domenica 17 aprile 2011

Il Papa: la superbia è una forza potente che ci tira verso il basso (Izzo)

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PAPA: LA SUPERBIA E' UNA FORZA POTENTE CHE CI TIRA VERSO IL BASSO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 apr.

"L'uomo sta nel punto d'intersezione tra due campi di gravitazione. C'e' anzitutto la forza di gravita' che tira in basso, verso l'egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravita' che ci abbassa e ci allontana dall'altezza di Dio. Dall'altro lato c'e' la forza di
gravita' dell'amore di Dio: l'essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso l'alto". Benedetto XVI ha descritto cosi' la condizione umana nell'omelia tenuta oggi in piazza San Pietro.
"L'uomo - ha detto - si trova in mezzo a questa duplice forza di gravita', e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravita' di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera liberta'".
"Ma - si e' chiesto - come possiamo noi tenere il passo in questa salita? Non oltrepassa forse le nostre forze?
Si' - ha risposto - e' al di sopra delle nostre proprie possibilita'. Da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all'altezza di Dio. Non ne siamo in grado. Proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio".
"Dio stesso - dunque - deve tirarci in alto, ed e' questo che Cristo ha iniziato sulla Croce. Egli e' disceso fin nell'estrema bassezza dell'esistenza umana, per tirarci in alto verso di sé, verso il Dio vivente.
Egli e' diventato umile, ci dice la seconda lettura. Soltanto così la nostra superbia poteva essere superata: l'umilta' di Dio e' la forma estrema del suo amore, e questo amore umile attrae verso l'alto".
"La questione di come l'uomo possa arrivare in alto, diventare totalmente se stesso e veramente simile a Dio, ha da sempre impegnato l'umanita' ed e' stata discussa appassionatamente - ha ricordato il Papa teologo - dai filosofi platonici del terzo e quarto secolo.
La loro domanda centrale era come trovare mezzi di purificazione, mediante i quali l'uomo potesse liberarsi dal grave peso che lo tira in basso ed ascendere all'altezza del suo vero essere, all'altezza della divinita'". In proposito, il Pontefice ha citatoSant'Agostino che, "nella sua ricerca della retta via, per un certo periodo ha cercato sostegno in quelle filosofie. Ma alla fine dovette riconoscere che la loro risposta non era sufficiente, che con i loro metodi egli non sarebbe giunto veramente a Dio. Disse ai loro rappresentanti: 'riconoscete dunque che la forza dell'uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all'altezza del divino, all'altezza a lui adeguata'.
E disse - ha rilevato ancora Joseph Ratzinger - che avrebbe disperato di se stesso e dell'esistenza umana, se non avesse trovato Colui che fa cio' che noi stessi non possiamo fare; Colui che ci solleva all'altezza di Dio, nonostante tutta la nostra miseria: Gesu' Cristo che, da Dio, e' disceso verso di noi e, nel suo amore crocifisso, ci prende per mano e ci conduce in alto".

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