Il cardinale Koch sull'incontro del Pontefice con le comunità ortodosse in Germania
Il dialogo nella carità motore dell'ecumenismo
di Gianluca Biccini
È il «dialogo nella carità» il motore del rapporto ecumenico tra cattolici ed ortodossi in Germania. Ne è ancor più convinto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani, dopo aver ascoltato le riflessioni proposte da Benedetto XVI su questo tema, nel recente viaggio apostolico nella propria terra natale. Il porporato svizzero ha fatto parte del seguito del Pontefice durante la visita di quattro giorni a Berlino, Erfurt e Friburgo, caratterizzata da una forte impronta ecumenica. E se i media hanno giustamente dato grande risalto all'incontro con gli evangelici nei luoghi di Lutero, non va sottovalutato quello con i rappresentanti delle Chiese ortodosse e ortodosse orientali.
I fedeli di queste Chiese sono oltre un milione e seicentomila in Germania. Ce ne può delineare il profilo?
Per quanto riguarda le Chiese ortodosse, si tratta soprattutto di immigrati giunti attraverso diversi flussi migratori. Il primo arrivò dopo la rivoluzione russa dell'ottobre 1917. Il secondo a seguito del boom economico degli anni Sessanta, quando la Germania reclutava mano d'opera dalla Grecia e dalla Serbia. Una terza ondata si è registrata dopo il crollo dei regimi comunisti nell'Europa dell'Est e in seguito alle guerre nella ex Jugoslavia. A questi grandi flussi migratori le rispettive Chiese madri hanno risposto inviando referenti pastorali e in seguito istituendo apposite nuove diocesi. Per quanto riguarda invece le antichissime Chiese ortodosse-orientali, fedeli sono arrivati in Germania soprattutto in seguito alle persecuzioni subite nei Paesi d'origine. Persecuzioni che perdurano tutt'oggi nel Medio Oriente.
Cosa avvicina maggiormente gli ortodossi ai cattolici?
Il dialogo nella carità è molto apprezzato da entrambe le parti. Lo abbiamo visto durante l'incontro svoltosi sabato pomeriggio nel seminario di Friburgo in un'atmosfera di fraternità e amicizia. Benedetto XVI è molto impegnato in questo dialogo nella carità con le Chiese ortodosse e ortodosse orientali, e nel suo discorso ha sottolineato come esse siano le più vicine a noi. Abbiamo la stessa fede e la stessa struttura ecclesiale, e aneliamo a essere «insieme» come la «Chiesa delle origini». Lo testimonia anche la presenza di una folta delegazione di loro rappresentanti alla messa conclusiva del viaggio in Germania celebrata dal Papa domenica mattina all'aeroporto turistico di Friburgo.
Quali sono gli ostacoli che ancora permangono affinché si realizzi questo «stare insieme»?
Noi sappiamo che quella sul primato petrino è la questione più importante nel dialogo tra le Chiese ortodosse e la Chiesa cattolica romana. Ma Benedetto XVI ha esplicitamente fatto riferimento all'enciclica di Giovanni Paolo II Ut unum sint, nella quale si chiarisce la differenza tra l'essenza di questo primato e la forma dell'esercizio dello stesso. Questa differenza può aprire molte strade per una discussione più approfondita in futuro.
E per il dialogo con le Chiese ortodosse orientali?
In questo senso è importante trattare tutte le questioni cristologiche, perché le Chiese ortodosse orientali non hanno accettato il Concilio di Calcedonia. Il lavoro comune svolto in questi anni ha mostrato che abbiamo la stessa fede cristologica, ma una diversa teologia. Ecco perché dobbiamo approfondire le questioni ecclesiologiche, come lo studio che stiamo portando avanti sulla comunione nella Chiesa e tra le diverse Chiese e la comunicazione tra queste Chiese. Ho partecipato per la prima volta a un incontro di questo genere qui a Roma nel gennaio scorso e ho trovato una bellissima atmosfera tra le due delegazioni. Nel gennaio prossimo ce ne sarà un altro simile ad Addis Abeba.
Papa Ratzinger anche per questo ha auspicato un concilio panortodosso?
Ha sottolineato l'importanza di un processo che conduca a esso, perché le Chiese ortodosse possano trovare maggiore unità tra loro e con noi cattolici. Si tratta di un impegno primario da questo punto di vista.
Che contributo possono dare queste Chiese alla società tedesca ed europea?
Possono aiutarci a mantenere vivo il patrimonio della fede cristiana nella cultura europea sulla base delle comuni radici: per la tutela della dignità della persona, della vita umana, del matrimonio e della famiglia.
Qual è stato secondo lei l'avvenimento più significativo durante il viaggio del Papa in Germania?
Questa terza visita di Benedetto XVI nella sua terra natale era molto importante perché c'erano molte discussioni alla vigilia. Poi è andato tutto molto bene, con una grande partecipazione dei credenti e penso che sui discorsi da lui pronunciati la Chiesa cattolica in Germania dovrà riflettere molto. Soprattutto sul discorso al Parlamento di Berlino, per i fondamenti dello Stato liberale di diritto, e su quello finale al Konzerthaus di Friburgo, dove ha detto che per la Chiesa è molto più importante la fede di quanto non lo siano le istituzioni. Ritengo che questa sia una grande sfida per i cattolici tedeschi e per tutta la Chiesa in futuro.
(©L'Osservatore Romano 28 settembre 2011)
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