Intervista a George Weigel
«Un catechista che sa parlare al cuore e alla mente»
Elena Molinari
Continuità intellettuale e spirituale con il suo predecessore. Questo, nei primi sei anni di pontificato di Benedetto XVI, vede George Weigel, uno dei maggiori teologi americani, autore della biografia best-seller di Giovanni Paolo II Testimone della Speranza e di La scelta di Dio, sull’ascesa di Joseph Ratzinger al soglio pontificio. Ma anche la rivelazione al mondo di un autentico catechista che sa porre di fronte ai cattolici le sfide della loro epoca.
Quali sono le linee guida del pontificato di Benedetto XVI?
È un meraviglioso catechista. Ha ricordato alla Chiesa la ricchezza del suo patrimonio teologico, che è importante in un’epoca caratterizzata dal “presentismo” e da una mancanza di radici intellettuali. Ha insegnato ai fedeli la bellezza della liturgia. E ha dato voce alla sua determinazione di liberare la Chiesa dalla corruzione, specialmente dell’abuso sessuale. Nel suo impegno nel mondo, Benedetto XVI è stato un difensore vigoroso della libertà religiosa e ha provato a riorientare il dialogo cattolico- musulmano verso la vera questione del momento, vale a dire la libertà religiosa e la separazione dell’autorità politica e religiosa negli Stati del XXI secolo.
Qual è lo stile pastorale del Papa?
Lo si è visto durante le visite negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove ha incontrato le vittime di abusi e pregato e pianto con loro. Anche il suo metodo catechistico è parte del suo stile pastorale: il Papa sa che la mente, come l’anima e il cuore, ha bisogno di essere nutrita.
La definizione del Papa di una “amicizia” fra fede e scienza, quanto ha contribuito a ricucire la percezione di una separazione fra uomini di scienza e uomini di fede?
Ha continuato il processo di avvicinamento avviato da Giovanni Paolo II. Ma il vero problema è l’abisso fra Chiesa e scienze della vita. Qui la tentazione prometea di riconfigurare la condizione umana costruendo o ricostruendo essere umani è lampante. E questo è un problema nell’ordine della metafisica e della morale, nessuna delle quali è apprezzata nel mondo delle scienze della vita del XXI secolo.
Durante la sua prima omelia, Papa Ratzinger enfatizzò l’inviolabilità della vita umana. Perché tanta urgenza?
È un esempio della continuità con il suo predecessore. L’Europa sta morendo per auto-inflitta infertilità. L’aborto è considerato una soluzione ai problemi umani in tutto il mondo. E in alcuni casi, come in Cina, il controllo della popolazione è imposto dallo Stato. Gli anziani sono considerati un altro problema da risolvere, non persone di cui prendersi cura. È naturale che il Papa debba parlare di questi temi dall’unico pulpito che esige l’attenzione del mondo.
Che cosa hanno mostrato questi sei anni del lato umano del Papa?
Che è un uomo dai modi garbati, di vera compassione e carità sacerdotale.
Quali sono i maggiori elementi di continuità fra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II?
Questi due pontificati stanno portando a un punto elevato lo sviluppo della Chiesa iniziato con Leone XIII. Hanno posto alla Chiesa la sfida del “cattolicismo evangelico”. Una Chiesa-missione, in cui tutto e tutti sono misurati in base al loro contributo a un’evangelizzazione “delle profondità” del XXI secolo, come Giovanni Paolo II ha scritto in Novo Millennio Ineunte.
© Copyright Avvenire, 19 aprile 2011 consultabile online anche qui.
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