VATICANO
Papa: in Libia e Costa d’Avorio “si avvii l'opera di pacificazione e di dialogo"
Accorato appello di Benedetto XVI “a tutte le parti in causa” al termine dell’udienza generale. Nel suo discorso, dedicato a santa Teresa di Lisieux, ha definito la sua “Storia di un’anima” una meravigliosa storia d’amore per Gesù.
Città del Vaticano (AsiaNews)
Nuovo “accorato appello” di Benedetto XVI “a tutte le parti in causa” perchè in Libia e Costa d’Avorio “si evitino ulteriori spargimenti di sangue” e “si avvii l'opera di pacificazione e di dialogo". “La violenza e l'odio sono sempre una sconfitta”, ha detto il Papa che segue “con grande apprensione” quanto sta accadendo in quei Paesi.
Il nuovo appello del Papa è giunto al termine dell’udienza generale di oggi, nel corso della quale, illustrando la figura di Teresa di Lisieux, Santa Teresa del Bambin Gesù del Santo Volto, aveva detto che la vita cristiana “consiste nel vivere pienamente la grazia del battesimo nel dono totale di sé all'amore del Padre, per vivere come Cristo, nel fuoco dello Spirito Santo, il suo stesso amore per gli altri”.
Alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale, Benedetto XVI ha detto che quella di Teresa di Lisieux è “una guida per tutti”, soprattutto per i teologi: “con l'umiltà e la carità, la fede e la speranza, Teresa entra continuamente nel cuore della Sacra Scrittura che racchiude il mistero di Cristo. E tale lettura della Bibbia, nutrita dalla scienza dell’amore, non si oppone alla scienza accademica”. La scienza dei santi, infatti, è la scienza più alta”.
L’autrice della “Storia di un’anima”, libro tradotto in molte lingue e letto in tutto il mondo, è stata proclamata nel 1997 da Giovanni Paolo II Dottore della Chiesa, titolo aggiunto a quello di patrona delle missioni, attribuitole da Pio XI nel 1939. Quella di Teresa di Lisieux è un libro che Benedetto XVI invita a riscoprire, un “piccolo-grande tesoro”, un “luminoso commento del Vangelo pienamente vissuto! La Storia di un'anima, infatti, è una meravigliosa storia d'amore, raccontata con una tale autenticità, semplicità e freschezza che il lettore non può non rimanerne affascinato! Ma qual è questo Amore che ha riempito tutta la vita di Teresa, dall’infanzia fino alla morte? Cari amici, questo amore ha un volto, ha un nome, è Gesù”.
Teresa nasce il 2 gennaio 1873 ad Alençon, in Normandia, nona e ultima figlia di Luigi e Zelia Martin, sposi e genitori esemplari, beatificati insieme il 19 ottobre 2008. Quattro dei figli morirono e le cinque figlie rimaste diventarono tutte religiose. Teresa, a 4 anni, rimase profondamente ferita dalla morte della madre. Il padre con le figlie si trasferì allora a Lisieux, dove si svolgerà tutta la vita della santa. Più tardi Teresa, colpita da una grave malattia nervosa, guarì per una grazia divina, che lei stessa definisce il “sorriso della Madonna”.
A 14 anni, Teresa si avvicina sempre più, con grande fede, a Gesù crocifisso, “e si prende a cuore il caso, apparentemente disperato, di un criminale condannato a morte e impenitente”, per il quale prega perché non vada all’inferno. “E' la sua prima e fondamentale esperienza di maternità spirituale”.
Nel novembre del 1887, Teresa si reca in pellegrinaggio a Roma insieme al padre e alla sorella Celina e nel corso di una udienza con Leone XIII, domanda al Papa il permesso di entrare, appena quindicenne, nel Carmelo di Lisieux. Un anno dopo, il suo desiderio si realizza: si fa Carmelitana, “per salvare le anime e pregare per i sacerdoti”. “Contemporaneamente, inizia anche la dolorosa ed umiliante malattia mentale di suo padre. E’ una grande sofferenza che conduce Teresa alla contemplazione del volto di Gesù nella sua passione. Così, il suo nome da Religiosa - suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo - esprime il programma di tutta la sua vita, nella comunione ai Misteri centrali dell'Incarnazione e della Redenzione”. La sua professione religiosa, nella festa della Natività di Maria, l’8 settembre 1890, “è per lei un vero matrimonio spirituale”.
Quel giorno, scrive una preghiera che indica l'orientamento di tutta la sua vita: “chiede a Gesù il dono del suo amore infinito, di essere la più piccola, e sopratutto chiede la salvezza di tutti gli uomini: ‘Che nessuna anima sia dannata oggi’”.
Nel 1896, viene la "Grazia di Pasqua", che apre l'ultimo periodo della vita di Teresa, con l'inizio della sua passione: “si tratta della passione del corpo, con la malattia che la condurrà alla morte attraverso grandi sofferenze, ma soprattutto si tratta della passione dell'anima, con una dolorosissima prova della fede”. Teresa “vive allora la fede più eroica, come luce nelle tenebre che le invadono l’anima. La carmelitana ha coscienza di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, chiamati da lei "fratelli". Vive allora ancora più intensamente l'amore fraterno: verso le sorelle della sua comunità, verso i suoi due fratelli spirituali missionari, verso i sacerdoti e tutti gli uomini, specialmente i più lontani. Diventa veramente una ‘sorella universale’”.
Teresa muore la sera del 30 settembre 1897, pronunciando le semplici parole "Mio Dio, vi amo!", guardando il Crocifisso che stringeva nelle sue mani. “Queste ultime parole della Santa sono la chiave di tutta la sua dottrina, della sua interpretazione del Vangelo. L'atto d'amore, espresso nel suo ultimo soffio, era come il continuo respiro della sua anima, come il battito del suo cuore”.
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