martedì 26 aprile 2011

La continuità fra Wojtyla e Ratzinger nel racconto di Navarro (Izzo)

WOJTYLA: NAVARRO, SINTONIA CON RATZINGER IN LOTTA A PEDOFILIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 apr.

"Tra Giovanni Paolo II e il card. Joseph Ratzinger c'erano un rapporto strettissimo e una grande sintonia". Lo afferma in un'intervista all'Agi Joaquin Navarro-Valls, portavoce della Santa Sede dall'84 al 2007. "Non hanno precedenti - ricorda - le parole che il Papa scrisse un anno prima di morire nel suo ultimo libro 'Alzatevi, andiamo', dove per prima volta menziona con una lode esplicita e molto eloquente un collaboratore vivo, al quale esprime gratitudine per la sincera amicizia. Proprio questo - sottolinea Navarro - lascia pensare a un rapporto strettissimo". "Giovanni Paolo II non accetto' le sue dimissioni, quando Ratzinger al termine del mandato, e avendo compiuto 75 anni, gli chiese di poter tornare in Germania per dedicarsi ai suoi studi", aggiunge in proposito l'ex direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che bolla inoltre come "un'opinione che non tiene conto dei fatti" l'accusa mossa alla memoria del Pontefice polacco di aver sottovalutato il problema degli abusi sessuali commessi da religiosi, ignorando in questo le preoccupazioni di Ratzinger.
"Per il caso Maciel, ad esempio, la procedura penale canonica - ricostruisce l'ex portavoce - e' cominciata nel Pontificato di Giovanni Paolo II. Ed e' finita nel primo anno del Pontificato di Benedetto XVI: sono stato io a annunciare pubblicamente la decisione penale presa nei suoi riguardi. Una decisione presa sulla scorta di un'inchiesta accurata e approfondita iniziata, ripeto, nel Pontificato di Wojtyla nonostante nel sito web della sua Congregazione fosse stata pubblicata in precedenza una lettera autografa di Maciel che negava davanti a Dio questi addebiti. Purtroppo non era cosi'. E la procedura per far accertare quanto accaduto smentisce la teoria per la quale il fondatore dei Legionari era intoccabile durante il Pontificato wojtyliano. Sotto la guida del card. Ratzinger tutta la Congregazione della Dottrina della Fede lavorava del resto con scrupolo e serieta', applicando le nuove norme che il Papa aveva approvato nel 2001 e che hanno consentito una lotta piu' efficace contro questo problema gravissimo". Sull'altro caso che sotto Papa Wojtyla per alcuni sarebbe stato "insabbiato", quello del card. Groer di Vienna, Navarro rileva che "proprio Giovanni Paolo II nomino' nel 1995 un coadiutore , e la sua scelta cadde sull'allora vescovo ausiliare Schoenborn, che promosse sei mesi dopo arcivescovo di Vienna e che certamente non ha mai insabbiato nulla riguardo alle accuse mosse al predecessore".
