Cercare l'assoluto in un mondo materialista
Il certosino Cattellani racconta la vita monastica: valiamo per quello che siamo, non per ciò che facciamo
Sarah Incamicia
Tanti gli appuntamenti promossi ed organizzati dalla diocesi lametina in vista della visita pastorale del Papa. Incontri che trattano temi che si rifanno alla dottrina sociale cristiana con la partecipazione di ospiti importanti proprio per approfondire tematiche che hanno l'obiettivo di offrire una più consapevole conoscenza di temi legati alla grande tradizione cattolica.
Un percorso quasi pedagogico diretto alla comunità lametina per avere una preparazione spirituale più adeguata ad accogliere il Santo Padre.
In questa direzione si pone l'incontro che si è tenuto nella chiesa di San Domenico alla presenza del vescovo Luigi Cantafora, molto impegnato per avere in città il Papa che, in un primo tempo, avrebbe dovuto raggiungere direttamente la Certosa di Serra San Bruno, secondo un suo sentito desiderio.
"La sete dell'assoluto nel mondo del contemporaneo" il tema trattato nell'incontro da padre Elia Cattellani. «La vita monastica è ascesi, cura e attenzione per il trascendente che nella vita quotidiana viene negato o dimenticato. L'ascesi è sforzo, fatica, sudore. Il difetto dei nostri giorni è che seguiamo i nostri istinti». Sono alcune delle riflessioni del monaco ospite del convegno sulla vita monastica organizzato dalla diocesi lametina.
Durante il convegno, promossa anche anche dal centro studi "Anthurium" di Francesco Ruberto, padre Cattellani ha incontrato i fedeli nell'antica chiesa di San Domenico di cui è parroco don Pino Falvo.
All'attento e numeroso pubblico il religioso ha detto: «Noi valiamo quello che siamo, prima di valer per quello che facciamo. Se non si vive in comunione con Dio ci si inaridisce. Siamo innestati nella vita divina, perciò dobbiamo sentirci consacrati, dobbiamo appassionarci alla parola di Dio». Secondo Cattellani «la fonte primaria della fondazione monastica è la famiglia cristiana. Oggi», ha fatto notare, «le nostre case somigliano ad alberghi, dove le persone alloggiano senza vivere insieme. Aprite la Bibbia che avete negli scaffali. Santificate la domenica perché è necessario calare la nostra vita nell'energia trascendente che vivifica la nostra giornata».
Il religioso ha anche ricordato la preziosa opera prestata in Calabria da San Bruno che «in questa terra ha affinato la sua esperienza monastica. La sua venuta in questa regione è stata provvidenziale». Padre Cattellani ha poi spiegato come si trascorre la giornata in Certosa, tra studio, preghiera e lavoro. Attualmente nel monastero di Serra San Bruno vivono 14 religiosi, di nazionalità ed età diversa. A guidare la Certosa è il priore Jacques Dupont.
Il vescovo diocesano Cantafora ha ringraziato il monaco per la sua testimonianza. «Stiamo crescendo una generazione astenica di persone che non sanno affrontare il dolore e le difficoltà», ha commentato il presule. Aggiungendo: «Manca la capacità di lottare, di discutere. Dobbiamo riprendere un legame profondo con le giovani generazioni. Dei giovani si parla spesso a sproposito, a loro dobbiamo trasmettere il senso dell'amore vero che è quello per l'assoluto e non per l'effimero che genera indifferenza ed individualismo».
Francesco Ruberto ha evidenziato che in passato "Anthurium" si è molto interessato alla vita e all'insegnamento di San Bruno di Colonia promuovendo diverse iniziative per far conoscere la straordinaria figura del monaco tedesco.
Grazie all'interessamento del centro studi, qualche anno fa, il rettifilo che collega Sant'Eufemia a Sambiase è stato intitolato proprio a San Bruno di Colonia. Inoltre, negli anni passati, all'Ordine dei certosini è stato anche consegnato il premio "Anthurium" e il riconoscimento venne ritirato personalmente dal priore Dupont.
A conclusione dell'incontro padre Elia s'è intrattenuto cordialmente con i fedeli ed ha anche presieduto la celebrazione eucaristica. Gli appuntamenti continuano fino al fatidico 9 ottobre, giorno del grande evento con Benedetto XVI.
© Copyright Gazzetta del sud, 29 settembre 2011
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