domenica 6 marzo 2011

Le ragioni delle "dimissioni" del vescovo di Orvieto

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Mi pare piu' che ovvio che non ci fosse altra scelta visto quanto accaduto negli anni scorsi.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Si abbia rispetto per la vicenda del bravo giovane diacono Luca e del vescovo di Orvieto che lo ha accolto come un figliolo. Don Luca era tanto amato, soprattutto da noi giovani. Non capiremo mai l'accanimento feroce con il quale è stato perseguitato don Luca, probabilmente tutto parte dalla sua diocesi pugliese di origine e di come ha insistito a Roma a bloccare e calunniare don Luca. Certe volte noi fedeli laici restiamo stupiti per la scelta di ordinare alcuni giovani sacerdoti che non ci sembrano idonei al presbiterato, per questo tutta la vicenda di don Luca ci sembra assurda, priva di motivazioni e incomprensibile. Possiamo ben intuire quanto dolore c'è nel cuore del vescovo di Orvieto e di noi che abbiamo amato don Luca. Tutto quì. Grazie.

Raffaella ha detto...

Massimo rispetto per la vicenda personale di questo giovane diacono, ma massimo rispetto per la decisione dei dicasteri competenti della curia.
Non penso sia giusto ed appropriato parlare di "calunnia" o "accanimento".
R.

don sergio ha detto...

Roma sta diventando improvvisamente feroce e implacabile nella rimozione di vescovi in storie simili (in italia siamo alla seconda o terza puntata). Tanto di rispetto: Roma locuta...
Ma per anni si è parlato di medicina della misericordia...manto nella carità...etc... Tanto di rispetto.
Peccato che questi ultimi due rimedi vengano ancora utilizzati per colpe concernenti la fede (eresie non tanto velate, abusi liturgigi, disobbedienze manifeste...)
mentre per la "morale" si adotta un'altro metro di valutazione.
Cosa è più importante?
Conservare la fede? E così elevare di riflesso la morale...
Oppure punire per "colpe morali" (non è il caso del vescovo di Orvieto!) e così salvare la faccia davanti al mondo?

Anonimo ha detto...

Mi dispiace per la perdita di una giovane vita, forse, ma lo dico sottovoce, non del tutto compresa.
Ma un giovane seminarista che "sceglie di togliersi la vita", sia pure in un momento di probabile sconforto da delusione personale, non sembra dimostrare di aver "ben ponderato" il senso del peccato mortale (o grave a seconda delle tendenze)e di aver tratto eccessivo giovamento da corsi seminariali e corsi teologici. Il cattolico sa che il suicidio è reputato "peccato mortale", da pena eterna; la Chiesa tende ad affidare il suicida alla misericordia di Dio nella speranza che il suicida "fosse ammalato", cioè con turbe nervose, mentali o fisiche, che ne alteravano la corretta capacità di intendere la portata sel suo gesto, un gesto "di rifiuto di Dio".
Io pregherò per la sua anima, ma mi è difficile pensare che un vocazionando scegliesse consapevolmente ed in piena libertà mentale "il suicidio" come forma anticristiana di annicchilimento personale.
Cherokee.

Anonimo ha detto...

Qualche interrogativo serio ad Orvieto dovrebbero porselo.
Il fatto che Don Luca era stato mandato via da tre seminari precedentemente non lascia qualche interrogativo serio?
Il fatto che gia' la sua ordinazione al diaconato era stata avversata dalla S. Sede, e poi spostata?
Il fatto che lui stesso ha lasciato scritto di essere una persona fragile, confermando indirettamente la sua inadeguatezza a un ministero irto di difficolta' come quello sacerdotale?
(quanto sopra tutte informazioni reperibili su internet, specialmente orvietonews, anche via google cache).
Non e' "ordinaria amministrazione vaticana" l'intervenire sulle ordinazioni diaconali e sacerdotali, se cosi' fosse non avrebbero il tempo di fare altro.
Se e' intervenuta, nel caso del diacono, per ben due volte, vuol dire che di motivi seri ce n'erano in abbondanza.
Se poi il vescovo decide di mettersi contro il Vaticano... penso abbia capito ben poco della Chiesa. Forse dovevano fermarlo prima, dopo le visite apostoliche accennate in orvietonews (anche queste cose che non rientrano nella prassi ordinaria, ma solo se ci sono guai seri). Ma dalla conferenza stampa tenuta ieri dal vescovo (disponibile in video su orvietonews) la parola "dimissioni" non rientrava nel suo vocabolario.

x don Sergio: qui il morto ci e' scappato. Non si tratta di "colpe morali", si tratta di non saper guidare ne una persona ne una diocesi - visto che il vescovo stesso riconosce di aver fallito nel costruire una unita' (cfr video della conferenza stampa).
Illudere un giovane facendogli credere che il suo sogno si possa realizzare (cfr msg. di Don Luca) senza considerare elementi problematici oggettivi e' stato molto pericoloso ed ha portato a gravi conseguenze.

Anonimo ha detto...

A mio avviso, il caso del giovane diacono evidenzia non solo la sua fragilità psicologica, ma una vera mancanza di fede!
La famiglia e la società hanno perso un giovane, e questo è molto doloroso, ma non credo che il suo sarebbe stato un giusto sacerdozio!!!

Anonimo ha detto...

Ho già detto la mia in un altro sito ed ho scatenato una polemica. Pur essendo addolorato per la morte di questa giovane vita, ma la Chiesa oggi non ha bisogno di preti emotivamente fragili.

Se a Roma hanno detto NO, avevano il loro motivo ... giustificato vista la fine che ha fatto il povero ragazzo.