Alla domanda su come Giovanni Paolo II vivesse le vicende relative a abusi sessuali compiuti da sacerdoti delle quali aveva notizia, il dottor Navarro risponde senza esitazioni: "con grande dolore e partecipazione e sentendo il dovere di farsene carico, portando a Roma la competenza sui casi di abuso affinche' non potessero esserci attenuanti ne insabbiamenti di nessun tipo. Fu lui che dieci anni fa volle riunire in Vaticano tutti i cardinali degli Stati Uniti, per affrontare nel modo piu' autorevole questo tema. Nascono da li' - tiene a riaffermare l'ex direttore della Sala Stampa della Santa Sede - le direttive molto chiare che sono oggi in vigore. Passo' infatti quella che viene chiamata 'tolleranza zero' e che non contrasta con la verita' cristiana del perdono dei peccati. "Quale altra istituzione ha fatto lo stesso? Non vorrei che si cadesse nell'ipocrisia", si domanda Navarro-Valls. "Come medico - rivela - mi faccio delle domande: perche' si tollera che Paesi seduti nell'Onu permettono i matrimoni con bambine di 9 anni e cosa fanno gli Stati per impedire che un bambino ogni 5 e una bambina ogni 3 subiscano molestie soprattutto nell'ambito familiare? Davanti a un fenomeno che e' cosi' diffuso, l'atteggiamento non deve essere quello dell'ipocrisia. Non posso non pormi la domanda su quale istituzione politica, educativa, accademica ha preso cosi' sul serio questo tema come lo ha presso Chiesa?". "Con i casi dei sacerdoti - osserva Navarro che lasciata la Sala Stampa della Santa Sede e' tornato alla sua antica professione di medico psichiatra all'Universita' Campus Biomedico di Roma, della quale e' anche Presidente - stiamo parlando della punta di un icberg. E non c'e' dubbio che la dimensione del problema e' vastissima nella societa'. Questo non e' togliere la responsabilita' a sacerdoti e religiosi. Ma cercare davvero di aiutare tutte le vittime. Andando a Fatima il Papa qualche giorno fa ha detto che il peccato e' anche nella Chiesa, ma secondo me sarebbe da ipocriti di pensare che con questo e' tutto risolto, e cioe' che altrove il male non c'e', come se bastasse non mandare i bambini negli oratori perche' siano davvero al sicuro".
In sintonia con Benedetto XVI, il dottor Navarro si dissocia pero' dall'opinione di chi ritiene che sia in atto un complotto mediatico contro la Chiesa. "I fatti - afferma - purtroppo sono accaduti, ma attenzione: accendere i riflettori solo su quelli che riguardano alcuni ecclesiastici puo' diventare un modo per non mettere in discussione altri ambienti". "Come medico - confida Navarro - ho potuto constatare le cicatrici psicologiche tremende che questi traumi lasciano. E non ho dubbi che si debba sempre essere dalla parte delle vittime, come chiede Benedetto XVI che allo scandalo ha reagito in quel modo che molti non si aspettavano. Ma allo stesso tempo continua a ripetere in mille forme quello che disse in San Pietro riguardo alla dittatura del relativismo. Se c'e' questa dittatura - ragiona Navarro - e' chiaro che attacca ed e' violenta". Anche su questo monito, per l'ex portavoce vaticano, tra Wojtyla e Ratzinger "c'e' totale continuita'. Le loro analisi erano complementari".

