Domenica delle Palme, foto scattata allo schermo tv. Clicca per ingrandire |
L’amore di Dio ci eleva verso l’alto e ci rende veramente liberi: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nella Messa per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore, celebrata stamani in Piazza San Pietro. Alla celebrazione eucaristica, preceduta dalla processione delle palme, hanno preso parte giovani di Roma e di altre diocesi, in occasione della ricorrenza diocesana della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Benedetto XVI si è rivolto ai ragazzi, all’Angelus, dando loro appuntamento alla Gmg di Madrid del prossimo agosto. Dal Pontefice, anche un appello per la pace in Colombia. Al termine dell'Angelus, i fedeli che gremivano Piazza San Pietro hanno intonato il "Tanti auguri" al Papa, che ieri ha compiuto 84 anni. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’azzurro del cielo terso, il bianco del colonnato marmoreo di Bernini, il verde dei ramoscelli d’ulivo hanno fatto da suggestiva cornice alla Messa celebrata dal Papa in una Piazza San Pietro gremita da oltre 50 mila fedeli.
Benedetto XVI, che ha seguito in papamobile la processione delle palme aperta dai cardinali, si è soffermato nell’omelia proprio sul significato di questo farsi pellegrini assieme con Gesù nel salire a Gerusalemme:
“È in cammino verso la comune festa della Pasqua, memoriale della liberazione dall’Egitto e segno della speranza nella liberazione definitiva. Egli sa che Lo aspetta una nuova Pasqua e che Egli stesso prenderà il posto degli agnelli immolati, offrendo se stesso sulla Croce”.
Ecco allora, ha soggiunto, che “il termine ultimo del suo pellegrinaggio è l’altezza di Dio stesso alla quale Egli vuole sollevare l’essere umano”:
“La nostra processione odierna vuole quindi essere l’immagine di qualcosa di più profondo, immagine del fatto che, insieme con Gesù, c’incamminiamo per il pellegrinaggio: per la via alta verso il Dio vivente. È di questa salita che si tratta. È il cammino a cui Gesù ci invita”.
Un cammino, ha riconosciuto, che “è al di sopra delle nostre possibilità”. Il Papa ha osservato che da sempre gli uomini sono stati ricolmi, “e oggi lo sono quanto mai”, del desiderio di “essere come Dio”. In definitiva, ha constatato, in tutte le invenzioni l’uomo cerca di elevarsi all’altezza di Dio, per diventare “totalmente" libero come Lui:
“E tuttavia, la forza di gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l’umanità”.
Il Papa ha ricordato come già i Padri della Chiesa hanno affermato che l’uomo si trova nel punto di intersezione tra due campi di gravitazione. Uno che lo tira verso il basso, “verso l’egoismo, la menzogna e verso il male”. Ad esso si contrappone la forza di gravità dell’amore di Dio. “L’essere amati da Dio e la risposta del nostro amore – ha detto – ci attirano verso l’alto”:
“L’uomo si trova in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà”.
Il cuore, ha soggiunto, è il centro dell’uomo. Dunque, è il cuore che deve essere elevato. Ma, ha avvertito, “noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio”. Anzi, “proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio”. Il Papa ha così ribadito che “Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che Cristo ha iniziato sulla Croce”. Dunque, l’umiltà di Dio supera la nostra superbia e “questo amore umile attrae verso l’alto”:
“Le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell’umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti – se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore”.
Tutti questi elementi dell’ascesa, ha rilevato, “sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio”. Abbiamo bisogno di Lui, ha concluso il Papa, “Egli ci tira verso l’alto”, “ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto. Abbiamo bisogno dell’umiltà della fede che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore”.
All’Angelus, parlando in lingua spagnola, il Papa ha rivolto un pressante appello per la pace e la riconciliazione in Colombia, che il Venerdì Santo celebrerà la Giornata di preghiera per le vittime della violenza:
“No más violencia en Colombia, que reine en ella paz!”
Quindi, in più lingue, ha salutato i giovani convenuti per la Gmg a livello diocesano, che prelude al grande raduno di Madrid del prossimo agosto. In francese, ha chiesto ai ragazzi di essere “testimoni gioiosi e instancabili dell’amore infinito di Dio”. In polacco, ha invitato i giovani ad accogliere la Croce di Gesù, “segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova”. Infine, il saluto ai giovani pellegrini italiani:
“Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, specialmente i giovani, ai quali do appuntamento a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù, nel prossimo mese di agosto”.
"Tanti auguri Benedetto. Tanti auguri a te!"
Su come i giovani si stiano preparando alla Gmg di Madrid e alla Settimana Santa, ascoltiamo le testimonianze raccolte stamani in Piazza San Pietro da Marina Tomarro:
R. - Ci stiamo preparando con il nostro assistente spirituale: ne stiamo parlando e siamo fermi nella convinzione che la fede sia un dono e che - come tale - vada accettato e rispettato. Ma soprattutto è un dono che va conservato e coltivato ogni giorno. Sicuramente è un’esperienza stupenda; un’esperienza che ci lega e che ci fa sentire veramente che siamo tutti un solo popolo.
R. - Sarà la prima Gmg a cui partecipo e, quindi, ho grandi aspettative: vedere una Chiesa, una Chiesa giovane, riunita per stare con Pietro! Vedremo come sarà…
R. - Io ho avuto la fortuna di partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù del Duemila ed è stata un’emozione fortissima, perché mi sono trovata insieme a due milioni di giovani… E’ il condividere in un’unica giornata ciò che si condivide, invece, quotidianamente, giorno dopo giorno.
D. - In che modo ti preparerai durante questa Settimana Santa alla Pasqua?
R. - Anzitutto in preghiera: iniziamo oggi e cominciamo veramente a meditare la Passione di Gesù. Io sono un’insegnate di religione e domani abbiamo chiesto di celebrare la Messa a scuola con i ragazzi. Cercherò poi di invitare soprattutto i ragazzi a partecipare ai riti della Settimana Santa per capire il senso profondo, nella Liturgia, del messaggio di Gesù.
R. - Sicuramente attraverso la preghiera quotidiana e cerando di essere più vicina agli altri: l’aiuto verso il prossimo, cercando di capire meglio le esigenze delle persone che ci sono vicine e che, a volte, ci sembrano così lontane, ma che poi non sono così diverse da noi!
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