mistero di morte e Risurrezione, che ci dà la chiave per incominciare a capire e ad accettare anche queste sofferenze enormi, per trovare in esse anche un significato collegandole proprio al Mistero della Pasqua di Gesù. Quindi, l’augurio che faccio a me e a tutti i cristiani è di trovare, proprio nella fede del Cristo morto e risorto, la speranza di cui abbiamo bisogno e che diventa forza per andare avanti, non solo per noi: se noi cristiani abbiamo questa forza nel cuore, siamo in grado di contagiare anche gli altri con una speranza che diventi anche azione concreta per la nostra città, per la nostra rinascita. (gf)
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