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Wojtyla: navarro, piu' lo si conoscera' piu' sara' amato

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 apr.

E' stato un ene che si arrivasse alla beatificazione di Papa Wojtyla con un regolare e accurato processo. Ne e' convinto il portavoce vativcano, Joaquin Navarro Valls. "Cio' che si e' fatto in questi anni - dice in un'intervista all'Agi - e' molto importante: sono state raccolte 114 testimonianze da persone che hanno conosciuto direttamente Karol Wojtyla e hanno raccontato tanti aneddoti che provano l'eroismo delle sue virtu'. Hanno risposto sia molte persone che hanno collaborato con lui nel governo della Chiesa che tanti che sono sconosciuti all'opinione pubblica, alcuni dei quali non cattolici. Tutto questo - assicura Navarro - costituira' una miniera incredibile per gli storici. Questo materiale non c'e' per molti Papi ed ha un valore immenso. Considero benedetto, dunque, il tempo passato, che non e' stato tempo perso. Ha invece arricchito una figura conosciuta ma che ancora non si conosce abbastanza". "Giovanni Paolo II - ricostruisce il suo collaboratore fidato - era straordinariamente buono e comprensivo con le miserie degli altri. Dava sempre a tutti la possibilita' di ritornare. Ed era una persona straordinariamente equilibrata. Qualcuno ha immaginato che fosse impaziente, al contrario aveva una grande capacita' di aspettare. Si prendeva il tempo giusto per ogni decisione, poi quando aveva deciso era deciso. Inoltre, sapeva dare ad ogni cosa la giusta importanza, per capirlo basta leggere il suo testamento di poche cartelle, che aveva iniziato nel '79 scrivendo 'non ho nulla, quindi non lascio nulla'". "La sua serenita' anche nelle situazioni difficili mi ha sempre impressionato", confessa l'ex portavoce nell'intervista all'Agi, rivelando: "ho conosciuto anche Sant'Escriva' de Balaguer, il fondatore dell'Opus Dei, e la beata madre Teresa di Calcutta che aveva preso l'abitudine di passare nel mio ufficio in Vaticano quando veniva a Roma. Questo mi ha permesso di pormi la domanda: cosa hanno in comune persone cosi' diverse? C'era certamente una cosa in comune: il buon umore. Hanno vissuto vite difficili, incomprensioni. Ma affrontavano tutto con ironia, con il buon umore dei santi; penso - scherza Navarro - che un santo triste o non e' santo o non ci hanno raccontato bene la sua vita".
A una domanda sulle carte che nel testamento il Papa aveva chiesto al segretario Stanislao Dziwisz di distruggere e che invece sarebbero state salvate, Navarro chiarisce: "Non so molto di questo tema. Il Papa probabilmente si riferiva ad appunti e testi incompleti. Non sappiamo che volume di cose aveva. Quello indicato era un criterio generale e penso che molte carte siano state distrutte. Non e' tema di cui preoccuparsi". Cosi' come Navarro e' sicuro che non emergeranno problemi riguardo alle procedure seguite per le nomine: "anche da malato, anche nell'ultimo ricovero in ospedale, riceveva i suoi collaboratore per decidere delle cose che avevano bisogno della decisione del Papa. Poi, se un Pontefice crea un insieme di criteri che suoi collaboratori seguono, le decisioni sono le sue fino in fondo". "Quando le dichiarazioni raccolte nel processo di beatificazione di Giovanni Paolo II saranno pubbliche riceveremo - promette invece l'ex direttore della Sala Stampa - sorprese maggiori. E non mi riferisco - precisa - a miracoli e prodigi compiuti in vita ne' alle penitenze che si sarebbe inflitto, delle quali si e' parlato recentemente. Miracoli e mortificazioni per me non aggiungono nulla alla sua grandezza spirituale. Per questo personalmente non avevo mai cercato conferme ad esempio su guarigioni che gli venivano attribuite. In realta' io per primo ero affascinato dal suo vivere intensamente la fede in ogni momento, in tutto quello che faceva. Con un'intensita' ed anche un'eleganza umana straordinarie. Si, alle volte pregava disteso per terra ma posso raccontare pero' che volando verso il Messico gli era stato messo in aereo un letto a disposizione ma preferi' condividere con tutti gli altri la fatica di quel lungo volo restando seduto, e la mattina dell'arrivo affronto' poi le fatiche dei tanti incontri e cerimonie che erano in programma".
Per il suo portavoce, "il vero capolavoro di Karol Wojytyla, in un Pontificato ricchissimo di incidenze storica, e' quello compiuto nella sua stessa vita: l'aver mantenuto in tutta la sua esistenza quella docilità interiore necessaria per dire sempre si' a tutto quello che gli veniva chiesto da Dio. Ed infatti l'enciclica piu' bella e' quella che ha vissuto più che scritto, con le sue sofferenze durante la malattia: ci ha fatto capire cosa sia la dignita' della persona umana e non c'e' dubbio che la partecipazione del mondo intero a quella sofferenza anche dopo anni rimane un valore al quale riferirsi". "Dopo 22 anni - ripete lo storico portavoce vaticano - sono tornato al mio vecchio amore che e' la medicina e vedo che il progresso scientifico ci consente magari di sapere tutto su una persona, tranne chi e' questa persona. E c'e' una domanda che va al di la' della ricerca biomedica e della bioetica: da dove gli viene all'uomo questa dignità' che tutti proclamano? Una domanda che - per Navarro - non si puo' evitare". Tornato a indossare il camice, gli chiede infine l'intervistatore, lei prega Wojtyla? "Prima - risponde - stavo con lui qualche ora al giorno. Ora posso essere in contatto con lui 24 ore al giorno. Per questo non ho nostalgia del passato".

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WOJTYLA: ESILIO’ CARDINALE GROER E AVVIO’ PROCESSO A MACIEL

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 apr.

