domenica 10 aprile 2011

Card. Kasper: Mi stupisce l’attuale posizione di chiusura del mio Paese. Sono cresciuto in una Germania distrutta dalla guerra ma che ha saputo accogliere masse di sfollati (Galeazzi)

Il cardinale tedesco Kasper

“Germania egoista Non la riconosco più”

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Mi stupisce l’attuale posizione di chiusura del mio Paese. Sono cresciuto in una Germania distrutta dalla guerra ma che ha saputo accogliere masse di sfollati e dare una casa a intere popolazioni in fuga dalla miseria e dalla disperazione. Non è cristiano chiudere le porte a chi oggi scappa dalle violenze e dalle ingiustizie del Nord Africa». Il cardinale tedesco Walter Kasper, uomosimbolo dell’ecumenismo nei pontificati di Wojtyla e Ratzinger, si appella al governo di Angela Merkel per rivedere il no ai permessi temporanei agli immigrati.

Si aspettava il «nein» della sua Germania?

«Sono molto sorpreso. L’accoglienza è un’antica virtù cristiana e concedere ospitalità ai bisognosi è un dovere già nell’Antico Testamento. Gesù ci chiede di accogliere i perseguitati e non si può negare l’apertura verso i popoli. I governi europei devono studiare come ciò sia possibile, ma nessuno di essi può chiudere la porta. Il Papa lo ha più volte ricordato in linea con l’esortazione di San Benedetto ad accogliere l’ospite come se fosse Cristo».

Ha ragione l’Italia a lamentare l’assenza dell’Ue e l’egoismo degli altri Stati?

«E’ indubbio che questa drammatica situazione non può essere lasciata interamente sulle spalle dell’Italia. Serve la solidarietà di tutti i Paesi europei. Con realismo Parigi, Berlino, Roma e il resto del continente devono concordare azioni ordinate e organiche di accoglienza in Europa e di aiuto ai nordafricani a casa loro. Affinché restino dove sono, bisogna sostenerli in patria. E’ un obbligo comune di tutti i governi europei. Le preoccupazioni dei politici sono comprensibili: non tutti possono venire da noi, altrimenti la vita diventerebbe impossibile. Ma l’opposizione tedesca ai visti è inaccettabile».

Perché non è d’accordo con la Merkel?

«E’ una posizione in netto contrasto con la nostra storia nazionale. Dopo la Seconda guerra mondiale in Germania abbiamo avuto molti profughi. Tutti sono stati accolti e hanno avuto una casa. Su quelle radici solidali va costruita un’assunzione di impegno, una linea inclusiva e lungimirante di corresponsabilità. Anche sul fronte normativo dell’emergenza: dalla cittadinanza al ricongiungimento familiare. Nell’odierna tragedia la Germania dev’essere più aperta, dimostrarsi concretamente partecipe, fare la sua parte verso profughi, richiedenti asilo e immigrati che arrivano in Italia fuggendo da guerra e povertà. E’ indispensabile uno sforzo comune contro il rifiuto antievangelico dello straniero e le tentazioni dell’indifferenza, dell’individualismo nazionale. La questione va inquadrata in una dimensione continentale. E Berlino non può ostacolare un atteggiamento europeo di accoglienza».

La Chiesa può far cambiare idea alla Germania?

«Il consiglio delle conferenze episcopali (Ccee) ha ribadito come l’emergenza umanitaria dell’immigrazione non sia un problema solo italiano, richiamando la solidarietà, anche istituzionale, di tutti i popoli europei e degli organismi Ue. Non si può prescindere da misure di protezione temporanea delle migliaia di persone sbarcate a Lampedusa. Bisogna rispondere al grido d’aiuto con politiche di cooperazione che assicurino sviluppo e pace. E’ controproducente e disumano alzare muri di egoismo e barriere di impreparazione quando sono in pericolo la dignità e la vita di migranti che cercano di attraversare il Mediterraneo. La Germania ci ripensi».

© Copyright La Stampa, 10 aprile 2011

Nessun commento: