venerdì 8 aprile 2011

Francesco Agnoli: il funesto ottimismo del Vaticano II (Magister)

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8 commenti:

Anonimo ha detto...

Troppo vero!

Anonimo ha detto...

Leggo: "Un esempio su tutti: la mancata scomunica del comunismo da parte dei padri conciliari..."
Benissimo, facciamola.
Prima pero' rimettiamo su quelle che gia' c'erano e sono state tolte: cominciamo dalla scomunica alla Massoneria.

Anonimo ha detto...

Bellissimo articolo....io non sono un tradizionalista....... ma i pecati che sono stati fatti dal 1965 ai giorni nostri, uccidendo la sacralità del rito, distruggendo vere opere d'arte, sorbendoci esaltate pretesse sull'altare, camuffare la liturgia adeguandola a questo a quel movimento, aver messo addirittura dei galli al posto della croce( e qui mi riferisco ad un particolare movimento ), abbandonare l'organo a canne, abbandonare i confessionali alla polvere , non genuflettersi davanti al Santissimo per non parlare della morale e dei catto comunisti, di tutte queste cose sono ancora piene le nostre diocesi e non so quanto tempo dovrà passare prima che vengano definitivamente smantellate e ripartire per una Chiesa santa cattolica, apostolica.

Anonimo ha detto...

Non conosco questo giornalista, ma trovo che buona parte delle sue considerazioni meritino attenzione e rispetto.
Che la Chiesa, in passato, ma anche in tempi più vicini a noi, abbia spesso "peccato" di ottimismo irrazionale (almeno secondo i parametri mentali del mondo) è fatto abbastanza evidente.
Le analisi psicologiche della Chiesa, "sui tempi moderni", sono state spesso accantonate preferendovi un fideismo sconfinato, in un Trascendente Supplente, un fideismo che non teneva in alcun conto le esigenze e le sensibilità del "mondo quotidiano", preferendo, in buona sostanza, lasciare, quasi eclusivamente al Padre Eterno, la realizzazione del suo disegno di capitolare tutte le cose in Cristo, e rinunciando quindi come Chiesa, in qualche misura, ad un vigoroso e generalizzato impegno diretto per l'evangelizzazione, secondo l'esortazione biblica, a favore dell'impegno dei credenti, condensata nell'enunciato: "dominate il mondo".
Si dice, alludendo alla sua missione, che la Chiesa è nel mondo, ma non è del mondo. Io, forse riterrei più adatta, come qualificazione attuale, un'affermazione un po' diversa: La Chiesa vive nel mondo moderno, ma non "lo penetra adeguatamente"; stenta a "percepirne i sussulti ed i battiti del cuore"; così il suo messaggio (purtroppo) appare spesso distante e difficile da interiorizzare. Inoltre, va detto una volta per tutte, un'autorità (la Chiesa) che Cristo volle come "ut unum sint" è l'esatto opposto, piena "di parrocchie mentali e religiose personali" dove spesso parroci,vescovi e cardinali hanno dismesso la comunione fraterna ed il voto di obbedienza per ritagliarsi un loro spazio esistenziale.
Così non si va da nessuna pate!
Cherokee

raffaele ha detto...

Questo Agnoli mi sembra un esempio di quei "profeti di sventura" di cui parlava Giovanni XXIII nell'annunciare la convocazione del Concilio. Mi sembra inoltre che pretenda di insegnare al papa come deve esercitare il suo mestiere.
Come esempio di umiltà cristiana non è il massimo...

Areki ha detto...

Adesso si continua ad accusare in autentico cattolico di essere un profeta di sventura........

Ma si tenetevelo il Vostro Concilio Vat. II, tenetevelo caro, anzi leggetelo un giorno si ed un altro pure, rimanete a bearvi nel mondo delle favole......
don bernardo

Anonimo ha detto...

Ringrazio Agnoli per l'intervento.

Ai toni accesi di qualche progressista convinto si potrebbe replicare con il Leopardi

"Questo di cotanta speme oggi mi resta".

Francesco

Anonimo ha detto...

I disastri del Concilio Vaticano II , sopratutto inmmateria liturgica sono stto gli occhi di tutti. Una volta solo una volta dateci ragione a coloro che abbiamo subito nell'ubidienza e nel silenzio le angherie di preti improvvisatisi artisti di strada e ignoranti in materia di storia dell'arte. canto e storia dell'arte farebbe bene l'attuale papa a mettrele come disicpline obligatorie. Ricordo un valente professore di musica chimatao a un retore del seminario attento al canto sacro a insegnare canto ai seminaristi usci con una frase bllissime e profetica: I peggiori alunni che ho avuto" incapaci di cantare ma testardi nel non voler imparare.