Non sono fondate le critiche rivolte a Giovanni Paolo II sui casi Groer e Maciel, ecclesiastici di grande prestigio accusati entrambi di abusi sessuali sui minori e il secondo anche di aver condotto una doppia vita con mogli e figli. Per quanto riguarda il primo caso, infatti, Papa Wojtyla aveva aveva chiesto e ottenuto nel 1998 che il card. Hans Hermann Groer rinunciasse alle prerogative cardinalizie. L'ex arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale austriaca, rassegno' le sue dimissioni nell'aprile del 1995, dopo che gia' da un anno la guida della diocesi era stata affidata dal Papa a Schoenborn in qualita' di coadiutore con diritto di successione. Nel 1998, poi, il "caso" ebbe nuovi sviluppi. In gennaio Groer si dimette anche da priore d'un monastero benedettino da lui fondato. Il 27 febbraio, quattro dei cinque membri del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale (tra i quali il presidente, mons. Johann Weber, e l'arcivescovo di Vienna, cardinale Schoenborn) dedicano al "caso" una lunga dichiarazione. Dicono anzitutto di condividere il dolore dei cristiani "che devono sopportare la critica e lo scherno verso la Chiesa". "La nostra Chiesa", aggiungono, "proclama una morale sessuale esigente. Quando un vescovo viene accusato di gravi mancanze contro questa morale a danno di giovani che gli erano stati affidati, non basta la riconciliazione che si ottiene nella confessione. L'accusato deve dire apertamente e inequivocabilmente di essere innocente o chiedere pubblicamente perdono, il che comportera' nella maggior parte dei casi anche la rinuncia al proprio ufficio. Il cardinale Groer non e' ricorso in modo chiaro a nessuna delle due possibilita'... Noi abbiamo ora la certezza morale che gli addebiti mossi all'arcivescovo emerito cardinale Hans Hermann Groer sono sostanzialmente veritieri. Dobbiamo sopportare il suo silenzio, ma non possiamo personalmente tacere, se vogliamo rendere giustizia alla nostra responsabilita' nei riguardi della Chiesa". In marzo, l'abate primate dei Benedettini, lo statunitense Marcel Rooney, compie, per incarico della Congregazione vaticana dei religiosi, una visita canonica all'abbazia di Gottweig. In aprile, durante la Settimana santa, il Papa manda il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, a parlare con Groer. Il martedi' dopo Pasqua, attraverso la Nunziatura apostolica di Vienna, Groer pubblica un breve comunicato: "Nei tre anni passati vi sono state numerose asserzioni spesso non corrette sulla mia persona. Io prego Dio e gli uomini di perdonarmi, se in qualche modo mi sono reso colpevole. Naturalmente sono pronto ad acconsentire alla richiesta del Santo Padre di rinunciare all'insieme delle attivita' da me finora svolte". Groer si ritira poi in un convento di suore a Dresda (Germania) dove muore nell'aprile 2003.
Quanto al secondo caso, il processo canonico sui crimini commessi dal fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, "e' iniziato con Giovanni Paolo II e si e' chiuso poco tempo dopo la sua morte, nel primo anno di Pontificato di Benedetto XVI", come ha ricordato l'ex portavoce della Santa Sede, Joaquin Navarro Walls, in un'intervista dal sito web spagnolo Aciprensa. Navarro ha citato in proposito anche "un documento autografo di Maciel in cui diceva piu' o meno: 'So che mi si accusa di questo, di questo e di questo. Giuro davanti a Dio che e' tutto falso. Non penso a difendermi, lascio tutto nelle mani di Dio. Firmato, Maciel'". "Questo testo - ha ricordato l'ex portavoce - stava nella pagina web fino al momento in cu ho dovuto comunicare all'opinione pubblica il risultato del processo canonico contro padre Maciel". Secondo Navarro, le accuse mosse alle memoria di Papa Wojtyla "sono smentite oggettivamente e storicamente da questo fatto concreto". Giovanni Paolo II "mai blocco' o nascose" alcunche', anche se va riconosciuto che Benedetto XVI e' "il Papa saggio" che "si sta caricando della responsabilita' di errori che tutti sappiamo non sono suoi". A Navarro e' stato chiesto anche se "il cardinale Sodano intervenne affinche' alcune informazioni 'sensibili' sul caso Maciel non giungessero al Papa?". "Non ho idea. L'unico dato reale di cui dispongo - ha risposto - e' che questo processo canonico contro Maciel comincio' sotto Giovanni Paolo II. E ricordo inoltre una riunione del Papa con tutti i cardinali americani per discutere del problema della pedofilia".

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2 commenti:

Raffaella ha detto...

Porto tutti con me in un bellissimo Santuario.
Diro' una preghiera speciale per ciascuno ed in particolare per Papa Benedetto :-)
A piu' tardi.
R.

Anonimo ha detto...

povero ratzinger.
prima gli si toglie la dominus jesus,poi la anglicanorum e adesso anche le linee antipedofilia.
ha fatto tutto il suo predecessore a quanto pare.