sabato 29 ottobre 2011

Conversione al Vangelo e impegno per lo sviluppo. i vescovi dell'Angola in visita "ad limina" il Papa parla del prossimo viaggio in Benin (O.R.)

i vescovi dell'Angola in visita "ad limina" il Papa parla del prossimo viaggio in Benin

Conversione al Vangelo e impegno per lo sviluppo

"L'impegno a favore dello sviluppo proviene da quel cambiamento del cuore che deriva dalla conversione al Vangelo".
Le parole del messaggio conclusivo della seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi - svoltasi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009 - sono state riproposte dal Papa ai presuli dell'Angola in visita ad limina durante l'udienza di sabato mattina, 29 ottobre, nella Sala del Concistoro. Benedetto XVI ha fatto riferimento a quell'assemblea anche per sottolineare che nel corso del suo prossimo viaggio in Benin, in programma dal 18 al 20 novembre, sarà lui stesso a consegnare alla Chiesa africana l'esortazione apostolica che raccoglie i frutti del lavoro dei padri sinodali.
Ai vescovi il Pontefice ha richiamato in particolare tre difficoltà che spesso ostacolano il cammino di fede dei cristiani angolani. Quanto al primo - rappresentato dalla diffusione del concubinato - il Papa ha ribadito "il valore insostituibile" della famiglia "per la stabilità dell'edificio sociale". E ha invitato i presuli ad "aiutare le coppie sposate ad acquisire la maturità umana e spirituale necessaria per assumere in modo responsabile la loro missione di coniugi e di genitori cristiani, ricordando loro che l'amore sponsale deve essere unico e indissolubile, come l'alleanza fra Cristo e la sua Chiesa".
Benedetto XVI ha poi affrontato la questione del rapporto tra cristianesimo e religioni tradizionali africane, che spesso ricorrono a pratiche - come l'emarginazione o addirittura l'uccisione di bambini e anziani - incompatibili con la sequela di Cristo. "Ricordando che la vita umana è sacra in tutte le sue fasi e situazioni - è stato l'appello del Pontefice - continuate a alzare la voce a favore delle sue vittime". Secondo il Papa "è opportuno uno sforzo congiunto delle comunità ecclesiali provate da questa calamità, cercando di determinare il significato profondo di tali pratiche, d'identificare i rischi pastorali e sociali da esse veicolati e di giungere a un metodo che conduca al suo definitivo sradicamento, con la collaborazione dei governi e della società civile".
L'ultimo dei temi toccati da Benedetto XVI è stato quello dei "residui del tribalismo etnico percepibili negli atteggiamenti di comunità che tendono a chiudersi, non accettando persone originarie di altre parti della nazione". Nella Chiesa - ha riaffermato con forza il Papa - "non c'è posto per nessun tipo di divisione". Attorno all'altare, infatti, "si riuniscono gli uomini e le donne di tribù, lingue e nazioni diverse che, condividendo lo stesso corpo e lo stesso sangue di Gesù Eucaristia, diventano fratelli e sorelle realmente consanguinei". Un vincolo di fratellanza - ha specificato - che "è più forte di quello delle nostre famiglie terrene e di quello delle vostre tribù".

(©L'Osservatore Romano 30 ottobre 2011)

1 commento:

Vatykanista ha detto...

Se vero...veery interesting:

http://rorate-caeli.blogspot.com/2011/10/report-from-sspx-catholic-bishop-in.html