OSSERVATORE: BLUFF E DISAVVENTURE DELLA FLOTTA PAPALE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 2 apr.
Anche se "l'armamento delle navi era obsoleto in modo irrecuperabile, adatto per scontri con i pirati, ma non certo per un impegno bellico", la Marina dello Stato Pontificio "alla vigilia della rivoluzione francese godeva ancora di una fama creatasi nei tempi antichi", tanto che "in Inghilterra, alla corte di San Giacomo, si parlava con ammirazione nostalgica della flotta pontificia".
Nel 1774, ad esempio, ricostruisce oggi l'Osservatore Romano, "il principe Henry Frederick, fratello del re, soggiorno' negli Stati pontifici. A Civitavecchia visito' la fregata San Clemente in compagnia del principe Aldobrandini e tornato a Roma, riferi' con entusiasmo al Papa della cortesia e della disciplina degli ufficiali e dell'equipaggio", ottenendo il prestito di una nave, tirata a lucido per l'occasione, che lo riporto' a Tolone. Ma era un bluff, in realta', infatti, tanta fama "ormai non rispondeva piu' alla realta'" della flotta papale. "Nei secoli precedenti essa aveva intrapreso spedizioni fino al nord Africa, ora il suo raggio di azione era ridotto alle acque costiere dello Stato pontificio" e, viste le condizioni degli armamenti, eventuali "scontri con la flotta francese ben armata erano paragonabili a un suicidio". "La condizione della Marina militare pontificia - ricostruisce oggi il giornale vaticano - peggioro' nell'ultimo decennio del Settecento.
E ormai "le poche galee ancora in attivita' erano operative per soli cinque mesi, specie d'estate. Per il resto dell'anno, ufficiali e membri dell'equipaggio rimanevano a terra". Ne' la Marina dello Stato Pontificio disponeva piu' di una propria scuola: gli ufficiali, istruiti per lo piu' a Genova o a Malta, impartivano lezioni improvvisate sulle navi, o nell'arsenale di Civitavecchia".
Dopo la conquista di Roma, poi, Napoleone Bonaparte incorporo' la Marina pontificia nella propria flotta, utilizzando le navi del Papa per la campagna d'Egitto, sia per trasportare le truppe che come scorta del convoglio. Due corvette, cinque galee, due navi per la vigilanza delle coste, quattro lancioni, otto cannoniere e una lanciagranate furono cosi' forzatamente messe al servizio della Francia. Il 26 maggio le navi pontificie, comandate dal generale Louis Charles Antoine Desaix, salparono da Civitavecchia. Il 9 giugno, davanti all'isola di Gozo, il convoglio di Desaix si uni' alla flotta di Napoleone proveniente da Tolone.
Tre giorni dopo, conquistato rapidamente e senza combattimenti lo Stato dell'Ordine di Malta, il Corso salpo' con le 'sue' navi verso l?Egitto. Nella famosa battaglia navale di Abukir, davanti alle coste di Alessandria e sul braccio del Nilo, combattendo, la flotta che era stata del Papa ando' incontro alla sua totale e insensata distruzione."Gli ufficiali - scrive nelle ultime righe della sua Storia della Marina Pontificia, il domenicano Alberto Guglielmotti - furono dispersi ai quattro venti, i membri dell'equipaggio morti dal primo all'ultimo, le navi distrutte, le bandiere ammainate, una lunga tradizione interrotta". "La mia storia - concludeva il frate citato oggi dall'Osservatore - e' terminata". Nel 1802 Napoleone risarci' Pio VII con due nuove navi, la San Pietro e la San Paolo.
"La flotta pontificia, soltanto due fregate, era a disposizione - racconta nelle sue memorie il nobile irlandese, lord Cloncurry - nel porto di Civitavecchia. La comandava il Marchese del Specchio, che, del resto, era l'insegnante di italiano delle mie sorelle e si presentava alle lezioni in completa uniforme da ammiraglio". "Dopo il Congresso di Vienna, il Papa - conclude il quotidiano diretto dal prof. Giovanni Maria Vian - creo' una nuova Marina, che sarebbe durata fino al 1870. Sebbene avesse solo poche navi e venisse raramente coinvolta in scontri navali, essa ottenne pero' una certa fama grazie ad Alessandro Cialdi, ingegnere ed esperto di nautica di grande talento. Ironia della sorte, delle imprese marittime dell'ultimo comandante della Marina pontificia fa parte una spedizione in Egitto nel 1840-1841. E cosi' Cialdi fu il primo europeo della contemporaneita' a risalire con la bandiera del Papa il Nilo per ben 1164 chilometri, fino all'isola di Philae presso Assuan, l'antica Syene".
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