Il Vaticano continua ad essere il vero ambasciatore tra i vari paesi della nostra cultura e letteratura
Latino addio, la Chiesa è italiana
La lingua utilizzata nel mondo è sempre quella di Dante
di Marco Bertoncini
Nonostante le gravi limitazioni inflitte, più ancora che dal concilio Vaticano II, dal dopo concilio, che precipitò nel caos la Chiesa cattolica (l'autolesionismo fu così grave che Paolo VI parlò addirittura della sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio»), il latino rimane ancora la lingua ufficiale in cui si esprimono i documenti della S.
Sede. Tuttavia, il ritiro della presenza dell'antica lingua di Roma nell'orbe cattolico si può misurare da pochi ed elo-quenti esempi.
Le decine di volumi che raggruppano testi e dibattiti dell'intero concilio Vaticano sono totalmente in latino. A parte qualche caso di vescovo orientale, come Maximos IV patriarca dei melchiti, che si espresse in francese protestando per l'uso del latino, tutti i vescovi parlarono latino e in latino furono stesi i testi conciliari. In latino ci si esprimeva altresì nelle commissioni. Nei sinodi dei vescovi, viceversa, i gruppi in lingua latina si sono progressivamente ridotti, a favore delle lingue oggi vive, fino a spa-rire del tutto. Similmente, negli atenei pontifici dell'Urbe sino agli anni sessanta lezioni e testi erano anche in latino; oggi sono in italiano o in altra lingua viva.
Certo, la Gazzetta Ufficiale di Oltretevere, ossia gli Acta Apostolicae Sedis, è redatta in latino. Il sito internet vaticano è redatto in sette lingue, dall'inglese al cinese al portoghese, oltre che in latino.
I testi ufficiali sono in latino. Però le lingue correnti, partendo dall'Angelus domenicale del papa per andare alla corrispondenza interna della Curia, sono essenzialmente l'italiano e poi qualcun'altra secondo i singoli presuli, le specifiche circostanze, la figura del pontefice (il polacco sotto Giovanni Paolo II era ben più diffuso di oggi).
L'italiano, però, è la vera lingua della Chiesa cattolica oggi, non soltanto in Roma. Un recentissimo volume apparso a cura di Massimo Arcangeli per l'editore Allemandi, L'italiano nella Chiesa fra passato e presente, contiene diversi saggi sulla lingua ecclesiale in vari secoli e occasioni. L'opera è stata promossa dall'Ambasciata italiana presso la Santa Sede, dalla Società Dante Alighieri e dall'Accademia della Crusca: tra i firmatari delle pagine introduttive figurano Franco Frattini e Gianni Letta. A proposito di quest'ultimo, sarebbe opportuno che i collaboratori dei politici cui è commesso l'incarico di redigere le paginette da premettere a cataloghi o raccolte di atti rivedessero le bozze: se chi ha steso il pezzo che reca la firma di Letta l'avesse fatto, si sarebbe reso conto di avere commesso uno svarione nella prima riga, avendo segnato la data di elezione al papato di Karol Wojtya al 16 aprile 1978, in luogo del corretto 16 ottobre.
La Chiesa cattolica, curiosamente, è oggi il fattore di maggiore divulgazione della conoscenza dell'italiano nel mondo, essenzialmente mediante le migliaia di studenti che vengono in Roma a stu-diare e poi tornano nei propri paesi, diventando sacerdoti, presuli, vescovi e pure cardinali.
L'italiano è lingua franca dei presuli del mondo cattolico, come un tempo era il latino. Ed è noto che la nostra lingua è poco studiata fuori dei confini nazionali: all'estero è conosciuta essenzialmente come lingua di cultura, per la grande tradizione letteraria e del teatro operistico. La presenza della Chiesa cattolica fornisce uno stimolo alla conoscenza dell'italiano.
© Copyright Italia Oggi, 9 aprile 2011 consultabile online anche qui.
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