sabato 26 marzo 2011

Benedetto XVI: la confessione scuola di amore e di speranza (Cardinale)

Benedetto XVI: la confessione scuola di amore e di speranza

DA ROMA GIANNI CARDINALE

Il sacerdote non trascuri «di dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale», luogo in cui può assistere «a veri e propri miracoli di conversione» che «rafforzano la sua stessa fede». È l’appello lanciato ieri da Benedetto XVI nel suo discorso ai partecipanti al corso promosso in questi giorni a Roma dalla Penitenzieria Apostolica.
«La fedele e generosa disponibilità dei sacerdoti all’ascolto delle confessioni – ha esordito il Papa – sull’esempio dei grandi santi della storia, da san Giovanni Maria Vianney a san Giovanni Bosco, da san Josemaría Escrivá a san Pio da Pietrelcina, da san Giuseppe Cafasso a san Leopoldo Mandic, indica a tutti noi come il confessionale possa essere un reale 'luogo' di santificazione».
Per il Pontefice la «missione sacerdotale» è «un punto di osservazione unico e privilegiato, dal quale, quotidianamente, è dato di contemplare lo splendore della Misericordia divina». Perché in fondo confessare significa «contemplare l’azione di Dio misericordioso nella storia, toccare con mano gli effetti salvifici della Croce e della Risurrezione di Cristo, in ogni tempo e per ogni uomo».
«Conoscere – prosegue il Papa – e, in certo modo, visitare l’abisso del cuore umano, anche negli aspetti oscuri, se da un lato mette alla prova l’umanità e la fede dello stesso sacerdote, dall’altro alimenta in lui la certezza che l’ultima parola sul male dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia, capace di far nuove tutte le cose».
Nella confessione sacramentale il ministro può imparare da penitenti «esemplari per la loro vita spirituale, la serietà con cui conducono l’esame di coscienza, per la trasparenza nel riconoscere il proprio peccato e per la docilità verso l’insegnamento della Chiesa e le indicazioni del confessore». Insomma: «Dall’amministrazione del Sacramento della Penitenza possiamo ricevere profonde lezioni di umiltà e di fede!».
Richiamando i sacerdoti alla «coscienza della propria identità» il Papa aggiunge: «Mai, unicamente in forza della nostra umanità, potremmo ascoltare le confessioni dei fratelli! Se essi si accostano a noi, è solo perché siamo sacerdoti, configurati a Cristo sommo ed eterno Sacerdote, e resi capaci di agire nel suo nome e nella sua persona, di rendere realmente presente Dio che perdona, rinnova e trasforma».
In «un’epoca di relativismo e di conseguente attenuata consapevolezza del proprio essere, risulta indebolita anche la pratica sacramentale », riconosce il Papa. Che aggiunge: «L’esame di coscienza ha un importante valore pedagogico; esso educa a guardare con sincerità alla propria esistenza, a confrontarla con la verità del Vangelo e a valutarla con parametri non soltanto umani, ma mutuati dalla divina Rivelazione. Il confronto con i Comandamenti, con le Beatitudini e, soprattutto, con il precetto dell’amore, costituisce la prima grande 'scuola penitenziale' ». «Nel nostro tempo – continua il Pontefice – caratterizzato dal rumore, dalla distrazione e dalla solitudine, il colloquio del penitente con il confessore può rappresentare una delle poche, se non l’unica occasione per essere ascoltati davvero e in profondità ». Benedetto XVI ribadisce l’invito ai sacerdoti a non trascurare «di dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale» e ricorda che «l’integra confessione dei peccati» educa il penitente «all’umiltà, al riconoscimento della propria fragilità e, nel contempo, alla consapevolezza della necessità del perdono di Dio e alla fiducia che la Grazia divina può trasformare la vita».
Perché «l’accoglienza della penitenza e l’ascolto delle parole 'Io ti assolvo dai tuoi peccati' rappresentano», conclude il Papa, «una vera scuola di amore e di speranza, che guida alla piena confidenza nel Dio Amore rivelato in Gesù Cristo, alla responsabilità e all’impegno della continua conversione».

© Copyright Avvenire, 26 marzo 2011

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