Un richiamo al cuore dell'uomo: la riflessione di madre Maria Rita Piccione, autrice dei testi per la Via Crucis al Colosseo
Un richiamo al cuore dell’uomo, perché guardi con responsabilità ai drammi del mondo e possa sviluppare solidarietà di fronte ad essi. E’ quanto ha voluto approfondire nelle meditazioni che saranno lette durante la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, madre Maria Rita Piccione, monaca di clausura agostiniana, madre preside della Federazione dei Monasteri Agostiniani d’Italia “Madonna del Buon Consiglio”. Autrice dei testi, la religiosa ha scelto un linguaggio semplice, che vuole anche dar voce all’infanzia, talvolta offesa, ferita e sfruttata. Tiziana Campisi ha incontrato madre Rita nel monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma e le ha chiesto come sono nate le sue meditazioni:
R. - Le ho pensate come una preghiera, una preghiera che scaturisce dal cuore toccato dalla Parola e quando il cuore è toccato dalla Parola si confronta con Gesù alla luce di quella Parola. E questo è ciò che fa scattare la confessione del cuore e anche l’invocazione dell’aiuto a Dio. È quindi questo è un po’ la struttura di ciascuna stazione: una preghiera, che si modula sull’ascolto, quindi sulla riflessione della Parola, alla quale fa seguito una confessione del cuore e una invocazione a Dio.
D. - Le sue meditazioni offriranno riflessioni nei cinque continenti, cosa ha voluto dire ai credenti?
R. - Mentre percorrevo dietro a Gesù le varie stazioni della Via Crucis, avevo nel cuore non solo i credenti ma ogni uomo. Il mio sguardo, il mio ascolto, si è fermato a questo livello, a livello del cuore umano, perché il cuore umano è come un microcosmo, è come un laboratorio nel quale si decidono le sorti di ciò che accade a livello molto più ampio su scala mondiale. Io in queste meditazioni non faccio riferimento preciso ai drammi - che soprattutto si sono scatenati, tra l’altro, quando erano già ormai composte; mi riferisco al dramma del Giappone, alle guerre che stanno interessando il Medio Oriente - ma desidero cogliere le radici di questi drammi. Le radici dei drammi umani sono nel nostro cuore. Avere questa consapevolezza è molto importante perché è aprirsi alla consapevolezza di una responsabilità e solidarietà con tutto ciò che accade nel mondo, anche se noi siamo distanti da quell’evento, perché nessuno è estraneo a ciò che colpisce l’umanità.
D. - A cosa ha voluto dar voce nei suoi testi?
R. - Gesù, camminando verso il Calvario, ci lascia come delle orme e noi siamo invitati a ripercorrere, a porre il nostro piede sulle orme lasciate da Gesù per rimettere a fuoco la nostra umanità sulla sua umanità. E così, percorrere la via della Croce camminando dietro a Gesù è in fondo l’aiuto più efficace a crescere, avanzare anche, nella via della verità e della vita. Il cammino della Croce è intersecato dal cammino della gloria, il cammino della Croce confluisce e porta alla gloria. E questo è un messaggio di speranza, quindi di gioia. Posso dire che anche il messaggio della semplicità è un messaggio che emerge e proprio per questo avrei suggerito, comunque desidererei, che potesse intervenire, in qualche modo, nella lettura di questi testi, anche un bambino, proprio per dare spazio, in questa preghiera della Chiesa, anche la voce dell’infanzia, della fanciullezza, talvolta offesa, ferita, sfruttata. E qui, ecco, vorrei far riferimento non solo al caso di abusi di cui si è tanto parlato, perché il campo è molto più vasto e riguarda tutta l’umanità.
D. - Dunque lei vuole parlare al cuore dell’uomo, per favorire un esame di coscienza, un’introspezione che porti poi l’uomo a rapportarsi in modo vero al mondo…
R. - Si, certamente. Non io forse, ma la Parola di Dio. Vorrei essere semplicemente questo: un tramite che aiuta la Parola di Dio a toccare, a entrare nel cuore dell’uomo, per aprirlo alla verità di sé, alla responsabilità ma anche alla consapevolezza che Dio, per il tramite di Gesù e dello Spirito Santo, offre il suo aiuto ad ogni uomo.
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