sabato 30 aprile 2011

Benedetto XVI: radio e tv nazionali difendano il valore del dialogo, della pace e dello sviluppo, non dell'audience (R.V.)

Benedetto XVI: radio e tv nazionali difendano il valore del dialogo, della pace e dello sviluppo, non dell'audience

Gli strumenti della comunicazione servano “al dialogo, alla pace, e allo sviluppo solidale dei popoli”. L’auspicio è stato espresso questa mattina da Benedetto XVI durante l’udienza concessa in Vaticano ai circa 150 partecipanti all'Assemblea delle Radio dell’“European Broadcasting Union” (Ebu), organizzata nei giorni scorsi dalla Radio Vaticana in occasione del suo 80.mo di fondazione. Un anniversario sottolineato anche dal Papa, che ha ricordato la “grande importanza” dei messaggi comunicati dai suoi predecessori grazie ai microfoni dell’emittente pontificia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Di qua, l’idea, anzi l’ideale, di una comunicazione che serva ad avvicinare i popoli; di là, la brama di piegarla a interessi di parte. Di qua, un mass media che diradi la nebbia delle differenze e delle diffidenze per servire la causa della pace; di là, tv o radio che si fanno la guerra per obbedire alla tirannia dell’audience. La Chiesa, ha affermato Benedetto XVI, ha sempre guardato con “ottimismo” e “simpatia” agli operatori della comunicazione sociale, ma è innegabile che problemi e condizionamenti pesino sul prodotto finale, e che comunque ciò che esce da uno schermo o da un microfono finisce per trascinare l’opinione pubblica. L’onda di conflitti che da mesi sta sconvolgendo il Nord Africa e il Medio Oriente ne è una prova evidente e il Papa l’ha ricordata dando peso soprattutto al ruolo rivestito in queste sollevazioni dai nuovi media, specie i social network:

“Sappiamo che le nuove forme di comunicazione hanno svolto e svolgono un ruolo non secondario in questi stessi processi. Vi auguro di saper mettere i vostri contatti internazionali e le vostre attività al servizio di una riflessione e di un impegno affinché gli strumenti delle comunicazioni sociali servano al dialogo, alla pace e allo sviluppo solidale dei popoli, superando le distanze culturali, le diffidenze o le paure”.

Obiettivi alti ma non certo fuori orizzonte per emittenti di “servizio pubblico”, come quelle rappresentate nella Sala degli Svizzeri a Castel Gandolfo, presentate al Papa dal direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e dal presidente dell'Ebu, Jean Paul Philippot. “So bene – ha riconosciuto con schiettezza il Papa – che questo servizio incontra difficoltà, con differenti aspetti e proporzioni nei diversi Paesi”:

“Vi possono essere la sfida della concorrenza da parte dell’emittenza commerciale; il condizionamento di una politica vissuta come spartizione del potere invece che come servizio del bene comune; la scarsezza di risorse economiche accentuata da situazioni di crisi; l’impatto degli sviluppi delle nuove tecnologie di comunicazione; la ricerca affannosa dell’audience. Ma troppo grandi e urgenti sono le sfide del mondo odierno di cui dovete occuparvi, per lasciarvi scoraggiare e arrendervi di fronte a queste difficoltà”.

Poco prima, Benedetto XVI aveva ricordato che chi opera nelle comunicazioni sociali è coinvolto in prima linea dal confronto con quei “valori basilari” che formano la coscienza di una società e che la Chiesa sempre difende: la vita, la famiglia, i diritti dei singoli e dei popoli, quelli dei migranti, assieme alle sfide rappresentate da vecchie e nuove povertà, dalla lotta alle discriminazioni, dal disarmo, dalle violazioni della libertà religiosa. “È compito delle radio come pure delle televisioni”, ha detto chiaramente il Papa, “alimentare ogni giorno una corretta ed equilibrata informazione e un approfondito dibattito per trovare le migliori soluzioni condivise”:

“E’ un compito che richiede alta onestà professionale, correttezza e rispetto, apertura alle prospettive diverse, chiarezza nell’affrontare i problemi, libertà da steccati ideologici, consapevolezza della complessità dei problemi. Si tratta di una ricerca paziente di quella 'verità quotidiana' che meglio traduce i valori nella vita e meglio orienta il cammino della società, e che va cercata insieme con umiltà”.

Nell’esprimere apprezzamento ai membri dell’Ebu per il loro lavoro, Benedetto XVI ha ricordato il rapporto che la Chiesa ha sempre avuto con i media, in particolare con le tecnologie che li supportano, delle quali la Radio Vaticana è un segno evidente e storico:

“Quando il mio predecessore Pio XI si rivolse a Guglielmo Marconi perché dotasse lo Stato della Città del Vaticano di una Stazione radio all’altezza della migliore tecnologia disponibile a quel tempo, dimostrò di aver intuito con acutezza in quale direzione si stava sviluppando il mondo delle comunicazioni e quali potenzialità la radio poteva offrire per il servizio della missione della Chiesa”.

I grandi messaggi di Pio XII durante la guerra combattuta e quelli di Giovanni XXIII durante la Guerra fredda – o il servizio in favore dei prigionieri di guerra o quello a sostegno dei cristiani durante l’epoca delle persecuzioni totalitaristiche – sono segno, ha detto il Pontefice, della consapevolezza che la Santa Sede ha delle “potenzialità straordinarie” del mondo della comunicazione “per il progresso e la crescita delle persone e della società”:

“Si può dire che tutto l’insegnamento della Chiesa su questo settore, a partire dai discorsi di Pio XII, passando attraverso i documenti del Concilio Vaticano II, fino ai miei più recenti messaggi sulle nuove tecnologie digitali, è attraversato da una vena di ottimismo, di speranza e di simpatia sincera verso coloro che si impegnano in questo campo per favorire l’incontro e il dialogo, servire la comunità umana, contribuire alla crescita pacifica della società”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Parole Benedette!!!!

laura