Settimana Santa. Il Papa: il male non ha l'ultima parola, anche oggi Cristo vince, con il suo amore, il peccato e la morte
La Chiesa si appresta a celebrare una nuova Pasqua, fulcro di tutto l’anno liturgico. Ieri, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il Papa ha aperto i riti della Settimana Santa. Riviviamo questo tempo forte della comunità cristiana con le parole di Benedetto XVI. Il servizio di Sergio Centofanti.
I Vangeli dei primi tre giorni della Settimana Santa ci parlano di Giuda Iscariota. L’apostolo, che poi avrebbe tradito il Maestro, si erge a moralista: lancia una dura critica perché Maria, sorella di Lazzaro, cosparge i piedi di Gesù di un prezioso profumo. Quell’unguento si poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Ma in realtà Giuda è attaccato al denaro:
“L’amore non conta … egli è avido: il denaro è più importante della comunione con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità”. (Udienza generale, 18 ottobre 2006)
Il tradimento di Giuda è per tutti noi un monito:
“Anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”. (Udienza generale, 18 ottobre 2006)
Il Triduo Pasquale si apre Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini, che ci mostra – afferma il Papa – come il cristianesimo non è un moralismo: è dono:
“Dio si dona a noi – non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà”. (Messa in Coena Domini, 20 marzo 2008)
In questo giorno la liturgia ci propone il Vangelo della lavanda dei piedi: Cristo si fa servo nell’amore:
“Dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell’amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni agli altri. Il debito che il Signore ci ha condonato è sempre infinitamente più grande di tutti i debiti che altri possono avere nei nostri confronti”. (Messa in Coena Domini, 20 marzo 2008)
Nel Getsemani, nell’ora in cui l’anima di Gesù “è triste fino alla morte”, i discepoli dormono, nonostante le richieste del Signore a vegliare con lui:
“Vediamo come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso dormiamo, noi suoi discepoli. In questa notte sacra del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo lasciar solo il Signore in questa ora”. (Udienza generale, 4 aprile 2007)
Gesù è arrestato e crocifisso.Verso le tre, Gesù grida a gran voce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». La sua morte in croce è un mistero insondabile per la ragione umana:
“Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo”. (Udienza generale, 8 aprile 2009)
Il Sabato Santo è il giorno del grande silenzio, in attesa della Notte Santa, la Risurrezione di Cristo: un evento che continua anche oggi, nonostante tutta l’oscurità del male nel mondo:
“E’ realtà attuale: Cristo anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte. Il Male, in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore!”. (Udienza generale, 4 aprile 2007)
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