sabato 16 aprile 2011

Nelle meditazioni di Suor Piccione per la Via Crucis un appello agli uomini che si chiudono alla Verità. Padre Cantalamessa: si dovrebbe riscoprire la comunione dei beni (Izzo)

PAPA: IN VIA CRUCIS APPELLO AGLI UOMINI CHE SI CHIUDONO A VERITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 apr.

C'e' un appello agli uomini che "si chiudono alla verita' o sfregiano l'ingenuita' dei piccoli e dei deboli" nelle meditazioni scritte da madre Rita Piccione per la Via Crucis del Venerdi' Santo che Benedetto XVI presiedera' al Colosseo. La Libreria Editrice Vaticana le diffondera' domani e oggi la Radio Vaticana ne ha trasemsso alcune anticipazioni. Nei suoi testi la monaca agostiniana "identifica nel peso della croce portata da Gesu' le persecuzioni contro la Chiesa di ieri e di oggi" e descrive il "cuore meschino" dell'uomo di oggi, "preso dalla contabilita' del proprio benessere" "Scorgiamo la meta da raggiungere - scrive la monaca citando Sant'Agostino - tuttavia c'e' di mezzo il mare di questo secolo. E' venuto colui al quale noi volevamo andare e ci ha procurato il legno con cui attraversare il mare. Nessuno, infatti, puo' attraversare il mare di questo secolo, se non e' portato dalla croce di Cristo". Le riflessioni di madre Rita nascono dalla premessa che il percorso verso il Calvario rappresenta "l'ora della prova della nostra vita, quando le varie maschere della menzogna deridono la verita' e le lusinghe del successo soffocano l'intimo richiamo all'onesta', quando il vuoto di senso e di valori annulla l'opera educativa e il disordine del cuore sfregia l'ingenuita' dei piccoli e dei deboli". L'ora di Cristo insinua "la tentazione della fuga, il sentimento dello sgomento e dell'angoscia". Fin dalla prima stazione emergono gli interrogativi di Pilato sulla verita' e l'identita' di Gesu', quel restare sordo alla sua Parola e il non comprenderne la sua testimonianza di verita', quel suo uscire fuori verso i giudei piu' volte, durante l'interrogatorio a Gesu', che e' come "un impulso a fuggire da se'. E poi il prevalere della voce che lo raggiunge da fuori sulla Parola che e' dentro. Qualcosa che oggi e' riconoscibile nei condizionamenti che giungono dall'esterno, che soffocano i richiami della coscienza". Nell'incontro tra Gesu' e le donne di Gerusalemme (VIII stazione), c'e' poi l'esortazione a ritrovare la capacita' di piangere sui propri peccati, a "riconoscere le ferite delle nostre infedelta' e delle nostre ambizioni, dei nostri tradimenti e delle nostre ribellioni" e a invocare il balsamo della conversione. L'ultima stazione della Via Crucis, la XIV, porta dinanzi al Cristo che sta per essere sepolto. Bisogna avvicinarvisi "non camminando, ma credendo", scrive madre Rita, "non con i passi del corpo, ma con la libera decisione del cuore".

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VATICANO: CANTALAMESSA, SI DOVREBBE RISCOPRIRE COMUNIONE DEI BENI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 15 apr.

Le caratteristiche della Chiesa primitiva, a cominciare dalla scelta dei primi cristiani di mettere in comune i propri beni, sono state ricordate oggi dal predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa nell'ultima riflessione sulla Quaresima proposta, alla presenza del Papa, a cardinali, vescovi e prelati riuniti nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Il tema scelto dal religioso cappuccino era "la rilevanza sociale del Vangelo". I primi cristiani, come si legge nel Vangelo, ha detto Cantalamessa, secondo quanto riportato dall'osservatore Romano, "vendevano le loro proprieta' e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ma a spingerli a cio' - ha spiegato il predicatore - non era un ideale di poverta', ma di carita'; lo scopo non era di essere tutti poveri, ma che non ci fosse tra loro alcun bisognoso". La necessita' di tradurre l'amore in gesti concreti di carita' la Chiesa l'ha ereditata dal "Maestro la cui compassione per i poveri, i malati e gli affamati non restava mai un vuoto sentimento ma si traduceva sempre in aiuto concreto e che ha fatto di questi gesti concreti di carita' la materia del giudizio finale". "Il Vangelo - pero' - non fornisce soluzioni dirette ai problemi sociali; contiene invece dei principi che si prestano a elaborare risposte concrete alle diverse situazioni storiche". Resta pero' centrale il concetto di servizio evangelico. Il filosofo Nietzsche criticava - ha ricordato - la preferenza data al servire sul dominare, al farsi piccoli sul volere emergere e aspirare a cose grandi. Ma "uno dei principi con i quali il Vangelo maggiormente e piu' beneficamente influisce sul sociale - ha sottolineato il predicatore - e' proprio quello del servizio. Non per nulla esso occupa un posto importante nella dottrina sociale della Chiesa". Il servizio e' un principio universale che si applica a ogni aspetto della vita: lo Stato dovrebbe essere a servizio dei cittadini, il politico a servizio dello Stato, il medico a servizio dei malati, l'insegnante a servizio degli alunni. "Si applica pero' - ha concluso il cappuccino - in maniera tutta speciale ai servitori della Chiesa. Il servizio non e', in se' stesso, una virtu', ma scaturisce da diverse virtu', soprattutto dall'umilta' e dalla carita'. E' un modo di manifestarsi di quell'amore che "non cerca il proprio interesse, ma anche quello degli altri", che dona senza cercare il contraccambio". Il servizio evangelico, all'opposto di quello del mondo, non e' proprio dell'inferiore, del bisognoso, ma piuttosto del superiore, di chi e' posto in alto. Gesu' dice che, nella sua Chiesa, e' soprattutto "chi governa" che deve essere "come colui che serve", il primo deve essere "il servo di tutti".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Se può interessare, su Ok Siena è stata intervistata anche la suora che ha realizzato le illustrazioni della Via Crucis.
Buona giornata!