Padre Lombardi: la soluzione ai problemi della Chiesa in Cina può nascere solo da un dialogo sincero e rispettoso
Una comunità ecclesiale “ferita” da imposizioni illegittime e preoccupata per proprio il futuro. Ma anche una comunità dotata di “fede viva”, che non ha smarrito la volontà di dialogare. È l’istantanea che fa della Chiesa cinese l’apposita Commissione creata da Benedetto XVI nel 2007, che nei giorni scorsi si è riunita per un esame della situazione, indirizzando un Messaggio di sostegno ai fedeli del Paese orientale. Un Messaggio netto nel denunciare le violazioni alla libertà dei cattolici in Cina, ma che auspica un sincero dialogo con le autorità civili, come afferma in questa nota di commento, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
Non vi è dubbio che gli ultimi mesi siano stati particolarmente difficili per i cattolici cinesi. Una ordinazione episcopale gravemente illegittima e lo svolgimento della “Assemblea nazionale dei Rappresentanti cattolici”, voluta dallo Stato per imporre la sua guida alla comunità ecclesiale, hanno provocato la ferma reazione della Santa Sede a difesa della libertà della Chiesa a vivere secondo la sua natura e la sua missione, e hanno causato una situazione di tensioni e disorientamento nella comunità ecclesiale.
Il messaggio rivolto dalla Commissione per la Chiesa cattolica in Cina, istituita dal Papa e riunita in Vaticano nei giorni scorsi, si presenta quindi come l’offerta di un punto di riferimento in una situazione di crisi. Ne possiamo delineare orientamento e spirito in alcuni punti principali.
Anzitutto, le situazioni e i fatti critici vengono descritti con chiarezza e valutati con lucidità alla luce della dottrina cattolica: la grave illegittimità dell’ordinazione episcopale di Chengde e del ministero che ne deriva; la necessità di riaffermare la fedeltà al Papa e di riparare lo scandalo per risanare le ferite aperte nella comunità ecclesiale; l’inaccettabilità nella visione cattolica di organismi imposti dallo Stato per la guida della Chiesa. Non si può negare che questi fatti lascino gravare anche sul futuro una seria preoccupazione, nel timore che si possano ripetere situazioni analoghe per le numerose diocesi oggi vacanti.
Tuttavia il messaggio lascia trasparire una vicinanza sincera, che necessariamente accompagna il richiamo rigoroso delle leggi canoniche per la consapevolezza delle difficoltà e della sofferenza delle situazioni vissute e per far sentire un incoraggiamento vero, radicato nell’esperienza spirituale della comunione ecclesiale nutrita da una preghiera assidua.
In questa prospettiva insieme realista ma non scoraggiante, si riesprime più volte la convinzione che per la soluzione di diversi problemi della Chiesa in Cina – ad esempio le nomine dei vescovi o il riordino delle circoscrizioni ecclesiastiche - sarebbe prezioso il dialogo “sincero e rispettoso” con le autorità civili. Ciò contribuirebbe assai a quella “armonia nella società” che tutti desiderano per il bene comune, a cominciare dai cattolici. La disponibilità della Santa Sede a questo dialogo viene dunque ribadita ancora una volta, con l’auspicio di incontrare analoga disponibilità dall’altra parte.
Il messaggio si caratterizza per le frequenti e ampie citazioni dell’ormai famosa Lettera del Papa alla Chiesa in Cina, del 2007, che viene quindi riproposta esplicitamente come il documento di riferimento essenziale ed attuale per orientare il cammino della comunità ecclesiale in questo tempo di grandi trasformazioni sociali e sfide pastorali cruciali.
Sullo sfondo si intravedono i fenomeni epocali dell’urbanizzazione e dello spopolamento delle campagne, così come le calamità naturali recenti che hanno duramente provato le popolazioni; ma si evoca anche esplicitamente l’impegno generoso di sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli, che hanno bisogno di adeguata formazione per saper dare una testimonianza cristiana efficace all’altezza dei tempi.
Il messaggio si conclude con due osservazioni che rischiano di sfuggire a una lettura superficiale, ma sono molto rilevanti per chi lo sa leggere in una prospettiva spirituale.
Anzitutto, il Papa insiste fortemente sul valore della preghiera per sostenere l’unità e la vitalità della Chiesa in Cina, e per manifestare ad essa la solidarietà della comunità cattolica universale.
Poi, il messaggio dà notizia, con gioia ben giustificata, dell’avvio della causa di beatificazione di Paolo Xu Guangqi da parte della diocesi di Shanghai. Laico, funzionario imperiale di grado e cultura elevatissima, grande e fedele servitore del suo paese e del suo popolo, Xu Guangqi è uno dei primi discepoli di quel padre Matteo Ricci, che ha introdotto il cristianesimo in Cina nell’era moderna in un fecondissimo dialogo con la cultura cinese. Guardando a Xu Guangqi e alla sua vita esemplare i cinesi – cattolici e non – potranno capire meglio che non c’è alcuna contraddizione e alcun rischio nell’essere cinesi e cattolici. Anzi, che si può essere grandi cinesi e ottimi cattolici. Dal passato, una bella luce di speranza per la Cina di oggi e di domani.
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