PAPA: UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO PER 30MILA FEDELI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 20 apr.
Accolto dalle ovazioni di circa 30mila fedeli che gremiscono i quattro principali settori di piazza San Pietro e riempiono a meta' il quinto e il sesto - dunque piu' del piu' del doppio dei previsti in base ai biglietti diffusi dalla Prefettura della Casa Pontificia - Benedetto XVI dedica questa mattina l'Udienza Generale al significato dei riti del Triduo Pasquale, che lo impegneranno da domani.
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PAPA: DAVANTI AL MALE C'E' SONNOLENZA NEI CRISTIANI DI OGGI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 20 apr.
Benedetto XVI ha commentato a braccio in piazza San Pietro, interrompendo la lettura della catechesi incentrata sul significato del triduo Pasquale, l'"insensibilita' di fronte a tutto il male". Ha spiegato: "non vogliamo farci turbare da queste cose, siamo insensibili verso il male, ci disturberebbe, preferiamo restare sulla strada della nostra insensibilita' e cosi' non vediamo o non vogliamo vedere tutta la forza del male".
Per il Papa, "l'umiliazione del Getsemani e' essenziale per la missione dell'Uomo Dio che porta in se' la nostra sofferenza e poverta' e la trasforma alla volonta' di Dio e cosi' apre le porte del cielo".
Il Venerdi' Santo, ha aggiunto, "faremo memoria della passione e della morte del Signore", mentre "nella notte del Sabato Santo, celebreremo la solenne Veglia pasquale", nella quale "ci e' annunciata la risurrezione di Cristo. Abbiamo cercato di comprendere lo stato d'animo con cui Gesu' ha vissuto il momento della prova estrema - ha sottolineato il Papa - per cogliere cio' che orientava il suo agire. Il criterio che ha guidato ogni scelta di Gesu' durante tutta la sua vita e' stata la sua ferma volonta' di amare il Padre e di essergli fedele; questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni singola circostanza, il progetto del Padre, a fare proprio il disegno di amore affidatogli di ricapitolare ogni cosa in Lui, per ricondurre a Lui ogni cosa".
"Nel rivivere il santo Triduo - e' stato infine l'invito del Pontefice - disponiamoci ad accogliere anche noi nella nostra vita la volonta' di Dio, consapevoli che in essa, anche se appare dura, si trova il nostro vero bene, la via della vita".
"La sonnolenza dei discepoli lungo la storia - ha spiegato il Pontefice nella sua catechesi a braccio - e' una certa insensibilita' dell'anima per il potere del male, un'insensibilita' per tutto il male del mondo, non vogliamo farci turbare da queste cose", pensando che "non sara' troppo grave" e cosi' "dimentichiamo". Non e' solo "insensibilita' per il male" di fronte alla quale dovremmo invece svegliarci "per fare il bene, per lottare per la forza del bene.
E' insensibilita' verso la presenza di Dio". Questa - ha chiarito Benedetto XVI - e' la nostra sonnolenza, che ci rende insensibili anche al male. Non sentiamo Dio, ci disturberebbe, e non sentiamo neanche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodita'". L'adorazione notturna del Giovedi' Santo dovrebbe essere, suggerisce Benedetto XVI, "il momento di pensare alla sonnolenza dei discepoli, dei difensori di Gesu', degli apostoli, di noi che non vogliamo vedere tutta la forza del male e che non vogliamo entrare nella Sua Passione per il bene, per la presenza di Dio nel mondo, per l'amore del prossimo e di Dio".
Al Getsemani Gesu', nella sua preghiera, ripete un ritornello: "Sia realizzata non la mia volonta', ma la tua". C'e' la "volonta' della natura umana" di Cristo che vorrebbe che "sia risparmiato il calice della sofferenza", Gesu' "sente l'abisso della morte, il terrore del niente, sente con la morte tutta la sofferenza dell'umanita', sente che tutto questo e' il calice che deve bere, accettare in se' il male del mondo. Possiamo capire come Gesu' con la sua anima umana e' terrorizzato davanti a questa realta' che percepisce in tutta la sua crudelta'". Ma, ha scandito Papa Rtazinger, la volonta' di Gesu' "e' subordinata a quella di Dio, che e' anche la vera volonta' del Figlio e cosi' Gesu' trasforma l'avversione naturale contro il calice in un si' alla volonta' di Dio".
"L'uomo di per se' - ha osservato ancora Benedetto XVI - e' tentato di opporsi alla volonta' di Dio e di seguire solo la sua volonta', di sentirsi libero solo se autonomo, ma questa autonomia e' sbagliata e entrare nella volonta' di Dio non e' una schiavitu' che violenta la mia volonta' ma e' entrare nella verita', nell'amore, nel bene. E Gesu' tira la nostra volonta' che si oppone alla volonta' di Dio, questo e' il dramma della nostra redenzione".
"In questa trasformazione dal no al si', in questo inserimento della volonta' creaturale nella volonta' del Padre - ha ricordato il Papa - Gesu' ci redime". Un elemento della preghiera di Gesu' al Getsemani e' il rivolgersi al Padre "con la parola Abba', e' una formula familiare. Egli parla come Figlio con il Padre, vediamo il mistero trinitario" che "redime l'umanita'". Secondo il Papa teologo, nella Lettera agli Ebrei di San Paolo, "c'e' una profonda interpretazione di questo dramma del Getsemani.
Questa non e' una concessione alla debolezza della carne, cosi' si realizza l'incarico del Sommo Sacerdote perche' Egli deve portare l'essere umano con tutti i suoi problemi e sofferenze all'altezza di Dio" e "apre cosi' il cielo e la porta alla Risurrezione".
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