Naufraga nel Mediterraneo un barcone con trecento migranti
Un mare di disperazione
ROMA, 6. Ancora una tragedia delle migrazioni nel Mediterraneo. Dopo la morte, il 3 marzo, di 70 eritrei che cercavano di fuggire alle persecuzioni e alle violenze del conflitto in Libia, un'altra sciagura si è consumata in mare questa notte con il naufragio di un barcone con più di 300 persone. Sulla base delle testimonianze raccolte dai sopravvissuti giunti sull'isola di Lampedusa, come riferisce l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, sulla barca affondata c'erano soprattutto eritrei e somali.
Quarantotto le persone tratte in salvo da due motovedette della guardia costiera, in acque di giurisdizione di Malta (competente per la ricerca e soccorso in quell'area). Tra i superstiti giunti a Lampedusa - sottoposti alle cure mediche, infreddoliti e alcuni sotto choc - ci sono otto donne, tra cui una all'ottavo mese di gravidanza, ma le sue condizioni non sono preoccupanti e anche il bimbo, rassicurano fonti sanitarie, sta bene.
Un numero imprecisato di migranti risultano attualmente dispersi a seguito del ribaltamento del natante, ma si teme che i morti possano essere più di 250. Circa 20 cadaveri sono stati avvistati, ma non sono stati ancora recuperati, nella zona dell'affondamento a circa 40 miglia da Lampedusa. Lo confermano fonti della guardia costiera, le quali spiegano che non è possibile, al momento, fornire una stima esatta del numero dei corpi avvistati da un elicottero impegnato nelle ricerche, insieme a numerosi altri mezzi navali. In zona sta operando anche un aereo maltese. Coinvolto nelle ricerche il peschereccio che era stato inviato in zona per partecipare alle operazioni di soccorso.
Con il passare delle ore però si affievoliscono le speranze di trovare qualcuno ancora in vita tra le vittime del naufragio, avvenuto a causa delle condizioni proibitive del mare forza 6, con raffiche di vento fino a 29 nodi e onde alte fino a tre metri. Il barcone, affondato nel Canale di Sicilia, era partito due giorni fa da Zuwarah, in Libia. Questa mattina le autorità maltesi hanno formalmente assunto il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso. La guardia costiera italiana ha disposto l'invio in zona della motonave Flaminia presente a Lampedusa, da utilizzare come supporto per le ricerche.
Intanto, il ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni, ha firmato ieri sera un Protocollo di intesa con il Governo tunisino per fronteggiare l'emergenza immigrazione. Secondo il Viminale l'intesa dovrebbe consentire una maggiore cooperazione tra i due Paesi: rimpatri diretti per i nuovi arrivati e un permesso di soggiorno temporaneo di tre mesi che già da oggi consentirà ai cittadini tunisini giunti sul territorio italiano - oltre ventimila da gennaio - di potersi muovere nell'area Schengen.
L'Italia donerà alle forze dell'ordine di Tunisi, anche se non subito, sei motovedette, quattro pattugliatori e un centinaio di fuoristrada per operare maggiori controlli sulle coste ed evitare nuove partenze. La fragilità del quadro politico tunisino, hanno spiegato ieri sera fonti del Viminale, non avrebbe consentito un rientro di massa dei cittadini partiti dalle coste del Paese nordafricano e arrivati in Italia nelle ultime settimane.
Trovare rapidamente un accordo in sede Ue su un piano di ripartizione dei rifugiati provenienti dalla Libia e dal Nord Africa ed essere pronti ad attivare, se necessario, la direttiva sulla protezione temporanea: è quanto chiede, intanto, il commissario europeo per gli Affari interni Cecilia Malmstr?m in una lettera inviata questa mattina ai governi dei 27 in vista del Consiglio dei ministri dell'Interno dell'Unione europea che si terrà lunedì e martedì prossimi a Lussemburgo. Nel frattempo il vertice bilaterale tra Italia e Francia tra il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy, si terrà a Roma il prossimo 26 aprile. Il summit avrà al centro la questione dell'emergenza immigrazione, la crisi in Libia e più in generale l'evolversi della situazione nei Paesi del Nord Africa.
(©L'Osservatore Romano 7 aprile 2011)
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1 commento:
Sembra che la vita degli altri non valga nulla e questo è terribile
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