WOJTYLA: CARD, SANDRI, RATZINGER FU IL SUO CIRENEO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 11 apr.
Per Giovanni Paolo II il card. Ratzinger non fu soltanto l'amico piu' fidato, come il Papa polacco stesso scrisse nel suo ultimo libro. Fu "un cireneo del tutto speciale", ricorda il card. Leonardo Sandri, che come sostituto della Segreteria di Stato fu anche lui stretto collaboratore di Wojtyla e poi anche la sua voce quando il Pontefice infermo non poteva piu' leggere i discorsi.
"Un cireneo del tutto speciale perche' - spiega il porporato argentino intervenendo all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede - come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede fu accanto al Papa in feconda simbiosi di personalita', quale fedele e attivo interprete in tutte le sfide dottrinali di portata epocale: in quella della riaffermazione della divinita' e unicita' salvifica di Cristo, che approdo' alla Dominus Jesus, e in quelle morali e sociali, per alcune delle quali la Chiesa ebbe memorabili encicliche".
Presentando il volume di Andrea Riccardi "Giovanni Paolo II. La biografia", il card. Leonardo Sandri ha fatto cenno alla collaborazione offerta dal card. Joseph Ratzinger a Giovanni Paolo II anche "sul doloroso caso degli abusi sessuali compiuti da membri del clero, del quale allora si avevano le prime avvisaglie".
Come e' noto, proprio Ratzinger ottenne da Papa Wojtyla un primo inasprimento delle norme canoniche in merito, che grazie al motu proprio del 2001, riservarono alla Congregazione della Dottrina della Fede la competenza su questi "delicta graviora", escludendo possibili assoluzioni locali dettate da un malinteso perdonismo.
© Copyright (AGI)
WOJTYLA: G. LETTA, E' STATO UN PAPA CARISMATICO NON POLITICO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 11 apr.
"Un Papa carismatico, vescovo e pastore prima che un uomo di governo, per questo i viaggi e gli incontri con i giovani, nei quali ha fatto nascere nel cuore di tanti la nostalgia per la fede". Gianni Letta ricorda cosi' Giovanni Paolo II intervenendo questa sera all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. "Le sue parole e i suoi gesti erano - sottolinea - nel segno della difesa di ogni essere umano, per questo non pochi hanno parlato di un Papa politico". Ma per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio non e' una definizione corretta: "Giovanni Paolo II - spiega Letta - era un sostenitore attivo della presenza della Chiesa nel societa' ma come servizio al bene comune, contributo e mai come imposizione integralistica. Al Parlamento, nel 2001, infatti, ricordo' la distinzione tra Chiesa e Stato all'insegna di una sana laicita'". Non dunque era un Papa politico anche se i suoi gesti avevano una valenza politica", scandisce Letta che cita una pagina clamorosa e commovente del Pontificato: nel marzo 2003, una domenica nel quale il mondo era sull'orlo della nuova guerra all'Iraq, Giovanni Paolo II, ricorda il sottosegretario Letta, "mise da parte il foglio e grido' la sua preoccupazione, ricordando le prove terribili che la sua generazione aveva vissuto: la seconda guerra mondiale alla quale era sopravvissuto e la shoah nella quale aveva perduto tanti suoi amici". Per Letta, in quel caso, "l'autorevolezza del Papa veniva anche dal suo essere stato testimone diretto di quelle tragedie".
Ed a sua volta, questa sera, Letta parla da testimone. "Il 27 ottobre 1986 ad Assisi, dove invito' i leader delle altre religioni, c'ero anch'io e ricordo con emozione - confida - quel vento impetuoso e l'arcobaleno che si disegno' nitido nel cielo quando parlo' il Papa". "Anche questa di Assisi - afferma il sottosegretario - e' un'eredita' importante: il camminare insieme delle religioni si sta rivelando e sempre piu' si rivelera' uno dei fattori decisivi per la pace".
