giovedì 15 settembre 2011

Joseph Ratzinger, vale a dire l’uomo che prima da cardinale e poi da Papa ha combattuto con più vigore il fenomeno della pedofilia clericale (Tornielli)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

IL COMMENTO

ANDREA TORNIELLI

Joseph Ratzinger, vale a dire l’uomo che prima da cardinale e poi da Papa ha combattuto con più vigore il fenomeno della pedofilia clericale, quel «peccato nella Chiesa» da lui definito nel maggio 2010 «terrificante», viene ora denunciato alla Corte penale internazione dell’Aja per «crimini contro l’umanità».
A volerlo portare alla sbarre sono un gruppo di associazioni delle vittime dei preti pedofili (Snap): accusano Benedetto XVI e tre cardinali – il segretario di Stato Tarcisio Bertone, il suo predecessore Angelo Sodano e il Prefetto della dottrina della fede William Levada – di aver coperto i reati commessi dal clero contro i minori.
Al di là della mossa, finalizzata soprattutto all’eco mediatica, dato che già molti esperti hanno pronosticato l’imporssibilità per la corte dell’Aja di procedere, la denuncia merita di essere commentata. S’inserisce infatti in quella strategia che vede alcuni avvocati statunitensi combattere una guerra senza quartiere contro il Vaticano, nel tentativo di far passare il Papa quale responsabile delle azioni di ogni singolo sacerdote cattolico, in quanto capo della Chiesa. La mossa, attesa, è stata accolta almeno in un primo momento senza commenti nei sacri palazzi d’Oltretevere.
Bisognerà però ricordare che nel 2001, fu proprio l’allora Prefetto della congregazione per la dottrina della fede Joseph Ratzinger, insieme a Giovanni Paolo II, a promulgare le nuove regole che riconducevano la gestione dei processi canonici per pedofilia sotto l’egida dell’ex Sant’Uffizio, inasprendo le pene.
Ma Benedetto XVI non ha cambiato soltanto le leggi. Scosso dal ciclone che si è abbattuto sulla Chiesa, ha cercato di cambiare la mentalità. Per farlo non sono sufficienti le modifiche dei codici, che pure ci sono stati e che hanno portato a una sorta di legislazione speciale antipedofilia. La mentalità si cambia nel tempo, con l’azione e con l’esempio. Ratzinger ha fatto comprendere a tutta la Chiesa che le vittime non devono essere considerate dei nemici, ma vadano accolte, ascoltate, aiutate. Negli ultimi viaggi internazionali non ha mancato di incontrarle, di ascoltarle, di piangere con loro. E oltre a inasprire le norme canoniche, il Papa ha insistito sulla necessità di collaborare con le autorità civili, senza mai cercare di coprire o insabbiare.
Nessuno nega che nel passato, e anche in un passato recente – come purtroppo ha dimostrato il «Cloyne Report», l’ultimo rapporto sulla pedofilia del clero in Irlanda – vi siano state sottovalutazioni e incapacità di affrontare il problema. Tanti, troppi vescovi non hanno infatti saputo governare, e quando questi gravissimi casi si verificavano, non hanno saputo intervenire per evitare che si ripetessero, pur avendone gli strumenti giuridici. Nessuno nega, inoltre, che anche all’interno del Vaticano si sia per molto tempo sottovalutata l’entità e la gravità del problema.
Ma cercare di trascinare davanti alla Corte dell’Aja Benedetto XVI e i suoi stretti collaboratori rappresenta una vera e propria assurdità, perché – a parte l’impossibilità di considerare responsabili i vertici vaticani delle azioni di singoli preti – si colpisce proprio chi più di ogni altro, con le norme e con l’esempio, ha combattuto e combatte il fenomeno della pedofilia clericale. Un autogol, che si sarebbe dovuto evitare da parte di chi vuole davvero tutelare i bambini e che purtroppo lascia trasparire come in questa tristissima e dolorosissima vicenda entrino in gioco motivazioni anti-cattoliche, denunciate due giorni fa dal cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe.

© Copyright Eco di Bergamo, 15 settembre 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Premetto che magari "gli americani" vogliono far soldi.
Ma Tornielli insegue la realta' o l'ideologia?
Prima dice che tutti i casi dovevano passare dal sant'uffizio (quindi il vescovo non aveva voce in capitolo) poi "Nessuno nega che nel passato, e anche in un passato recente – come purtroppo ha dimostrato il «Cloyne Report», l’ultimo rapporto sulla pedofilia del clero in Irlanda – vi siano state sottovalutazioni e incapacità di affrontare il problema. Tanti, troppi vescovi non hanno infatti saputo governare, e quando questi gravissimi casi si verificavano, non hanno saputo intervenire per evitare che si ripetessero, pur avendone gli strumenti giuridici.?
Grazie per gli eventuali chiarimenti da Alberto2

Raffaella ha detto...

Non c'e' contraddizione, Alberto2: la CDF e' competente solo a partire dal 2001.
R.