Le certezze scritte nel cielo della Risurrezione
Niente finisce in niente
Pierangelo Sequeri
Dovete volerci bene anche soltanto perché da qui, nonostante tutto, noi non arretriamo.
Con tutto quello che succede ogni anno. Con tutte le piaghe dalle quali, anche noi, siamo coperti. Con tutta la rassegnazione che ci ammala invisibilmente, come la radioattività nell’aria. Con tutta la rabbia per le implacabili mortificazioni della vita, per le ottuse indifferenze della morte, che ci farebbe mandare tutto all’aria: ciascuno per sé, e per l’amor di Dio, più nessuno per tutti, che ne abbiamo avuto abbastanza. Con tutto che siamo più pochi, e nemmeno tutti i migliori. Con il fatto che non sappiamo neppure bene che cosa inventarci, per farvi volare alto: almeno voi, perché noi ci siamo impegnati anche per i pulcini con le ali spezzate. Con la sensazione di spenderci all’osso per l’essenziale e di essere poi comprati per le cose di complemento: come per un atto di beneficenza – almeno una volta all’anno. Con le lacrime agli occhi per tutti i figli che chiedono pane e ricevono rospi, sognano aria pulita e devono scegliere fra gli abiti dismessi. Con il groppo della nostalgia per le avventure dell’anima che scoprono mondi e creano bellezza, quotidianamente sbeffeggiate dai volenterosi carnefici del rendimento.
Con tutto questo, e col fatto che non siamo, noi per primi, all’altezza dell’inaudito, noi sciogliamo le campane e ripetiamo “Gesù Cristo è risorto”. E che non c’è niente che finisca in niente. Dio ha bruciato le sue navi e non vuole ritornare da solo oltre la barriera. E noi siamo la compagnia destinata. Noi. Noi umani, che a dispetto di tutto, siamo anche capaci di svenarci per un figlio, e di commuoverci per la pura essenza della fede che ci viene incontro con lo sguardo di qualcuno che ci pensa capaci di voler bene. Ebbene, noi siamo stati elegantemente anticipati da Dio. Imperterrito, ha abitato le nostre frivolezze indecenti e le nostre odiosità insopportabili, e ne ha fatto fascine. Ha stretto un legame irrevocabile anche per un bicchier d’acqua. Non si è perso nessuno dei nostri inferni, per strapparci dalle grinfie quelli che ci avevamo chiuso dentro: perché non erano dei nostri, perché non c’erano risorse, perché la civiltà dell’uomo emancipato aumenta i diritti, estingue i doveri, impone a tutti di pensare alla salute.
”Gesù Cristo è risorto”. Il cielo è abitato da uomini, donne, bambini. Non solo angeli. L’intimità di Dio è un uomo come noi. Milioni hanno già trovato. Miliardi, troveranno. E saremo riconosciuti se ci riconosceranno. E saremo protetti, se abbiamo protetto. Il pensiero dell’uomo occidentale si è fatto fine. L’annuncio è in circolazione da un bel po’. Bisognerebbe aggiornarsi. Il racconto è commovente, ma l’epilogo fuori portata. Gli atomi non vanno contraddetti – se non lo sappiamo noi! Li abbiamo interrogati: non ne sanno niente. D’accordo, ognuno ha gli oracoli che si merita. Noi comunque non ci aggiorniamo. Non cambiamo. Ci commuoviamo come il primo giorno. Le donne hanno più fiuto di noi. I discepoli l’hanno visto, e non l’hanno più abbandonato. È in quel momento che, a noi uomini, ci è cambiato Dio. Non era più il faraone celeste, l’imperatore supremo, il divino motore. E voleva noi. Ha imparato la nostra lingua, ha patito i nostri affetti, ha sostenuto il nostro odio. Ha voluto noi e niente ha potuto fermarlo.
”Gesù Cristo è risorto”. A pensarci, grazie alla cocciuta fedeltà di questa testimonianza, oggi anche noi ci sentiamo migliori. E anche voi, vi vediamo meglio. Con tutto che siamo così imperfetti (e così terribili, persino), grazie all’indomita ostinazione di quell’annuncio, incominciamo a vederne così tanti di esseri umani che tengono in vita il mondo, che certo non lo meriterebbe, da commuoverci di quanti sono. Questo popolo delle beatitudini, dico, ostinato come Dio, che ci tiene in vita, anche quando non lo meritiamo. Vedo che molti sono dei nostri, li riconosco. Ma la stragrande maggioranza vengono da tutte le parti, e Gli vanno incontro. Ve lo dicevo che con la risurrezione di Gesù Cristo ci è cambiato Dio, a noi uomini. E anche noi ci troveremo cambiati, prima o poi. Noi non smettiamo, finché ce ne sono, di uomini. “Gesù Cristo è Risorto”.
© Copyright Avvenire, 24 aprile 2011
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