Nei primi anni del Pontificato di Wojtyla, il dottor Letta dirigeva il quotidiano romano "Il Tempo" e in quel ruolo pote' seguire la sua azione come vescovo di Roma. "Il Papa - ricorda nel suo intervento all'ambasciata - volle esercitare realmente il suo ruolo si vescovo di Roma. Le visite alle parrocchie erano la faccia speculare del Pontificato. E a Roma volle compiere la prima visita di un Papa a una Sinagoga, come ha fatto. Ma a Roma e' nata e si e' celebrata anche la prima Giornata Mondiale della Gioventu'. E Roma ha ospitato poi il Grande Giubileo del 2000. Tutte esperienze straordinariamente avvincenti per noi giornalisti".
Occasione dell'incontro in memoria del Papa polacco all'ambasciata d'Italia e' stata la pubblicazione di "Giovanni Paolo II. La biografia", scritto dal fondatore della Comunita' di Sant'Egidio e ordinario di storia contemporanea a Roma Tre, Andrea Riccardi, per le edizioni paoline. "Anch'io - riconosce in proposito Letta - debbo dire grazie al prof. Riccardi, per averci docomentato la linearita' e sincerita' di questo Pontificato. Leggendo il libro ho rivisto con la mente le immagini di questa straordinaria vicenda come le sequenze di un film 27 anni della nostra storia". E del libro di Riccardi Letta fa sua la conclusione, quando ricorda infine che quella di Wojtyla era semplicemente "l'ottica della fede che cambia la storia. Perche' il Papa era un uomo che ha provato a cambiare il corso della storia, senza rinunciare a sperare di farlo anche nei momenti piu' bui".
© Copyright (AGI)
WOJTYLA: NAVARRO, NEL '92 MEDICI TEMEVANO TUMORE MALIGNO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 11 apr.
"All'inizio dell'estate del 1992 le radiografie e le analisi alle quali era stato sottoposto il Papa lasciavano credere che si trattasse certamente di un tumore maligno".
Lo rivela questa sera l'allora portavoce vaticano, Joaquin Navarro Valls, intervenuto all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, alla presentazione del libro di Andrea Riccardi, "Giovanni Paolo II.
La biografia". "Il Papa - ricorda Navarro - mi volle a cena e mi spiego' senza tanti giri di parole quale era la sitiuazione e mi anticipo' che avrebbe dato lui stesso notizia della sua malattia all'Angelus, chiedendo le preghiere dei fedeli per il ricovero al Gemelli, affidandomi la responsabilita' piena di comunicare tutto quello che ritenevo opportuno che la gente sapesse". L'operazione mostro' poi - come e' noto - che il tumore era benigno. Ma per Navarro resta come un'eredita' straordinaria la fiducia totale che Wojtyla riponeva nel suo portavoce e soprattutto nei media. "Il Papa - racconta - non mi ha mai detto cosa dire ai giornalisto. Non usava strategie nel rapportarsi con la stampa e con la tv. Anzi e' interessante notare che bucava lo schermo ma, a rigore, in alcune occasioni commetteva 'errori' che avrebbero distrutto l'immagine di un politico o di un altro uomo pubblico, come leggere da un foglio o posizionarsi in piedi quando l'inquadratura lo voleva seduto". Per Navarro, infatti, "non e' vero quello che disse qualcuno e cioe' che nel caso del Papa polacco l'opinone pubblica amava il comunicatore ma non quello che comunicava. Era - ha scandito - esattamente il contrario". Karol Wojtyla infatti "era un testimone credibile delle parole che pronunciava e che viveva lui per primo. La sua esortazione piu' famosa - ha concluso l'ex portavoce - era 'non abbiate paura'. Come avrebbe potuto dirla se non avesse sperimentato lui stesso cosa e' la paura?".
© Copyright (AGI)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
c'erano le prime avvisaglie mediatiche ma gli abusi erano già stati consumati.
non è che sono avvenuti negli ultimi sei anni.
ma mi domando: chi è oggi il cireneo di ratzinger?
non c'è nessun cireneo. Solo un gran commercio di pannoloni
Che cosa aggiungere di piu' alla risposta di Mariateresa?
:-)
R.
Pannoloni modello XXL.
Ma è possibile che si debbano leggere questi commenti su un blog che si chiama "amici di papa Ratzinger" e che è indicato da S. Magister nell'elenco di siti e blog consigliati? Perché non cambiate il nome in "quattro chiacchere al bar?"
Antonio
Non c'e' alcun obbligo di lettura dei post e dei commenti.
R.
Posta un commento